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Autore: everlily    05/06/2012    4 recensioni
Love does that, Damon. It changes us.
Post 3x22, una quarta stagione alternativa.
Elena è in transizione. Da questo momento, per lei si apre un percorso attraverso i suoi lati oscuri che la porterà a cambiare, forse per sempre, la sua visione della vita e dell'amore.
Dal primo capitolo: "Sempre stretta in quell’abbraccio, qualcosa attirò il suo sguardo oltre la spalla di Stefan. Oltre il vetro di quella stanza asettica (una stanza d’obitorio realizzò, mentre un brivido le correva lungo la schiena), Damon la stava osservando, lo sguardo smarrito, frustrato, infuriato. E subito Elena sentì il suo cuore stringersi dolorosamente. Chiuse gli occhi un secondo, cercando di riprendersi dalla sofferenza che la vista di Damon le aveva procurato. Quando li riaprì, lui era sparito."
Genere: Introspettivo, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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3.
Metamorphosis

Damon entrò nella stanza a passi lenti, consapevole dello sguardo di Elena su di sé. Si sedette sul bordo del letto e, con cautela, appoggiò la sacca di sangue al suo fianco. Gli occhi di Elena non l’avevano lasciata un secondo. Damon si frugò nelle tasche, senza fretta, e ne estrasse un anello che appoggiò accanto alla sacca.

Elena sapeva bene di cosa si trattava. Evidentemente, Bonnie si era già preoccupata di prepararle un anello da indossare per poter camminare nel sole. A quel pensiero, Elena inspirò profondamente.

“Come mai se qui Damon?”. Era la prima volta che si ritrovavano soli ed Elena provò un leggero disagio al pensiero di come avrebbe gestito la situazione.

“Prenditela con il tuo fratellino. Sai, non sembra molto contento della tua indecisione.”. Damon piegò le labbra in un sorriso ironico. “Non appena siete arrivati a casa, mi ha chiamato pregandomi letteralmente di non uscire da questa stanza fino a che non avrò tentato tutto il possibile per farti cambiare idea” – proseguì.

Elena si passò le mani tra i capelli in un gesto nervoso. Ah, Jeremy.

“Perché tu?”

“Diciamo che il piccolo Gilbert al momento non è esattamente il fan di Stefan numero 1.”

Damon si lasciò sfuggire un ghigno. “E poi, Jeremy sa che posso essere molto persuasivo quando voglio.”

Elena reagì indispettita. Conosceva i metodi di Damon. “E così, è questo il vostro grande piano? Farmi nutrire con la forza?”

“No!” – Damon mise su uno sguardo offeso.

Cercò il suo sguardo e proseguì in tono più dolce - “Sai che non lo farei mai …”.

Non che non ci avesse pensato, ovvio. Il pensiero di perdere Elena per sempre semplicemente gli annebbiava ogni forma di giudizio. Ma ricordava ancora il tormento che aveva provato dopo che l’aveva costretta con la forza a bere il suo sangue quando lei era determinata a morire nel sacrificio di Klaus. Se per colpa sua lei si fosse risvegliata vampira, si sarebbe piantato da solo un paletto nel cuore senza pensarci due volte. E poi, lui stesso le aveva raccontato, molto tempo prima, come Stefan lo avesse costretto a nutrirsi per completare la trasformazione, e di come questo avesse gettato entrambi in una spirale distruttiva durata più di un secolo. No, questa volta l’avrebbe lasciata scegliere di sua volontà. Sempre che fosse la scelta giusta, naturalmente.

“Sai, so essere persuasivo anche in altri modi …” – aggiunse Damon con un sorriso malizioso.

Elena alzò gli occhi al cielo. Sì, lo so. Trovò quindi il suo sguardo e si ritrovò a sorridere. Per un attimo, solo per un attimo, fu come se non si fossero mai allontanati.

“Non vuole perderti, Elena.” - Damon abbassò un secondo lo sguardo, prima di tornare a sorriderle – “E poi, non vorrai certo avere sulla coscienza qualche malcapitata famiglia che abbia la sfortuna di prenderlo in affidamento? Insomma, voglio dire … avere a che fare con Jeremy, non immagino sorte peggiore.”

Elena voleva ridere, ma sentì qualcosa rompersi dentro di lei e prima che potesse rendersene conto si ritrovò a singhiozzare, accasciata sul pavimento, il volto tra le mani.

In un lampo, Damon le fu accanto e la attirò a sé stringendole le spalle. A quel contatto, Elena sentì la familiare morsa stringerle lo stomaco e si aggrappò a lui ancora di più. Le sarebbe bastato muovere leggermente il volto per sapere esattamente dove trovare le sue labbra, ed il pensiero le fece correre il cuore all’impazzata. Damon notò il cambiamento nel suo respiro e, con uno sforzo di cui non si sarebbe mai creduto capace, la allontanò delicatamente da sé.

Si guardarono circospetti, come due animali feriti.

Elena fu la prima a distogliere lo sguardo. Aveva deciso di lasciarlo andare e sapeva, per il suo bene, di dover tenere fede a quella scelta. Si alzò, asciugandosi gli occhi con il dorso delle mani, e si avvicinò alla sacca di sangue appoggiata sul letto. La rigirò un attimo tra le mani, ed al pensiero del suo contenuto sentì una nuova e prepotente ondata di appetito.

“E’ sempre così forte?” – si sentì chiedere ad alta voce. “La fame, intendo.” – aggiunse rivolgendo a Damon uno sguardo imbarazzato.

“No.” Damon si alzò senza fretta.

“E’ peggio.” – aggiunse, quando fu nuovamente vicino a lei.

“Non voglio essere un vampiro, Damon” – le parole le uscirono con inaspettata facilità. Si ricordò di quanto era stato difficile in passato confessarlo a Stefan.

Damon fissò il suo sguardo su di lei, gli occhi chiari particolarmente indecifrabili nella penombra.

“Nessuno di noi lo ha voluto, Elena.”

“Tu lo volevi. Per Katherine.” Elena si pentì di quelle parole nel momento stesso in cui le pronunciò.

Damon distolse lo sguardo e scosse la testa con amarezza. “Già. Per una stronza egoista e manipolatrice che mi ha preso in giro per 150 anni. Per cui c’è stato sempre e solo Stefan.”

Calò un attimo di silenzio prima che Damon si rendesse conto di ciò che le sue parole potevano sembrare.

“No, Elena …” - Damon strinse le labbra - “Non volevo dire che …”

Elena sorrise forzatamente, anche se dentro di sé sentiva le lacrime stringerle di nuovo la gola.

“No, Damon … lo capisco”.

Lei stessa si era, per forza di cose, ritrovata a pensarlo più di una volta. Lei e Katherine erano evidentemente più simili di quanto fosse disposta ad ammettere, una somiglianza purtroppo molto al di la del solo aspetto fisico.

“Elena, ascoltami.”. Damon fece per prenderle le mani, ma si fermò per paura che quel gesto la mettesse a disagio. “Non ho mai pensato che tu fossi come Katherine, capito? So che non è così ...”.

“Mi dispiace così tanto …”

“Va tutto bene, Elena. Starò benone” – Damon pronunciò quelle parole con un sorriso. Un’altra delle sue maschere.

Che stupida, si disse Elena. Lei gli aveva spezzato il cuore, ed era lui a consolare lei. Cercò con forza di ricacciare indietro le lacrime. Voleva parlargli dei ricordi che le erano tornati, ma non trovò le parole. Lui lo sapeva, doveva averci pensato. E comunque a cosa sarebbe servito, se non a fargli ancora più del male?

Con calma Elena aprì l’estremità superiore della sacca di sangue. Dentro di sé lo aveva saputo fin dall’inizio che avrebbe completato la transizione. Più di una volta era stata pronta a morire per salvare i suoi cari. E adesso che le era stata data questa strana opportunità, era pronta a coglierla se era l’unico modo per restare vicino a coloro che amava. Vicino a Jeremy, a Bonnie, a Caroline, a Tyler, a Matt. A Stefan. E a Damon.

“Vediamo di non tirarla troppo per le lunghe.” – disse con ritrovata decisione, prima di addentarla ed iniziare a succhiare avidamente.

Sentì il sangue invaderle la gola e ne provò un delizioso, intenso piacere. Strinse con forza la sacca tra le mani nel tentativo di spremerla fino all’ultima goccia.

“Ehi, ehi, piano ragazza”. Damon posò le mani sulle sue nel tentativo di allentare la sua presa dalla sacca ormai vuota.

Elena lasciò andare la sacca per la sorpresa. Il sangue le invase il corpo salendo fino agli occhi, dove le sottili vene intorno alle palpebre iniziarono a gonfiarsi e a palpitare. Si lasciò sfuggire un grido e si portò le mani alla bocca, mentre due piccole zanne appuntite si facevano dolorosamente strada tra le sue gengive.

Non fece in tempo ad abituarsi alle nuove sensazioni, che subito sentì i suoi polmoni comprimersi e l’aria uscirle in un sol colpo dal corpo. Si portò le mani alla gola ed indietreggiò fino quasi a cadere, cercando Damon con occhi impauriti. Faceva parte della transizione? Ma lo sguardo altrettanto spaventato di Damon le stava suggerendo il contrario.

“Non sei stata invitata!”

Con una corsa fulminea, Elena scese le scale e si ritrovò fuori. Sentì l’aria fluire nuovamente nel suo corpo, ma il sole ormai alto iniziò violentemente a bruciarle la pelle. Lanciò un altro urlo, mentre, con la coda degli occhi, notava un cono d’ombra all’estremità del portico. Vi si rifugiò appiattendosi contro il muro, ed una volta al riparo iniziò lentamente a sentir guarire le proprie ferite.

Si voltò e notò Damon accanto a lei che le porgeva il suo nuovo anello.

“Stai forse cercando questo?”

Elena prese l’anello e se lo infilò al dito indice, provando immediato sollievo contro l’aggressione del sole. “Grazie” – rispose cercando ancora di riprendere fiato.

“Cos’è successo?” Anche Stefan e Jeremy erano accorsi sul portico.

Damon si voltò in direzione dei due. “Diciamo che la nostra ragazza qua ha avuto un benvenuto nel mondo vampiresco decisamente vivace.”

***

Elena percorse per l’ennesima volta l’intera lunghezza dell’enorme sala Salvatore. Ciò che aveva provato durante la transizione era niente in confronto all’irrequietezza che sentiva crescerle dentro. Si costrinse a fermarsi ed appoggiò le mani sulla mensola superiore dell’ampio camino. Intimò a se stessa di inspirare lentamente, ma dopo pochi secondi si ritrovò di nuovo ad attraversare la stanza. Quando diamine ci voleva a Stefan per andare a prendere quelle benedette sacche di sangue?

Sbuffò spazientita e si diresse verso il carrello dei liquori con la personale riserva di Damon in bella vista. Aveva sentito gli altri elogiare più volte l’effetto calmante dell’alcool sui vampiri. Tanto valeva provare. Aprì una bottiglia a caso e ne riempi metà bicchiere, che mandò giù in un colpo senza esitazione. Non si era mai resa conto che il bourbon potesse essere così caldo e piacevole.

Era stata una decisione ragionevolmente condivisa quella di farla alloggiare, almeno per il momento, insieme ai Salvatore. Non che avesse molta scelta. Da quando aveva completato la trasformazione, era diventato insopportabile per lei condividere la stessa casa con Jeremy. Anche a distanza poteva sentire il suo sangue scorrere nelle vene, il ritmico pulsare della sua carotide. Elena avrebbe giurato di poterne addirittura sentire l’odore.

Le cose non erano migliorate quando Matt era passato a trovarla e, d’istinto, l’aveva abbracciata senza pensare alle conseguenze di quel gesto. Fortunatamente, Damon aveva avuto la prontezza di staccarla da quell’abbraccio appena un secondo prima che Elena gli affondasse le zanne inesperte nella gola. Gli sguardi impauriti di Jeremy e Matt erano stati tutto ciò di aveva bisogno per convincersi ad impacchettare alcune delle sue cose e trasferirsi seduta stante.

“Sai, abbiamo una resistenza superiore ma ciò non vuole dire che non possiamo ubriacarci.”

Stefan le venne incontro con un leggero sorriso proprio mentre Elena finiva di riempire e scolarsi d’un fiato un secondo bicchiere.

“Stavo solo testando gli effetti della mia nuova condizione” – rispose Elena.

“E come sta andando?” – le domandò Stefan, mentre apriva le sacche che aveva appena portato per versarle dentro ai bicchieri.

“Oh, non saprei in realtà”. Elena fece un’alzata di spalle, prima di voltarsi verso di lui. “E’ tutto così …” – sospirò, mentre Stefan le porgeva il bicchiere - “ … confuso.”

Prese un sorso di sangue e si sentì un po’ meglio. “Continuo a vedere le facce di Jeremy e Matt … il modo in cui mi guardavano … erano spaventati da me.”

Stefan le si avvicinò, cercando di rassicurarla. “E’ normale che la cosa ti sconvolga …”

Elena scosse la testa. “C’è questa parte di me che si sente terribilmente male al solo pensiero. Però …” – esitò, perché non sapeva bene come formulare quella frase. “... non voglio capito? Perché mi sento anche così euforica, così piena di energia …” - lo sguardo le si accese di un’insolita scintilla - “… e non voglio che niente lo rovini.” Finì la frase e la sua espressione si incupì di nuovo.

Stefan cercò di mascherare il proprio sguardo preoccupato. Aveva notato lo strano modo in cui le erano brillati gli occhi e ne era rimasto spiazzato. Aveva sempre immaginato che la grande capacità di Elena di provare compassione per le emozioni degli altri sarebbe stato ciò che, una volta trasformata, le avrebbe consentito di tenersi aggrappata alla propria umanità. Per la prima volta, capì che invece avrebbe potuto essere la sua peggiore maledizione. Si stupì di non averlo realizzato prima, visto che lui stesso aveva subito la stessa condanna. Tutte le scie di sangue che si era lasciato dietro nel corso degli anni … nient’altro che un disfunzionale tentativo di affogare emozioni impossibili da sostenere.

Tentò un sorriso. “E’ normale, Elena.” Le prese la mano e la invitò a sedersi accanto a lui. “Le tue emozioni …”

Elena ritirò le mano nervosamente. “Sì, lo so, le mie emozioni sono amplificate. Lo so.” Prese il bicchiere e ne finì il contenuto in solo sorso. “Ed è … insopportabile.”

Stefan si irrigidì a quella reazione, ma proseguì cercando di mantenere un tono controllato - “Ci vorrà del tempo prima che tu sia in grado di … conviverci pacificamente”.

Al pensiero, Elena ridacchiò amaramente. Ci vorrà del tempo.

D’improvviso si sentì terribilmente in colpa per il modo in cui lo aveva trattato. Si sedette sul divano accanto a lui ed iniziò, in tono più dolce. “Stefan … sai prima dell’incidente, io … stavo per chiamarti, per dirti …”. Le parole sembravano uscirle con difficoltà. Il ricordo di quei momenti ancora le bloccava il respiro.

“Lo so. Damon me lo ha detto” – Stefan fissò lo sguardo su di lei in cerca della sua reazione.

Oh, Damon. Elena accennò un sorriso leggermente imbarazzato, ma fu felice che non ci fosse bisogno di aggiungere altro.

“Ehi”. Stefan le accarezzò la guancia ed Elena provò un certo piacere a quel contatto così familiare ed accogliente. Allungò la propria mano e prese quella di Stefan portandosela in grembo. Sospirò e si preparò ad affrontare un discorso che sapeva essere inevitabile.

“Sai, durante il ballo, quando ho cercato di essere onesta con te riguardo a Damon e tu … beh, mi hai detto che sarebbe arrivato il momento per quello quando noi due ci fossimo ritrovati …”.

Stefan abbassò lo sguardo sulle loro mani ed annuì.

“Ci siamo baciati, Stefan” – disse Elena d’un fiato.

“Questo lo so.”

“A Denver, intendo.”

Stefan alzò nuovamente lo sguardo verso di lei. “Lo immaginavo.”

Elena rimase un attimo in silenzio, indecisa se proseguire. Voleva essere sincera con Stefan, davvero, perché lui si meritava la sua onestà. Al tempo stesso, però, era infastidita dall’idea di condividere quel ricordo, quello che aveva provato, con lui. Era un momento privato, tra lei e Damon, e sentiva il bisogno di mantenerlo tale.

“Ehi, guardami.” Stefan le accarezzò con delicatezza una guancia e la costrinse a voltarsi nuovamente verso di lui. “Va bene, ok? Quel che è stato è stato.”

Elena provò un moto di sollievo, grata che lasciasse cadere il discorso.

“Ascoltami.” Le prese il volto tra le mani. “Ce la faremo, ok? Ne abbiamo superate molte, supereremo anche questa”. Il suo volto era così rassicurante che per un attimo Elena pensò quasi di crederci davvero. Lo abbracciò, in modo da sottrarsi al suo sguardo ed evitare che scorgesse quel pensiero nei suoi occhi.

“Ti amo, Elena” – mormorò Stefan accarezzandole i capelli.

***

Sdraiato sul letto, Damon chiuse il libro di scattò. Mai in vita sua aveva maledetto così tanto il proprio super udito.
   
 
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