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Autore: Nykyo    24/12/2006    1 recensioni
La guerra è finita, Voldemort è caduto e Piton è sopravvissuto, ma vivere sul serio è un altro paio di maniche. Un'eredità particolare, un "gemello" inquietante, un regalo di Natale.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IV. 24 dicembre - mezzanotte.

 

 

 

N

on so come mi sia riuscita la Smaterializzazione, perché era da un’eternità che il mio cuore non  batteva così svelto e il mio cervello non era tanto sconvolto.

Ho provato a calmarmi, ma non ci riesco.

Se succedesse qualcosa a Draco e sua madre per causa mia non me lo perdonerei mai.

Sarebbe orribile e ingiusto.

Non voglio che le mie colpe ricadano su di lui. Fin troppe persone hanno pagato per i miei sbagli; ora basta! Non deve accadere mai più.

 

La grande dimora dei Malfoy si staglia sulla vetta di una piccola collina e io mi sono Materializzato proprio al centro del vialetto d’accesso.

Le luci sono tutte spente, salvo quella che occhieggia da una finestra del piano terra.

Lo studio di Lucius.

Sono stato in quella stanza molte volte.

Mi sposto fino a poter guardare all’interno e sento il respiro strozzarsi.

Draco siede alla pesante scrivania decorata che era di suo padre e prima ancora di suo nonno Abraxax. E’ di spalle rispetto alla porta e io ne scorgo il profilo delicato che ha preso da Narcissa.

Pare intento a leggere, ma quel che mi arreca tanto sgomento è la nera figura incappucciata che sta ritta in piedi nell’angolo buio formato dalla cornice dell’uscio.

Sta lì e osserva Draco, non vista.

Cosa posso fare?

Sono venuto fin qui d’istinto, per salvarlo, ma se adesso urlassi un avvertimento non servirebbe a nulla.

I vetri dell’ampia finestra sono spessi e se pure mi sentisse metterei in allarme anche il suo aggressore.

Tiro il fiato e mi smaterializzo di nuovo; ricomparire in casa è l’unica soluzione.

Penso all’incantesimo pregando che non ci siano barriere magiche e di fare in tempo; che non accada nulla nei pochi istanti che mi separano dal ragazzo.

 

Il mio misterioso nemico non pare affatto stupito nel vedermi comparire all’improvviso.

Anzi, mi apostrofa gaio e con tono di burla “Oh, finalmente, Severus, cominciavo a temere che ci avresti fatto aspettare tutta la notte”

Anche Draco s’è voltato e mi accorgo che l’unico in questa stanza ad avere lo stupore disegnato in volto sono proprio io.

Il viso del più giovane dei Malfoy è atteggiato ad un sereno sorriso compiaciuto.

“Benvenuto” è il suo saluto affettuoso “Sono felice che tu sia venuto”[i]

All’altro uomo tocca un’occhiata d’intesa che mi lascia stranito.

Per tutta risposta quello si fa avanti, abbandonando il mantello che si affloscia sul pavimento.

Non indossa più la maschera e ora posso vederlo alla luce, perché s’è fermato proprio sotto l’elaborato lampadario carico di candele.

Non ha più il mio aspetto, anche se indossa ancora abiti identici ai miei, che adesso, però, gli stanno leggermente stretti, sebbene sia un pò più magro dell’ultima volta che l’ho visto.

Lucius.

Con i suoi soliti lunghi capelli trattenuti da un nastro di raso nero, con quegli occhi di ghiaccio che tanto bene si rispecchiano in quelli del figlio e il sorrisino sornione che tanto spesso ho visto arricciargli le labbra.

Ma ha nuove rughe a segnare i bei lineamenti altezzosi, e il volto è scavato, gli zigomi più marcati e netti.

Azkaban lascia sempre i suoi segni.

Su di me questa visione ha marchiato un’espressione di sorpresa che deve farmi apparire davvero sciocco e ridicolo.

Non mi riesce di dire una sola parola.

E’ evaso da Azkaban? Cosa significa tutto questo?

Credevo che non l’avrei mai più rivisto.

“Su, Severus, non fare quella faccia” Lucius trattiene una risatina tronfia “Ti abbiamo giocato un tiro sleale, lo ammetto, ma era l’unico modo possibile per farti accettare il nostro invito per Natale… e meritavi anche una lezioncina. Comunque sia, se fosse stato per te sarei ancora ad Azkaban. Ma ti sei preso cura di Draco e Narcissa quando tutto volgeva al peggio. Non l’ho scordato”

“Invito? Natale?” balbetto sbigottito.

Merlino, sembro Allok in questo momento, ci giurerei.

Non so se essere furibondo o solo terribilmente sollevato.

Ma, Salazar, che scherzi sono questi?

Draco mi squadra preoccupato, forse memore dei miei momenti d’ira dei tempi di Hogwarts, anche se raramente erano rivolti a lui “Mi spiace, è che… ”

Ma suo padre lo interrompe “A me non dispiace, l’ho detto che te lo meritavi, Severus e poi è inconcepibile che tu voglia ostinarti a trascorrere il tempo in quel grigiore che chiami casa, rifiutando perfino gli appelli dei tuoi amici. Draco ci teneva ad averti qui e anche Narcissa. Non ti hanno detto nulla della mia liberazione perché volevano farti una sorpresa, ma tu hai voluto fare l’altezzoso e l’eremita. Non sei mai stato troppo socievole ma questa volta esageri. Te la sei cercata. L’idea è mia, ero certo che se Draco fosse stato in pericolo ti saresti finalmente deciso a venire a farci visita”

“Lucius… Ti rendi conto…” non so se ridere o strepitare.

“Mi rendo conto che è il ventiquattro dicembre e tu vivi talmente fuori dal mondo da non ricordartene, Severus. Non leggi nemmeno più i giornali, o sapresti che mi hanno scarcerato da quasi due mesi. Giusto in tempo per preparare una scorta di Polisucco” ribatte tranquillo, posando con affettuosa non curanza una mano sulla spalla del figlio come a dirgli: non preoccuparti, lo rabbonisco io.

Su una cosa ha ragione, mi ero scordato che fosse la notte della vigilia.

Come a sottolineare la cosa una pendola, da qualche meandro della casa, rintocca dodici volte.

“Perfetto!” annuisce Lucius “Sei in orario. Non siamo soliti cenare così tardi, ma per quest’anno si può fare un’eccezione. Draco, per favore, vai a dire a tua madre che l’ospite è qui e stiamo arrivando. Giusto il tempo di cambiarmi d’abito”

Draco fa cenno di sì col capo e mi regala una furba occhiata ridente, prima di uscire.

 

“Come ci sei riuscito?” domando a Lucius, ritrovando la fermezza della voce, anche se mi pare ancora tutto così irreale.

“Oh… Nulla di che” risponde “Sei tu che mi hai dato l’idea donando a Draco il tuo mantello e la tua Maschera. Dice che glieli hai dati perché li tenessi come monito degli errori che non bisogna mai commettere nella vita. Hai un modo tutto tuo di educare mio figlio… Non importa, apprezzo quel che hai fatto per lui. Comunque, una volta avuta l’idea, è stato facile, sul mantello c’erano ancora tracce di te, un capello o due possono bastare… Ma è inutile che io spieghi a te come si prepara una pozione”

Scuoto il capo.

“Non intendevo quello, parlavo di Azkaban, come mai ti hanno lasciato libero?”

“Disapprovi?” m’interroga franco, un breve lampo d’ostilità nelle iridi chiare “Immagino che come tu hai voluto finora punirti, così pensi anche che avrei dovuto scontare le mie azioni per tutta la vita”

In parte è vero, ma d’altro canto sarei un dannato bugiardo se non ammettessi che sono felice di saperlo a casa, e non solo perchè Draco e Narcissa hanno bisogno di lui.

“Non ne abbiamo già discusso?” gli rammento, e questa volta sono io ad avere un tono quasi scherzoso.

“Sì” ammette “E’ per questo che ho tirato la corda tanto a lungo con te, iniziando la mia farsa con buon anticipo rispetto a questa notte. Avevo bisogno di capire parecchie cose, avevo domande alle quali volevo la tua risposta sincera. E volevo anche tormentarti un po’, non ho remore ad ammetterlo. Mi hai mentito per una vita. Bell’amico… ”

Così mi ha messo alla prova.

La rabbia, portata dall’orgoglio, mi solletica, rendendomi amara la bocca.

Ma passa in un istante.

In fondo lo capisco, probabilmente anche io avrei agito così al suo posto.

Per quanto sia un ex Mangiamorte e un uomo colmo di pecche, ho sempre considerato Lucius un amico, e immagino che sia vero il contrario, o non si sarebbe preso la briga di concedermi di superare il suo esame e di allestire una simile recita.

Mi domando, però, se dovremo ricominciare da capo a parlare del perché ho agito come ho agito, ma lui tronca il discorso.

“Sono fuori perché, nonostante tutto, al Ministero regna ancora una banda di ipocriti, avidi, scalda-poltrone. Gente cui alla lunga il nome Malfoy suona ancora potente e a cui i galeoni non bastano mai. Persone con la memoria corta anche sui miei misfatti, quando gli torna utile. Non ci sarebbe stato nulla da fare se mi fossi comportato come tutti gli altri ex compagni, ma Draco ha lottato dalla parte dell’Ordine e io stesso, in fondo, ho tradito Voldemort durante la battaglia finale. Così, alla lunga, hanno deciso che alleggerendo di parecchio il mio conto ancora aperto presso la Gringott si poteva concedermi una seconda possibilità. I Malfoy cadono sempre in piedi, Severus, dovresti saperlo”

Lo so. Mi disgusta l’idea di tutti quei pagliacci che si fregiano di titoli altisonanti al Ministero, ma non mi stupisco nemmeno un po’.

Non potevo certo aspettarmi che il mondo cambiasse davvero solo perché Voldemort è caduto, né l’ho mai creduto possibile.

Una volta tanto, però, la loro doppiezza mi rende umanamente felice.

Tanto vale ammetterlo: che Lucius non finisca i suoi giorni ad Azkaban mi solleva enormemente.

Pur con tutti i difetti che ha, ho sempre odiato dovergli mentire.

 

Finisce di cambiarsi magicamente e rivestito di tutta l’usuale eleganza m’invita “Andiamo a cena, non si fa attendere una bella signora come Narcissa”

Sono tentato di mandarlo al diavolo e andarmene, ma non lo farò.

Non so nemmeno io bene perché; Natale è sempre una stupidissima festa irritante e lui meriterebbe a sua volta una lezione.

Eppure, resterò.

Forse è solo che ora ho la risposta a quella domanda formulata dal ritratto di Albus che tanto m’aveva colmato di rabbia.

Muovo un passo in avanti e senza alcun preavviso Lucius mi colpisce, mandandomi letteralmente a gambe all’aria, in modo ben poco dignitoso.

Ha un destro notevole.

Ride e mi porge la mano per aiutarmi a rialzarmi.

“Ecco, Severus, non sarà stato un gesto compito, ma mi prudeva sulle nocche da parecchio. Ora sì, siamo davvero pari. Niente più rancori, né inganni, d’accordo?”

Finisco con l’accettare la sua stretta di mano, mentre mi riassetto le vesti.

“Pari, Lucius” e so che è vero.

Lui mi indica la porta “Amici come prima… Certo è stato divertente disseminarti la casa di tutta quella paccottiglia natalizia, peccato che non sono potuto restare a godermi la tua reazione… ”

La sua risata è la stessa di quando eravamo ragazzi e la cosa più orribilmente imbarazzante è che ha un suono argentino, tale da ricordarmi un gioioso e squillante scampanellio.

Non c’è nulla da fare, sto diventando orrendamente sentimentale.

 

Mentre percorriamo il corridoio, diretti all’enorme sala da pranzo, questo s’illumina al nostro passaggio e i tanti ritratti di famiglia dei Malfoy e dei Black ci osservano curiosi dalle loro cornici.

Con la coda dell’occhio mi è perfino parso di scorgere il vecchio Phineas Nigellus, ex Preside di Hogwarts e antenato della padrona di casa.

“Allora è venuto. Devo correre a dirlo ad Albus” m’è sembrato che mormorasse, poi la voce di Narcissa che ci veniva incontro mi ha distratto.

Lady Malfoy ha nuovamente la gioia negli occhi e parole di buon augurio sulle labbra, mentre mi accoglie affiancata da Draco.

“Sono lieta che tu sia qui, Severus”



[i] Sono stata a lungo indecisa riguardo al fatto che Severus desse al ritratto del Tu o del Lei, e idem dicasi per Draco quando si rivolge a Piton. Entrambe le coppie di personaggi sono legate, secondo me, da un rapporto mentore-allievo che sarebbe stato reso meglio col Lei, enfatizzando la reverenza di Severus per Silente e di Draco per Severus. Però, alla fine, ciò che più mi premeva in questo racconto era sottolineare l’affetto che nella mia idea legava i personaggi. Quindi ho scelto il Tu. Del resto, Severus con un ritratto potrà ben concedersi maggior confidenza informale che col Preside in persona e quanto a Draco, mi piace pensare, quale retroscena non scritto, che lui è Piton ne abbiano passate tante insieme, e che abbiano dovuto fidarsi ciecamente l’uno dell’altro, per cui, essendo ormai Draco un giovane uomo, non vedo perché il suo ex professore non potrebbe avergli concesso tanta confidenza.

   
 
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