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Autore: DarkAeris    07/06/2012    1 recensioni
Silvia e Davide erano vicini di casa ed erano praticamente cresciuti insieme, passando dalla fase “inseguimento e battaglia” infantile, a quella delle “palpitazioni ormonali” adolescenziale, sino ad arrivare ad “amore veramente duro da sradicare” odierno.
Queste fasi, ovviamente, le aveva percorse solo Silvia, perché Davide sembrava non essere progredito dalla prima, o almeno non con lei.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Davide: Jude Law

 


“Oooh, guarda quella camicia quanto è bella, mi starebbe d'incanto!”

Davide correva da una vetrina di un negozio all'altra, urlando e dimostrando al mondo intero la sua felicità nell'essere in giro a fare shopping con il suo migliore amico. Adorava farsi vedere dalle persone insieme a lui, perché conosceva bene il fascino dell'amico e sapeva che, combinato al proprio bel faccino, le ragazze venivano attratte dalla loro coppia come le api dal miele. E lui amava piacere.

“Vuoi stare fermo mezzo secondo? Siamo in giro da un'ora e avrai provato cinquanta abiti! Comprane uno e basta.”

Davide si voltò verso Ettore, che indossava un giacca di pelle – l'unica sua difesa al freddo durante tutto l'inverno – e un paio di occhiali scuri: l'amico aveva un fascino sbarazzino che gli invidiava moltissimo.

“Oh, tesoro, sei tu quello a cui sta bene qualsiasi cosa addosso, non io! Avessi il tuo corpo, anche io mi infilerei la prima cosa trovata nell'armadio!”

Ettore scosse la testa, emettendo un borbottio sordo, e si accese una sigaretta – l'ennesima.

“Sarai meno polemico quando vedrai che ragazze assolutamente pazzesche ho invitato alla festa; la mia – credo si chiami Marika, ma non ne sono certo – è alta quasi quanto te e ha delle gambe da urlo, mentre la tua – mi sembra che il nome sia Mary – è mora, come piace a te! Sono entrambe all'università in Erasmus, capiscono appena l'italiano.”

“Presumo che la conversazione sia la parte che meno ti interessi.”

“Oh, andiamo! Un ballo, un po' di alcol e poi finiamo la serata come è giusto che finisca, non credi?”

Davide sorrise e aspettò che l'amico finisse la sua sigaretta, per entrare dentro il negozio che aveva adocchiato.

“Per quanto mi riguarda, credo che terrò solo gli occhi molto aperti perché Marco non allunghi le mani, così come quel Lorenzo.”

Davide si rabbuiò, infilandosi nervosamente le mani dentro le tasche dei jeans.

“Non capisco davvero perché Silvia abbia accettato di uscire con lui: l'ho visto all'università e mi sembra davvero un idiota. Inoltre, non ha assolutamente gusto nel vestire.”

Ettore spense la sigaretta e si tolse gli occhiali, posizionandoli sui capelli, e rivolse uno sguardo all'amico.

“Fossi in te, mi preoccuperei di più sulla fama che ha questo ragazzo: pare che sia una versione mora di te.”

I ragazzi entrarono dentro il negozio e salutarono la commessa, per poi iniziare a contemplare delle camice bianche – nel caso di Davide – e nere – nel caso di Ettore. Dopo un'ora nella quale Ettore arrivò a minacciare l'amico di omicidio a sangue freddo se non si fosse deciso, Davide uscì dal negozio con una giacca scura e una bella camicia bianca.

“Spero proprio di aver fatto la scelta adatta e di non pentirmene strada facendo. Adesso dovremmo pensare alle scarpe...”

“Non ho nessuna intenzione di comprare le scarpe con te: ho una vita, dei libri da studiare, e una fedina penale pulita.”

“Fedina penale pulita?”

“Altre ore insieme a te in un negozio e le mie mani saranno presto sporche di sangue.”

“Come sei freddo e spietato: e io che ti amo così tanto!”

Ettore, come al solito, quando Davide fingeva di essere la sua fidanzata, si guardò attorno, sperando che nessuno lo vedesse in sua compagnia: Davide adorava metterlo in imbarazzo.

“Se fossi meno duro probabilmente Aurora non avrebbe paura di te!”

“Lei non ha paura di me, è solo timida!”

“Ma con Marco non è timida.”

Davide si pentì di quanto detto, quando notò l'amico stringersi nelle spalle, e distogliere lo sguardo.

“Sono certo che sia perché è molto attratta da te ed è in soggezione!” - disse, tentanto subito di rimediare al malumore di Ettore.

“Io non voglio che sia in soggezione, voglio che mi sorrida in quel modo spontaneo che riserva a Marco. Comunque, se alla festa non succede niente tra lei e lui, ho intenzione di chiederle di uscire, quindi devo tenere gli occhi aperti.”

Davide stava per rispondere quando il suo cellulare squillò.
“Silvia, tesoro! Sì, siamo riusciti a comprare tutto, e voi? No, non è vero, io sarò più bello di Ettore, per una volta! No... non lo credo nemmeno io, hai ragione! A domani, antipatica.”

Il ragazzo ripose il cellulare nella propria tasca e si voltò verso Ettore.

“Pare che le nostre adorate amichette abbiano comprato due bellissimi vestiti: devi assolutamente tenere d'occhio Marco, anche se credo che non sarà mai alla tua altezza.”

Ettore sorrise e gli diede una pacca sulla spalla.

“Ok, ma tu tieni d'occhio Silvia.”

Davide strinse la busta che aveva in mano e rimase in silenzio.

“Non mi piace che esca con lui, sono davvero preoccupato.”
“Oh, andiamo, Ettore, non è una bambina e noi non siamo i suoi genitori. Se vuole uscire con lui, che faccia pure, chi se ne frega!”

Entrarono in macchina di Ettore e quest'ultimo cominciò a guidare, senza aggiungere altro, per poi fermarsi di fronte alla casa di Davide.

“Perché mi hai portato qui, non dovevamo cenare da te?”

“Tu vai a casa, io passo da Silvia, le voglio parlare. A te potrà pure non importare, anche se sappiamo entrambi che non è vero, ma a me invece importa, e molto.”

Detto questo, voltò le spalle all'amico e andò a suonare alla porta della ragazza.

Davide rimase a guardarlo, imbronciato, poi lo seguì, incapace di distaccarsi da lui in quel brutto modo.

Silvia aprì la porta e sgranò gli occhi, vedendoli: indossava già gli abiti larghi con i quali andava a dormire e i suoi capelli erano tirati indietro da un fermacapelli. Davide non le rivolse il sorriso che invece curvò le labbra di Ettore, e anzi, aspro, disse:

“Siamo qui perché Ettore è preoccupato per il fatto che andrai al ballo con Lorenzo. Ma io sono certo che non andrai a letto con lui, no? Ora andiamo a cena, ciao.”

Fece per andarsene, ma la voce fredda di Silvia lo fermò:

“Non penso che sia tu a decidere queste parti della mia vita, non credi?”

Si voltò a guardarla, sgranando gli occhi, e notò uno sguardo che non le aveva mai visto, in tutti gli anni della loro amicizia. Aprì la bocca per rispondere, ma lei si limitò a ringraziare Ettore e a chiudere la porta.

Ettore lo superò, e si diresse di nuovo alla macchina, sedendosi alla guida e abbassando il finestrino.

“Sei proprio uno stupido”, disse, e si allontanò dalla via.

Davide rimase in piedi davanti alla porta di Silvia per qualche minuto, con le parole della ragazza nella mente: doveva preoccuparsi anche lui? Ma non era preoccupazione quella che aveva nelle mente. Era infastidito.
Tornò a casa propria, gettandosi sul letto, dopo aver salutato la madre e averle spiegato che avrebbe cenato a casa.

Può fare come vuole, può fare come vuole, non sono affari miei, non mi importa nulla.
Quelli furono i pensieri che lo tormentarono tutta la serata, fino a quando un messaggio di Silvia non lo distolse.

“C'è Harry Potter e la Pietra Filosofale su rai 2, vieni a vederlo da me?”

Davide sorrise, dimenticando in un istante di essere stato teso fino ad un momento prima.

   
 
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