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Autore: Cathy Earnshaw    06/06/2012    3 recensioni
Una ragazza e un regno da liberare, una compagnia di ricercati e un monile dotato di vita propria. Un equilibrio sottile da conservare. "Non si sfugge al proprio destino".
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dolore. E una grande spossatezza. Queste sensazioni riportarono Ariel nel mondo reale. Con infinita fatica riuscì a socchiudere gli occhi. Sbatté le palpebre e, lentamente, mise a fuoco. Era sdraiata in una tenda improvvisata, e il braccio le faceva un male tremendo. Un rumore sommesso, in sottofondo, ritmico e rilassante. Si lasciò sfuggire un sospiro. Un cambio di luce la rese improvvisamente consapevole che qualcuno era accanto a lei. Qualcuno che tritava qualcosa con un pestello.
- Bentornata-
- Isaac…- sussurrò.
- Stai tranquilla-
La sua voce era pacata e rassicurante.
- Cosa mi stai facendo?-
- Ti ho suturato la ferita al braccio. Ora sto preparando una pasta con le erbe miracolose di Daphne per aiutarla a cicatrizzare-
- Grazie-
Isaac si interruppe. Dopo qualche secondo annuì.
- Come sta Angelica?-
La voce di Ariel stava riacquistando un po’ di fermezza.
- Se ne sta occupando Daphne. Ma non preoccuparti, non è grave-
Ariel sospirò di nuovo. Richiuse gli occhi e attese pazientemente. Isaac tritava a ritmo costante, accompagnato dal suo respiro regolare. Quando ebbe finito, aggiunse un liquido ambrato e mescolò. Poi prese la pasta e la applicò sulla ferita. Ariel gemette.
- Ancora un attimo, ho quasi finito-
- Sei un bravo medico, Isaac- sussurrò Ariel.
Isaac emise un suono soffocato simile ad una risata.
- Nonostante questo, temo ti resterà una cicatrice-
- Non importa…- sospirò – Non sei stanco di salvarmi la vita?-
Ignorando la domanda provocatoria, Isaac rispose:
- Sei stata molto coraggiosa, Ariel-
- Si dice così adesso?-
- Preferisci incosciente?-
Ariel ridacchiò.
- Si, così mi suona meglio-
Isaac le sorrise.
- Ecco fatto. Riposa adesso, hai perso molto sangue. Ti verrò a chiamare quando partiremo-
Le posò una grossa mano calda sul ginocchio con fare rassicurante e la lasciò sola.
Sola a meditare su quanto successo. Aveva rischiato seriamente di morire, ma avevano recuperato Neil. E, infondo, Isaac non era poi tanto male…il suo sorriso aveva il potere di mettere i suoi pazienti a proprio agio. Forse era per questo motivo che ne elargiva così pochi. Sorrise tra sé all’idea di Isaac che spiegava alla sua vecchia nonna perché fosse necessario prendere i farmaci per la pressione.
Con quella assurda immagine negli occhi, si abbandonò al sonno.
 
Quando si svegliò non seppe dire se fossero passati pochi minuti oppure ore. Si trovava sul carro che era appartenuto ai soldati di Gunnar, ed era in movimento. Provò a piegare il braccio fasciato. Faceva male, ma non eccessivamente. Accanto a lei, Angelica dormiva raggomitolata. Chissà che spavento doveva avere preso. Sembrava tanto forte, ma Ariel ricordava bene che quando si erano trovate sole ed inseguite nel bosco buio si era subito fatta prendere dal panico. Sorrise tra sé, esausta. La Galassia luccicava debolmente: sospettava che avesse fatto molto più che incoraggiarla. Strisciando per non cadere, raggiunse il lato anteriore della vettura e, scostando la tenda, uscì a cassetta.
Isaac sedeva appisolato accanto ad Axel, che le sorrise e si posò un dito sulle labbra. Divertita, Ariel si sedette vicino ad Isaac e si sporse per comunicare con il Principe. Puntò il dito verso di lui e alzò il pollice. Axel rispose alzandolo a sua volta. Stava bene. Con un cenno del capo girò la domanda a lei. Annuì. Axel le strizzò l’occhio. Chiedendosi come potesse Isaac dormire seduto, si guardò attorno. Il carro sobbalzava su un sentiero circondato da piante ad alto fusto. Il sole era allo zenit. Quanto tempo aveva dormito? E dov’erano? I Ribelli procedevano in una colonna ordinata, e c’erano anche donne, bambini, animali e carretti. Stavano spostando l’accampamento. Quale sarebbe stata la prossima mossa della talpa? Ariel non riusciva ad immaginarlo. Ma di una cosa era persuasa: dato che la situazione era ormai largamente compromessa, forse valeva la pena di rischiare e di allontanarsi per qualche tempo. Ma prima di tutto era necessario ascoltare il racconto di Neil. Magari aveva visto o sentito qualcosa che poteva essere di…
- Come stai?-
Ariel fece un salto.
- Scusa, non volevo spaventarti-
Isaac si stiracchiò con uno sbadiglio.
- Sto bene, grazie- rispose Ariel in un sussurro.
Gli occhi di onice la scrutavano con fare professionale facendola sentire su un vetrino da microscopio. Distolse ostinatamente lo sguardo, imbarazzata, fino a quando Isaac non cedette e lo distolse a sua volta.
- Dove stiamo andando?- domandò.
- A sud. Gunnar non sarà affatto contento del nostro scherzetto. Inoltre uno dei suoi è riuscito a scappare, quindi è molto probabile che a quest’ora sia stato emesso un ordine d’arresto anche per te- rispose Axel.
Ariel annuì, ma la sua mente vagava già lontano, oltre gli alberi, oltre Diamantina.
Perché la talpa si teneva al largo? Per non destare sospetti. Quindi era una persona abbastanza in vista? Una di quelle passibili di dubbio? Se fosse stata una cuoca, o un cacciatore, o una qualunque sentinella, non avrebbe avuto bisogno di tante precauzioni. Ma in questo caso, come avrebbe potuto conoscere tanto bene i piani elaborati in riunioni riservate? Inoltre doveva trattarsi di qualcuno che aveva la possibilità di assentarsi per un certo periodo di tempo per trasmettere le notizie a Glauce. Non veniva notata la sua assenza? Era normale che passasse qualche tempo in solitudine perché ineriva al suo lavoro? Era autorizzato ad allontanarsi per qualche altro motivo, quindi non si poteva sospettare nulla? Sospirando, Ariel chiuse gli occhi. Si sentiva molto stanca. La notte insonne sommata alla tensione accumulata l’avevano sfinita.
In un men che non si dica si trovava a Londra.
 
- Finalmente un sogno come si deve!- esclamò.
- Come dici?-
Carrie, al suo fianco, la guardava da dietro un hotdog.
- Che cos’è quella faccia, Olsen?-
Ariel abbassò lo sguardo.
- Niente…è solo che…è bello essere qui-
Carrie sorrise.
- Lo so! Hai fatto bene a mollare quel fannullone di Axel! Che rischi lui la vita per la sua città!-
- Cosa?!- Ariel sbarrò gli occhi.
- Lo sai che ho ragione! Hai fatto la scelta giusta, la Galassia era un fardello troppo pesante-
Ariel si toccò istintivamente il polso. Il ciondolo era sparito.
- Ma che dici? Io non mi sono tirata indietro!-
- Certo che l’hai fatto! Altrimenti come potresti essere qui?-
In preda all’orrore, la ragazza cercò la ferita al braccio, ma trovò solo pelle immacolata.
- Ma…ma…i Ribelli?- farfugliò.
- Chi se ne importa, è passato!-
- No- urlò Ariel – no, io non l’ho fatto! Mai, mai lo avrei fatto!-
- Ti sbagli, amica mia- il sorriso di Carrie si trasformò in un ghigno spaventoso, e Ariel prese a precipitare nell’oscurità.
Improvvisamente il buio e il terrore scomparvero, e si ritrovò in una stanzetta piena di vapori dall’odore acre. Anche dal basso della sua visuale poteva vedere che gli alambicchi erano sparsi ovunque.
- Wow- la sua vocetta acuta rimbombò nel piccolo ambiente.
- Piccolina!- un uomo sui trent’anni, di media statura, emerse dalla nebbia e si chinò su di lei.
- Ciao papi!-
- Lo sai che è pericoloso qui…- disse l’uomo con fare apprensivo.
Lei annuì energicamente. Suo padre le scostò la frangetta troppo lunga dagli occhi.
- Anch’io voglio giocare con queste cose!- disse.
L’uomo sorrise.
- Quando sarai più grande potrai farlo. E sono certo che diventerai una grande scienziata! È un vero genio, la mia bambina!-
Lei sorrise e gli schioccò un bacio sulla guancia.
- Angelica quante volte devo dirti di lasciare che tuo padre salti in aria da solo?-
Sua madre era apparsa sulla porta con un lungo mestolo di legno in mano. Poiché ricordava bene che quell’arnese poteva essere utilizzato anche per fini ben diversi dalla cucina corse via più veloce che poteva.
Poi di nuovo il buio e il senso di vertigine.
 
Ariel si svegliò al suono del suo stesso grido.
- Ehi! Tutto ok?- Axel la scuoteva dolcemente.
Si erano fermati.
- Oh, Axel, che bello vederti!- esclamò gettandogli le braccia al collo.
- Ehm…si…anche a me fa sempre piacere vederti- farfugliò il Principe.
Ariel lo lasciò andare per asciugarsi gli occhi.
- Dove siamo?-
- Siamo appena arrivati. Monteremo qui l’accampamento- disse entusiasta.
La ragazza si guardò attorno. Intorno a loro si stendeva una meravigliosa vallata verde e fiorita. I Ribelli erano già intenti a montare le tende. Deglutendo a fatica per l’improvviso senso di panico provocato dall’idea di lasciare quel luogo di pace, disse:
- Convoca una riunione, Axel. Subito-
 
- Come stai, Angie?- domandò Ariel mentre aspettava che Axel riuscisse a convocare tutti.
L’amica si era appena svegliata ed era la prima volta che aveva la possibilità di parlarle dalla battaglia.
- Sto bene, grazie. Sono stata molto fortunata. Mi hai salvato la vita-
- A buon rendere-
Ariel sorrise.
- Isaac mi ha detto che il tuo braccio se l’e vista brutta- aggiunse Angelica.
- Può darsi, ma finché ci sarà lui a rimettere insieme i miei pezzi posso stare tranquilla!-
- Già…è davvero apprensivo nei tuoi confronti, ha vegliato su di te per tutto il viaggio…-
Stupita, Ariel spalancò gli occhi, tradendo per un attimo la confusione di sensazioni contrastanti che provava: gratitudine e ammirazione, ma anche irritazione e una sana antipatia. Si ricompose, ammonita dall’aria sospettosa dell’amica, rifugiandosi nella sua usuale aura di cinismo.
- Ha di che farsi perdonare- sussurrò.
- Che cosa intendi dire?-
L’arrivo dell’interessato pose fine alla conversazione, ed Ariel ringraziò il cielo per questo. Non aveva nessuna voglia di rendere pubblico il loro diverbio, rientrava in quell’insieme di cose che sentiva troppo personali per condividerle con chiunque. Isaac la guardò dall’alto al basso per qualche lunghissimo secondo, poi posò il suo sguardo su Angelica. Le domandò qualcosa, ma Ariel non afferrò: vedere le sue grandi mani le aveva riportato alla mente le sensazioni provate il giorno prima, nell’ambito dello spiacevole episodio di cui stava appunto parlando pochi momenti prima. Il senso di soffocamento, il dolore, la sensazione di totale impotenza davanti alla forza divina di quelle mani. La paura. Infine, il desiderio di abbandono. Rabbrividì. Abbandono? Aveva davvero sentito una cosa simile, oppure la notte in bianco passata a rimuginare sul fatto aveva modificato la sua percezione del reale? Non riusciva a capire come potesse, lo stesso uomo, averle salvato la vita meno di dodici ore dopo. Le stesse mani l’avevano sottratta al nemico, gli stessi occhi che mandavano scintille d’ira l’avevano accarezzata più e più volte alla ricerca di sintomi di dolore, di mancamenti, di infezioni. Lo stesso Isaac che l’aveva terrorizzata era stato gentile e premuroso, il migliore dei medici. Maledicendo l’incoerenza, Ariel si sedette.
- Ehi, Ribelle!-
Ian fece capolino nella tenda e si lasciò cadere accanto a lei. Aveva un graffio che gli segnava tutta la guancia sinistra.
- È bello vederti tutta intera!- esclamò.
- Anche per me- rispose Ariel concedendogli il suo miglior sorriso.
Ian le piaceva, lui era limpido. Gli si leggeva in faccia quello che pensava. La sua compagnia le liberava la mente.
- Hai chiesto tu di convocare la riunione?- domandò.
- Si, credo che sentire il racconto dell’accaduto direttamente da Neil potrebbe giovare a tutti…-
- Sentiamolo allora!-
Axel entrò seguito da sua moglie, da Eric, Richard e per ultimo Neil. Avevano tutti l’aria molto stanca. Si accomodarono e il mugnaio domandò:
- Che cosa volete sapere?-
- Tutto, anche i dettagli più insignificanti. Qualunque particolare, nella nostra situazione, potrebbe risultare vitale-
Neil si schiarì la voce.
- Vediamo…quando i cavalieri hanno fatto incursione nella nostra riunione, come voi, mi sono gettato nel fiume. Poi, come vi ho detto, ho recuperato il mio cavallo all’accampamento e sono tornato di corsa in città. Avevo con me un cambio d’abiti, quindi al mio arrivo non ho attirato grande attenzione. Arrivato nel cortile di casa ho impastoiato il cavallo. Non ho nemmeno fatto in tempo a togliergli le briglie che mi sono trovato circondato da soldati. “Che succede?” ho domandato. Uno di loro ha risposto “Sei in arresto, Neil il mugnaio, e sarai processato con l’accusa di cospirazione e tradimento”. Ho protestato ma non mi hanno dato ascolto. Ho cercato di scappare ma non ci sono riuscito. Mi hanno legato e imbavagliato e mi hanno portato a palazzo. Mi hanno rinchiuso nelle segrete, e già che c’erano mi hanno lasciato qualche ricordino- segnò orgoglioso i lividi – Durante la notte, una guardia è sempre rimasta davanti alla mia cella. Questa mattina, non saprei dire a che ora perché non c’erano finestre, mi hanno caricato su quel maledetto carro senza dirmi dove mi avrebbero portato. Ero legato molto stretto, non riuscivo a muovermi. Mi dispiace, ragazzi, ma non ho sentito nessuna conversazione che inerisse al nostro problema. Mentre ero in cella c’era una guardia sola a sorvegliarmi, mentre mi spostavano ho sentito parlare di dolci, di un torneo che si terrà la prossima settimana e delle presunte relazioni amorose di Gunnar-
- Grazie Neil. Sei stato eroico- disse Axel.
- Grazie a voi. A quest’ora sarei morto se non mi aveste recuperato-
- Che si fa adesso?- domandò Angelica.
Ariel si schiarì la voce e cambiò posizione. Tutti la guardarono.
- Io un’idea ce l’avrei, ma è solo una misura difensiva-
- Parla- disse Isaac.
“Adesso sei disposto ad ascoltare la ballerina?!” avrebbe voluto urlargli in faccia Ariel, ma si limitò a lanciargli un’occhiata impenetrabile.
- Gunnar ha colpito prima Isaac, poi Neil, poi Angelica…no, non credo sia stato un caso che tu sia finita in mezzo alla battaglia…è evidente che sta stringendo il cappio attorno al collo del direttivo. La mia proposta è di allontanarci dalla Confraternita-
Tutti iniziarono a parlare insieme, impedendo ad Ariel di continuare.
- Silenzio!- tuonò Isaac, riportando la pace.
- Grazie. Lasciatemi finire. Se noi ce ne andremo per qualche tempo, ovviamente non risolveremo nulla, ma per lo meno terremo la talpa lontana dai Ribelli e i civili saranno al sicuro. Tanto, ci troviamo in una fase infinita di stallo, non sappiamo più che pesci pigliare. Teniamo loro al sicuro e cerchiamo di avvicinarci a Glauce per indagare. Oltretutto, in pochi potremo muoverci più facilmente, senza dare nell’occhio, e soprattutto con più velocità-
Un silenzio inquieto accolse le sue parole.
- Probabilmente hai ragione anche questa volta, Ariel, ma l’idea di andarmene…- Axel lasciò cadere la frase.
Daphne gli accarezzò una guancia.
- Chi vorresti con te?- domandò Isaac.
Ariel abbassò lo sguardo.
- Axel, Daphne, Angelica, Neil e te, Isaac. Ian resterà qui e coordinerà il sistema informativo, Richard quello offensivo ed Eric quello difensivo-
- Io ci sto!- dichiarò Angelica.
- Anch’io- disse Eric.
- Io darei l’anima per venire con voi, ma obbedisco- aggiunse Ian posandole una mano sulla spalla.
- D’accordo- confermò Richard.
- Sono in debito con te, farò qualunque cosa mi chiederai- sussurrò Neil.
- Sta bene- la voce ferma di Isaac rimbombò dopo qualche secondo di pesante silenzio.
Daphne sorrise e prese la mano del marito.
- E sia- sentenziò Axel.





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Eccoci qua! Spero di non aver fatto danni nei fantastici copia-incolla di fusione dei capitoli XD
Grazie mille Hareth e Socorro98 per le vostre preziosissime recensioni!! Baciii
 
   
 
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