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Autore: Cimmino    06/06/2012    1 recensioni
Capitolo 13 modificato e terminato.
Salve salvino! Sto lavorando con un mio amico ad una sorta di crossover tra le vite dei nostri due PG di Skyrim. La storia ha luogo circa 15 anni prima degli eventi conosciuti. Per ora i capitoli sono poco più che brevi sommari delle vicende e col tempo li migliorerò.
Un assaggio:
In una notte buia, senza luna e senza stelle solo il tenue limpido di una candela posta fuori dalla cancellata illuminava i volti della due prigioniere.
Erano due donne, poco più che ragazze, una Bretone e un Elfo Alto. La prima armeggiava cautamente con un grimaldello. Erano entrambe molto belle, la Bretone aveva un viso affilato e si suoi occhi verdi erano seri e concentrati, illuminati dalla fioca luce dalla candela, i suoi capelli, una lunga chioma rossa come il fuoco cadevano morbidi sulle sue spalle mentre una ciocca sul viso scendeva descrivano dei dolci boccoli.
Questo è l'inizio del prologo.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 5. Partenza per Riften.
 
Alik apprezzò l’entusiasmo di Yangin però gli toccò il triste compito di smorzarlo ricordandole che in carro era inutilizzabile.
La ragazza divenne improvvisamente rossa in faccia, incominciò a sbraitare e a bestemmiare i Nove. Sembrava un’altra persona ed Alik spaventato tacque, Yangin si alzò di scatto e si mise a camminare inferocita verso il carro inerme, i cavalli che erano ancora legati alle redini nitrirono spaventati e cercarono di fuggire invano.
La ragazza si calmò con la stessa velocità colla quale si era inferocita e analizzò la situazione: due ruote erano rotte a causa dei molti sassi del sul percorso mentre le altre due avevano alcuni raggi infranti. Yangin non riusciva a vedere una soluzione per raggiungere Riften che non sapeva nemmeno dove fosse allora estrasse la cartina dalla sua borsa. La studiò per parecchi minuti pensando a moltissime soluzioni pur di non abbandonare il carro. L’unica idea accettabile fu quella di fidarsi di Alik: gli diede dei soldi e un cavallo e gli disse di recarsi a Witherun o a Markart dove comprare delle ruote e pagare degli uomini affinché lo aiutassero con il carico.
Alik non fece domande, prese i soldi, salì in groppa al cavallo e partì dicendo:
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Yangin riuscì stranamente a divertirsi in quei due giorni: si allenò con degli incantesimi che aveva appreso da bambina per difendersi dai clienti male intenzionati, e poco dopo riuscì a procurarsi cibo già cotto grazie all’incantesimo delle fiamme. La bretone si abituò velocemente al rigido clima di Skyrim, le piaceva uscire dalla tenda alle prime luci dell’alba e sentire il vento gelido svegliarla velocemente così da poter pensare in fretta ad da farsi e permetterle di osservare la natura in tutta la sua cruda bellezza.
Alla fine del terzo giorno di attesa arrivò Ailk visibilmente provato, si era dovuto recare fino nel feudo dello jarl Neouluk per trovare un carrista disposto a vendergli per poche monete quattro ruote di un carro, ma almeno era riuscito nell’intento. Gli uomini che lo accompagnarono montarono velocemente i pezzi di ricambio e sparirono altrettanto rapidamente con la bottiglia di Skooma promessa da Alik per il lavoro.
Yangin fu molto contenta della velocità del lavoro e decise di partire all’instante per l’infelicità del povero uomo.


Capitolo 6. Il viaggio verso la città dei Ladri
 
La traversata notturna fu rapida e silenziosa, nessuno dei due contrabbandieri  proferì parola durante il viaggio. All’alba erano nei pressi del feudo del Rift, avevano cavalcato veloce e senza intoppi ma ora i cavalli meritavano una pausa e così Alik che stremato crollò nel sacco a pelo non appena il carro smise di muoversi.
Yangin rimase vigile facendo la guardia al prezioso carico illegale, sentendo le raccomandazioni quella zona era piena di banditi senza scrupoli che pur di avere un qualsivoglia guadagno non esitavano ad uccidere. La ragazza però non si intimorì e rimase attenta fino a quando decise che era tempo di mettersi nuovamente in marcia: per prima cosa legò le cavalcature al carro, smontò il campo e per ultimo svegliò Alik nel pieno dei suoi sogni con molta gentilezza:
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Il ragazzo scattò in piedi e prima che potesse accorgersene fu lavato da un secchio d’acqua gelida, istintivamente urlò mentre Yangin rideva beatamente di lui. Ma si rivelò un urlo fatale.
Una freccia sfiorò il viso della ragazza che si gettò prontamente sull’amico schiacciandolo a terra. Il sibilo delle frecce si interruppe e degli alberi adiacenti uscirono come animali uomini vestiti di stracci che sbraitando si gettarono sulla coppia. La ragazza rimase lucida, mentre Alik cercava ancora di riprendersi dalla secchiata, analizzò velocemente la situazione:
tre uomini correvano verso di lei da destra mentre altri due si dirigevano verso il carro da sinistra.
La sua reazione fu fulminea, scattò sulle sue gambe ed eliminò con estrema rapidità i banditi alla sinistra lanciando loro dei coltelli in gola.
I due caddero esanimi senza neanche accorgersene e la ragazza prontamente si volto verso gli altri uomini che la urlavano a lama sguainata. Yangin rispettando il suo nome, che significa Figlia del Fuoco in Bretone antico, lanciò un poderoso incantesimo di livello esperto contro i malcapitati: Palla di fuoco. Dopo questo gesto cadde a terra priva di forze e svenne. Toccò per l’ennesima volta ad Alik soccorerla e dirigere il carro a Riften dove incapparono in un altro problema.
 

Capitolo 7. Piccoli intoppi superabili.
 
Arrivando a Riften  il clima si face lievemente più mite nonostante si trovassero su di un altopiano naturale. Ai due toccò attraversare molte torri d’osservazione che pullulavano di banditi e guardie corrotte ma questo non intimorì affatto la giovane bretone che dirigeva il carro sul lastricato incurante dei segnali di stop o di resa.
Passata l’ultima serie di torri di guardia le mura di Riften apparvero nella loro tetra interezza. Già fuori dalla porta la povertà della città era tangibile: i cavalli nelle stalle erano pochi e malati, i poveri, ai quali era vietato l’ingresso in città, infestavano i lati della strada, pieni di fango, chiedendo elemosina a chiunque transitasse di lì. Alik impietosito lanciò qualche septim e davanti ai suoi occhi si scatenò una furibonda lotta per quel poco denaro, ma che a loro pareva così prezioso e raro.
Dopo questo gesto Yangin rimproverò e poco dopo fermò il carro in una macchia di vegetazione ben nascosta, lasciò l’uomo a fare da guardia e si recò da sola verso la porta principale delle mura con ben salda a sé una borsa di zucchero lunare ed una bottiglia di Skooma.
Arrivata nei pressi dell’ingresso una guardia dall’aspetto logoro l’apostrofò:
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Subito dopo l’uomo le si gettò addosso con uno sguardo famelico.
Yangin non si scompose, era abituata si da piccola a reagire a simili soggetti. Fece un passo indietro e con abilità schiantò la guardia nel fango, le prese il braccio e tirò fino a fare urlare il malcapitato dal dolore, a quel punto usò il tacco del suo stivale per far svenire l’uomo, lo derubò e si fece largo verso la città spalancandone le porte con un’aria molto orgogliosa.
  
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