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Autore: Hotaru_Tomoe    06/06/2012    11 recensioni
Raccolta di oneshot ispirate dalle fanart o prompt che ho trovato in rete su questa bellissima serie. Per lo più Johnlock centriche, con probabile presenza di slash.
Aggiunta la storia I'll be home for Christmas:Sherlock è lontano da casa per una missione, ma durante questo periodo il legame con John si rinforza. John gli chiede di tornare a casa per Natale, riuscirà Sherlock ad accontentarlo?
Questa storia, in versione inglese, partecipa alla H.I.A.T.U.S. Johnlock challenge di dicembre.
Genere: Angst, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Dedicata a Glass Heart per aver postato la bella immagine che trovate in fondo alla fanfiction.
 

DEFINIZIONI

John poteva ben definirsi un uomo accomodante. Diamine, avrebbero potuto mettere una sua foto di fianco alla parola "tolleranza" sull'Oxford Dictionary.
Tuttavia in quel momento, mentre sedeva rannicchiato sul divano dopo un tuffo fuori programma nel Tamigi durante l'inseguimento di un sospettato, "tollerante" era quanto di più lontano potesse esserci dal suo stato d'animo.
"Furibondo" e "molto vicino a perdere le staffe" erano termini più accurati.
Non per l'incidente in sé, quelli sono gli incerti del mestiere quando si è il blogger dell'unico consulente investigativo al mondo. A mandarlo in bestia era stata la reazione di Sherlock, seccato oltre ogni dire perché l'inseguito era riuscito a guadagnare la riva più velocemente di John e a dileguarsi. Non una parola sul fatto che lui fosse caduto nelle acque gelide e decisamente sporche del fiume a ottobre inoltrato.
Non un "John, tutto a posto?" Gli sarebbe bastato quello.
No. Quello sconsiderato, egocentrico e capriccioso del suo compagno continuava a sproloquiare ("Due settimane di appostamenti buttati al vento, ora sarà molto più prudente e chissà quando lo staneremo di nuovo, non voglio neanche pensare a cosa potrebbe fare nel frattempo, come hai fatto a lasciartelo scappare così" e via discorrendo) del tutto incurante della rabbia evidente che stava montando dentro John.
"Io sto bene, grazie tante!" aveva sbottato quest'ultimo a denti stretti.
L'altro aveva avuto l'ardire di alzare gli occhi al cielo "Non fare il melodrammatico, ho visto la scena e sei solo caduto in acqua dopo aver inciampato, niente di tragico."
John aveva dovuto ricorrere a tutto il suo autocontrollo per evitare di mettergli le mani addosso (o più probabilmente era stato il ricordo di quanto fossero duri i suoi zigomi) e aveva optato per una aggressione verbale "Sai una cosa, Sherlock? Tu hai proprio ragione: sono un idiota. Sono un vero idiota ad aspettarmi da te un minimo di empatia. - aveva scrollato la testa rassegnato - E non so proprio chi me lo fa fare a correre tanti rischi per te."
Poi lo aveva superato senza guardarlo, aveva preso un taxi ed era tornato a casa, nella speranza di essere in tempo per evitare di prendersi una polmonite. Speranza vana, temeva, a giudicare dai brividi che lo percorrevano nonostante la pesante coperta in cui si era avvolto.
Era stufo marcio di sentirsi dare per scontato ed essere trattato come un cane da riporto; questa volta non lo avrebbe perdonato facilmente. Deciso: non gli avrebbe rivolto la parola per una settimana. Annuì convinto.
Sentì i passi di Sherlock sulle scale, ma non si voltò a guardarlo, fissando cocciuto la televisione dove andava in onda una ributtante pubblicità di pannolini. Fa niente.
Con la coda dell'occhio lo vide sostare esitante di fianco al divano, ma continuò ad ignorarlo. "Niente conversazioni, niente baci, niente sesso." ripeté a se stesso.
Una parte specifica di lui protestò vivacemente a quell'idea, ma John la mise a tacere: non poteva sempre dargliela vinta. Anzi, si concesse pure uno sbuffo esasperato dalle narici, quando vide che Sherlock non accennava a volersi muovere da lì.
Finalmente la figura allampanata sparì dalla sua visione periferica, ma la pace durò poco: il tempo di cambiarsi e Sherlock era di nuovo in soggiorno, questa volta davanti a lui, le mani intrecciate nervosamente davanti a sé, a coprire lo schermo dove due tizi a caso parlavano di chissà cosa.

"Ignora questo bambino capriccioso." si impose John. Allungò il collo verso destra nel tentativo di riguadagnare la visione dello schermo della tv.
Sherlock si mosse nella stessa direzione e allora John alzò lo sguardo per abbaiargli di togliersi da davanti e lasciargli guardare la televisione in santa pace. L'attimo successivo si accorse del clamoroso errore in cui era incorso, perché incrociò gli occhi del compagno, che potevano essere solo definiti "tristi."

"Resisti, dannazione! Non farti commuovere." cercò di imporre a se stesso, ma poi lo sguardo scivolò sulla bocca di Sherlock, stretta in una linea bianca e dispiaciuta e John si disse che era un peccato mortale lasciare che tormentasse a quel modo le sue labbra perfette.
Poteva John permettere un tale delitto?
E poi aveva un'aria così mortificata...
Seppe di aver ceduto ancor prima di sospirare pesantemente, allargare un braccio per fargli spazio e darsi mentalmente del "colossale idiota".
Sherlock si intrufolò veloce in quello spazio, temendo forse che l'altro cambiasse idea, e si accoccolò vicino a lui.
Restarono così per un tempo indefinito, a non guardare il programma in onda.
"L'uomo che stavamo inseguendo non era armato - disse Sherlock rompendo il silenzio - quindi non era pericoloso. Se lo fosse stato, sarei intervenuto. Non devi dubitare di questo, John. Mai."
Per qualsiasi altra persona sarebbe stato impossibile decifrare quel messaggio criptico, ma dopo tutti gli anni trascorsi insieme, John non faticò a capire che nel linguaggio di Sherlock significava "scusa" e "sei importante per me."
Invece, l'espressione che più si adattava a lui era "idiota tollerante". Ma, concluse John, mentre appoggiava la testa sulla spalla ossuta di Sherlock, non era poi così male.
 

FINE


 

 

   
 
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