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Autore: lella23    05/06/2012    4 recensioni
SEQUEL DI My Only Desire
Erano passati tanti anni, era passato tanto tempo.
Quanto cose erano cambiate, molte stravolte altre rimaste immutate.
Era il tempo che decideva, stravolgeva e faceva rimanere uguale.
Tutto era cambiato, eppure loro erano le stesse... o forse non lo erano più?

Erano passati 9 anni da quando le ragazze avevano salutato Emma all'aereoporto, lasciando che se ne andasse via dalla città.
Molte cose erano cambiate, le ragazze erano diventate donne.
Emma lontana da tutti. Alice finalmente felice. Bea sola ad affrontare la vita. Ele rassegnata al suo destino.
Erano passati 9 anni... sarebbero state capaci di ritrovare la felicità?
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'All You Need Is Love '
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I'm back, back in town
and everything has changed
I feel, feel let down
The faces stay the same
[…]
I see, see shadows
Of who you'll always be
I drive, drive these roads
Made of memories
***
Sono tornato, tornato in città,
E tutto è cambiato
Mi sento, mi sento lasciato in dietro,
Le facce sono rimaste le stesse
[…]
Vedo, vedo ombre
Di chi saremo sempre
Quando guido, guido per queste strade
Fatte di ricordi

{Yellowcard ~ Shadows And Regrets}



Era una giornata plumbea, una giornata che ti invogliava a girarti dall'altra parte nel letto e continuare a dormire ed era quello che Bea avrebbe fatto se solo non avesse dovuto portare la sua amata figlioletta al nido e andare al lavoro. Con un sospiro si alzò sbadigliando e svegliò la bambina per poi andare in cucina per preparare qualcosa per colazione e sentì il leggero scalpitio dei piedini di Isabel che arrivava, sorrise a quel rumore.

-Ho sonno mamma!- mormorò la bambina stringendo a sé il suo pupazzo preferito, un panda che aveva chiamato Yuki dopo che le aveva chiesto di leggere un suo vecchio manga che aveva trovato in uno scatolone.

-Lo so tesoro, ma ti devo portare al nido... non vuoi giocare con i tuoi amichetti?-

-Si però... ho sonno!- protestò più imbronciata cullando Yuki.

Bea sorrise e le si avvicinò, abbassandosi alla sua altezza per guardarla meglio negli occhi.

-Presto il sonno ti passerà, parola di mamma!- disse alzando il mignolo, era il loro modo per fare le promesse irrevocabili.

Allora la piccola le fece un sorrisino, alzò il suo ditino e lo intrecciò con quello della mamma.

-Adesso però mangiamo qualcosa! Poi a vestirsi!- disse allegra Bea.

In quel momento entrò Ele con una faccia da zombie, sembrava non avesse dormito per niente. Lo notò anche Isabel visto che stava facendo strane facce per non ridere, sapeva quanto potesse essere suscettibile la ragazza appena sveglia.

-Nottataccia eh?- esordì Bea mentre beveva dalla sua tazza.

-Non farmici pensare...- borbottò Ele versandosi anche lei del caffè.

Bea si trattenne dal ridere, l'amica molto probabilmente era stata trascinata in vari locali da Ilaria, quella ragazza era davvero molto convincente quando voleva.

Dopo aver finito di mangiare la bambina andò in camera e con l'aiuto della madre si vestì, le stava allacciando la giacca quando vide l'orologio, erano in assoluto ritardo.

-Dobbiamo andare adesso... ciao Ele, cerca di riprenderti!- disse divertita prima di prendere per mano Isabel e uscire di casa.

Quella mattina dovevano correre non voleva usare la macchina, presero il bus appena in tempo, la bambina i divertiva molto a prendere i mezzi pubblici, guardava la gente e magari ridacchiava di quelli che riteneva divertenti. Arrivati al nido lasciò Isabel mentre correva dai suoi amichetti.

Con un'altra corsa andò a prendere l'altro bus che portava all'ospedale, durante il viaggio aveva preso a piovere e com'era ovvio non aveva preso nessun ombrello con sé. Scese dal mezzo e corse all'entrata dell'ospedale e mentre si malediva per l'ennesima volta qualcuno arrivò da lei in gran corsa.

-Bea! Sbrigati!- le disse una donna dai lunghi capelli castani mossi e gli occhi marroni.

-Gaia se non te ne sei accorta sono abbastanza fradicia e...- stava sibilando ma l'altra la interruppe.

-Subito!- disse troncando ogni discussione e la prese per mano trascinandola fino agli spogliatoi.

Bea sollevò gli occhi la cielo ma la seguì, era meglio non discutere con lei. Sorrise pensando a quando si erano incontrate nella facoltà di medicina e psicologia.

Si erano scontrare nella biblioteca e da lì avevano iniziato a parlare, inutile dire che avevano legato quasi subito e trovarsi nello stesso ospedale era stata davvero una fortuna. Certo frequentavano diversi reparti, Gaia era una psicologa, ma quando potevano si incontravano nella saletta a bere uno dei caffè orridi della macchinetta.

Si chiese in quel momento che poteva avere di così importante da trascinarla negli spogliatoi.

-Spero sia davv...- non finì la frase.

Quello che vide le fece spalancare gli occhi, dottoresse, alcune infermiere e delle specializzande erano assiepate negli spogliatoi.

Che diavolo succede?” pensò allibita.

-Oddio ti rendi conto?-

-Che fortuna! Meno male che non sono andata a casa subito...-

-Ma quando arriveranno gli idraulici?-

-Io spero mai!-

Colse alcune frasi sparse, ma non riusciva proprio a capire la situazione, vedeva solo Gaia con un sorriso che non aveva niente di rassicurante.

-Si può sapere che succede?- sibilò all'amica.

-Cara mia, oggi è il giorno che aspettavo da quando siamo arrivate qui!- disse soltanto con occhi sognanti.

-Tu hai dei problemi...-

In quel momento uscirono dalle docce dei ragazzi, riconobbe alcuni specializzandi e, spalancò gli occhi a vederlo, Riccardo.

Riccardo era uno dei ginecologi dell'ospedale e anche uno dei dottori più ambiti, era davvero bello e faceva voltare tutte le donne e anche alcuni uomini dell'ospedale, si diceva anche che era ancora single, inutile dire che molte ragazze ci provavano, ma nessuna alla fine era riuscita ad ottenere più di un caffè da lui.

Bea aveva una piccola cotta per lui, in parte influenzata anche dal fatto che l'aveva aiutata molto il suo primo giorno di lavoro lì, certo non ci aveva mai provato spudoratamente come alcune sue colleghe avevano fatto, si parlavano ogni tanto quando si vedevano nella saletta, ma nulla di che. Molte volte si chiedeva se fosse impegnato con qualcuna visto il suo rifiuto per le altre che praticamente gli si buttavano ai piedi...

Ora però quello era l'ultimo dei suoi problemi, infatti si trovava davanti Riccardo nudo a parte un asciugamano legato in vita mentre lo spettacolo dei suoi pettorali era assistito dalle più perverse donne dell'ospedale inclusa lei. Sentiva il sospiro trattenuto delle altre e capì l'urgenza dell'amica a portarla lì, infatti era a conoscenza dell'interesse che lei nutriva nei confronti del ginecologo anche se Bea aveva dichiarato di non voler farsi avanti per molti motivi che però Gaia riteneva delle scuse patetiche, allora faceva di tutto per “aiutare” l'amica.

A volte Bea odiava questo lato del suo carattere, anche se in quel momento non lo dava a vedere visto il panorama che stava guardando.

-Oh che ci fate qui?- disse uno dei ragazzi un po' imbarazzato.

Le donne a quella domanda si riscossero dalla visione e insieme diedero vita a una serie di scuse che non stavano né in cielo né in terra. In quel momento Bea si accorse di star ancora guardando Riccardo, infatti quello la fissava interrogativo con i suoi occhi azzurri. Arrossì un poco mentre voltava il viso verso Gaia che ghignava sotto i baffi. Uscirono tutte quasi sghignazzando come delle liceali, fuori l'amica le spiegò di come le tubature delle docce degli uomini fossero saltate e di come fino a che non le avessero sistemate avrebbero diviso le docce.

-Era necessario portarmi lì?! Adesso penserà che sono come quelle ingrifate che non fanno altro che saltargli addosso!- mugugnò Bea guardandola male.

-Pff come se non ti fosse piaciuto quello che hai visto...- ribatté sorridendo Gaia.

Lei sollevò gli occhi al cielo senza rispondere, lo sapeva che se avesse detto di no sarebbe stata una bugia madornale. Però non capiva, si certo le piaceva però da quello ad arrivare a qualcosa di più era impensabile soprattutto ora, era troppo concentrata su Isabel e sulla futura specializzazione per chirurgia infantile per poter pensare ad altro.

Si mise il camice e raccolse i capelli in coda veloce, presto sarebbero arrivati i primi bambini, quel giorno almeno erano solo la mattina, per le quattro sarebbe stata al nido a prendere Bel. Il giorno dopo per fortuna era a casa, sorrise era davvero felice... finalmente Emma tornava a casa! Sarebbe arrivata in aereo, le cose più ingombranti erano già arrivate e loro le avevano messe nella stanza ormai quasi inutilizzata di Alice, non vedeva l'ora di rivedere l'amica, dopo quasi quattro anni dall'ultima volta che lei e le altre erano state a Londra. Tutto stava tornando alla normalità, o almeno in parte, con quei pensieri chiamò il primo appuntamento della giornata.


Stava mettendo in valigia gli ultimi vestiti dopo averli piegati un po' come capitava, doveva ammetterlo anche se erano più di cinque anni che viveva da sola non era mai stata una brava casalinga, anche perchè di tempo non ne aveva nemmeno avuto abbastanza per imparare.

Sospirò mentre chiudeva la cerniera, si guardò in giro, di certo non le sarebbe mancato quell'appartamento grigio e solitario... se pensava a quando l'aveva affittato, le sembrava il paradiso! Il suo primo appartamento da sola lontana dalla presenza asfissiante di sua madre e del suo fidanzato, o meglio, nuovo marito. Suo padre invece era ancora a casa, lo sentiva ogni tanto e l'ultima volta era stato il giorno prima, sembrava davvero contento del suo ritorno. Aveva ancora la sua macchina nel garage, a Londra non le sarebbe molto servita per quello l'aveva lasciata indietro.

Guardò fuori dalla finestra, anche le altre avevano quasi urlato per la felicità, quello l'aveva convinta della scelta che aveva fatto. Non vedeva l'ora di tornare, sebbene i ricordi le lasciavano ancora l'amaro in bocca la nostalgia era più forte.

Avrebbe avuto una settimana prima di cominciare a lavorare nell'ospedale, anche se avrebbe preferito iniziare subito.

Vide il cielo imbrunirsi, la prossima volta che avrebbe visto il tramonto sarebbe stato a casa, con quel pensiero sorrise mentre si voltava per andare a farsi una doccia.


Era una soleggiata giornata di Gennaio, una delle poche fino a quel momento, era un giorno perfetto per il ritorno di qualcuno. Bea sorrise mentre metteva Isabel nel suo seggiolino in macchina, andavano in aeroporto, finalmente Emma tornava a casa.

-Mamma pecchè sorridi?- domandò la bambina.

-Perchè la mamma oggi incontra una persona che le era mancata molto!- disse lei baciandole la fronte.

-Posso vederla acchio?-

-Certo! Non vede l'ora di conoscerti!-

Bel sorrise e Bea lo fece con lei, Emma era veramente impaziente di vedere la sua piccola, sapeva che era curiosa di sapere com'era, che la considerava già come una nipotina.

In macchina ci mise un po' per arrivare all'aeroporto, quando fece scendere la bambina, quella guardò il tutto con occhi sgranati e la bocca aperta, non era mai stata lì e adorava tutto quello che era nuovo per lei. La prese in braccio, aveva paura di poterla perdere in quel caos. All'entrata vide Alice e Ele, le salutò e la bimba sventolò la mano sorridendo, le considerava come delle zie, infatti le chiamava così.

-Quando dovrebbe arrivare?- domandò Bea lasciando Isabel tra le braccia di Alice visto che la bimba scalpitava per andare dalla zietta.

-Mezz'ora, o almeno quello che dicono qui, penso potrebbero avere dei ritardi- rispose Ele.

-Come sempre del resto...- scosse la testa lei mettendosi una ciocca dietro l'orecchio.

Alice intanto faceva giocare la bimba che ridacchiava felice, rimasero un po' a guardarle quando Ele propose di entrare, almeno sarebbero state più al caldo, seppur ci fosse il sole la giornata non era certo mite.

-Chissà se lo sa...- esordì a un tratto Bea con sguardo triste.

Le altre la guardarono confuse, non sapendo a cosa di riferisse. Ricambiò anche lei lo sguardo, ma sorpresa.

-Non lo sapete?-

-Cosa?- domandò Alice mentre si sistemava meglio Bel in braccio.

-Di... Francesco-

-Che era tornato all'azienda di suo padre? Certo, sai li vedo anch'io i vecchi giornali di Mirko che ti ostini a tenere...- disse Ele sarcastica.

-Non quello! Vi ricordate quella ragazza di cui ci aveva raccontato Emma?-

-Quella che aveva visto fuori dal suo appartamento?- domandò Alice.

-Si quella.... be sapete che ho ancora l'abbonamento alle riviste di finanza che aveva fatto Mirko e mi arrivano i numeri nuovi, ho visto la foto di Francesco in prima pagina sai tutto sul suo successo come vice presidente dell'azienda del padre eccecc...-

-Quello si sapeva!- la interruppe Ele.

-Se mi lasci finire magari!- disse fulminandola.

-Vai avanti Bea- si intromise Alice, con un brutto presentimento nel cuore.

-Be ho voluto dare un'occhiata, ero curiosa di vedere come se la passava quello stronzo e...-

-E?- la esortarono in coro le altre.

-E il nostro caro ex-professore si sposa con quella gallina bionda!- disse quasi arrabbiata Bea.

-Cosa!?- dissero tutte e due.

-Già... da non credere!-

In quel momento annunciarono l'atterraggio del volo di Emma e si zittirono, cosa avrebbero detto? Era meglio tacere o dire tutto all'amica? Con uno sguardo si risposero subito, meglio rimandare a domani, quel giorno non dovevano esserci pensieri tristi.

-Ma quanto ci mette?- si lamentò Ele.

-Pff un po' di pazienza!- la fulminò Bea.

Il tempo non aveva certo migliorato il loro rapporto, ma ormai erano abituate così e in fondo si volevano bene.

Proprio mentre la bionda stava per ribattere videro la chioma rossa della loro amica spuntare tra i passeggeri appena scesi. Le ragazze si ritrovarono a sbracciarsi per farsi vedere e appena Emma lo fece con un sorrisone venne loro incontro correndo. La prima che abbracciò fu Bea che si era messa davanti a tutte, poi si unì anche Ele e per ultima Alice con ancora in braccio Isabel. Mentre ridevano per quel loro incontro, la bimba guardava la nuova arrivata con curiosità, sentendosi osservata Emma la vide e subito capì essere la figlia di Bea, assomigliava davvero molto a lei.

-Finalmente sei tornata eh?- disse Ele sorridendo attirando la sua attenzione.

-Si, può dire di si...- rispose la rossa ricambiando il sorriso.

-Ah! Sono quattro anni che non ci vediamo!- esordì Bea quasi commossa.

-Bea... ci siamo viste l'altro giorno su skype!- la prese in giro Alice.

-Quello non lo conto!-

Emma rise e rivolse lo sguardo ancora sulla bambina, era davvero tenerissima con quegli occhioni blu e il nasino. Le sorrise e le si avvicinò.

-Ciao!- disse lei.

-Ciao...- rispose la bimba scrutandola.

-Sei Isabel vero?-

Lei annuì continuando a guardarla.

-Io sono un'amica della mamma, sai non vedevo proprio l'ora di conoscerti!-

-Davvero?- domandò dubbiosa lei.

-Certo!-

Isabel sorrise e tese le braccia per far capire che voleva stare in braccio a lei, Alice cedette la bimba quasi ridendo all'espressione allibita di Emma, non se l'aspettava davvero. Quando fu tra le sue braccia disse solo -Acchio!- e Emma capì che si riferiva al volerla conoscere.

Dopo aver recuperato le valige della ragazza uscirono dall'aeroporto e Emma sorrise per l'ennesima volta, finalmente era tornata. Andò in macchina con Bea visto che Isabel non sembrava intenzionata a volerla lasciare, la sorpresa della rossa a quell'improvviso attaccamento fece ridere Bea per quasi tutto il viaggio.

Arrivate nell'appartamento delle ragazze Emma si sentì stanca, quella notte non aveva dormito molto, era troppo agitata per dormire e aveva passato la notte quasi in bianco e l'attesa all'aeroporto a Londra era stata veramente snervante in quel momento voleva solo farsi una doccia e magari dormire un po', sapeva che però quello non poteva permetterselo infatti aveva promesso a suo padre di andarlo a trovare quel giorno.

-Ehi sembri stanca... fai pure una doccia! Ti preparo magari una cioccolata, ok?- disse Bea sorridendole.

-Si mi ci vorrebbe!-

Dopo un breve tour della casa la lasciò in bagno con asciugamani e un cambio. Mentre stava sotto al getto si chiese se davvero poteva stare lì, sapeva di aver l'appartamento che sua nonna le aveva lasciato, ma non sapeva se sarebbe stata in grado di viverci. Scosse la testa, no meglio stare lì con le altre, era stanca di stare sola, a Londra non aveva fatto altro.

Finita la doccia prese i cambi e andò in quella che sarebbe diventata la sua nuova camera, non era grandissima ma nemmeno un buco. Il letto matrimoniale era di fianco alla porta, nella parete di fronte stava la finestra e a destre una libreria e l'armadio, chiuse la porta dietro di se e si rivestì. Stava legando i capelli quando con la coda dell'occhio colse un'immagine a lei molto famigliare.

Sorpresa si voltò e vide su una sedia che stava nell'angolo un giornale, con un tuffo al cuore vide due occhi ghiaccio che conosceva fin troppo bene fissarla dalla copertina. Quasi fosse in trans si avvicinò e prese in mano la rivista, si accorse che le tremavano leggermente le dita. Erano nove anni che non vedeva la sua faccia se non nei ricordi, nove anni erano passati... davvero era stato così tanto tempo fa? A lei sembravano solo ieri le giornate passate con lui, in quell'appartamento su quel divano che profumava di carta, in quel letto tra le sue braccia... sembrava solo ieri il giorno che l'aveva lasciata ed ora dopo nove anni lo rivedeva sulla copertina di una rivista.

Col cuore in gola l'aprì e lesse l'articolo che lo riguardava, aveva preso un posto davvero di spicco nell'azienda di suo padre, la stessa che diceva di odiare... come poteva averle mentito anche su quello? Sentiva che se avrebbe continuato non avrebbe avuto più pace, ma lo fece comunque perchè per quanto poteva dire era sempre masochista quando si trattava di lui.

Quando finì l'articolo qualcosa dentro di lei si fece piccolo piccolo, tanto che non riusciva più a sentire niente. Com'era possibile? Lui... si sposava, con un'altra... e lei? Lei come una stupida a stare ad aspettare qualcosa che non poteva più esserci, qualcosa a cui solo lei, illusa, pensava. Sorrise amara, aveva quasi 28 anni eppure dentro al cuore si sentiva ancora quella diciannovenne che era scappata da quella città con il cuore infranto.

Rimise dove aveva trovato la rivista e uscì dalla camera stampandosi un sorriso finto in viso, era diventata una maestra in quello. Disse alle altre che doveva incontrarsi con suo padre e di non preoccuparsi ci sarebbe andata a piedi, dopotutto l'appartamento distava poco dalla casa.

Fuori respirò a fondo l'aria e si guardò in giro, non era cambiata molto la città, era sempre la stessa, forse qualche edificio nuovo e negozi che non ricordava ci fossero.

Lentamente percorse la strada che la separava dalla sua vecchia casa, arrivò e vide che non era cambiata per niente. Pigiò il citofono e entrò con un sorriso, dopotutto un po' le era mancato suo padre.

La visita fu abbastanza lunga e stranamente Emma si trovò bene con lui, parlarono molto, soprattutto riguardo al lavoro. Ascoltò con rinnovato interesse le operazioni e i casi che suo padre si era trovato davanti nel corso degli anni, capì che gli mancava molto l'ospedale, infatti da poco era stato mandato in pensione, ma vide nei suoi occhi una luce... forse aveva trovato anche lui qualcuno, una compagna più degna di quella che era stata sua madre, lo sperava con tutto il cuore.

Prima di andare le fece avere la macchina, nonostante gli anni di inattività era in buono stato, con un saluto e la promessa di tornare presto Emma andò via, era davvero bello poter riavere la sua macchina, si accorse che le era veramente mancata a Londra.

Non ritornò subito dalle sue amiche, doveva fare prima delle cose. La prima tappa era il fioraio dove prese delle gardenie bianche per poi andare al cimitero cittadino, erano nove anni che non ci metteva e un po' se ne vergognava. Entrata si diresse subito alla tomba di sua nonna dove posò i suoi fiori preferiti, vedendo la foto sentì quasi la presenza di lei lì e questo le fece un po' appannare gli occhi. Rimase lì per un po' ti tempo, accorgendosi solo allora dell'aspetto curato della tomba sebbene non ci andasse più nessuno da nove anni e vide anche dei fiori, tre rose bianche, poste vicino alla lapide. Chi poteva essere? Si domandò confusa, suo padre? Forse... ma non ne era del tutto convinta, forse era solo qualche vecchia amica di sua nonna, ne aveva tante.

L'ultima tappa era l'appartamento di sua nonna, doveva vedere in che condizioni era, anche se andare in quel condominio dopo aver appreso di Lui sarebbe stata una doppia pugnalata. Fermò la macchina e guardò fuori, il palazzo si ergeva fiero, con il cuore pesante uscì dall'abitacolo e si avvicinò al portone. Aveva con sé le chiavi e con un sospiro quasi sofferente aprì, si trovò davanti all'atrio, i ricordi si alternavano dietro le palpebre e con un gesto del capo fece quasi per scacciarli. Entrò nell'appartamento e vide che c'era molta polvere e molto probabilmente c'era da fare qualche riparazione alle tubature ma per il resto non era male, forse sarebbe anche riuscita ad affittarla.

Uscì e mentre stava per uscire passò di fianco le scale, non riuscì ad impedirsi di guardare su, quasi aspettasse di vederlo scendere per venirle incontro. Serrò la mano in un pugno, sapeva che era masochista, sapeva che non le avrebbe fatto per niente bene eppure... eppure salì quelle scale, le salì maledicendosi ad ogni scalino ma non tornò indietro nemmeno una volta.

Il corridoio era ancora come se lo ricordava, grigio e con qualche crepa, questo non faceva che farle provare lo stesso dolore sordo di nove anni fa. Lo percorse e si trovò davanti alla porta, a quella porta, sfiorò con le dita il legno laccato che aveva di fronte e si allontanò quasi subito, era troppo... era davvero troppo...

Mentre pensava a questo sentì un rumore dietro, e vide la maniglia abbassarsi, con il cuore in gola arretrò fino al muro. Ma quello che uscì non era certo chi si immaginava, una coppietta felice si teneva per mano mentre la ragazza dopo aver dato un bacio al ragazzo chiuse a chiave la porta, per poi scendere, erano talmente presi da loro che non l'avevano vista neppure, quasi fosse invisibile.

Emma con un grande sforzo uscì dal condominio ed entrò in macchina, appoggiò la testa al sedile. Quanto poteva arrivare la sua stupidità? Come poteva pensare che potesse esserci ancora lui in quell'appartamento? Colpì con un pugno il volante, ma non servì a niente se non a procurarle una fitta alla mano.

Era stanca, stanca di aspettare, stanca di quel grigiore che sembrava aver invaso al sua vita, stanca di quell'amore che ormai da nove anni sembrava averle tolto la felicità.























E finalmente il seconod capitolo è arrivato!! Mi scuso umilmente per il ritardo madornale, ma purtroppo non ho avuto tempo per la storia e ho avuto dei problemi =( ma eccomi qui! La storia spero non avrà altri rallentamenti, spero di non far passare così tanto tempo anche per il terzo! Vorrei anche ringraziare Leuzza per il suo supporto =) mi ha aiutato molto per scrivere questo capitolo! Passando alla storia, ecco che vediamo il ritorno di Emma finalmente e anche qualche notizia su Francesco, in più Bea alle prese con un bel ginecologo xD... per ora è tutto! Chissà cosa succederà nel prossimo capitolo ;)

Al prossimo capitolo! Fatemi sapere cosa ne pensate! 

Baci^^

   
 
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