Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: Shadeyes    05/06/2012    3 recensioni
Fiction molto dura, ambientata durante le vicende di Eclipse e, in seguito, di Breaking Dawn. Non si tratta della solita storia sdolcinata, piena di amore e problemi di coppia. No, questa storia vuole ritrarre qualcosa di doloroso, di cupo e drammatico. Qualcosa di immutabile. Qualcosa che la Meyer ha giusto accennato e qualcosa di cui molti di noi si sono dimenticati.
Ci sarà passione, delusione, gelosia, rabbia e malinconia. Ci saranno lacrime, ferite, ricordi dolorosi, tradimenti.
E ci sarà lei, l’innocenza e la morte. La piccola, dolce, spietata Meredith.
Certe cose sono fatte per andare e venire, il tempo è fatto per essere passato, presente e futuro, altrimenti nulla avrebbe più davvero senso. Ma la verità è che il cambiamento era un privilegio che ci era negato e vivere iniziava a perdere di significato.
Ecco perché ci trovavamo sul tetto di un palazzo, quella notte. Stavamo dando un senso a ciò che eravamo.

Questa fanfiction si preoccupa di sensibilizzare il lettore, in maniera metaforica, sugli aspetti di una rara malattia psicosomatica: l’infantilismo.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Eclipse, Breaking Dawn
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A








Infantility









Passato IV








Guarda fuori dalla finestra, Meredith, ma non riesce a vedere nulla.
Si fissa le mani insanguinate con un misto di orrore e sconcerto, lo sguardo vuoto.
Non riesce più a voltarsi; dietro di lei la realtà è troppo dolorosa.
Pensa che dovrebbe andarsene, ma qualcosa la tiene incatenata lì, in quella che era stata la sua cameretta.
Il sangue cola lentamente dai muri colorati, sul suo viso, nella sua mente.
È questo ciò che è diventata, ora lo sa. Un mostro.
Sono tanto cattiva, pensa con il volto contratto dalla tristezza.
«Se mi avessi ubbidito, ti saresti risparmiata tutto questo».
Meredith alza gli occhi ancora velati dalla vacuità e li fissa in quelli di Jane.
La sua vera mamma giace scomposta e sfigurata alle sue spalle, ed è solo colpa sua. Ha fatto una cosa orribile.
Jane fa schioccare la lingue e si guarda intorno. «Quanto sangue sprecato».
Meredith sente i muscoli tendersi: il commento le ha dato fastidio.
La fissa senza alcuna espressione mentre cammina oltre la sua visuale.
«Dove vai?», le chiede.
«A cercare dei fiammiferi e dell’alcol in cucina. Queste prove devono sparire».
Meredith non risponde, la lascia fare. Sa solo che non vuole voltarsi, non vuole vedere, non vuole ricordare.
Guarda di nuovo al di là della finestra, chiedendosi se riuscirà mai a dimenticare.
Ormai non si sente più bambina, Meredith. Non si sente più nulla.
Riesce a voltarsi solo quando le fiamme stanno già bruciando le pareti; tutto ciò che rimarrà del suo passato sarà solo un cumulo di macerie e polvere.
Solo una parte di lei riesce a sentirsi sollevata.
«Andiamo», dice Jane. «Torniamo a casa».
È questa casa mia.
Meredith si limita ad annuire. Nella sua bocca sente ancora il sapore del sangue e odia se stessa per il desiderio irrefrenabile di leccarsi le labbra e le mani.
Scuote la testa, arrabbiata. Vuole andarsene in fretta.
Meredith si allontana da casa per l’ultima volta.


La loro dimora non è altro che un’isolata cascina immersa nel verde dei boschi, appena fuori Londra. L’ultimo proprietario che l’ha abitata è morto per mano loro.
A Jane è sempre piaciuto quel posto. Dice che le ricorda molto la sua Italia nei primi anni dell’Ottocento, ma con un leggero tocco vittoriano.
A Meredith non comunica proprio nulla.
Passano i giorni ad ascoltare musica classica, mentre nei pochi pomeriggi di bel tempo Jane la costringe a seguire le sue letture. Le notti le trascorrono cacciando.
Il tempo si sussegue sempre così monotono al cottage, il pendolo in salotto oscilla tra solitudine e noia. E ora anche dolore.
Nei giorni che seguono alla strage, Meredith parla pochissimo e non ascolta affatto. Se ne sta seduta fra i rami degli alberi più alti, con le gambe penzoloni, a fissare il vuoto davanti a sé.
Jane le propone più di una volta di andare a caccia con lei, ma Meredith scuote sempre la testa e non si muove. Si ciba solo delle prede già morte, e solo perché il suo corpo non riesce a reprimere l’istinto di sete.
Il cibo per Meredith non è più solo tale, ma ora riesce a vederlo per ciò che è: volti, tanti volti… cadaveri, persone senza vita… mamma e papà.
Non riesce più a levarsi dalla testa quella scena. Ormai è parte di lei.
Ancora una volta Meredith tenta di scacciare l’immagine del sangue che cola dal viso di sua madre mentre beve dal polso dell’ennesimo bottino di Jane, invano. Beve tutto d’un fiato, veloce, assaporando il meno possibile.
La sua è una sorta di punizione per se stessa, e sa di meritarla. È l’unico modo per sentirsi un po’ meglio, dopotutto.
«Ora basta, Meredith. Il tuo comportamento è stupido e insensato. Sei un vampiro, uccidere è nella tua natura. Dovresti andarne fiera, non vergognartene», la riprende Jane, fissandola quasi con disprezzo. «Questa storia deve finire».
«Sono d’accordo, mia cara Jane».
Entrambe sussultano. Gli occhi di Meredith s’ingrandiscono, mentre scrutano tra le ombre buie del bosco. I suoi sensi si acuiscono, tentando di percepire ogni minimo rumore, qualsiasi odore che non coincida con quello della vegetazione che conosce tanto bene.
Jane è pietrificata, incredula e spaventata. Nemmeno alza la testa.
Dall’oscurità più fitta, Meredith vede finalmente qualcosa. Lunghi mantelli neri ondeggiano verso di loro, lenti e sinuosi.
La vampira più giovane scatta in piedi e digrigna i denti. L’unico odore che avverte è quello del pericolo.
«Chi siete?», domanda Meredith, minacciosa.
A pochi passi da loro, i cappucci dei mantelli cadono all’indietro, scoprendo volti imperturbabili, tanto bianchi da sembrare evanescenti, e occhi di un rosso cremisi.
Vampiri, pensa Meredith. Mostri come lei.
«Maestro…», mormora Jane, incapace di dire altro.
Il vampiro più anziano la degna solo di una veloce occhiata, per poi concentrare la sua attenzione sulla piccola Meredith. Sembra quasi affascinato da ciò che vede.
«Mi hai molto deluso, mia cara», si limita a dire.
«Lo so, maestro».
Meredith indietreggia di un passo, incapace di comprendere. È terribilmente confusa.
«Jane, cosa sta succedendo?», prova a chiedere, ma come prima non ottiene nessuna risposta.
Dopo un attimo di silenzio, il vampiro più anziano parla ancora: «La nostra legge non ammette eccezioni, Jane».
«Maestro, io…».
«Tuttavia», continua lui zittendola con un gesto della mano, «da ciò che abbiamo osservato in questi giorni, sia io che gli altri Anziani siamo rimasti piacevolmente colpiti dal comportamento della tua bambina immortale. Caius in particolare pensa che si potrebbero condurre interessanti esperimenti su di lei. Se accetterai il nostro volere, ti sarà permesso di ritornare alla nostra corte senza alcuna conseguenza delle tue azioni. D’altronde, conosci il mio sentimento di affetto nei tuoi confronti. Sarebbe per me un immenso dispiacere doverti uccidere, e spero non mi costringerai a farlo».
Il viso di Jane s’illuminò all’istante. «Grazie, maestro!».
Meredith osservava la scena con espressione sempre più turbata.
«Chi è Caius? Cos’è una bambina immortale? Jane…».
Aro sorride amabilmente, un gesto che spaventa Meredith ancora di più.
«Santiago, Felix, Demetri, sarete voi a scortarla fino a Volterra».
Meredith indietreggia ancora quando vede i tre energumeni avanzare verso di lei. Scopre i denti, sibilando, e i mantelli cessano per un attimo di ondeggiare.
L’unica ad avvicinarsi senza esitazione è Jane, che le accarezza un braccio per rassicurarla, cosa che non aveva mai fatto prima d’ora.
«Non avere paura. Questa è la mia famiglia. Torniamo a casa», dice con tono sollevato.
«Siamo già a casa!», esclama Meredith.
Jane scuote lentamente la testa. «La nostra vera casa è molto più bella di questa. A Volterra il ricordo dei tuoi genitori non ti perseguiterà più». Lo dice perché sa che solo così Meredith non opporrà alcuna resistenza. «Non sarai più triste, te lo prometto». E sa che le avrebbe creduto ancora.
Jane ormai dice ciò che Meredith vuole sentirsi dire. Non le importa più di lei. Essere madre non è come se l’era immaginato.
L’unica cosa che vuole, ora, è tornare tra le grazie di Aro. Tutto sarebbe tornato come prima.
Meredith la guarda e annuisce un po’ incerta. In fondo, desidera dimenticare più di ogni altra cosa al mondo. Cambiare aria le farebbe sicuramente bene, e comunque non vuole abbandonare Fatina. Non vuole rimanere sola.
Aro le sorride con più enfasi di prima e allarga le braccia.
«Benvenuta tra noi, Meredith Volturi».







Divisore Infantility








Buonaseeeeera :)
Come lo scorso capitolo, prima di tutto devo scusarmi per avervi fatto aspettare così tanto. Altri due mesi, mannaggia q.q
Ormai lo sapete, tra meno di venti giorni ho la maturità. Mammina q.q
Comunque, in questa breve pausa sono riuscita a completare almeno il capitolo del passato, breve ed essenziale come al solito ^^'
Non è niente di che, ma era necessario. Nel prossimo vedremo un po' d'azione **
Purtroppo non aggiornerò prima di luglio causa esami, appunto.

Che dire, sembra che questa storia piaccia sempre meno xD O almeno, non invoglia affatto a recensire. Ammetto che è un po' frustrante per me, ma così va il mondo, purtroppo... Che devo farci?
Non mi resta che sperare in una recensione di augurio per l'esame, a 'sto punto ^^

A parte tutto, spero che il capitolo, anche se corto, vi sia piaciuto.
Fatevi sentire ^^

Un bacione a tutte!




Hilary

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Shadeyes