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Autore: ScandalousLaRabiosa    06/06/2012    4 recensioni
Erano passati vent'anni, ma Piccolo ancora non l'aveva dimenticata: quel profumo di miele, le labbra rosse, gli occhi profondi.
Dopo vent'anni aveva deciso di rivederla, sperando che tutto fosse rimasto come allora; ma, in realtà, molte cose erano cambiate.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Piccolo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Volavano alti nel cielo notturno, verso i boschi.

Honey teneva la testa appogiata alla sua spalla, macchiandogli il mantello bianco del suo stesso sangue.

Si sentiva in colpa, però era troppo senza forze per farlo, anche se a Piccolo non sembrava dare fastidio.

Il nammecciano rallentò e atterrò davanti alla piccola abitazione.

Entrò sempre con in braccio la ragazza, la posò seduta sul letto e prese uno straccio pulito in una parte della casa. Lo bagnò con l'acqua fredda e si diresse verso la ragazza.

Le tampoò via, con mano delicata, il sangue che si stava raggrumando e quello ancora fresco, mentre il labbro e lo zigomo si gonfiavano a contatto con l'acqua fredda.

Honey strinse gli occhi, per il lieve dolore provocatogli da quel contatto.

Com'era possibile che una persona così grossa e così forte avesse una mano così delicata con lei?

-Non ti facevo così forte.- iniziò lei. Per tutto il tragitto non si erano parlati e lei voleva rompere il ghiaccio, logorata da quel silenzio che la faceva solo pensare su cose non tanto gradevoli.

-Non sono umano. Non dovrebbe sorprenderti più di tanto.- tagliò corto Piccolo.

Honey annuì impercettibilmente, ancora un po' scossa da ciò che era successo.

-Chiameranno la polizia, probabilmente, e chissà quante balle racconterà.- commentò con voce amara.

Piccolo andò a prendere un altro panno:-Come ti ho già detto, la polizia non è in grado di fare niente. Io sono più forte di loro. E poi come prova abbiamo i segni sulla tua pelle, del fatto che ti picchia.

Honey, però, non si sentiva pronta a denunciare quella cosa alla polizia, non ancora.

Certo, questa volta aveva davvero rischiato la vita, però Piccolo l'aveva salvata, e ciò la rincuorava non poco.

-Ma siamo sicuri che sia ancora vivo, dopo il colpo che gli hai dato?- gli chiese seria.

Non le dispiaceva per ciò che Piccolo gli aveva fatto, però destava la violenza in ogni sua forma, visto che lei c'era dentro sin da piccola. Odiava vederla inflitta agli altri perchè sapeva cosa volesse dire provarla sulla sua pelle e non era bello, affatto.

-Stranamente mi sono trattenuto involontariamente, anche se gli avrei volentieri staccato la testa...- disse a denti stretti, facendo rabbrividire Honey per quell'immagine.

-E perchè non lo hai fatto?- chiese inconsciamente, anche se sapeva che era meglio non conoscere la risposta.

Il nammecciano avvicinò di molto il suo viso al suo, facendola arrossire.

-Perchè non mi andava di farti assistere a cose brutte più di quanto tu non abbia già vissuto.

Il groppo le salì di nuovo in gola, questa volta per la felicità: Piccolo si stava di nuovo preoccupando per lei.

Abbassò lo sguardo, un po' imbarazzata.

Piccolo, come se si fosse ricordato di qualcosa, si ritirò di scatto.

-Mi sembra il caso che ora tu vada a dormire. Hai avuto una brutta giornata.

Mentre lei gli ubbidiva e, senza cambiarsi, si metteva sotto le coperte, Piccolo fece per andarsene.

Con un balzo felino la ragazza gli afferrò un braccio saldamente, facendogli fare uno sguardo stupito.

-Scusami, è che non voglio rimanere sola, stasera. Puoi restare con me?

Piccolo, un po' sorpreso, si sentì comunque felice di sentire tal parole.

-Certo, nessun problema.- disse con sforzo.

Prese una sedia e si sedette di fronte al suo lette, mentre lei si poggiava con la schiena contro il muro.

Sembrava non voler andare a dormire.

Lo stava fissando negli occhi, con uno sguardo molto penetrante, come se stesse cercando di leggergli dentro.

Ma anche lui la stava fissando: maglia sempre a maniche lunghe, corpo fragile e piccolo, quei capelli così profumati da ubriacarlo, e poi quegli occhi... oh, quegli occhi grandi e scuri, come gli piacevano.

Era come un cielo notturno senza stelle, ornato solo dalla luce della luna. Era difficile da descrivere, eppure vedeva così la forza che aveva negli occhi.

E' solo che mi fa strano vederti innamorato.

Le parole di Dende gli rimbombarono in testa all'improvviso: era quello essere innamorati?

Sentirsi risucchiati negli occhi di una persona, sentire il suo profumo anche nei propri pensieri, vederla bellissima sempre e comunque, sentire il sangue che viene pompato più velocemente, avere caldo alle guance...

Per lui Honey era tutto questo.

Ma lei... lei era diversa da lui. Era un'umana. Una di quegli esseri che aveva sempre reputato insignificanti.

No, lei non lo era. Non era insignificante: era forte, conosceva la sofferenza, le cose orribili, la felicità provata raramente...

Ma una come lei avrebbe mai davvero provato qualcosa per uno come lui? Per un nammecciano. Per uno come lui, con il passato di un mostro.

-Va tutto bene?

Honey gli si era avvicinata, guardandolo con sguardo un po' preoccupato.

-S-si... tutto bene...- era stato preso così alla sprovvista che iniziò a farfugliare, cosa proprio non degna di lui.

Cercò di pensare a qualcosa che lo distogliesse da quei pensieri troppo complessi e da quella situazione per niente semplice.

-Posso farti una domanda?

Honey si sorprese leggermente:-Certo, dimmi pure.

-Come fai a non avere paura a percorrere il bosco di notte da sola?- era una domanda stupida, ma era la prima che gli era venuta in mente.

Honey esitò un momento, poi sorrise, lievemente rossa in viso:-Perchè... io ho visto esseri peggiori di un qualche dinosauro o animale feroce... e poi... sapevo che tu ci saresti stato a proteggermi, nel caso avessi avuto bisogno. Come stasera, per esempio.

Quelle parole lo fecero sentire bene, a sapere che lei si fidava totalmente di lui, che non ne aveva paura, che le importasse di lui.

Però un sorriso con una piega amara gli si piegò sul volto:-Come fai a fidarti totalmente di un essere come me? Che in passato si è macchiato con il sangue di mille vittime.

Eppure, a queste parole, lo sguardo dolce di Honey non cambiò.

-Sai, prima che iniziassero tutti questi casini, con la droga, il carciere, l'alcool, i suicidi... quando ero ancora una bambina, mia madre mi disse una frase che ancora oggi è la mia preferita: Non importa il passato di una persona, l'importante è il suo presente.

La ragazza si avvicinò ancora di più a Piccolo, che era rimasto incantato a fissarla, e gli poggiò delicatamente una mano sulla guancia verde.

-Tu non sei più quello di un tempo, Piccolo. Tu mi difendi, mi vuoi bene, ti preoccupi per gli altri, mi hai salvato...

Esattamente come pochi giorni prima, però questa volta molto più lentamente, Honey poggiò le sue labbra rosse, un po' secche per le ferite, su quelle di Piccolo.

Un contatto bellissimo, così caldo e magico, come se il resto del mondo non importasse, come se importasse solo Honey.

Se in quel momento avesse dovuto scegliere tra il salvare la Terra o il salvare lei, lui avrebbe scelto la seconda, senza esitazione.

Honey si staccò e lo fisso vicinissimo negli occhi:-Come può importarmi di ciò che hai fatto in passato dopo tutto quello che hai fatto per me?

Il cuore del nammecciano scoppiò di gioia. Quella gioia che Dende aveva notato in lui, solo amplificata.

Non era stato solo per ricambiarlo, ma per qualcosa che alla fine era davvero ricambiato.

Piccolo sorrise, questa volta apertamente, senza alcuna paura di mostrarlo, cosa che ad Honey piacque terribilmente.

Piccolo si alzò senza dire niente, si tolse il mentello e lo posò a terra, per evitare che il legno si rompesse per il suo peso e lo stesso fece con il suo copricapo.

-Che fai?

Il nammecciano non rispose e si voltò verso di lei.

-Non sapevo che avessi...- mormorò lei indicandosi la fronte.

Probabilmente si stava riferendo alle antenne non visibili con il suo copricapo in testa.

-Si, bè, sai, sono un alieno, no?- le chiese quasi divertito, mentre lei sorrideva da quella affermazione.

Eppure il suo sguardo non era cambiato di una virgola.

Piccolo le si sedette davanti, perdendosi per un lungo istante a fissarla negli occhi, a nuotare in quel mare scuro.

-Chiudi gli occhi.- le disse con una dolcezza che non gli aveva mai sentito nella voce.

Honey ubbidì, non capendo fino in fondo cosa volesse fare.

Aspettò per un istante insopportabile, reso così “agitato” per la consapevolezza di non sapere cosa avrebbe fatto.

Poi lo sentì: il respiro pesante di Piccolo le fu vicino al viso, poi le sue labbra entrarono in contatto con le sue.

Era la prima volta che luifaceva un gesto del genere per primo, facendole battere il cuore dieci volte più forte.

Non poteva finire così, non quella volta.

Honey voleva continuare a sentire quel bellissimo contatto.

Dischiuse appena le labbra, intenta ad approfondire il bacio.

Piccolo sembrò capire e lo fece pure lui.

Era ancora più bello così.

Honey passò una mano sulla nuca del ragazzo, il quale si lasciò trasportare da ciò che gli diceva l'istinto e, con molta delicatezza, intrufolò la mano nella sua maglia.

La pelle era morbida al contatto. Morbida e calda.

La sentì irrigidirsi quando, seppur con mano leggera, le sfiorava i lividi più grandi.

Piccolo sentì Honey indietreggiare, ma non per concludere quel bacio. Lui decise di seguirla, finchè lei non si fu sdraiata sul letto.

Honey prese a passargli una mano sul petto.

La ragazza si staccò un attimo e si tolse la maglia.

Era bellissima.

Questa volta Piccolo l'aveva notato. E in un essere umano.

Aveva diversi tagli, lividi e vecchie cicatrici, ma in quel momento proprio non ce la fece ad arrabbiarsi.

Si ripersero per un altro interminabile istante a fissarsi negli occhi, come incantati dalla profondità.

-Grazie mille, Piccolo.- le sussurrò in un orecchio.

Quelle semplici e poche parole dissero più di un monologo.

Piccolo sorrise di nuovo, ormai completamente in balia alla felicità di cui parlava Dende.

 

La notte è sempre stata testimoner di moltissime cose, aveva visto tutto il dolore e il rancore di quella sera, ma aveva anche visto la gioia di due persone con un triste passato, che solo unendosi avevano scoperto. 

  
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