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Autore: everlily    06/06/2012    5 recensioni
Love does that, Damon. It changes us.
Post 3x22, una quarta stagione alternativa.
Elena è in transizione. Da questo momento, per lei si apre un percorso attraverso i suoi lati oscuri che la porterà a cambiare, forse per sempre, la sua visione della vita e dell'amore.
Dal primo capitolo: "Sempre stretta in quell’abbraccio, qualcosa attirò il suo sguardo oltre la spalla di Stefan. Oltre il vetro di quella stanza asettica (una stanza d’obitorio realizzò, mentre un brivido le correva lungo la schiena), Damon la stava osservando, lo sguardo smarrito, frustrato, infuriato. E subito Elena sentì il suo cuore stringersi dolorosamente. Chiuse gli occhi un secondo, cercando di riprendersi dalla sofferenza che la vista di Damon le aveva procurato. Quando li riaprì, lui era sparito."
Genere: Introspettivo, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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5.
Loneliness

Seduta sul banco, Elena posò la penna e si lasciò sfuggire uno sbuffo. Si annoiava mortalmente.

In sottofondo, la nuova insegnante di storia continuava a parlare con la sua vocetta sottile. Come un piccolo, insulso roditore. Niente a che vedere con un certo cacciatore di vampiri alcolizzato che nascondeva un intero arsenale per stermini di massa nel proprio armadietto.

Si voltò distrattamente verso la finestra ed incrociò lo sguardo di Stefan. Le stava addosso come un cane da guardia. Beh, tutti le stavano addosso come cani da guardia. Così spaventati che potesse perdere il controllo …

“Signorina Gilbert, se rispondermi le crea troppi problemi, magari preferirà farlo direttamente nell’ufficio del preside.”

Elena si voltò a guardare quell’essere insignificante.

“Signorina Gilbert, mi sente?” - ripeté con voce più adirata.

Elena notò la vena sul suo collo palpitare ed ingrandirsi ad ogni battito del suo cuore.

“Signorina Gilb…”

Elena si gettò sulla sua carotide e subito sentì la fragile pelle del collo dissolversi sotto ai suoi denti, mentre il sangue iniziava a scorrere, scivolandole dolcemente in gola …

***

Elena aprì gli occhi di scatto. Diavolo, questo era stato vivido. Si chiese se era davvero quello che si provava ad affondare i denti nella carne di qualcuno … Si portò una mano al volto per scostarsi i capelli dagli occhi e per scacciare quei pensieri.

La sveglia sul comodino segnava le 3.47.

Elena si voltò lentamente verso Stefan e notò che era ancora addormentato. Meglio così, si disse. Aveva bisogno di sangue, e ne aveva bisogno subito. Con cautela, scostò le coperte e scivolò fuori dal letto. Attenta a non compiere il minimo rumore, uscì dalla stanza e si diresse verso la cantina.

Negli ultimi giorni, i Salvatore avevano messo in vigore (per me, non certo per loro, sbuffò mentalmente Elena) un rigido sistema di razionamento delle scorte.

Ma in quel momento non le importava. Nessuno capiva quanto lei ne avesse bisogno.

Ogni giorno di più, Elena si sentiva soffocare. Ogni volta che era insieme a Jeremy, non poteva fare a meno di sprofondare nella solitudine che entrambi avevano in comune. Ogni volta insieme a Stefan, continuava a scorgere nei suoi occhi il peso del suo senso di colpa per non averla salvata, ed era come se dovesse condividerlo con lui. Ogni volta che era nella stessa stanza con Damon … dio, non voleva neanche iniziare a pensare cosa provava quando era vicino a Damon.

Il sangue, quella era l’unica cosa che la aiutasse a sopportare quel peso.

Aprì il frigorifero e la stanza si illuminò di una luce bluastra.

B positivo, decise. Iniziò a succhiarne il contenuto, ed anche se era freddo ne provò un sollievo immediato. Valutò l’idea di aprirne un secondo, ma si rese conto che non avrebbe dovuto restare troppo fuori dal letto se non voleva che Stefan notasse la sua assenza.

Silenziosamente, si diresse al piano di sopra. A metà strada, avvertì delle voci ed una luce tremolante provenire dalla sala. Quando fu in prossimità, si appiattì contro il muro, trattenne il respiro per paura che ogni minimo rumore potesse tradirla, ed iniziò a sbirciare.

***

“E quindi nessun indizio?” – Meredith alzò lo sguardo, mentre Damon le porgeva un altro bicchiere.

“Nessuno.” – Damon scosse la testa. Si sedette accanto a lei sul tappeto (un nuovo tappeto persiano che gli era costato un occhio della testa) ed appoggiò la testa all’indietro sul divano, prima di posare la nuova bottiglia al suo fianco.

“La mia idea?” – proseguì – “Che quel bastardo abbia trovato una strega abbastanza psicopatica da assecondarlo ed abbiano messo su qualche …” – Damon agitò le mani – “… strano mojo per proiettarsi nella nostra cantina. Chiunque fosse, fortuna sua che non l’ho beccato. L’ultimo stregone al soldo di Elijah ad averci provato non è finito in un posto felice … fidati.” Damon fece una smorfia al ricordo di Martin Junior che prendeva fuoco sotto ai tiri del suo lanciafiamme.

Meredith finì il proprio bicchiere ed allungò la mano per versarsene un altro.

Damon la guardò impressionato. “Sai, doc, avevo intuito le tue potenzialità, ma non ti facevo una così gran bevitrice.”

“Diciamo solo che negli ultimi tempi … ho avuto modo di allenarmi.” Meredith fece una smorfia. “Nel caso non lo avessi notato, la mia vita è uno schifo” – aggiunse buttando giù un altro sorso.

“Davvero?” – Damon le rivolse un ghigno – “Quale parte?”

“Vediamo ... Oh, sì. Potrei iniziare con il mio ex ragazzo improvvisamente trasformato in un pazzo omicida. Sai, come quella volta che ha tentato di squartarmi, o come quando ha denunciato le mie pratiche mediche facendomi perdere il lavoro.” - Meredith accennò un sorriso amaro.

Damon rise brevemente. “E’ del mio migliore amico morto che stai parlando” – le rispose alzando il bicchiere nella sua direzione.

Meredith sorrise e scosse la stessa.

“Ma, ehi! Chi sono io per dare consigli?” – proseguì Damon alzando le spalle – “Apparentemente sono condannato ad amare donne che continuano a preferirmi mio fratello … Donne per cui io non sono mai abbastanza.” – finì la frase osservando il fondo del bicchiere.

Forse era l’alcool. Anzi, sicuramente era l’alcool. Ma sentiva un gran bisogno di sfogare almeno un po’ della sua desolazione.

“Non dovresti essere così duro con te stesso, Damon.” – Meredith appoggiò la testa all’indietro e si voltò verso di lui - “Sei una brava persona, in fondo. So quello che hai fatto per Ric.”

Damon rise. “Oh, Mer, no che non lo sono. Non lo sono davvero.” Scosse la testa, prima di voltarsi a guardarla. “Ma grazie per averci provato.”

Meredith accennò un sorriso.

Damon le prese il viso tra le mani e si chinò ad appoggiare le labbra sulle sue. Esitò un attimo, ma la risposta urgente di Meredith sembrò ricordargli che in fondo condividevano la stessa solitudine. Allungando le braccia per attirarla più vicino, avvertì il suo calore umano come un dolce, momentaneo balsamo scorrere sul pensiero di Elena, dannatamente presente come una ferita troppo aperta.

***

“… e quindi le ho detto, duh! va bene, come vuoi tu Rebekah, e alla fine abbiamo ridotto la scelta del tema del ballo scolastico tra “Sogno di una notte di mezza estate” e “Mezzanotte a Parigi”.”

Caroline fece una pausa e si allungò sul tavolo. “Elena, mi stai ascoltando?”

“Sì, certo, Caroline.” – rispose Elena, gettando uno sguardo oltre le spalle dell’amica.

Meredith aveva appena raggiunto Damon al bancone del Grill e lui le stava porgendo un bicchiere con un mezzo sorriso. Provò ad affinare l’udito e a concentrarsi sulle loro parole. “… ho guardato nei vecchi diari dei Fell, ma non c’è niente del genere, né lì né in alcuna delle mie ricerche …”

“Elena, pensavo ti interessasse! Solo l’altro giorno eri così eccitata all’idea …” – proseguì Caroline con una nota di delusione nella voce.

Caroline era tornata la solita Caroline. Non era stata molto felice di sapere che Klaus si era impossessato di Tyler, ma, parole sue, è comunque un certo miglioramento rispetto a morto, no?

“Cos’è successo alla “nuova Elena” che dice sì all’entusiasmo e no alla depressione?” – la incalzò.

Elena alzò gli occhi. “Vallo a dire ai Salvatore e al loro ridicolo sistema di razionamento scorte.”

Caroline le rivolse uno sguardo preoccupato. “Sei sicura di star bene, Elena?”

“Sto alla grande, Care.”

“Lo sai …” – Caroline proseguì – “Stefan è un po’ in ansia per te, ma si sta davvero impegnando molto. Dice che riesce meglio a controllarsi, perché sa che lo sta facendo anche per te, perché può darti l’esempio …”

Meredith aveva appena appoggiato la mano su quella di Damon.

“Scusa un attimo, Care.” Elena si alzò, e si diresse verso il bagno senza neanche guardarsi attorno.

Appoggiò le mani al lavandino e prese fiato con un profondo sospiro.

“Elena, ciao”.

Elena alzò lo sguardo verso Meredith che entrava nel bagno rivolgendole un sorriso.

Si costrinse a sorridere di rimando.

Meredith esitò un attimo. “So che non abbiamo avuto molte occasioni per parlare ultimamente … con tutto quello che sta succedendo.” – fece una pausa e proseguì con un sincero abbattimento nella voce – “Volevo solo dirti che … non sai quanto sono dispiaciuta per quello che ti ho fatto.” Scosse la testa. “Non dirti del sangue di vampiro è stato terribilmente sbagliato da parte mia.”

“E’ tutto a posto, Meredith, davvero.” – rispose Elena volgendosi verso la propria immagine nello specchio – “Non ti do la colpa.”

Meredith le sorrise leggermente rincuorata.

Elena la osservò aprire la borsa e cercare qualcosa al suo interno. In un attimo, vide il flashback di lei e Damon stretti contro il divano, le sue mani tra i capelli …

Prima di rendersene conto, Elena le afferrò la testa e la spinse all’indietro, affondando i denti nel suo collo esposto.

Fu come se tutto il suo mondo svanisse all’istante. Ad ogni sorso, tutti i suoi problemi scivolavano via, mentre la sua mente si annebbiava, il suo intero corpo tremante di piacere. Era più buono, dolce e caldo di qualsiasi sacca di sangue, più di qualsiasi cosa avesse mai assaggiato in vita sua. Ad ogni secondo che passava, poteva sentire il corpo di Meredith farsi più debole, fino a collassare tra le sue braccia … ma Elena non riusciva a fermarsi e, sinceramente, neanche lo voleva.

Con violenza, si sentì strappare via da quella dolce sensazione, mentre le braccia di Stefan la incollavano al muro e Damon si precipitava sul corpo inerte di Meredith.

Elena guardò la scena atterrita, mentre del sangue fresco continuava a colarle dagli angoli della bocca. Era incapace di respirare, e sapeva che sarebbe crollata a terra se Stefan non l’avesse tenuta così saldamente.

Damon si morse il polso e lo avvicinò alle labbra di Meredith, che rimase immobile.

“Oh, andiamo” – lo sentì mormorare tra i denti.

Ti prego, fa che non sia morta, fu tutto ciò a cui Elena riuscì a pensare.

Meredith ebbe un leggero sussulto e, lentamente, iniziò a bere dal polso di Damon, che le sostenne la testa per facilitarle il compito. “Brava ragazza.”

Stefan allentò un secondo la presa per il sollievo. Elena approfittò di quel momento per liberarsene con uno strappo secco, e corse via, più veloce che poteva, dileguandosi nella notte.

   
 
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