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Autore: Danie    24/12/2006    8 recensioni
E' la vigilia di Natale al laboratorio, e Grissom ha un regalo speciale per Sara.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gilbert 'Gil' Grissom, Sara Sidle
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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traduzione di  Fae
versione originale  http://www.fanfiction-junkies.de/efiction/viewstory.php?sid=1980&chapter=1

genere  romantico
rating  verde (G)
personaggi  Gil Grissom, Sara Sidle, Greg Sanders
pairing  Gil/Sara
timeline  metà della quarta stagione
spoiler  niente di rilevante, qualcosa sulla fine della terza stagione
disclaimer  CSI e tutti i personaggi della serie sono © di Jerry Bruckheimer e di ogni altro avente diritto.

ringraziamenti  alle ragazze del forum per le dritte nella traduzione, a Jen per averla letta in anteprima e al mio fedele dizionario Sansoni (always the best è_é)

note della traduttrice  se dovessi trovare una ragione per consigliare la lettura di questa fic sarebbe: perché raramente ho visto un Grissom così romantico e contemporaneamente così (almeno secondo me) IC. Che poi è anche la ragione per cui me ne sono innamorata quando l'ho letta <3 Ho pensato che potesse essere una buona scelta per il mio esordio come traduttrice, nonché un regalino di Natale per tutti i G/S che bazzicano da queste parti :3



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SARA'S SMILE



Il sorriso di lei era sempre stato come un abbraccio per il suo cuore. Le sue labbra si sarebbero tese e dischiuse e i suoi occhi illuminati, e se fosse stato fortunato l'avrebbe sentita ridere. E avrebbe sentito qualcosa traboccargli dentro. Ma da mesi ormai era costretto a rubare quegli abbracci, perché a lui lei non regalava più il suo sorriso. Così, come un ladro, si sarebbe nascosto tra la folla e avrebbe aspettato che lo offrisse a qualcun altro, e avrebbe guardato e finto che fosse suo.

Ed era quello che stava facendo ora…




La festa era al suo culmine - sempre che l'annuale rinfresco natalizio che durava da tutto il giorno nella saletta del caffè potesse definirsi una festa. Ma era quanto di più simile il personale di servizio avrebbe potuto avere per quel Natale.

Gil doveva ammettere che l'organizzazione era perfetta. Non ricordava chi avesse avuto l'idea, tre anni prima, ma non era male avere un po' di atmosfera natalizia a ravvivare il laboratorio in quei solitamente tranquilli turni festivi. La saletta era allegramente decorata, cibo e bevande analcoliche sarebbero state disponibili tutta la notte, musica natalizia suonava a basso volume in sottofondo e il personale del laboratorio avrebbe potuto andare e venire nel corso della nottata compatibilmente col lavoro che ciascuno aveva da svolgere.

Fino ad allora era stata una notte relativamente tranquilla e c'erano almeno una dozzina di persone presenti. Ma una soltanto di cui gli importasse davvero.

Sara.

Gil rimase fermo sulla porta, sentendosi leggermente nervoso. Nessuno l'aveva ancora notato e sperava che non avrebbero fatto troppo chiasso nel vederlo lì. Non aveva mai partecipato a una di quelle feste, il che gli aveva procurato la reputazione di misantropo all'interno del laboratorio, ma quell'anno era diverso… lui era diverso, o almeno, stava cercando di esserlo.

Aveva promesso a se stesso che se il suo intervento avesse avuto successo avrebbe fatto dei cambiamenti nella sua vita. Ma era stato più facile dirlo che farlo. In situazioni come quelle si sentiva ancora il ragazzino secchione che restava esitante ai margini del gruppo, intimorito da quelli più brillanti di lui nelle relazioni sociali. E per quanto li avesse studiati, non era mai riuscito ad imparare. Fino a quel momento non era mai stato in grado di partecipare ad un evento mondano, unirsi ad un gruppo e inserirsi nella conversazione.

E mentre guardava Sara sorridere per qualcosa che Archie le aveva bisbigliato in un orecchio, maledisse silenziosamente quella sua mancanza.

"Ehi, Sara," sentì dire a Greg. "Verresti qui un momento?"

"Cosa c'è, Greg?" chiese lei mentre lo raggiungeva accanto alla terrina del punch.

Lui indicò verso l'alto. Lo sguardo di Gil seguì quello di Sara, e vide il vischio che pendeva dal soffitto sopra di loro. Greg stava sorridendo e indicando significativamente le proprie labbra. "Secondo la tradizione, una giovane donna non può rifiutare di essere baciata sotto il vischio, o terribili sciagure le capiteranno nell'anno a venire," disse, esortandola a baciarlo.

Rimase ad osservarla mentre un piccolo sorriso le tendeva le labbra. Sembrava divertita dal modo in cui Greg flirtava con lei, ma non si mosse per baciarlo. E Gil si chiese se lo avrebbe fatto, anche se sperava di no.

"Sei un tipo sveglio, Greg," disse. "Se sai dirmi da dove viene questa tradizione, ti bacerò."

"Allora mi bacerai di certo" disse lui sicuro di sé. "I miei antenati sono scandinavi, sai. Sono stati loro ad iniziare la tradizione." Fece una pausa e Sara incrociò le braccia e attese che continuasse. "I Nordici credevano che il vischio avesse poteri curativi, e che avesse riportato in vita Balder, il dio del sole estivo. Sua madre, la dea dell'amore, era talmente piena di gioia che appese del vischio fuori dalla sua casa e disse che avrebbe baciato chiunque vi fosse passato sotto."

Il ragazzo ci sa fare, pensò Gil, e osservò mentre Sara lo guardava sospettosamente.

Greg si picchiettò l'angolo della bocca con un dito. "Sto aspettando."

Gil vide Sara sporgersi per baciarlo. "Questo è un incantevole mito simbolico sul vischio" disse velocemente, ed entrambi lo guardarono. Si staccò dal vano della porta e li raggiunse. Sara mosse un passo indietro e il suo sorriso svanì, notò lui sentendo il cuore sprofondargli un poco. "Alla fine della storia viene decretato che chiunque passi sotto il vischio non avrà dolori ma soltanto un bacio; un simbolo d'amore." Senza riuscire a guardare Sara negli occhi, continuò. "Ma in verità, Greg, il baciarsi sotto il vischio viene trovato per la prima volta associato alle feste dei Saturnali greci ed in seguito ai primi riti matrimoniali. Si credeva che il vischio avesse il potere di favorire la fertilità, e che anche le, uh, bacche, avessero il potere del 'dono della vita'." Greg fece la faccia lunga, svanite le sue speranze di baciare Sara. "Ma essendo il vischio una pianta velenosa, è improbabile che possa avere poteri curativi." E se provi a baciarla, ti uccido. "Sono leggende affascinanti, in ogni caso, non credi?"

Soddisfatto per aver riportato la situazione sotto controllo, Gil gettò un'occhiata a Sara. "Quando avrai terminato con il nostro Mastro Greg, vorrei che venissi nel mio ufficio. Portati il cappotto."

Quando uscì dalla saletta, il cuore gli martellava nel petto e le sue mani erano sudate. Aveva deciso mesi prima che non sarebbe più rimasto a guardare mentre qualcun altro gli portava via la donna che desiderava. Ma durante il tempo che gli era occorso per risolversi, lui e Sara si erano allontanati talmente tanto che si chiedeva se sarebbe mai stato in grado di colmare la distanza tra di loro. Aveva atteso pazientemente per mesi che lei gli offrisse uno spiraglio, ma non l'aveva fatto. Perciò ora toccava a lui.

Entrò nel suo ufficio, sentendosi come un ragazzino in attesa del suo primo appuntamento. Malgrado tutta la cura che aveva messo nel preparare ogni cosa, si sentiva dannatamente nervoso. Quella sera avrebbe scoperto se lei aveva davvero rinunciato a lui, o se c'era ancora speranza per loro due. Il suo cuore palpitava, tanto per la paura della risposta che per l'attesa di quel momento.

Prese un profondo respiro, e con le mani che gli tremavano aprì con cura una mappa sulla sua scrivania.

"Che succede?" chiese Sara entrando nel suo ufficio pochi minuti dopo. La testa di lui si sollevò di scatto e per un attimo rimase senza parole, come solo lei aveva il potere di lasciarlo.

Mettendo in pratica anni di esperienza, cacciò via le farfalle che sentiva nello stomaco e mise da parte la paura. "Quanto ne sai di astronomia?"

Lei rimase di fronte alla scrivania con le braccia incrociate tipicamente alla Sara, gli occhi scuri fissi su di lui, poi gettò un'occhiata alla mappa che aveva di fronte. Alzò le spalle. "Né più né meno della maggior parte delle persone. Perché?"

Lui si alzò. "Vieni con me. C'è qualcosa che vorrei che vedessi."

Prese una busta dalla scrivania e cercò di nasconderla meglio che potè mentre la scortava fuori dal suo ufficio. Se anche lei la notò, non disse nulla.

"Dove stiamo andando?"

Lui notò il suo sguardo confuso e sorrise. "Sul tetto."

Lei lo squadrò con diffidenza, ma lo seguì senza fare domande.

In cima alle scale Gil aprì la porta e le fece cenno di uscire sul tetto. La guardò attentamente osservare il telescopio che lui aveva sistemato in precedenza e pregò che non trovasse il suo gesto troppo sentimentale. "Dà un'occhiata" la esortò. Lei inarcò un sopracciglio con curiosità, ma gli obbedì. "Quella che vedi è la costellazione di Orione, il Cacciatore. Conosci la storia del Cacciatore?"

Sara scosse la testa, ma non sollevò gli occhi dal telescopio.

"Riguarda gli dei greci e le loro relazioni con i mortali. Nel pantheon greco due tra gli dei principali erano Apollo e Artemide, figli gemelli di Zeus, re degli dei. Apollo era il dio della medicina, ed era associato con il sole. Sua sorella Artemide era la dea della caccia, ed era associata con la luna.

"Orione era un semidio, figlio di una donna mortale e del dio dei mari Poseidone. Artemide si innamorò di Orione ed avrebbe voluto unirsi a lui, ma suo fratello Apollo sapeva che se avesse donato il suo amore a Orione avrebbe perso il suo potere e il suo prestigio di dea. Così un giorno mandò un gigantesco scorpione ad attaccarlo per tenerlo lontano dalla sorella. Essendo il figlio del dio del mare Orione cercò di sfuggirgli rifugiandosi nell'oceano, ma lo scorpione riuscì a pungerlo ad una caviglia e lo uccise.

"Artemide si infuriò con suo fratello, ed insieme posero il corpo di Orione nei cieli così che lei potesse ricordarlo in eterno."

Sara si sollevò e si pose di fronte a lui, un'espressione curiosa a sollevarle la fronte. "E' molto bella," disse semplicemente.

Tu sei bella, pensò lui, e non per la prima volta si interrogò sulla sua incapacità di pronunciare poche semplici parole quando poteva disquisire per ore e ore di mitologia greca ed altri futili argomenti del genere. Si schiarì la voce. "Infatti. Per molti osservatori, la costellazione di Orione è la più impressionante nel cielo, senza dubbio per il gran numero di stelle molto luminose e per il gruppo distinto dato dalle tre stelle della cintura - e probabilmente perché è semplice da individuare."

"E volevi che vedessi tutto questo perché…?"

Lentamente trasse la busta da dietro la schiena, e gliela porse. Lei lo guardò sospettosa e la aprì. La osservò nervosamente mentre recuperava il certificato della Global Star Registry, tirava fuori da una tasca la sua piccola torcia e la puntava sul pezzo di carta.

Poi la sua testa si sollevò di scatto e lei lo guardò stupefatta. "Hai… hai chiamato una stella come me?"

"Come il tuo sorriso, a dire il vero. L'ho chiamata Sara's smile." Gli occhi di lei si abbassarono di nuovo sul certificato. Sembrava non avere parole e per qualche inspiegabile ragione questo gli diede il coraggio di dirle quello che voleva. "Era un peccato che qualcosa di così bello non fosse registrato ufficialmente per le generazioni future, non credi?"

Lei lo guardò con gli occhi pieni di lacrime e lui sospirò silenziosamente di sollievo per il fatto che il suo regalo l'avesse commossa. "Buon Natale, Sara."

"E' il più bel regalo che qualcuno mi abbia mai fatto," disse lei piano. "Grazie. Ma io non ho niente per te…"

"Sì, invece… se vorrai darmelo." Gli occhi di lei, splendenti nella luce della luna, manifestarono la sua confusione. "Il tuo sorriso, Sara. Voglio solo uno dei tuoi sorrisi. Puoi regalarmelo?"

"Sì," le senti dire con voce soffocata mentre le lacrime le scorrevano sulle guance. Nei suoi occhi vide ciò che aveva sperato di vedere e questo lo sopraffece a tal punto che ebbe difficoltà a trattenere le lacrime anche lui. Non era troppo tardi per loro.

Sollevò una mano a carezzarle la guancia, asciugando via con dolcezza le sue lacrime, e allora lei sorrise, con le labbra e con gli occhi, e lui pensò che il cuore avrebbe potuto esplodergli. "Grazie," disse, la sua stessa voce ridotta a un sussurro malfermo, e desiderò di poterle dire tutto quello che sentiva ma le parole non gli sarebbero mai venute. Così la guardò, sperando che potesse vedere cosa c'era nel suo cuore.

E lei dovette riuscirci, perché il suo sguardo si abbassò a cercargli le labbra e lui avrebbe potuto giurare che avesse avvicinato di più il viso al suo. Istintivamente, colmò la distanza che restava tra di loro e catturò il suo sorriso con le labbra.

Tutto ciò in cui si era concesso di sperare era un suo sorriso, ma lei gli stava offrendo così tanto di più. La strinse tra le braccia e rese il bacio più profondo, ringraziando quella nuova stella fortunata che era Sara's smile.



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risposte alle recensioni  rispondo sempre, qui in fondo alla storia: quindi se recensite (pliz? é_è) poi ripassate a leggere la risposta, se vi va :P

Lilith: grazie mille :)
MissLeep: ti ringrazio, e sono felice che la traduzione sia all'altezza :P
HermioneCH: ohh, sì, lo è <3 e quei due sono così puccini insieme <3 Grazie e alla prossima :*
smg545: ma grazie :) merito dell'autrice che è stata bravissima <3 Sono felice che ti abbia colpito tanto, e soprattutto che qualcuno ancora la commenti :P
Stella di Dunedain: di nulla :P grazie a te per la recensione, è stata la mia primissima traduzione per cui ci sono affezionata <3
  
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