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Autore: mikeWeLoVeYoU    22/12/2006    4 recensioni
Catherine deve affrontare la sfida più ardua della sua vita. Per vincere, ha bisogno dell'unica persona che è sempre stata in grado di sorreggerla.
Genere: Drammatico, Thriller, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Catherine Willows
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Disclaimer: Niente mi appartiene. La canzone originale è “Friends and Lovers” di Gloria Loring.

Author’s note: Ora piango. GIURO. Comincio con il dire che questa scena (quella tra G/C, non C/W) l’avevo fissata dall’INIZIO della fanfiction. Nel senso che me la sognavo la notte. A me piaceva l’idea…Spero piaccia anke a voi. Ho cercato di essere meno scontata possibile, perché come dissi a Eowyn…Le cose scontate a me non piacciono. Ora, voi recensite, così mi fate sapere se ho avuto una bella idea. ^_^ E chissà: dove sarà Eddie, ora!? Chap dedicato a …tutti i parental che non hanno perso la speranza, e a tutti quelli che RECENSISCONO, perché è quello per cui vivo!




***





Non sapeva cosa l’aveva riportato indietro. E ricordava poco di quello che aveva provato durante il coma.
Nessuna luce, nessuna voce in lontananza. Era ben diverso da come tutti lo avevano descritto.
L’unica cosa che ricordava era il buio che lo circondava, la sensazione di essere in una stanza ovattata da cui non c’era modo di uscire.




Quanto tempo aveva passato in stato di incoscienza? Settimane, di questo era certo.
Non aveva ancora parlato. Ma non perché non si sentisse bene o perché non potesse farlo.
Era semplicemente una questione di tempo prima che parlasse di nuovo. Con la persona giusta.




Erano passate poche ore da quando si era risvegliato. Ogni tanto un’infermiera entrava nella stanza e controllava una macchina a cui era ancora attaccato, gli sorrideva ed usciva.
Warrick decise di chiudere gli occhi, proprio nel momento in cui qualcuno bussò alla porta.
Vide Al Green fare capolino: sembrò constatare il suo stato d salute e poi aprì la porta, facendo spazio a qualcuno.




Quando la vide entrare, sorrise. Il primo vero sorriso da tanto tempo.
Catherine ricambiò, rimanendo all’estremità del letto, e chiuse la porta.
Lo fissò per un po’, come se volesse accertarsi di non essere elemento di disturbo.
Warrick sollevò la mano, ma le forze non gli permisero di continuare ciò che aveva iniziato, e fu costretto ad abbassare nuovamente il braccio.




Catherine capì al volo e si avvicinò al ragazzo, portò una sedia al lato del letto e si sedette, prendendogli la mano e stringendola forte.
Si morse il labbro e guardò in basso, non mollando la presa.
“Stavo per perderti”




Pur senza vederla in volto, Warrick sapeva che stava piangendo: e ne fu ancora più sicuro quando sentì il calore di una goccia cadere sul dorso della sua mano.
“Tu non mi perderai mai” si sforzò di dire, con voce roca.
Catherine sollevò la testa e lo guardò, gli occhi ancora pieni di lacrime, ma un’espressione felice sul viso.




“Non farmi prendere mai più un tale spavento” esclamò, asciugandosi le guance.
Warrick sospirò e sorrise di nuovo, senza smettere di guardarla.




“C’è qualcosa che vuoi dirmi” disse, senza preavviso.
Catherine, presa alla sprovvista, lasciò andare la mano: non avrebbe mai fatto l’abitudine al modo in cui Warrick le leggeva dentro.
“Catherine, si vede dai tuoi occhi” spiegò lui, notando lo sconcerto della donna.
Catherine inspirò profondamente e si passò una mano sulla fronte.




“In realtà sì. Ho bisogno di te. Ancora una volta”
“Io sono qui. Sempre” rispose Warrick, riprendendo la sua mano.
Per un attimo, Catherine si chiese se fosse la cosa giusta da fare…Ma poi, confortata dal calore di quella mano, si disse che Warrick voleva la sua felicità.
Warrick avrebbe capito.




“Si tratta di Gil” iniziò.
“Finalmente”
“Sì, ecco…Come? Finalmente?” si interruppe lei.
Warrick piegò leggermente la testa sul cuscino.




“Finalmente. Siamo arrivati al momento in cui Catherine Willows e Gil Grissom devono smettere di fingere”
Catherine non sapeva cosa dire. Possibile che tutti avessero sempre saputo tutto, anche quando neanche lei ne era consapevole? Era stato così evidente, in tutti quegli anni? Erano stati gli unici, lei e Gil, a rimanere ciechi?




“Warrick…io…Ho paura che Gil non senta nulla di tutto ciò”
“Siamo anime gemelle in un universo che non ce lo permette”
“Prego?” chiese Catherine.
“La sera prima della serata al Rampart…Chiesi a Gil delle spiegazioni sul vostro rapporto, perché tempo fa trovai una lettera, nel suo cassetto. Indirizzata a te”
Catherine ascoltò senza parlare. Ogni parola sembrava affondare nel suo stomaco con una forza inaudibile.




“Fu allora che me lo disse. E credo che abbia ragione. Non ho mai visto due persone come voi, Catherine. Due persone che, anche senza parlare, riescono a capirsi, aiutarsi…Due persone che litigano senza motivo apparente, ma che subito dopo continuano a sorridersi come se nulla fosse successo” disse Warrick, fissandola con un’intensità che la fece sentire eccessivamente in vista.




“Vuoi sapere un’altra cosa, Catherine? Non importa quanti uomini ci siano nella tua vita, così come non importa quante donne ci siano nella SUA vita. L’uno torna sempre dall’altro, perché sa che la porta è ancora aperta”
“Ho paura che lui possa chiuderla, quella porta” sussurrò Catherine.
“Anche se fosse, non sarà perché lui non avrà più a cuore la tua presenza…Sarà solo per paura di perdere quello che già avete. E anche in quel caso…Tu hai le chiavi di quella porta, Cath”
“Sì?”




“La chiave sei tu. Non potrà mai chiuderti la porta in faccia…Perché quello che avete voi due è la cosa che più si avvicina all’Amore come lo hanno sempre immaginato…”
Warrick chiuse gli occhi, affaticato dall’aver parlato tanto.




Catherine lo capì e si limitò a stringergli la mano, ancora più forte.
“Ti voglio bene, Warrick”
Gli diede un bacio sulla guancia e si alzò, per lasciarlo riposare.
Prima di uscire, si voltò per guardarlo ancora una volta, su quel letto, con gli occhi chiusi, sulla via del sonno.
Si scostò una ciocca di capelli dal viso e poggiò la mano sulla maniglia.




Chissà, forse se non fosse stata innamorata di Gil, le cose sarebbero state diverse, fra loro.




***





Gil aspettava.
Seduto sul bordo della piscina del Rampart, la stessa che aveva assistito ad uno dei loro ultimi litigi.
Oramai la notte aveva coperto Las Vegas, con le sue piccole stelle ed una luna piena che bastava a far luce negli angoli più remoti.




Non c’era nessuno, a parte lui. Aveva chiesto a Sam Braun di liberare la terrazza con qualche scusa.
All’inizio, il vecchio Sam era stato sospettoso…Ma quando Grissom gli aveva rivelato a cosa gli servisse la terrazza, quella sera, aveva sorriso e lo aveva accontentato.
Ed ora aspettava. Non sapeva se lei, una volta ricevuto il messaggio, l’avrebbe davvero raggiunto.
Lo sperava, certo, ma non ci avrebbe scommesso. Non dopo l’ultima volta.




Grissom abbassò gli occhi e rigirò un piccolo telecomando fra le mani.
In quel momento udì il suono così familiare dei tacchi sul marmo e si voltò.
Illuminata allo stesso tempo dalle stelle e dai fari della piscina, Catherine era ancora più bella; eppure sul suo viso non riusciva a leggere nessuna emozione.
“Grissom..” cominciò lei, ma lui si alzò e la zittì con un cenno della mano.




Era il suo turno di parlare.
“Catherine…Prima di tutto, sono stato uno stupido. Perché ho lasciato che la cosa arrivasse a questo punto, quando avremmo potuto trovare una soluzione anni fa. Ho cercato mille volte di dire quello che sentivo di dover dire, ma c’era sempre qualcosa che mi impediva di farlo. Forse ero io stesso a crearmi degli ostacoli. Ma oramai, siamo ad un punto in cui non bastano delle semplici scuse. Ho provato a dirlo, ma non ci sono riuscito. Ho anche provato a scriverlo, ma nel mio cassetto c’è ancora una lettera che forse nessuno mai leggerà. Lascerò che sia qualcun altro a dirlo per me…Ma sappi che io lo provo davvero”.




Detto ciò, puntò il telecomando in direzione dell’impianto stereo e premette “Play”.
Una melodia dolce si diffuse nell’aria, così dolce che sembrò accarezzarli entrambi.
Catherine non si mosse: ascoltò quella musica, fino a quando il testo cominciò.




What would you think if I told you I’ve always wanted to hold you? I don’t know what we’re afraid of, Nothing would change if we made love




Grissom si limitò a scrutare ogni sua reazione.
Lei abbassò lo sguardo.




So I’ll be your friend...And I’ll be your lover
Cause I know in our hearts we agree We don’t have to be one or the other
We could be both to each other




Stanco di non poter essere accanto a lei, le si avvicinò. Avvertendo la sua improvvisa vicinanza, Catherine lo guardò, dal basso verso l’alto, respirando lentamente.




Yes it’s a chance that we’re taking
And somebody’s heart may be breaking
But we can’t stop what’s inside us
Our love for each other will guide us




Grissom le prese la mano, e con l’altro braccio le cinse la vita, stringendola a sé. Fu spaventato dall’iniziale immobilità di Catherine, temendo di aver esagerato. Ma subito sentì la mano della donna circondargli il collo, e la vide sprofondare il viso nell’incavo delle sue spalle.




So I’ll be your friend. And I’ll be your lover
Cause I know in our heart we agree…We don’t have to be one or the other




La strinse ancora, poggiando il mento sulla sua testa, e massaggiandole la schiena con piccoli movimenti circolari.




I’ve been through you, you’ve been through me
Soemtimes a friend is the hardest to see
We always know, when it’s laid on the line
Nobody else is as easy to find




“Mi dispiace” sussurrò Gil.
In risposta Catherine gli lasciò la mano e lo abbracciò, in punta di piedi.




I’ll be your friend, and I’ll be your lover
I’ll be your friend, And I’ll bey out lover
Cause I know in our hearts we agree…We don’t have to be one or the other




“Ti amo Gil”




We can be both to each other




E in un secondo Gil Grissom credette di essere morto ed arrivato in paradiso.
Si chiese se fosse possibile che con due sole parole, le barriere create in vent’anni potessero essere state abbattute.
Non c’era più nulla da dire, nulla da fare. Grissom si arrese a se stesso, incapace di negare ancora quello che gli bruciava dentro.




“Ti amo, Catherine”



***

  
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