Craving
Damon scosse la testa. “L’ho
cercata ovunque, nessuna
traccia. Tu?”
Stefan sospirò e allargò le
braccia. “Niente. Ho avvertito i suoi amici di
farmi sapere, nel caso dovesse farsi viva …”
Damon fece un cenno di assenso nella sua direzione.
Non aveva molta voglia
di parlare.
“Come sta Meredith?”
– proseguì Stefan.
“Ancora un po’ scossa, ma
… bene”.
Stefan si batté il telefono sul palmo
della mano. “Ho appena parlato con
Bonnie. Dice che non è possibile fare un incantesimo di
localizzazione sui vampiri,
ma ha saputo alcune novità da Abby e vorrebbe
parlarmene.” Era a pezzi, ed il
pensiero di Elena là fuori, da sola e in quello stato, era
tutto ciò a cui
riusciva a pensare.
Come se Damon avesse intuito il suo stato
d’animo, gli rispose - “Elena starà
bene, Stefan. E ’ una ragazza tosta. Vai, fai quello che devi
fare.”
Stefan annuì e si salutarono con breve
cenno del capo.
Damon salì le scale verso camera sua.
Era stata una lunga notte, lui,
Stefan e Caroline a cercare Elena arrivando fino al confine di stato.
In
qualche modo, lui sapeva in partenza che sarebbe stato tutto inutile, e
che
Elena avrebbe continuato a nascondersi fino a che non avesse voluto
essere
trovata.
Si tolse la maglietta gettandola per terra ed
aprì l’armadio per mettersi
una camicia pulita. Quando lo richiuse, trasalì alla vista
di Elena in piedi
accanto a lui.
“Pensavo che fosse impossibile
sorprenderti allo spalle, Damon.” Elena aveva
la voce stanca e gli occhi gonfi.
Damon si rilassò e le sorrise.
“Mi hai preso con la guardia abbassata.”
Finì quindi di abbottonarsi la
camicia.“Dove sei stata?”
“In giro … posti isolati,
soprattutto.” Elena si strinse nelle braccia ed
andò
a sedersi sul letto. “Tranquillo, non ho ucciso
nessuno.”
Damon sorrise tra sé, quindi
andò ad aprire un mobiletto ed estrasse una
sacca di sangue dal minifrigo. La versò in due bicchieri e
ne porse uno ad
Elena, mentre si sedeva accanto a lei.
Elena lo guardò interrogativamente.
“Cos’è successo al
razionamento?”
“Oh, quello …”
– Damon fece una smorfia – “Ha funzionato
a meraviglia, non
è vero?”
Elena prese un sorso, ed abbassò lo
sguardo fissandolo sul bicchiere che
teneva in grembo. Non sapeva bene neanche lei perchè si
trovasse lì. Erano stati i suoi istinti, più che
la sua mente, a guidarla.
Damon tornò serio ed inclinò
la testa per guardarla con più attenzione. “Cosa
c’è che non va, Elena? … sul
serio.”
Elena alzò gli occhi al cielo e, come se
una barriera fosse finalmente caduta, sputò fuori tutta
l'insofferenza accumulata negli ultimi giorni. “Stefan dice
che devo
aggrapparmi alle mie emozioni, perché non importa quanto
dolorose, sono ciò che
mi consente di rimanere umana …”
“Fanculo Stefan.”. Damon
fissò gli occhi su di lei. “Cosa vuoi tu?”
Elena strinse con più forza il
bicchiere. “Non voglio più sentirmi
così …”
– esitò, prima di dire quello che la affliggeva
davvero, quel pensiero insistente che continuava a girarle in testa da
quando si era trasformata e che non aveva mai avuto il coraggio di
formulare ad alta voce. “Voglio spegnerlo.”
“Allora, fallo.” Gli occhi di
Damon non lasciavano i suoi.
Elena fu colta di sorpresa da quella risposta, e
tentò di scrutare la sua espressione per cercare di capire
se stesse parlando sul serio. Aggrottò leggermente le
sopracciglia, prima di continuare. “Mi farà
sentire meglio?”
“No.” Damon la
guardò da sopra il bicchiere. “Non ti
farà sentire affatto.”
Elena rifletté sulle sue parole, e
sembrava assorta in un mondo tutto suo. Quando parlò di
nuovo, fu come se ripetesse ad alta voce le sue riflessioni.
“Perderei la mia
umanità.”
“Per un po’, sì. Ma
l’umanità è una stronza,
Elena.” – proseguì Damon amaramente
– “Non importa quanto la rinneghi, trova sempre il
modo di tornare.”
Elena prese un altro sorso e si osservarono in
silenzio. Si sentiva ancora profondamente turbata dagli avvenimenti e
dai pensieri che le si erano affollati quella notte, ma, in qualche
modo, dopo averne discusso con una tale semplicità, le
sembravano più lontani.
“Come sta Meredith?”
– chiese, visibilmente preoccupata.
“Benone, tranquilla.”
– Damon le sorrise.
“Non volevo farle del male, Damon,
davvero. Ma quando l’ho morsa …”
– la
sua voce tremò prima di proseguire e lasciar uscire anche
l’ultimo tormento e contraddizione che sentiva dentro -
“…
non mi ero mai sentita così prima. E la
cosa peggiore è che non sai quanto vorrei farlo di nuovo, ma
so che … so che
non riuscirei mai a fermarmi.” Elena abbassò lo
sguardo, sconcertata lei stessa
da quello che aveva appena detto.
Damon si alzò ed appoggiò il
proprio bicchiere sul tavolino. Lo lasciò
oscillare e strinse le labbra, riflettendo un attimo su quello che
stava per
dire. “Posso insegnarti come fare.”
Elena alzò lo sguardo, ancora una volta
sorpresa dalla piega di quella conversazione. Così diversa
da quelle che aveva avuto con Stefan.
“Stefan non ne sarebbe
contento” – rispose con diffidenza.
Damon girò gli occhi. “Fanculo
Stefan.”
“A proposito …”
– proseguì Damon, gettando un’occhiata
fuori dalla
finestra. “Il tuo ragazzo è tornato …
potresti voler andare a salutarlo.”
“Con Caroline. Ha pensato che portarla
alla riunione del comitato per il
ballo potesse distrarla un po’. ”
Damon si appoggiò con le mani alla
spalliera del divano. “Non mi hai ancora
detto cosa ne hai ricavato dalla tua spedizione dalle streghe
Bennett.”
Stefan si alzò e sospirò
portandosi le mani ai fianchi. “Notizie non buone.
Visto che Klaus ha deciso di lasciare Bonnie in pace, hanno il sospetto
che
stia già lavorando con un’altra strega. Nessuna
idea su chi sia.”
“Niente che non ci aspettassimo
già.”
“Già. Ma a quanto pare Abby sa
di voci di un incantesimo come quello che
Klaus intende usare su Elena. Una leggenda più che altro,
non ne esistono
prove. L’unica cosa che si sa è che, se esiste,
è magia nera, Damon. Molto
nera.”
“Più della ricetta per stronzi
Originari essiccati?”
Stefan annuì e proseguì
– “Abby si ricorda di averne sentito parlare dalla
strega che l’aiutò ad essiccare Mikael.”
“Grandioso. Cosa stiamo aspettando?
Andiamo da questa tipa prima che lo
possa fare Klaus.”
“Diciamo che lei e Abby sono
tutt’altro che in buoni rapporti al momento.”
Damon fece una smorfia. “E allora?
Andiamo là e la torturiamo, se dovesse
essere necessario.”
“Ultimo indirizzo conosciuto,
Thomasville, Georgia. Ma hanno già
controllato, non è lì.”
“Beh, sbrighiamoci a trovarla
allora.”
Stefan annuì, ed esitò un
attimo prima di dire a Damon ciò che lo
inquietava.
“E’ diversa, Damon.”
Damon lasciò andare la propria presa dal
divano ed alzò gli occhi al cielo.
“Ovvio, Stefan, è un
vampiro.”
Stefan scosse la testa e rise amaramente.
“Tu non capisci. Non è
lei. Non sempre almeno. Ci sono momenti in cui continuo a vedere in lei
la
solita Elena, ed altri in cui …” – fece
una pausa e si portò le mani al volto –
“… nei suoi occhi c’è
qualcosa ... Ed io non so come
farla tornare-”
“Tu non devi farla tornare un bel niente,
Stefan.” – Damon lo interruppe e
gli si avvicinò per piantare gli occhi nei suoi.
“E’ sempre Elena, capito?”
Stefan abbassò lo sguardo. “A
volte, penso che non so chi sia.”
“Ehi.” – Damon lo
afferrò per la maglietta, la sua voce calma ma aspra.
“Non farlo. Non pensarlo
neanche. Lei ti ama. Tu
la ami. Non pensare
di mollarla proprio adesso, o giuro su Dio che ti infilo un paletto nel
cuore io
stesso.”
Oltre gli intricati disegni dei rami sopra le loro
teste, uno spicchio di
luna mandava una luce incerta, ma anche
nell’oscurità Elena poteva distinguere
chiaramente la sagoma di Damon mentre camminava deciso appena avanti a
lei.
Arrivati in prossimità di una strada
deserta e malamente illuminata, Damon
si fermò e si voltò nella sua direzione.
“Ci siamo.”
Elena sentì subito il suo cuore
accelerare i battiti ed un brivido di
eccitazione percorrerle la schiena.
“Se Stefan lo scopre
…” – mormorò incerta.
“Non lo farà.”
– le rispose Damon – “A meno che tu non
glielo dica.”
Damon la guardò, pensieroso ed un po’ teso. Non era ancora sicuro che quella fosse la scelta giusta.
“Perché lo stai facendo
Damon?” – gli chiese
Elena, notando quell’insicurezza nel suo sguardo.
“Ho abbandonato mio fratello ai suoi istinti nel momento in cui ne aveva più bisogno. Non farò lo stesso con te.” – il suo tono voleva essere determinato, ma tradiva una certa emozione.
“Sai cosa devi fare?”
Elena annuì, e Damon le rivolse un
ultimo cenno del capo.
Elena si ritirò nel buio degli alberi e
rimase immobile, mentre osservava
la scena a distanza. Con lo sguardo, percorse l’intera figura
di Damon,
sdraiato immobile in mezzo alla strada, e si accorse che le tremavano
lievemente le mani al crescere dell’anticipazione.
Non sapeva quanto tempo fosse passato.
Un’ora, forse più. Dei fari
sbucarono dalla curva a velocità sostenuta, ed Elena temette
che l’auto non
riuscisse a fermarsi in tempo per non investire il corpo di Damon. Ma
si fermò.
Una ragazza bionda sui vent’anni scese in tutta fretta e
corse in direzione di
Damon.
“Oh mio Dio, è vivo, si sente
bene?”
In un lampo, Damon si alzò e le prese il
viso tra le mani.
“Va tutto bene” – le
sussurrò – “Non muoverti. Non
gridare.”
La ragazza si irrigidì, ma rimase
immobile. Damon le scansò una ciocca dal
volto appuntandola dietro l'orecchio, e le accarezzò piano
la guancia con il dorso delle dita. “Non devi
avere paura”.
Girò dietro di lei, le spostò
i capelli dalle spalle e le inclinò con
dolcezza la testa di lato. Alzò lo sguardo in direzione di
Elena e le fece un rapido
cenno. Con trepidazione, Elena emerse dal suo nascondiglio e si
avvicinò.
“Vedi questo punto” –
mormorò Damon con voce roca, percorrendo lentamente il
collo bianco con un dito. La ragazza fu scossa da un brivido e si
lasciò
sfuggire un gemito.
“Proprio qua” –
fermò il dito e le indicò il punto con una
leggera
pressione.
“Se mordi qui, puoi controllare il flusso
del sangue con facilità.”
Elena aveva la bocca socchiusa, ed era impietrita e
affascinata al tempo
stesso. Spostò gli occhi su quelli di Damon, e li
trovò nei suoi. Erano di un
blu più cupo che mai, e bruciavano di una tale
intensità che il cuore prese a
martellarle con rinnovata violenza.
Il volto di Damon si iniettò di sangue
mentre, con lentezza, perforava il
collo della giovane. Quando si ritrasse, due forellini lasciarono
uscire due singole,
corpose ed invitanti gocce di sangue scarlatto.
Elena le osservò rapita, il cuore in
gola, prima di alzare di nuovo lo sguardo su Damon. Quando
incontrò i suoi occhi, non ebbe bisogno di altro per sapere,
senza
esitazione, che poteva fidarsi, e che niente di male le sarebbe mai
accaduto
fino a quando fosse stata con lui.
Si avvicinò al collo della ragazza ed
iniziò a bere voluttuosamente.