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Autore: Airaly    05/06/2012    1 recensioni
"La pioggia colpiva insistente la città, una Londra stanca, assopita, ma non del tutto addormentata. Poco lontano dal centro, in una modesta casetta londinese, un Drago stava compiendo il suo destino. Ripose con cura gli strumenti al loro posto, controllò nuovamente la casetta. Era tutto in ordine. Aprì la porta, e subito fu investito dal ruggito del vento e della pioggia battente, quasi come lo stessero accusando. Il Drago ignorò le grida impazzite del vento, invece, incamminandosi, tese le orecchie per ascoltare le urla silenziose della morte che festeggiava nell'appartamento. Quello era il coro che avrebbe accompagnato la sua ascesa."
Perché dovevo rendere onore a Thomas Harris.
Genere: Azione, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Quasi tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti
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Hannibal Lecter era un ometto secco e preciso nell'aspetto, quasi fragile, sembrava. La bocca sottile era decorata da una chiostra di denti precisi e bianchissimi, gli occhi di un'azzurro ghiaccio-grigio molto simili a quelli del detective. Nonostante la divisa forzata (uno di quei pigiami strani, che si associano subito ad una clinica, pensò John) appariva molto elegante e pacato nei movimenti, quasi ne ponderasse uno per uno prima di eseguirlo.
John pensò che effettivamente non sembrava quel cannibale spietato che tutti descrivevano, aveva un'aria quasi cordiale mentre si avvicinava al vetro trasparente, sorreggendo alcuni grossi volumi che il dottore riconobbe come manuali di medicina. Quando si sedette, poggiando con calma i volumi da una parte e cominciò a parlare, il medico dovette ricredersi.
"Buonasera Sherlock" disse sorridendo al detective, che ancora non aveva mosso un dito, né proferito una parola.
Ok, questo era un punto fermo e sicuro nel dubbio che attanagliava il dottore: Lecter conosceva Sherlock. Cercò di non pensare alle possibili motivazioni, anche se ammise a se stesso di sentirsi un pò suggestionato. Diavolo, a quell'innocua affermazione una stupida morsa di primordiale preoccupazione si era subito impossessata di lui. Guardò i suoi accompagnatori, per accertarsi che magari l'ansia che sentiva era solo una sua sensazione.
Mycroft era criptico come al solito, seduto compostamente ad osservare la scena, apparentemente estraneo a ciò che si stava svolgendo davanti ai suoi occhi. Dio quanto gli sarebbe piaciuto sapere cosa gli stava passando per la testa! Ma resistette alla tentazione di chiedere (e comunque di ottenere in risultato un'occhiata stentata) e volse lo sguardo verso Lestrade, seduto alla sua sinistra.
Anche lui pareva tranquillo, forse era soltanto una sua impressione, alla fine. Si rilassò momentaneamente, tornando a guardare i due dall'altra parte del vetro.
"Buongiorno Lecter" rispose Sherlock.
"Ah, ti prego di perdonare la mia piccola mancanza. I dottori non mi hanno ancora permesso di accendere il televisore, e pensano che potrei usare le lancette di un'orologio per scavare un tunnel sotterraneo, o qualcosa del genere" disse lo psichiatra, continuando a sorridere amabilmente.
Un momento di silenzio, interrotto infine da Lecter:
"Come va, Sherlock?"
Ci fu qualcosa, qualcosa nel modo in cui parlò, in quel tono così uguale a pochi istanti prima e così diverso allo stesso tempo, che fece muovere impercettibilmente il detective sulla sedia. Persino John capì che quella semplice domanda nascondeva qualcosa di più ampio, di cui, pensò irritato, soltanto lui non era a conoscenza.
"Bene, benissimo" rispose Holmes, sistemandosi meglio sulla sedia.
"Allora, Lecter" aggiunse "posso sapere perché mi hai chiamato?"
"Ma come? Nessuna brillante deduzione? Non hai intenzione di scoprirlo da solo? Di inebriarti del piacere di vedere tutto quello che vuoi? Davvero, Sherlock? Non vuoi?"
"No. Ho un caso per le mani. Ho fretta."
Lecter sorrise di nuovo, John cominciò effettivamente a scorgere un briciolo di follia in quel sorriso.
"Tu non hai mai fretta Sherlock. Lo so bene. Vuoi goderti ogni singolo istante, ogni momento in cui i comuni mortali si prostrano dinanzi a te, pregandoti come un dio in terra di risolvere i loro problemi, di svelare le loro paure. Perché hai fretta Sherlock?"
L'aria era pregna di nervoso silenzio, i due fuochi di quell'ellisse vibrante concentrati l'uno sull'altro, il ghiaccio dei loro occhi ribolliva, uno così folle, l'altro freddo più che mai.
John pensò che il detective non avrebbe risposto, invece dopo poco replicò:
"Te l'ho già detto Lecter, ho fretta perché ho un caso urgente da risolvere. E comunque ormai mi resta ben poco da dedurre su di te, dovresti saper bene anche questo, no?"
"Touchè..." mormorò, sempre sorridendo, lo psichiatra.
"Dio mio, sembra pure che si stia divertendo!" esclamò all'improvviso Lestrade, muovendosi sulla sedia. John fece per replicare, ma immediatamente si fermò all'occhiata glaciale che Mycroft aveva indirizzato ad entrambi.
"La pregherei, ispettore, di fare silenzio. Credo che anche lei sia in grado di immaginare che questo vetro non è così insonorizzato come dovrebbe essere, vorrei evitare che il nostro amico sentisse più di quanto gli è concesso. Sono stato abbastanza chiaro?"
Il suo tono era tranquillo, ma lasciava trapelare quella fastidiosa sicurezza data dal potere certo ed assoluto. A quanto pare se ne accorse pure Lestrade, che più che ribattere preferì tornare a guardare la scena davanti ai suoi occhi, che dal canto suo non era cambiata di molto.
I due continuavano a fissarsi, sembrava quasi un duello fra due Titani, anche se John non sapeva ben spiegarsi il perché.
A interrompere il silenzio fu Sherlock.
"Sto aspettando" disse piano.
Lecter si accomodò meglio sulla sedia in plastica con una smorfia:
"E' davvero così impossibile sperare in una modesta poltrona?" disse, poi tornò a fissare il detective:
"Lasciamo stare i giochetti, Sherlock, ovviamente sai già perché ti ho chiesto di venire."
"Hai delle informazioni utili riguardanti l'omicidio dei Leeds avvenuto qualche giorno fa."
Lecter sorrise di nuovo, annuendo lentamente.
"Allora non sono l'unico a cui piace giocare. Esatto, è proprio per questo che ti ho fatto venire."
"Immagino tu abbia guardato i telegiornali, e letto i quotidiani. Dubito tu possa aver ricavato qualche informazione utile da quei poveri disperati che si fanno passare per giornalisti."
"Diciamo che ho avuto modo di consultare... altre fonti."
A queste parole Sherlock si rizzò impercettibilmente sulla sedia, il suo sguardo si fece più affilato.
"Altre fonti?" sussurrò.
Lecter gli rispose con un'altro sorriso, reclinando la testa di lato.
"Quanto ti piace l'irregolare? Quando ti piacciono le piccolissime crepe nascoste nella folle perfezione di questo mondo?"
"E' scovando quelle crepe e scavandoci dentro che si giunge alla reale verità. Non importa quali siano i mezzi per riuscirci."
"Hai perfettamente ragione. Dove sta la crepa in questo caso, Sherlock? L'avrai notata, immagino."
"L'assassino.
"Esatto, Sherlock, esatto".
A John il modo in cui Lecter continuava a ripetere il nome del detective dava il voltastomaco, mentre parlava con lui sembrava stesse cercando di raggiungere un'altro fine, non informare il detective riguardo al delitto, quella pareva quasi una scusa. Che diavolo aveva in mente Lecter?
"L'assassino. Vedi, in questi giorni mi ha contattato. Cosa insolita per un'assassino vero? Contattare uno psichiatra, intendo."
A queste parole i due fratelli Holmes, in contemporanea pur non potendosi vedere, si rizzarono sulle loro sedie.
"No, Sherlock. No, no, no. Credi che sarei così stupido da rivelarti il suo nome? E comunque, anche volendo, non potrei. Non mi ha parlato direttamente. Mi ha parlato attraverso le sue gesta."
A queste parole Sherlock scosse la testa in un moto d'impazienza, aggiungendo:
"Oppure avrà usato i giornali. Un'articolo, una lettera, un codice cifrato con un libro. Molto più probabile" disse il detective, unendo poi le mani come gli era solito.
"Questo non posso dirtelo, dove sarebbe il divertimento? Tornando a noi, mi ha detto che colpirà ancora. Questo lo sapevate di già, immagino. Mi ha detto quando colpirà."
"Avanti" lo spronò Sherlock, che a quanto pare non stava più nella pelle.
Lecter rimase in silenzio per qualche secondo, continuando a fissare il detective.
"Hai mai guardato la luna piena Sherlock?" chiese "osservata attentamente intendo".
"E' un corpo celeste come tanti altri. Credo che giri intorno alla Terra, ma non ne sono del tutto sicuro. Non vedo perché dovrebbe interessarmi."
"Ah! La luna piena è stata ed è, nell'antichità come tutt'ora, una fonte di ispirazione inestimabile per l'uomo. C'è che ne trae forza, chi idee, chi la considera un traguardo importante. Hai capito quello che ti voglio dire, Sherlock?"
"Colpirà la notte di luna piena. Perché? Con quali criteri sceglie le sue vittime?" disse il detective pensieroso.
Lecter continuò a sorridere.
"Sta a te scoprirlo. Questo novellino ha voluto farsi notare dal sottoscritto per un motivo. E' un soggetto promettente, chissà, forse potrebbe rendermi onore, un giorno."
Sherlock si alzò improvvisamente.
"Non credo proprio" disse a voce alta, dirigendosi verso la porta.
"Hai intenzione di impedirglielo, Sherlock? Come l'ultima volta? Saresti pronto allo stesso modo, come hai fatto per catturare me?"
Il detective si fermò, voltandosi verso lo psichiatra.
"Questa è la mia domanda. Se al nostro prossimo incontro darai la risposta giusta, forse potrei... aggiornarti sulle intenzioni del nostro assassino, periodicamente."
"Non ci sarà un prossimo incontro" rispose Sherlock, rimanendo immobile.
"Oh si che ci sarà. Ci sarà eccome. In cambio di informazioni, voglio che tu venga saltuariamente ad informarmi sulle indagini."
"Così che tu possa poi riferirle all'assassino?
"No, no, no" rispose Lecter, scuotendo la testa "non sono così meschino, ci mancherebbe! Voglio solo osservare le tue linee di pensiero Sherlock. Dopotutto sono sempre uno psichiatra, e tu sei un soggetto affascinante."
"Non eri tu quello che sottoponevano alle 'brillanti deduzioni' di tirocinanti brufolosi?"
Lecter scosse la testa.
"Poveri stolti che si fanno trascinare dalla prima corrente appena più veloce delle loro sinapsi rinsecchite. Io faccio bene il mio lavoro."
"Grazie per le informazioni, Lecter" disse il detective, concludendo la discussione.
"Ciao Sherlock" rispose lo psichiatra sorridendo "ti aspetto. E' sempre bello avere un'amico per cena.
John vide Sherlock sollevare un'angolo della bocca. Dopo quel colloquio, se così si poteva definire, il medico era sempre più convinto che quei due non avevano niente di normale nelle loro teste.

Quando finalmente uscirono dalla clinica, John inspirò l'aria pungente e piovosa, riempiendo gli avidi polmoni che fin'ora avevano respirato l'atmosfera satura di antisettici e medicinali.
Mycroft si congedò velocemente, dopo aver scambiato due parole con il dottor Graham, ordinandogli letteralmente di sorvegliare ancora di più Lecter. Nonostante la sorveglianza strettissima, per gli oggetti che riceveva ma anche per le lettere ed i giornali, un serial killer era riuscito a mettersi in contatto con lui.
"Sherlock, vorrei che tu cercassi di capire come, quando e perché l'assassino ha contattato Lecter. Non le sue conclusioni filosofiche, ma i fatti così come stanno."
Il detective piegò di lato la testa, guardando il fratello con aria di sfida.
"E perché non ci pensi tu, Mycroft?"
"Perché io sarò impegnato a nascondere ai media questo allegro colloqui, sarò impegnato a modificare l'assetto di sorveglianza di Lecter, sarò impegnato cento volte in più di quanto non sarai tu" sbottò il fratello maggiore, salendo su di una delle sue macchine eleganti e sgommando via pochi secondi dopo.
Rientrarono al 221b dopo mezz'ora di traffico umido e congestionato. John sapeva che avrebbero dovuto organizzarsi per cercare di capire chi sarebbero state le prossime vittime dell'assassino, avrebbero dovuto cercare di trovare e decifrare il messaggio del killer e trarre le giusto conclusioni. Ma pensava anche che il suo coinquilino non avrebbe aperto bocca per quanto riguardava l'incontro appena avvenuto, per quanto si fosse comportato come al solito per tutto il tempo, lo conosceva fin troppo bene da capire che, a modo suo, era leggermente scosso anche lui.
Sherlock entrò in casa, gettò in un'angolo sciarpa, guanti e cappotto, raggiunse avido il suo violino, e cominciò a riversarvici dentro le sue emozioni, che nessuno era in grado di decifrare. Tranne forse, un paio di persone.

Era contenta di quel suo nuovo lavoretto part time. Molly Hooper si era un pò stufata dell'obitorio del Bart's, così aveva deciso di fare qualche altro lavoretto nelle giornate in cui all'obitorio non c'era molto lavoro. Era rimasta soddisfattissima, si divertiva un sacco! Non era elettrizzante come sezionare un cadavere per Sherlock, ma era comunque molto contenta. Aveva anche conosciuto un sacco di persone simpatiche e normali, e quella sua nuova passione la stava appassionando molto. Chissà, forse un giorno sarebbe stata in grado di unire i due lavori in qualcosa di nuovo e spettacolare, sognò la ragazza. Già, forse sarebbe stato possibile davvero!

Parcheggiò velocemente il furgone, come al solito aveva fretta. Dopo diverse ore di appostamento nei pressi della casa Jacobi, conosceva a memoria la disposizione della casa e dei dintorni, non aveva più bisogno di osservare, e più tempo rimaneva nei paraggi, più probabilità c'erano che qualcuno lo notasse.
Camminò a passo svelto verso l'edificio grigio. Aveva bisogno di una pellicola apposita per i film notturni. Sorrise. Sicuramente qualche stupido amico gli avrebbe consigliato di comprarsi una telecamera digitale, ma dove stava la passione? Dov'erano i fotogrammi trasudanti di vita e movimento? Le pellicole sottili che abilmente fermavano le scene di una vita, conservandone il calore e l'emozione? No, non c'erano paragoni. Per questo aveva bisogno di una pellicola. Si era reso conto, sulla strada del ritorno, che aveva finito quel tipo di pellicola, e ovviamente gli serviva per stasera.
Entrò, pronto a sfoggiare il suo sorriso migliore. Gli venne incontro una ragazza sorridente, i capelli raccolti in una coda di cavallo.
"Buongiorno. Posso esserle utile?" disse.
"Avrei bisogno di una pellicola per riprese notturne, mi servirebbe subito.
"Controlliamo in magazzino. Sicuramente è rimasto qualcosa. Mi segua, può chiamarmi Molly, Molly Hooper, per qualsiasi cosa.
"La ringrazio, Molly Hooper".

__________

Finalmente ecco un nuovo capitolo! Vi chiedo scusa per il ritardo, ma ovviamente sono stata impegnata con la scuola, e ho concluso con TUTTO QUANTO solo ieri! Non ho molto da dire, anche perché sono di fretta, a parte che DOVEVO inserire una citazione dallo spettacolare film "Il silenzio degli innocenti", ovvero frase finale di Hannibal, molto sime a quella detta alla fine del film :D Comunque spero che il capitolo vi sia piaciuto, come al solito recensioni! sempre gradite^^ Un bacio :)

  
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