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Autore: Ryo13    08/06/2012    10 recensioni
Erin Knight ha un solo obiettivo nella sua vita: da quando ha perso lo zio Klaus, ucciso dall'uomo che amava, non vive che per trovare colui il quale possiede il potere complementare al suo, ovvero quello di manovrare il tempo. Tuttavia la sua missione è ostacolata da Samuel Lex — adesso capo dei ribelli e conosciuto col nome di 'Falco' — e dai capi dell'esercito reale che la osteggiano, minacciando la sua carica di Luogotenente. Unica donna in un mondo di uomini e senza alleati, sarà costretta a forgiare nuove alleanze in luoghi inaspettati...
❈❈❈Storia in revisione ❈❈❈
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo
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Capitolo 03 - Il Consiglio militare
 

Dalkeith, Drumelzier, Dunsyre e Sanquhar erano i quattro Ducati di Orvo, amministrati dall’aristocrazia.

Solo Dalkeith era governato direttamente da re Gustav; gli altri territori erano affidati alla guida dei Duchi: questi si occupavano dell’amministrazione, nominando un Comandante, tra i figli cadetti della famiglia, per occuparsi della direzione dell’esercito; a loro volta, i Comandanti, quando non erano alle dipendenze di loro Duchi, eseguivano gli ordini di un Generale, il quale stava al vertice della scala piramidale, ed era alle dirette dipendenze del re, dal quale riceveva il suo incarico.

In tempo di pace, il Generale non era una figura cui si facesse spesso riferimento, se non per questioni burocratiche; solo quando arrivava la guerra riuniva tutte le forze, coordinando i diversi eserciti come uno solo.

Tutte le forze armate, comunque, giuravano fedeltà al re e dipendevano da lui.

I Comandanti delegavano il potere ai luogotenenti, maggiori o minori che fossero, a seconda del numero di uomini loro assegnati.

Nonostante ricoprissi la carica di luogotenente minore, la mia presenza nell’esercito aveva scatenato inizialmente obiezioni del tutto impreviste, oltre che assolutamente sciocche dal mio punto di vista: c’era chi aveva protestato riguardo l’opportunità che indossassi una divisa militare diversa da quella maschile e più adatta alla mia femminilità aveva spiegato, mascherando l’insulto dietro un’apparente premura.

I pantaloni maschili erano stati giudicati indecenti per il decoro di una nobildonna: meglio una gonna di qualsiasi tipo ma che mettesse ben in chiaro il mio stato di separazione.

Ovviamente mi ero mostrata assolutamente contraria: vedevo già sbirciare i più dissoluti sotto l’indumento, con la scusa degli allenamenti corpo a corpo, e non mi serviva questo tipo di vulnerabilità, giacché non avrei comunque avuto vita facile.

Mi ero imposta adottando dei pantaloni adatti alle mie misure ma assolutamente identici a quelli degli altri soldati. Non avrei dato loro modo di lanciare più frecciatine del necessario.

Inizialmente l’aderenza del vestiario non era passata inosservata, ma a lungo andare, l’aver tenuto la pelle coperta aveva dato i suoi frutti: persino i più ostinati si erano presto stancati di motteggiare le mie forme nascoste.

Il vestito rosso che avevo chiesto a Marien di preparare era appunto la divisa dell’esercito: mentre procedevo lungo un corridoio di pietra illuminato appena dalla luce che filtrava dalle feritoie, i pantaloni neri di pelle mi fasciavano le gambe accompagnando i movimenti; sopra portavo una tunica a mezza coscia di lino rosso, fermata in vita da una cintura.

Il seno sinistro era protetto da un giustacuore dello stesso cuoio degli stivali lunghi.

Ricordavo ancora la divisa che avevano studiato apposta per me: senza pantaloni e con un diverso tipo di protezione per il petto che copriva entrambi i seni. Inoltre era di un colore più sbiadito, non vivido come di consueto, colore che si addiceva a un uomo, il quale richiamava alla mente il sangue nemico versato in battaglia.

I miei primi allenamenti sotto la guida di zio Klaus erano stati piuttosto sereni: gli altri ragazzi mi punzecchiavano ma non erano realmente infastiditi dalla mia presenza: si prendevano gioco di me in un modo che mi faceva sentire partecipe dello scherzo, senza essere mai cattivi.

Gli anni più difficili vennero dopo, quando Klaus mi condusse alla capitale con l’intento di presentarmi a corte e farmi entrare nell’esercito: una cosa assolutamente inusuale per non dire di mai tentato. 

Si era prodigato a lungo per far valere le sue ragioni davanti al Consiglio del re, illustrando i motivi per i quali potevo essere d’aiuto al sovrano, nonché al resto dei soldati: se non bastavano le mie capacità fisiche a impressionare i Consiglieri, la mia facoltà di condizionare il tempo avrebbe senza dubbio giovato ogni causa per la quale fossi stata impiegata.

In questo modo era riuscito a scavalcare il Consiglio militare. 

Fu soprattutto la mia eccezionale dote psichica, dunque, a garantirmi l’accesso a una casta così rigida e tradizionale. Tuttavia, in pochi si erano dimostrati accomodanti riguardo la decisione del Consiglio regio, ritenendola un’ingerenza nelle questioni militari e frutto dell’influenza di mio zio.

La maggior parte del tempo cercavo di non badare ai commenti caustici, limitandomi a impartire piccole umiliazioni durante scontri amichevoli negli allenamenti. 

Naturalmente questo aveva finito per alienarmi del tutto la loro simpatia.

 

ꕥꕥꕥ

 

Giunta al luogo dell’incontro, un soldato semplice mi fermò alla porta, in attesa che venissi annunciata alla sala. Presto il brusio cessò e mi fu permesso di varcare la soglia che dava su un vasto spazio circolare, occupato da un largo tavolo centrale.

Con un rapido sguardo vidi Raafael presiedere il nutrito gruppo di persone, formato da tutti i luogotenenti dell’esercito di Dalkeith, il Ducato regio: seduti davanti quell'immenso tavolo rotondo si trovavano quindici persone, escluso il Comandante.

Con un cenno salutai tutti ma non aprii bocca.

Raafael mi fissò prima di prendere la parola ufficialmente.

«Benvenuta luogotenente Knight. Prego, accomodati», disse, indicando l’unico posto rimasto vacante al tavolo.

Mi ci adagiai con studiata calma, valutando gli uomini e le loro disposizioni d’animo.

«Sapete perché siete stata convocata davanti al consiglio?», domandò il vice-comandante Rufus, un uomo di mezz’età dai capelli grigi e il volto segnato da cicatrici e rughe: non aveva mai nutrito molta simpatia nei miei confronti ma mi aveva tollerata sotto insistenza del Comandante stesso.

«Suppongo che il motivo riguardi la missione della scorsa notte», risposi placidamente. Non mi sarei mostrata intimorita dal fronte compatto che avevano costituito.

«Non è esatto. Non si è trattata di una missione dato che non avete avuto il permesso del Comandante. La vostra è stata un’azione non autorizzata che ha messo in pericolo le vite di alcuni uomini del nostro esercito. Cosa avete da dire a vostra discolpa?»

«Solo che combattiamo il Falco da anni ed è consuetudine agire anche senza un  consenso esplicito contro questo nemico. Si sono verificati altri casi in cui è stato necessario passare all’azione prima che gli eventi peggiorassero. Non ho agito diversamente da come avrebbe ritenuto opportuno qualsiasi altro luogotenente.»

«Voi vi siete infiltrata nel suo covo, non vi trovavate in campo a combattere contro i suoi uomini!» la voce di Rufus si fece più aspra, l’espressione contratta nel disgusto.

«C’era il pericolo che avesse catturato l’uomo che cerchiamo.»

«E questo giustificherebbe il rischio cui avete esposto i vostri uomini?»

«Abbondantemente.»

«Stolta! Lo sapevo che una donna come voi non può capire gli affari militari: questa non ne è che una conferma!», sbraitò, abbandonando qualsiasi pretesto di formalità.

«Vice-comandante Rufus», lo apostrofai, «se non sbaglio foste proprio voi a lamentare la mia immaginaria inettitudine quando richiesi di entrare nell’esercito, adducendo come pretesto il fatto che una donna non avrebbe avuto il cuore di prendere decisioni difficili come quella di mettere in pericolo la vita di altri uomini al proprio comando. Com’è possibile che critichiate il fatto che abbia agito proprio come un uomo, assumendo le mie responsabilità?»

Diventò rosso di collera. «Le vostre responsabilità?! E come intendete assumervele? Avete pensato bene di rischiare solo per delle voci. Delle voci! Avete comandato ai vostri uomini di seguirvi in una missione suicida senza avere neanche una certezza di quello che avreste o non avreste trovato!»

«Con tutto il rispetto, signore, ma i miei uomini sono tornati incolumi. Non ci sono stati danni irreparabili e questo mi sembra già di per sé un ottimo risultato. Per di più, come ho già detto, era un rischio che andava corso. Se le voci si fossero rivelate fondate…»

«Quello che non capite, signorina», mi interruppe appellandomi come fossi una semplice civile, «è che si tratta sempre solo di voci e leggende. Insistete nel cercare qualcuno con un potere simile al vostro senza avere prove della sua esistenza!»

Esasperata, stavo per perdere del tutto la pazienza.

«Io stessa sono una prova sufficiente, perché non dovrebbe essere vera tutta la leggenda? Parlate tanto di rischi e di perdite, ma vi rendete conto che qualora una persona col mio potere cadesse nelle mani di Samuel per noi aumenterebbero esponenzialmente i pericoli? Di più, un solo uomo che usasse per fini malvagi capacità come le mie potrebbe arrivare a uccidere facilmente il nostro re alla presenza di centomila soldati. Non esisterebbero più protezioni, ci avete pensato?!»

Ero stufa di ripetere a oltranza le mie ragioni per vederle puntualmente sottovalutate: le possibilità che prospettavo erano tanto tragiche che nessuno voleva davvero rifletterci.

Così facendo, però, apparivano codardi e senza spina dorsale: troppo attaccati agli onori, ai gradi, alla carriera e al loro stupido orgoglio per accorgersi che tutto ciò che proteggevano si fondava sulla sabbia e non su solida roccia.

Rufus mandò fuori uno sbuffo spazientito. «Vi sopravvalutate, luogotenente Knight.» 

Ora sbeffeggiava la mia carica.

Prese la parola Raafael, il quale si era accorto che ero al limite e stavo per perdere il controllo: «Adesso basta, ricordatevi che siamo in Consiglio e dovete tenere un comportamento onorevole».

Ci zittimmo, continuando a guardarci scontenti ai capi opposti del grande tavolo. 

Gli altri luogotenenti avevano ascoltato senza intervenire: non erano certo argomenti  nuovi; solitamente, però, non ci trovavamo riuniti in una simile formalità.

«Erin, per favore, non vogliamo discutere ancora della leggenda dei bambini del tempo. Abbiamo già stabilito che ognuno è libero di pensarla come vuole e a te non abbiamo mai vietato di condurre le tue ricerche, anche impiegando i soldati della tua unità. Ma questa volta ti sei spinta troppo oltre.»

«Per quale motivo mi avete convocata?»

«Per evitare di mettere in pericolo altre persone, ho deciso di toglierti il comando della tua squadra. Gli uomini che ti erano stati assegnati torneranno sotto il comando di Vladimir.» 

Indicò con una mano l’interessato che sedeva a un paio di posti di distanza dal mio.

Era davvero il colmo: mi erano stati assegnati solamente cinquanta uomini quando un normale luogotenente minore disponeva almeno di due o tre centinaia di soldati. Mi ero detta che avrei dimostrato il mio valore con quello che avevo e che in futuro avrei avuto spazio di manovra. Ma adesso mi stavano togliendo tutto, nonostante avessi superato le prove necessarie, sconfiggendo avversari, dimostrandomi un abile stratega e guadagnandomi innegabilmente il diritto di assumere il comando su un manipolo di uomini. 

«Intendete revocare la mia carica?!»

«No, non voglio arrivare a tanto. Quella te la sei guadagnata.» 

Raafael aveva un’espressione seria ma doveva sicuramente stare prendendomi il giro.

«Di chi o che cosa dovrei essere ‘luogotenente’ se non ho uomini al mio comando?», chiesi esasperata.

«Rimarrai luogotenente in carica e avrai diritto a due soli soldati.»

«Due soldati?! Vi state prendendo gioco di me?»

«Modera i termini, luogotenente Knight», intervenne Athor, un maggiore seduto poco distante dal Comandante, calcando volutamente sul titolo.

Lo fissai per un lungo momento, consapevole che ormai la mia carica fosse stata svuotata di qualsiasi significato e per nulla contenta. Sospirai, cercando di calmare i nervi e di parlare civilmente.

«Molto bene. Chi saranno i due soldati assegnati a me?» Nemmeno tentai di celare l’ironia nella mia voce.

«Puoi sceglierli tu stessa», mi concesse Raafael. «Se non sbaglio ieri ti sei lamentata dell’inettitudine di quelli che ti avevamo dato. Questa volta puoi scegliere di persona chi farà parte della tua unità. L’unica condizione è che scelgano liberamente di obbedire ai tuoi comandi, e che siano disposti a rischiare la vita per le tue ricerche.»

«Nessuno accetterebbe mai a queste condizioni, seguendomi di sua spontanea volontà», fui costretta ad ammettere.

«In tal caso rimarrai sola e la tua carica rimarrà priva di effettivo potere, per quanto poco te ne sto concedendo.»

«E se ne trovassi più di due?» lo sfidai. «Se trovassi più di due persone disposte a seguirmi, sarebbe necessario limitare il numero a sole due persone?»

Rufus sbuffò ancora, mentre molti risero di quell’ipotesi, eppure nessuno ebbe nulla da obiettare, convinti com’erano che l’eventualità fosse impossibile.

«La mia scelta di toglierti gli uomini è stata dettata soprattutto dal fatto che molti di loro si sono lamentati. Quindi no: se troverai qualcuno disposto a seguirti non vedo perché non possano essere più di due.»

Raafael era rimasto serio e mi aveva praticamente dato la sua parola che avrei potuto comandare quanti uomini fossero disposti a sottomessi a una donna.

«E potrò condurre le ricerche come preferisco?»

Un muscolo guizzò sotto l’occhio di Raafael che non rispose.

Intanto nella sala si erano diffusi diversi mormorii di incredulità e scontentezza. Non abbassai lo sguardo, mentre rimanevo in attesa di una risposta.

«Non voglio che tu corra dei rischi» disse infine.

«Far parte della guardia mi espone a essi, costantemente. Non mi tirerò indietro se avrò l’opportunità di trovare l’uomo della leggenda, ma almeno non potrete accusarmi di mettere in pericolo alcuno, visto che chi deciderà di seguirmi lo farà di sua spontanea volontà.»

«Lasciala fare, Raafael», proruppe divertito Testano, un maggiore che andava d’accordo con Rufus. «Non troverà mai quello che cerca, dunque lasciala scorrazzare in giro come preferisce. Baderemo noi uomini a fare il nostro dovere nell’esercito. Se lei fosse impegnata in altro, almeno, ci eviterà il fastidio di averla attorno.»

Con quel discorso suscitò l’ilarità generale. Dal canto mio, lo guardai come si fa con un animale quando ci si interroga sulla sua presunta intelligenza.

Troppo abituata a quel tipo di discriminazione per farci veramente caso, lo lasciai parlare solo perché in realtà le sue idiozie sarebbero andate a mio vantaggio.

«Il Falco però la vuole», gli fece notare Raafael.

Testano scrollò le spalle, prima di replicare: «È una bella donna, nulla da dire, anche se ha un caratteraccio. Capisco perché la desideri nel suo letto».

«La questione è seria. Non possiamo permetterci che la catturi.»

«Ma finora non lo ha mai fatto.»

«Ciò non diminuisce il rischio cui è esposta.»

«È lei che vuole correrlo. Che faccia pure quello che crede, ma lontano da qui!»

Per un momento ci fu lo scompiglio tra gli uomini. Poi il Comandante richiamò tutti all’attenzione e alla serietà, prima di rivolgersi a me.

«Erin, non possiamo proteggerti se ti ostini a fare di testa tua. Tuttavia non possiamo nemmeno impedirti di andare avanti con le tue ricerche.» Di sottofondo udii qualcuno dire: «E chi vuole farlo?». 

«Ti sei guadagnata la carica di luogotenente e la manterrai, ma come ho già detto avrai solo volontari, altrimenti nessuno. Cerca di usare il tuo giudizio e di non cacciarti in situazioni pericolose.»

Così Raafael concluse il suo discorso ponendo le condizioni per farmi rimanere in carica ma togliendomi effettivo potere: tuttavia ne avevo ottenuto una che mi avrebbe permesso di riguadagnare la mia posizione, se l’avessi ben sfruttata.

Quando accettai le disposizioni del Comandante, Rufus riprese la parola: «Stai solo perdendo tempo, luogotenente Knight. Non c’è nessuno là fuori simile a te: sei solo uno scherzo della natura e nient’altro. Non sei destinata a nessuna missione gloriosa, che tu lo voglia credere o meno, si tratta solo di credenze popolari.»

«Potrebbe anche darsi, signore, ma se ci sbagliassimo le conseguenze sarebbero catastrofiche non solo per noi ma per tutti i regni.»

«Solo perché sei un po’ più veloce degli altri, non significa che tu sia imbattibile. E lo stesso varrebbe per qualsiasi uomo dotato delle stesse capacità!»

«Voi non comprendete affatto la natura della mia capacità.»

«Oh, vi ho visto sconfiggere alcuni dei nostri uomini migliori a duello, però dubito che un esercito intero non sia in grado di fermarvi. Anzi, sarebbero sufficienti solo le persone presenti in questa stanza per rendervi totalmente inoffensiva, per quanto veloce possiate mai essere.»

«Vi sbagliate di grosso, signore. Solo perché in passato sono stata clemente, non dovete supporre che le mie capacità siano così limitate.»

Rufus proruppe in una risata denigratoria, altri si accigliarono per la mia impudenza.

«State forse insinuando di essere in grado di sconfiggerci tutti assieme?», domandò come se non potesse credere a quello che sentiva. «Raafael, penso che la ragazza sia uscita di senno, hai sentito che ha detto?»

«Saresti davvero capace di farlo?», domandò serio il Comandante.

Quando accennai affermativamente, Rufus mi sfidò.

«Perché non ci mostrate questo grande potere allora?» 

Estrasse la spada che aveva appesa al fianco. 

Fedigar e Uten, due dei luogotenenti minori, si animarono alla provocazione del vecchio e, seguendone l’esempio, misero anche loro mano alle spade.

Io ero disarmata e valutavo la situazione: era il caso che mi facessi trascinare in quella ridicola dimostrazione di forza? 

Mi dissi che non ci sarebbe stato nulla di male: la mia squadra persa ma avrei avuto l’occasione di far abbassare la cresta al Vice-Comandante troppo arrogante e pieno di sé. 

«Come volete», accettai alla fine.

Attesi che tutti si mettessero in posizione di difesa, le armi sguainate. Inspirai a fondo, concentrandomi per attingere al mio potere.

Imbrigliando metapsichicamente l’energia del tempo la obbligai a rallentare e rallentare sempre più, fino a un’apparente immobilità: nessuno batteva ciglio, o meglio, se qualcuno l’avesse fatto quel movimento sarebbe risultato così rallentato che avrei potuto fare il giro completo dalla roccaforte due volte senza che la palpebra arrivasse a chiudersi e riaprirsi.

Tutti i luogotenenti erano immobili davanti a me: cominciai a disarmarli, impilando le armi in un angolo della sala, lontano dal tavolo.

Usai i cordoni e le cinture delle loro divise per bloccare braccia e polsi a coloro che avevano raccolto la sfida, sguainando la spada contro di me; a quelli che erano rimasti volutamente seduti, senza aderire alla sfida, tolsi solo le lame. 

L’unico che risparmiai per rispetto fu Raafael.

Infine, portandomi davanti a Rufus, dalla parte opposta della sala, gli puntai un pugnale alla gola prima di ripristinare lo scorrere del tempo.

Ogni volta che facevo uso del mio potere, dal mio corpo scaturiva un bagliore violetto: la mia vista si tingeva di quel colore, permettendomi di vedere perfettamente anche al buio. 

Per me si trattava di una condizione più o meno prolungata, ma per gli altri, che assistevano alla manifestazione di questa dote, quel colore era un lampo, una luce che scaturiva e si esauriva nel giro di millesimi di secondo, ma le pupille la percepivano, registrando nella memoria il folgore: per questo motivo mi era stato dato il soprannome di Violet.

D’improvviso tutti si accorsero con sgomento di non poter muovere le braccia e di essere disarmati.

Si guardarono attorno prima di capire cosa fosse successo: mi videro puntare alla gola di Rufus la sua stessa lama affilata che avevo trovato nel suo mantello.

Anche il diretto interessato alla fine comprese: diventò di pietra mentre il respiro gli si mozzava in petto, nell’istante in cui comprese il pericolo.

Raafael fu il primo a riprendersi dalla sorpresa, avendomi sin dall’inizio creduto capace di fare quanto asserivo possibile.

«Non avevi mai mostrato prima questo livello di abilità» disse.

«No, infatti.»

«Perché adesso?»

Sapevo cosa mi stava domandando: non avevo mai fatto nulla di simile prima d’ora, perché espormi, dando questa dimostrazione proprio ora?

«Continuate a sottovalutare il pericolo che deriva dal possedere una capacità simile alla mia. Finché è me che si sottovaluta non mi importa: io non devo dimostrare niente a nessuno. Ma se esiste davvero qualcun altro come me, allora è giusto che si valuti attentamente questa possibilità. La mia non è una missione di poco conto o il capriccio di una donna: è necessario assicurarci la lealtà di un individuo così potente oppure ucciderlo, prima che qualcun altro lo usi contro di noi.»

A quelle parole seguì un silenzio innaturale. Rufus continuava a non osare muoversi. 

Mi scostai abbandonando la presa sul pugnale e restituendolo.

Feci un cenno di congedo al mio Comandante e lasciai la sala dove più di metà  del Consiglio militare era ancora legato come un salame.

Mi concessi un sorriso soddisfatto mentre tornavo ai miei alloggi: forse finalmente avrebbero preso più seriamente i miei ammonimenti.

A ogni modo, mi sarei accontentata anche solo che smettessero di fare resistenza: con o senza uomini con me, non mi sarei lasciata fermare da niente e da nessuno.

 





NOTE:
Come avete visto in questo capitolo si manifesta per la prima volta il potere di Erin! *v*
Persino la milizia, di cui lei fa parte, non aveva compreso a pieno quale fosse la portata delle sue capacità e ora ne sono rimasti a ragione semi-sconvolti xD
Violet, infatti, si era sempre assicurata di rallentare il tempo quel tanto che bastava per mettere a segno dei colpi contro i suoi avversari (quando sapeva di non poterli sconfiggere con le sue sole capacità fisiche).  Di conseguenza, agli occhi delle persone normali risultava solo incredibilmente veloce, nulla a che vedere col tipo di "velocità" cui hanno assistito in questo capitolo i capi dell'esercito, grazie alla quale le azioni di lei non erano percepibili a occhio nudo ^^
Spero di avere allettato la lettura nonostante le molte nozioni che vengono esposte all'inizio della narrazione, ma come ho già detto, siamo ancora ai primi capitoli ed è necessario dare le informazioni di base xD
Un saluto caloroso,
Rita <3
   
 
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