Titolo: Kage no Sekai
Serie: Tokyo Mew Mew
Capitolo: Lame di cristallo blu °1 di ?°
Rating: PG, A/U
Pairing: //
Note: Non dovrei iniziare una nuova fic visto che ho ancora "End of the
time" da concludere ma, come spesso accade quando sono presa da certi
personaggi, ho avuto l'ispirazione per una nuova storia così mi sono trovata
praticamente per caso a scriverla. I primi due capitoli in effetti sono venuti
da sè... ma questo è normale, succede sempre, sono quelli dopo che tardano
sempre a venire-__-!
Well, questa volta la fic è sotto A/U perchè i nostri eroi (E quando dico eroi io intendo strettamente i maschietti XD... ma voi pensate pure alle signorine Mew Mew eh v_v""...) rivestono ruoli, come dire, un pò particolari^^. In effetti le fondamenta di questa storia sono un pò banalotte. Sono ancora indecisa su molte cose per cui spero che possiate aiutarmi a decidere voi*_* => tecnica dello scarica barile!
1. Non ho ancora deciso se effettivamente questa sarà una fic etero, come qualcuno già sa io adoro lo yaoi e non riesco a scrivere una fic senza inserirci almeno degli accenni più o meno espliciti *ç*. Mi piacerebbe scrivere una RyouxMasaya... ma non so se sarà questa>.< !
2. Se non sarà yaoi... non so con chi mettere Ichy O.O... Cioè, voi mi direte ovviamente Ryou (e qualcun altra Kisshu XD) ma io continuo a patteggiare per il brunetto e mi scoccerebbe parecchio se finisse come un povero sfigato a fare l'ubriacone in qualche bar perchè la ragazza che ama non lo fila, ergo voglio un happy ending pure per lui é.è!
3. Che cavolo gli faccio fare a Kisshu O_O... Non può mancare lui, deve esserci l'amplen di fighi, è importante XD!
Disclaimers: I personaggi non appartengono a me (ma quasi quasi Masaya lo rapisco così almeno evito di vederlo sempre trattato peggio di uno zerbino dalle fan di Ryou-kun ç_ç...) ma a Mia Ikumi, la fic non è a scopo di lucro (ma c'è il rischio che siano i lettori a pretendere un risarcimento per i danni psichici ò_o"""!) e i pg... spero che siano un minimo inchara, ma ho qualche dubbio^^"""...
A questo punto vi auguro buona lettura*.*/
Kage no Sekai
+†+World of Shadows+†+
Le
labbra rosse erano dischiuse ed il respiro scivolava trattenendo profondi ansimi
di piacere sciolti nella malizia di un gesto vecchio millenni che fondava le sue
radici in esseri tanto belli quanto crudeli.
Il sangue era ovunque.
Imbrattava le mani bianche che, impudenti, avevano accarezzato il corpo sdraiato
tra coperte di seta nera, colava sull'elegante abito azzurro ricamato d'oro,
sfilato a metà dalla giovane, e macchiava la pelle liscia dei suoi seni sodi,
ora nudi e liberi di essere ammirati.
Sorrise a quella visione immortalata nelle iridi in cui l'emozione era stata
cancellata.
Sorrise leccando le perle di rubino rimaste tra le labbra.
Sorrise alzando il volto alla luna dipinta di cremisi e respirò affondo
quell'odore ferruginoso che si mischiava al naturale finale dell'esistenza. La
morte.
Dolce.
Passionale.
L'infinito istante in cui tutto ferma il suo mutare.
Non esisteva nulla di più eterno.
A parte lui che più di ogni altro si trovava vicino alla morte.
†Capitolo 01†
-Lame di cristallo blu-
Un
semplice berretto da baseball copriva i suoi capelli, troppo belli invero per
esser nascosti così banalmente ma troppo riconoscibili in mezzo ad una folla dai
tratti somatici diametralmente opposti ai suoi.
Lui era biondo e, in mezzo a quella città, l'intero mondo pareva soltanto con i
capelli scuri, neri come pece.
Lui aveva occhi di un azzurro che attraeva e riproduceva in sè i colori delle
terre desolate d'Antartide e disperdeva il suo sguardo in scariche di piacere,
tutti gli altri lo guardavano con iridi scure, occhi dal taglio a mandorla ed
aperto stupore.
Lui aveva una pelle rosea, delicata come un bocciolo di rosa, ma un corpo forte
e slanciato.
Era difficile trovarne altri come lui, si sentiva in una sorta di laboratorio,
l'ultimo e unico esperimento di esseri che per convenzione venivano chiamati
umani ma che, molte volte, di umano avevano ben poco.
Le mani erano infilate nei blue-jeans. Un braccialetto d'argento tintinnava a
volte allacciato al suo polso, un piccolissimo ciondolo pendeva dai suoi anelli
ma si muoveva troppo freneticamente su e giò per comprendere bene di cosa si
fosse trattato.
Luci psichedeliche invadevano la città accolta dalla Notte come una delle
proprie figlie ma lui era già passato oltre, entrato da ore in uno degli edifici
del centro.
I fari dello studio erano piccole nove che esplodevano negli occhi ogni volta
che capitava di guardarli ed il caldo era insopportabile anche se l'inverno
aveva bussato presto quell'anno alle porte del Giappone.
Masticava un chewingum, seduto sui gradini che portavano ai piani superiori,
sbadigliando ogni qualvolta qualcuno gli rivolgeva la parola, incitandolo ad
allontanarsi tra un'ingiuria e l'altra con la rabbia crescente stampata sul
volto.
Perchè lui era bello. Di una bellezza maledetta che assuefaceva e conduceva alla
pazzia. Di una bellezza impudica che avrebbe intinto nel peccato una vergine e
mandato alla dannazione una santa. Di una schifosa bellezza priva di
imperfezioni.
Ma era anche molte altre cose.
Non parlava mai se non era davvero necessario e, quando lo faceva, la sua voce
assumeva sfacettature di tutti i tipi: diveniva un sussurro roco e faceva
palpitare il cuore, lo pompava fino all'inverosimile e lo faceva scoppiare
oppure era l'arroganza ad avvolgersi come una spirale intorno a lui o, ancora,
era autoritaria, decisa, fredda e schietta.
Non si prendeva mai la briga di ricordare i nomi delle persone con cui veniva in
contatto, a meno che non fossero stati strettamente necessari per la sua
esistenza.
Non lasciava mai trasparire alcuna emozione e non amava particolarmente che
gliele si mostrassero inutilmente. Gioia, tristezza, confusione, amore, odio,
disperazione. Non esistevano nel suo vocabolario, non esistevano nel suo mondo,
non esistevano e basta.
E poi, non meno importante, lui *sapeva*. Non importa cosa, non importa quanto
ci si impegnasse per tenere nascosto un qualche segreto, quanto importante
fosse, quanto poco potesse interessargli.
Lui *sapeva* ogni cosa. Vedeva. Sentiva. Conosceva. Tutto.
Era inquietante.
Era come un demone che aveva attraversato i gironi dell'Inferno per stabilire
sulla Terra la sua nuova dimora.
Si alzò al cenno di un uomo che dirigeva gli altri come il maestro di
un'orchestra.
"Non vi hanno ancora detto nulla, Shirogane-sama?" gli chiese con riverenza.
Eppure lui aveva quasi trent'anni più di quel ragazzo, avrebbero dovuto
invertire le parti, invece si ritrovava a recitare in un macabro film
dell'orrore dove tutto girava intorno ad un giovane ragazzo biondo.
"No, nulla." rispose il ragazzo.
"Non riusciamo a rintracciare la nostra fotografa, è già da un'ora che Kuroda
tenta di chiamarlo ma il cellulare è spento e a casa risponde solo la segreteria
telefonica."
"Capisco."
"Mi spiace avervi fatto perdere tempo."
"Non importa, non è stata colpa sua." affermò esprimendo qualcosa che si
avvicinò di molto alla gentilezza che a volte usciva dai suoi tratti
adolescenziali. Sorrise anche, apparendo ancor più bello e, se non altro, anche
cordiale.
"Rimanderemo il servizio alla prossima volta, non è un problema." continuò dando
le spalle all'uomo "Infondo cercavo da tempo una scusa per poter uscire da
questa routine."
"Allora arrivederci, Shirogane-sama."
Non si voltò più verso l'uomo, si limitò ad alzare il braccio in segno di saluto
ed uscì dagli Studi osservando distrattamente come la gente si riversava nelle
strade soffocando l'asfalto ed affollando le vie.
Si diresse verso casa.
Poi sarebbe uscito di nuovo.
Una volta giunto innanzi alla porta dell'edificio in stile occidentale in cui
abitava estrasse le chiavi. Non le inserì nella toppa, si accorse prima che era
già aperta.
Senza timore spinse sulla superficie lignea irradiando l'entrata della flebile
luce di un lampione alle sue spalle, portando alla luce quattro scalini esatti
che conducevano al lussuoso atrio.
Rimase fermo sulla soglia, nella penombra, i muscoli rilassati, la mancina
ancora poggiata alla porta.
"Sei stato tu, vero?" domandò al nulla ed il nulla gli rispose con sibili d'aria
condensati in biancastre nuvolette che uscirono dall'oscurità di un'abitazione
apparentemente vuota.
"Te lo chiedo perchè hai dimenticato di pulire le scale." continuò.
Una macchia cremisi si era allargata sul primo gradino dell'ingresso e piccole
gocce simili a rubini puntellavano il candore del marmo formando macabri disegni
invisibili ad una prima occhiata poco attenta.
"Mi dispiace, quel punto dev'essermi sfuggito."
Finalmente qualcuno si degnò di parlargli in risposta alle sue frasi.
Lunghi capelli castani legati da un nastro di un rosso molto scuro, molto simile
al colore del sangue furono ciò che per primo vide uscire dalle ombre e poi un
sorriso gioviale e affabile che lo accolse con calore.
"Il servizio fotografico?" domandò il brunetto.
"Saltato." commentò Shirogane entrando finalmente in casa, slacciando le cinture
del lungo giubbotto di pelle bianca e spogliandosene "Grazie per aver pulito."
aggiunse anche sbirciando la reazione dell'altro.
"Non potevo far altrimenti. So che *lui* deve tornare questa sera e non possiamo
permetterci di fargli "ammirare" un tale spettacolo. Sarebbe troppo per lui,
immagino."
Il biondo si abbandonò ad una breve risata rallegrata da quelle parole.
"Sì, hai ragione. E' una fortuna che ci sia tu." si permise di commentare,
concedendosi un raro momento di cortesia verso chi gli era sempre stato accanto
e chi se lo meritava più di chiunque altro.
"Così, Ryou, finirò per commuovermi." scherzò l'altro.
"Allora per evitarlo sarà meglio che tu vada portando con te la ragazza, Kei."
Kei annuì uscendo del tutto dall'oscurità che solo ora scopriva il corpo di una
giovane abbandonato tra le sue braccia.
Lunghi capelli ondulati cadevano sul collo e sul seno, le labbra avevano preso
un colore cianotico e la carnagione era estremamente pallida, nemmeno un
lenzuolo sarebbe parso più bianco.
Ryou le concesse un'ultima occhiata, rattristata da quel macabro spettacolo in
cui una candela si era spenta trascinando nell'averno un'anima che poco aveva
vissuto nel mondo.
"Ryou..."
Il biondo alzò gli occhi al di sopra del corpo inerme e l'altro parlò ancora.
"...dimentica ciò che è successo."
Il più giovane soffiò via un respiro e con esso anche qualsiasi emozione prima
avrebbe potuto dipingere il suo viso perfetto. Indossò una maschera di
freddezza, più pratica per fingere che nulla accadesse quando la notte calava su
Tokyo e gli istinti animali giungevano a bussare alla sua porta.
"E' tutta la vita che dimentico..." commentò sottovoce.
Un giorno sarebbe scoppiato.
"Ora comunque è meglio che tu vada, tra poco sarà qui e non voglio che ti veda."
Kei annuì per la seconda volta superando la figura di Ryou per dirigersi verso
una porta che non attraversò mai.
Eppure scomparve.
Come un ombra quando viene irradiata dalla luce.
Come la polvere e la sabbia quando vengono soffiate via.
Come i sogni e gli incubi quando sopraggiunge il risveglio al mattino.
Ryou rimase da solo.
La stanza ancora immersa nel buio, non aveva voluto accendere la luce perchè le
preferiva l'oscurità, perchè all'oro dei suoi capelli aveva sempre preferito il
nero della pece, perchè al ghiaccio dei suoi occhi aveva sempre preferito il
fuoco della passione ed il calore del sole.
Si portò alla finestra osservando una città che non dormiva mai e cavallette
impazzite che si agitavano fuori dalle loro sicure abitazioni, costruendo un
futuro incerto che nè loro nè lui potevano ancora conoscere.
Aprì i vetri della finestra.
Il freddo pungente di fine novembre lo investì insinuandosi fin sotto la felpa
nera dal largo colletto a V che lasciava scoperto parte del petto sgabro. Le
maniche si chiudevano con due laccetti ai polsi, sembravano due manette e si
riscoprì a fissarle perplesso quando aveva voluto vedere che ore erano
sull'orologio al polso sinistro.
Dovette tirarsi su la manica per scorgere il quadrante rotondo illuminato dalle
lancette giallo fluorescente.
L'una passata.
Tra meno di una mezz'ora *lui* sarebbe arrivato, reclamando metà di una stanza
che si erano trovati a condividere per forza di cause maggiori.
Nessuno dei due apprezzava l'altro ma avevano modi differenti per mostrarlo,
anzi, *lui* non lo mostrava affatto, si limitava a trattarlo con quella schifosa
tenera gentilezza che donava a chiunque altro come fossero state caramelle. Ryou
invece si imponeva di mantenere un comportamento neutrale, limitare ogni
possibilità di incontro alla mattina quando si svegliava e alla sera quando
tornava tardi trovandolo ancora sveglio, con la fastidiosa sensazione che
aspettasse proprio lui, ridurre le proprie frasi a semplici monosillabi.
Così erano riusciti a convivere per due lunghi mesi fino alla *sua* partenza.
Tornava dai genitori prima delle feste di Natale perchè sapeva che dopo non
avrebbe più avuto occasione di farlo.
Era un ragazzo d'oro. Una persona per bene.
Ma nessuno può dire davvero di conoscere gli altri.
Passano settimane, mesi, persino anni, si condividono esperienze, gioie, dolori,
ma non cambia mai veramente nulla. Rimarranno sempre degli sconosciuti.
Si grattò la nuca andando verso il bagno per lasciar scorrere l'acqua nella
vasca.
Rapito dall'infrangersi dell'acqua sulla superficie liscia non si rese nemmeno
conto che ormai la vasca si era riempita. Si riscosse improvvisamente chiudendo
il rubinetto appena in tempo, per poi spogliarsi dei vestiti.
Il tempo era trascorso.
Tra poco meno di quindici minuti la porta dell'edificio si sarebbe aperta per la
seconda volta in quella notte.
Portò la nuca all'indietro incontrando l'acqua che gli bagnò i capelli
carezzandone morbidamente il collo, ondeggiando intorno al suo corpo nudo e
vezzeggiando quella sua bellezza ultraterrena.
Il calore dell'ambiente si era condensato in una sottile patina biancastra
ricoprendo ogni superficie di vetro, lo specchio era stata la prima cosa ad
appannarsi e poi era toccato alla finestra.
Chiuse gli occhi cullato dal moto regolare dell'acqua intorno a sè.
Passi lenti e cadenzati attraversavano il marciapiedi a qualche decina di metro
dalla sua abitazione.
Sapeva a chi appartenevano a quei passi e li sentiva perfettamente anche se si
trovava così distante, circondato da quattro mura e persino lontano dal portone
d'ingresso.
Ma ognuno di quei passi erano un'esplosione di rumori ed odori nella sua testa.
Si avvicinavano.
Una chiave girò nella toppa ed il portone si aprì senza cigolare.
Aprì gli occhi.
*Lui* era arrivato.
Storse il naso in un perfetto silenzio, che, surreale, accolse la *sua* entrata.
Lo sentì fermarsi sulla soglia, in ascolto, nella vana speranza di percepire la
sua presenza.
Che sciocco.
Lo udì richiudere la porta alle sue spalle, entrare del tutto nell'ingresso
dell'appartamento e salire i quattro gradini che lui per primo aveva salito,
temporeggiare per qualche secondo per poi portarsi verso l'atrio calpestando un
tappeto rosso che sembrava essere stato appena lavato o cambiato e dirigersi
verso le scale sulla sinistra, fino in cima dove si trovava la loro stanza. Dove
si trovavano le stanze, sette in tutto oltre la loro.
Entrò in camera spogliandosi di un elegante cappotto in stoffa nera dal taglio
adulto.
Si obbligò a non sorridere beffardo quando comprese che stava per andare verso
il bagno e, quando *lui* si manifestò sulla soglia, i suoi occhi già lo stavano
fissando.
Occhi che, in realtà, erano lame di ghiaccio blu.
+†+CAPITOLO 01 FINE+†+
-Note *super-mega-extra-lungamente inutili* dell'Autore-
*Trin trin trin* =>musichetta di suspence
Che succederà nel prossimo capitolo*_*? Il misterioso figuro appena arrivato tenterà di affogare Ryou-kun nella vasca da bagno*_*? Le sue fan mi uccideranno per questa mia domanda*___*?
Ryou:
Ryou in persona cercherà di vendicarsi di quest'autrice idiota che spera sempre
di farmi fare figure di merda é__è?
A: Ohooo, Ryoucciolo, ma guarda che sorpresa, anche tu qui^__^?
Ryou: Ovvio che sono qui, la fic è su di me=_=!
A: Veramente non è su di te cocco, ma è ANCHE su di te. Non prenderti tutta sta libertà v_v! Cmq.. in effetti hai ragione, ecco perchè sei tutto ignudo *ç*... Stai cercando per caso di propormi di fare il bagnetto insieme a te*¬*?
Ryou: Ahaaa O///O!!! Avevo dimenticato di essere ancora nella vasca! Dannata, cambia scena, cambia scenario, insomma fammi vestire>////< !
Misterioso figuro: ...Ehm... io intanto posso andare? Ho un appuntamento tra poco e rischio di arrivare tardi...
A: Ma che appuntamento vuoi avere tu>_>! Invece di inventare balle spogliati ed entra nella vasca con Ryoucciolo, così inizio a farmi l'harem in tutti i sensi*__*v!
Misterioso figuro: Veramente l'appuntamento ce l'ho davvero, è con lo psicologo... ormai non posso farne a meno visto tutti i complessi che mi hanno fatto venire certe fic...
Ryou:
*fissa il misterioso figuro con perplessità* Ehm... Sè, ok... *se ne frega
altamente delle sue parole e fissa invece l'autrice* ...Non è che si potrebbe
evitare di chiamarmi Ryoucciolo, è davvero un nickname orribile=_=!
A: Ma certo Ryoucciolo, aspetta solo che ne trovi uno peggiore e poi smetterò di
usare questo*.*v!
Ryou:
Tu mi odi, lo so é_è!
A: Ma no, è solo che non sopporto il fatto che tutti apprezzino te e disprezzino
Saya-kun v_v!
Ryou: Quando dici Saya-kun intendi Aoyama, giusto? MaSaya Aoyama?
A: A-ah *-*!
Ryou: E tu lo sai che Saya è un nome da DONNA, vero?
A: A-Ah*-*!
Ryou:
...E poi dici che sono le fan che amano me a prendere per il culo lui=_=!
A: Mwahahah ma io lo faccio con affetto X3!!! Qualunque personaggio entri nelle
mie (pericolose) grazie sa che è destinato a luuuunghi e irritaaanti periodi di
prese per il culo da parte mia*__*v
Ryou:
Andiamo bene=_=...
A: Vabbè, alla prossima gente*__*/ *sponge il misterioso figuro nella vasca da
bagno e cerca di tuffarvici pure lei ma un'orda di fan imbufalite la travolge e
Ryou ne approfitta per rivestirsi e, ovviamente, fuggire XD*