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Autore: Najara    07/06/2012    2 recensioni
La storia la conosciamo tutti, l'abbiamo letta e vista in decine di versioni...
Questa volta però saranno i personaggi di glee a muoversi tra la Francia e l'Inghilterra di fine cinquecento.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Santana Lopez, Un po' tutti | Coppie: Brittany/Santana
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Visto che ho deciso che l’indice di gradimento della storia è dato dal numero di persone che mettono seguito… sono molto conte

Visto che ho deciso che l’indice di gradimento della storia è dato dal numero di persone che mettono seguito… sono molto contenta! ;-)

Siete in tantissimi! E aumentate! Grazie a tutti!

In particolare a chi mi recensisce, vi adoro!

Quanti punti esclamativi… Va beh ne metto un altro… Buona lettura!

 

 

Undicesimo capitolo: Tradimento

 

Raggiunsero la residenza dei moschettieri per ultime e agli altri in attesa fu sufficiente vedere la faccia di Rachel per comprendere.

Cosa è successo?” Rachel si era seduta e si applicava del ghiaccio alla testa dove già si stava presentando un bel livido, scosse la testa,

“Mi aspettavano… un’imboscata con i fiocchi… non ho potuto fare niente” Doveva essere sconvolta se quello era l’unica cosa che aveva da dire.

Cosa facciamo ora?” Chiese Brittany, guardando supplicante i moschettieri, nessuno seppe rispondergli. La ragazza afferrò il gattino che come sempre le stava accanto e scappò dalla stanza.

“Questa non finisce così!” Kurt afferrò il mantello e la spada poi si calò il cappello piumato sulla testa e uscì sbattendo la porta.

Dove sta andando?” Chiese Santana,

“Da Dave…”, le rispose con un sospiro Mercedes,

“Come? Dave? Vuoi dire Karofky?” Al cenno di assenso di Mercedes, Santana spalancò ancora di più gli occhi, “E voi lo lasciate andare così? Da solo?” Le due donne si lanciarono uno sguardo eloquente poi Mercedes si strinse nelle spalle,

“Non si sono mai uccisi… credo che Dave abbia un debole per lui…” Santana riuscì a sentirsi ancora più sorpresa, aprì la bocca e poi la richiuse guadagnandosi un occhiata da entrambe le donne.

“Bene” Disse soltanto e uscì a sua volta dalla stanza.

I suoi passi la condussero fino alla camera in cui aveva dormito la sua prima notte a Parigi. Per terra c’era sdraiata Brittany, intenta a giocare con il gattino. Santana rimase ad osservarla per alcuni minuti, mentre la ragazza era troppo occupata per accorgersi di lei, sul volto aveva disegnato un espressione così scontenta e dispiaciuta che avrebbe potuto spezzarle il cuore.

“Come sta… Lord Tubbington?” riuscì a ricordare, la ragazza non sobbalzò, forse si era già accorta di lei. Invece alzò la testa a guardarla,

“Dice che avrebbe preferito incontrare la Regina con una notizia più bella…” Santana annuì, poi si sedette a terra cercando di catturare l’attenzione del gattino che però era impegnato a inseguire la mano di Brittany.

“Mi dispiace…” disse quindi, non sapeva a cosa si riferisse ed era così riduttivo rispetto a quello che provava, eppure sentiva di dover dire qualcosa. Brittany alzò di nuovo gli occhi su di lei, si stava mordendo un labbro e Santana rimase affascinata ad osservarla. Un piccolo brivido le attraversò il braccio quando la ragazza la sfiorò con le dita.

“Come può essere sbagliato?” Chiese soltanto lei e Santana si ritrovò a baciare le sue labbra. Brittany non si fece pregare, in un attimo le aveva avvolto le braccia attorno al corpo stringendola contro di sé. La desiderava, desiderava sentire la sua pelle sotto le sue dita. Brittany si alzò in piedi trascinandola con sé, insieme caddero sul letto, mentre la ragazza le sbottonava la giubba.

 

Dave Karofky!” L’urlo di Kurt zittì immediatamente il vociare della taverna, tutti i volti si voltarono a guardarlo, un paio di soldati in uniforme rossa fecero alcuni passi verso di lui le mani già sulla spade.

“Salve Kurtsiete venuto a farmi i complimenti?” Chiese l’interpellato alzandosi dal suo tavolo con un sorriso soddisfatto sulle labbra.

“No, sono venuto a chiederti di restituirmi quello che hai preso a Rachel!” disse Kurt, la mano posata aggressivamente sulla spada. Dal comandante proruppe una risata,

“Non ho proprio idea di che cosa stiate parlando…”

“Dammela subito, oppure dirò a tutti…” Si interruppe perché Dave era saltato in avanti lo aveva afferrato per il bavero della giubba e sbattuto contro il muro.

“Stai zitto!” Gli sibilò all’orecchio. Kurt strinse i denti,

“Avresti dovuto seguire me!” Dave lasciò la presa con una smorfia sul volto,

“Invece di infuriarti con me che faccio il mio lavoro, prenditela con chi se lo merita!”

“Di cosa stai parlando?” Dave si sedette al tavolo afferrando il boccale di birra che aveva abbandonato poco prima,

“Come credi che abbia saputo chi seguire?” Kurt scosse la testa,

“Non dire stupidaggini! Hai solo avuto fortuna o…”

Oppure Santana mi ha assicurato che sarebbe stata Rachel a portarla…”

“Non è vero!” Disse il moschettiere facendo però un passo indietro, Dave sorrise ancora,

“Non ci credere per quello che mi importa!” Kurt si voltò e uscì dalla fumosa taverna, poi strinse con violenza l’elsa della spada, salì a cavallo e spronò l’animale al galoppo ignorando le grida di disappunto dei passanti.

 

Santana infilò le mani tra i capelli biondi della ragazza e si separò dalle sue labbra guardandola negli occhi, quegli occhi così meravigliosi! Si abbassò di nuovo sulle sue labbra e un violento rumore la fece sobbalzare.

Dov’è?” Un pesante rumore di passi si avvicinò a loro, Santana saltò giù dal letto tentando di richiudere i bottoni della camicia. La porta si spalancò e Kurt fece irruzione nella stanza, indossava ancora il mantello e il cappello, la spada era già sguainata. Santana saltò per raggiungere la sua che estrasse in un movimento fluido.

Cosa succede?” Brittany guardava il giovane con stupore, i capelli sciolti le donavano un aria ancora più spaesata.

Kurt che diavolo…?” Iniziò Rachel che a sua volta era arrivata sulla scena, seguita da Mercedes che aveva sguainato la spada tenendola però abbassata chiaramente confusa.

“Lei! E’ stata lei a tradirci! Lavora per la Sylvester!”. Rachel e Mercedes lo guardarono perplesse e lui spiegò, “Come credete che abbiano saputo che era Rachel ad avere la collana?”,

“No, non è vero!” Ad intervenire era stata Brittany, si voltò verso Santana, “Dimmi che non è vero” Chiese quasi supplichevole. Santana strinse le labbra senza proferire parola osservando le lacrime iniziare a scendere su quel volto delicato.

 

Il mare risplendeva di colori mentre Santana lo guardava. L’aria del mattino era fredda e la ragazza si strinse il mantello addosso. Tutto attorno a lei era calmo, anche i marinai nel porto sembravano eseguire le manovre con pace e serenità. Se il mondo avesse rispecchiato quello che provava allora come minimo sarebbe infuriata una tempesta, perché era così che lei si sentiva, un turbinio di emozioni le ribolliva nel petto. Quando quella mattina si era svegliata accoccolata al corpo caldo di Brittany si era sentita così terrorizzata dal dover fuggire a gambe levate, il suo cuore che batteva all’impazzata all’idea che la ragazza aprisse gli occhi. Cosa era successo la notte prima?

Santana strinse con forza le palpebre, cercando inutilmente di fermare il torrente di immagini che il suo cervello le inviava. Prima di potersi fermare aveva già fatto numerosi passi verso la locanda, voleva accarezzare ancora quella pelle così morbida e bianca, voleva assaporare le labbra di Brittany, voleva farla ridere, voleva sentire il suo respiro contro il collo, percepire il suo cuore battere forte. Si bloccò e tornò indietro, cosa le stava succedendo? Non poteva succedere a lei, lei aveva un destino, un sogno da realizzare, voleva diventare qualcuno, voleva che il suo nome fosse ricordato per sempre…

Una carrozza attirò la sua attenzione distogliendola dal suo scontro interiore. Non che fosse strano che una carrozza passasse da quelle parti, ma questa era particolarmente ricca, e stava rallentando. Quando fu davanti a lei la carrozza si fermò, Santana mise la mano alla spada.

“Quella non vi servirà… non oggi almeno…” Dalla carrozza uscì un uomo, vestito elegantemente, i capelli impomatati e tirati indietro, un sorriso ingannevolmente amabile sulle labbra. “Suvvia, non fate quella faccia, mi chiamo Milord… o almeno così molti mi chiamano… altri preferiscono Blaine, oppure Usignolo, a volte Dalton…” Sorrise ancora, Santana allontanò la mano dalla spada, anche perché l’uomo appariva disarmato e dubitava che con quel fiocco che portava al collo potesse farle del male.

Cosa volete Milord?”

“Dritto al punto? Va bene… so chi siete e perché siete qui…”

Santana rimase ad ascoltare attentamente, non le piaceva quello che quel damerino le stava proponendo, eppure se avesse fatto quello che le chiedeva allora avrebbe ottenuto tutto ciò che desiderava. Mentre stringeva la mano all’uomo che si faceva chiamare Milord Santana seppe che avrebbe dovuto dimenticare due splendidi occhi azzurri.

 

Kurt non attese altro, fece un passo avanti ed attaccò Santana. Le due spade si incontrarono risuonando nella stretta stanza. Santana parava gli attacchi sempre più insidiosi del moschettiere, il suo sguardo però era attratto da Brittany, che era finita in ginocchio, si stringeva il petto come se provasse un dolore fisico. All’ennesima distrazione Santana sentì la spada sfuggirli di mano e il colpo di Kurt andare a segno lacerandole la camicia e ferendole il braccio. Ormai senza spada alzò lo sguardo per vedere l’uomo infliggerle la morte. Ma a muoversi più rapidamente del moschettiere fu Brittany che lo colpì sorprendendolo e facendolo cadere a terra. Immediatamente Rachel e Mercedes si fecero avanti puntando le lame contro Santana.

“No!” Brittany si mise davanti alla ragazza coprendola con il proprio corpo. “Abbassate le spade!” Nel tono della ragazza c’era il comando e malgrado le lacrime le scorressero copiose lungo il viso nessuna delle due donne si sentì di disubbidire. Brittany allora si voltò a guardarla.

Avevi ragione, era sbagliato.” Santana aprì la bocca per dire qualcosa ma la ragazza alzò la mano fermandola, “Sono una stupida, ma ora ho capito, non voglio vederti mai più”.

Santana uscì dalla stanza correndo, la mano stretta al braccio ferito tentando inutilmente di non piangere.

 

  
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