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Autore: everlily    07/06/2012    7 recensioni
Love does that, Damon. It changes us.
Post 3x22, una quarta stagione alternativa.
Elena è in transizione. Da questo momento, per lei si apre un percorso attraverso i suoi lati oscuri che la porterà a cambiare, forse per sempre, la sua visione della vita e dell'amore.
Dal primo capitolo: "Sempre stretta in quell’abbraccio, qualcosa attirò il suo sguardo oltre la spalla di Stefan. Oltre il vetro di quella stanza asettica (una stanza d’obitorio realizzò, mentre un brivido le correva lungo la schiena), Damon la stava osservando, lo sguardo smarrito, frustrato, infuriato. E subito Elena sentì il suo cuore stringersi dolorosamente. Chiuse gli occhi un secondo, cercando di riprendersi dalla sofferenza che la vista di Damon le aveva procurato. Quando li riaprì, lui era sparito."
Genere: Introspettivo, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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6.
Craving

“Novità?” – chiese Stefan speranzoso non appena Damon entrò in casa il mattino seguente.

Damon scosse la testa. “L’ho cercata ovunque, nessuna traccia. Tu?”

Stefan sospirò e allargò le braccia. “Niente. Ho avvertito i suoi amici di farmi sapere, nel caso dovesse farsi viva …”

Damon fece un cenno di assenso nella sua direzione. Non aveva molta voglia di parlare.

“Come sta Meredith?” – proseguì Stefan.

“Ancora un po’ scossa, ma … bene”.

Stefan si batté il telefono sul palmo della mano. “Ho appena parlato con Bonnie. Dice che non è possibile fare un incantesimo di localizzazione sui vampiri, ma ha saputo alcune novità da Abby e vorrebbe parlarmene.” Era a pezzi, ed il pensiero di Elena là fuori, da sola e in quello stato, era tutto ciò a cui riusciva a pensare.

Come se Damon avesse intuito il suo stato d’animo, gli rispose - “Elena starà bene, Stefan. E ’ una ragazza tosta. Vai, fai quello che devi fare.”

Stefan annuì e si salutarono con breve cenno del capo.

Damon salì le scale verso camera sua. Era stata una lunga notte, lui, Stefan e Caroline a cercare Elena arrivando fino al confine di stato. In qualche modo, lui sapeva in partenza che sarebbe stato tutto inutile, e che Elena avrebbe continuato a nascondersi fino a che non avesse voluto essere trovata.

Si tolse la maglietta gettandola per terra ed aprì l’armadio per mettersi una camicia pulita. Quando lo richiuse, trasalì alla vista di Elena in piedi accanto a lui.

“Pensavo che fosse impossibile sorprenderti allo spalle, Damon.” Elena aveva la voce stanca e gli occhi gonfi.

Damon si rilassò e le sorrise. “Mi hai preso con la guardia abbassata.”

Finì quindi di abbottonarsi la camicia.“Dove sei stata?”

“In giro … posti isolati, soprattutto.” Elena si strinse nelle braccia ed andò a sedersi sul letto. “Tranquillo, non ho ucciso nessuno.”

Damon sorrise tra sé, quindi andò ad aprire un mobiletto ed estrasse una sacca di sangue dal minifrigo. La versò in due bicchieri e ne porse uno ad Elena, mentre si sedeva accanto a lei.

Elena lo guardò interrogativamente. “Cos’è successo al razionamento?”

“Oh, quello …” – Damon fece una smorfia – “Ha funzionato a meraviglia, non è vero?”

Elena prese un sorso, ed abbassò lo sguardo fissandolo sul bicchiere che teneva in grembo. Non sapeva bene neanche lei perchè si trovasse lì. Erano stati i suoi istinti, più che la sua mente, a guidarla.

Damon tornò serio ed inclinò la testa per guardarla con più attenzione. “Cosa c’è che non va, Elena? … sul serio.”

Elena alzò gli occhi al cielo e, come se una barriera fosse finalmente caduta, sputò fuori tutta l'insofferenza accumulata negli ultimi giorni. “Stefan dice che devo aggrapparmi alle mie emozioni, perché non importa quanto dolorose, sono ciò che mi consente di rimanere umana …”

“Fanculo Stefan.”. Damon fissò gli occhi su di lei. “Cosa vuoi tu?”

Elena strinse con più forza il bicchiere. “Non voglio più sentirmi così …” – esitò, prima di dire quello che la affliggeva davvero, quel pensiero insistente che continuava a girarle in testa da quando si era trasformata e che non aveva mai avuto il coraggio di formulare ad alta voce. “Voglio spegnerlo.”

“Allora, fallo.” Gli occhi di Damon non lasciavano i suoi.

Elena fu colta di sorpresa da quella risposta, e tentò di scrutare la sua espressione per cercare di capire se stesse parlando sul serio. Aggrottò leggermente le sopracciglia, prima di continuare. “Mi farà sentire meglio?”

“No.” Damon la guardò da sopra il bicchiere. “Non ti farà sentire affatto.”

Elena rifletté sulle sue parole, e sembrava assorta in un mondo tutto suo. Quando parlò di nuovo, fu come se ripetesse ad alta voce le sue riflessioni. “Perderei la mia umanità.”

“Per un po’, sì. Ma l’umanità è una stronza, Elena.” – proseguì Damon amaramente – “Non importa quanto la rinneghi, trova sempre il modo di tornare.”

Elena prese un altro sorso e si osservarono in silenzio. Si sentiva ancora profondamente turbata dagli avvenimenti e dai pensieri che le si erano affollati quella notte, ma, in qualche modo, dopo averne discusso con una tale semplicità, le sembravano più lontani.

“Come sta Meredith?” – chiese, visibilmente preoccupata.

“Benone, tranquilla.” – Damon le sorrise.

“Non volevo farle del male, Damon, davvero. Ma quando l’ho morsa …” – la sua voce tremò prima di proseguire e lasciar uscire anche l’ultimo tormento e contraddizione che sentiva dentro - “… non mi ero mai sentita così prima. E la cosa peggiore è che non sai quanto vorrei farlo di nuovo, ma so che … so che non riuscirei mai a fermarmi.” Elena abbassò lo sguardo, sconcertata lei stessa da quello che aveva appena detto.

Damon si alzò ed appoggiò il proprio bicchiere sul tavolino. Lo lasciò oscillare e strinse le labbra, riflettendo un attimo su quello che stava per dire. “Posso insegnarti come fare.”

Elena alzò lo sguardo, ancora una volta sorpresa dalla piega di quella conversazione. Così diversa da quelle che aveva avuto con Stefan.

“Stefan non ne sarebbe contento” – rispose con diffidenza.

Damon girò gli occhi. “Fanculo Stefan.”

“A proposito …” – proseguì Damon, gettando un’occhiata fuori dalla finestra. “Il tuo ragazzo è tornato … potresti voler andare a salutarlo.”

***

“Dov’è la tua dolce metà?” – chiese Damon a Stefan entrando in sala.

“Con Caroline. Ha pensato che portarla alla riunione del comitato per il ballo potesse distrarla un po’. ”

Damon si appoggiò con le mani alla spalliera del divano. “Non mi hai ancora detto cosa ne hai ricavato dalla tua spedizione dalle streghe Bennett.”

Stefan si alzò e sospirò portandosi le mani ai fianchi. “Notizie non buone. Visto che Klaus ha deciso di lasciare Bonnie in pace, hanno il sospetto che stia già lavorando con un’altra strega. Nessuna idea su chi sia.”

“Niente che non ci aspettassimo già.”

“Già. Ma a quanto pare Abby sa di voci di un incantesimo come quello che Klaus intende usare su Elena. Una leggenda più che altro, non ne esistono prove. L’unica cosa che si sa è che, se esiste, è magia nera, Damon. Molto nera.”

“Più della ricetta per stronzi Originari essiccati?”

Stefan annuì e proseguì – “Abby si ricorda di averne sentito parlare dalla strega che l’aiutò ad essiccare Mikael.”

“Grandioso. Cosa stiamo aspettando? Andiamo da questa tipa prima che lo possa fare Klaus.”

“Diciamo che lei e Abby sono tutt’altro che in buoni rapporti al momento.”

Damon fece una smorfia. “E allora? Andiamo là e la torturiamo, se dovesse essere necessario.”

“Ultimo indirizzo conosciuto, Thomasville, Georgia. Ma hanno già controllato, non è lì.”

“Beh, sbrighiamoci a trovarla allora.”

Stefan annuì, ed esitò un attimo prima di dire a Damon ciò che lo inquietava.

“E’ diversa, Damon.”

Damon lasciò andare la propria presa dal divano ed alzò gli occhi al cielo. “Ovvio, Stefan, è un vampiro.”

Stefan scosse la testa e rise amaramente. “Tu non capisci. Non è lei. Non sempre almeno. Ci sono momenti in cui continuo a vedere in lei la solita Elena, ed altri in cui …” – fece una pausa e si portò le mani al volto – “… nei suoi occhi c’è qualcosa ... Ed io non so come farla tornare-”

“Tu non devi farla tornare un bel niente, Stefan.” – Damon lo interruppe e gli si avvicinò per piantare gli occhi nei suoi. “E’ sempre Elena, capito?”

Stefan abbassò lo sguardo. “A volte, penso che non so chi sia.”

“Ehi.” – Damon lo afferrò per la maglietta, la sua voce calma ma aspra. “Non farlo. Non pensarlo neanche. Lei ti ama. Tu la ami. Non pensare di mollarla proprio adesso, o giuro su Dio che ti infilo un paletto nel cuore io stesso.”

***

Stavano camminando da almeno mezz’ora, ma Elena non sentiva alcuna fatica. Quello era sicuramente uno dei migliori lati dell’essere un vampiro.

Oltre gli intricati disegni dei rami sopra le loro teste, uno spicchio di luna mandava una luce incerta, ma anche nell’oscurità Elena poteva distinguere chiaramente la sagoma di Damon mentre camminava deciso appena avanti a lei.

Arrivati in prossimità di una strada deserta e malamente illuminata, Damon si fermò e si voltò nella sua direzione. “Ci siamo.”

Elena sentì subito il suo cuore accelerare i battiti ed un brivido di eccitazione percorrerle la schiena.

“Se Stefan lo scopre …” – mormorò incerta.

“Non lo farà.” – le rispose Damon – “A meno che tu non glielo dica.”

Damon la guardò, pensieroso ed un po’ teso. Non era ancora sicuro che quella fosse la scelta giusta.

“Perché lo stai facendo Damon?” – gli chiese Elena, notando quell’insicurezza nel suo sguardo.

“Ho abbandonato mio fratello ai suoi istinti nel momento in cui ne aveva più bisogno. Non farò lo stesso con te.” – il suo tono voleva essere determinato, ma tradiva una certa emozione.

“Sai cosa devi fare?”

Elena annuì, e Damon le rivolse un ultimo cenno del capo.

Elena si ritirò nel buio degli alberi e rimase immobile, mentre osservava la scena a distanza. Con lo sguardo, percorse l’intera figura di Damon, sdraiato immobile in mezzo alla strada, e si accorse che le tremavano lievemente le mani al crescere dell’anticipazione.

Non sapeva quanto tempo fosse passato. Un’ora, forse più. Dei fari sbucarono dalla curva a velocità sostenuta, ed Elena temette che l’auto non riuscisse a fermarsi in tempo per non investire il corpo di Damon. Ma si fermò. Una ragazza bionda sui vent’anni scese in tutta fretta e corse in direzione di Damon.

“Oh mio Dio, è vivo, si sente bene?”

In un lampo, Damon si alzò e le prese il viso tra le mani.

“Va tutto bene” – le sussurrò – “Non muoverti. Non gridare.”

La ragazza si irrigidì, ma rimase immobile. Damon le scansò una ciocca dal volto appuntandola dietro l'orecchio, e le accarezzò piano la guancia con il dorso delle dita. “Non devi avere paura”.

Girò dietro di lei, le spostò i capelli dalle spalle e le inclinò con dolcezza la testa di lato. Alzò lo sguardo in direzione di Elena e le fece un rapido cenno. Con trepidazione, Elena emerse dal suo nascondiglio e si avvicinò.

“Vedi questo punto” – mormorò Damon con voce roca, percorrendo lentamente il collo bianco con un dito. La ragazza fu scossa da un brivido e si lasciò sfuggire un gemito.

“Proprio qua” – fermò il dito e le indicò il punto con una leggera pressione.

“Se mordi qui, puoi controllare il flusso del sangue con facilità.”

Elena aveva la bocca socchiusa, ed era impietrita e affascinata al tempo stesso. Spostò gli occhi su quelli di Damon, e li trovò nei suoi. Erano di un blu più cupo che mai, e bruciavano di una tale intensità che il cuore prese a martellarle con rinnovata violenza.

Il volto di Damon si iniettò di sangue mentre, con lentezza, perforava il collo della giovane. Quando si ritrasse, due forellini lasciarono uscire due singole, corpose ed invitanti gocce di sangue scarlatto.

Elena le osservò rapita, il cuore in gola, prima di alzare di nuovo lo sguardo su Damon. Quando incontrò i suoi occhi, non ebbe bisogno di altro per sapere, senza esitazione, che poteva fidarsi, e che niente di male le sarebbe mai accaduto fino a quando fosse stata con lui.

Si avvicinò al collo della ragazza ed iniziò a bere voluttuosamente.

   
 
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