Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Vale3    26/12/2006    5 recensioni
La luce all’interno del locale era soffusa e un dolce motivetto natalizio era in sottofondo, pervadendo l’aria. Dopo aver ordinato presero posto ad un tavolo vicino la finestra.
“Allora... Cosa hai fatto in tutto questo tempo, oltre che impegnarti con il coro?” chiese Ron, cercando di dare un tono alla conversazione ed evitare silenzi imbarazzanti.
“O Ron, ci siamo visti tre settimane fa!”.
“Per me è stata un’eternità” rispose lui un po' troppo sinceramente. Sei un completo idiota, Weasley...
Piccola one-shot natalizia senza pretese! XD
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Disclaimer: I personaggi presenti in questa fanfiction non mi appartengono

Disclaimer: I personaggi presenti in questa fanfiction non mi appartengono. Sono proprietà di JK Rowling. Da questo scritto non traggo alcun profitto, è solo per puro divertimento.

 

 

My Christmas Tale

 

 

Ancora pochi rintocchi della lancetta e sarebbero state le dieci e mezzo.

Ronald Weasley contemplava tristemente l’orologio magico tirato fuori dal taschino, battendo a terra il piede nervoso, guadagnandosi così curiose occhiate dalle per nulla irrequiete persone attorno a lui sulla metropolitana.

 

Mancavano pochi giorni a Natale e il Mondo Magico era letteralmente impazzito, come del resto accadeva tutti gli anni. Le strade di Diagon Alley erano impraticabili a qualsiasi ora del giorno e della notte, i negozi erano presi d’assalto senza sosta, per non parlare dei Camini: viaggiare con la Polvere Volante significava quasi certamente cozzare contro un altro viaggiatore o scivolare per sbaglio sulla sua traiettoria ritrovandosi magari nel sud dell’Olanda o in pieno Giappone. Solo Materiallizandosi forse ci si riusciva a spostare, ma anche in quel caso, le probabilità di incidenti aumentavano regolarmente con l’inizio delle feste.

Fino a un decennio prima l’intera famiglia Weasley si muoveva a bordo della Ford Anglia volante, rendendo le cose notevolmente più semplici. Da quando non c’era più, mamma Weasley cominciava a provvedere ai regali già un mese prima, non senza fatica, e non perdendo mai l’occasione di ricordare a Ron e ad Harry, tra le risate generali, quanto le mancasse la vecchia auto.

 

Ron sospirò.

Aveva deciso di viaggiare con i mezzi babbani per guadagnare tempo e invece si ritrovava ancora imbottigliato nella folla. Rimpiangeva di aver creduto a Fred, il quale lo aveva convinto che i babbani londinesi non festeggiassero così tumultuosamente la festività.

Sbuffando irritato e accaldato, diede un’occhiata alla mappa delle fermate. Fortunatamente la prossima sarebbe stata la sua.

A fatica nel rumoroso vocio riuscì a distinguere le parole dello speaker automatico, che annunciavano l’arrivo alla stazione, ormai prossimo.

Inalò profondamente non appena sentì il mezzo rallentare e le porte aprirsi, e poi…via! Scattò in mezzo alla folla nonostante l’impaccio del cappotto lungo e pesante, zigzagando tra le persone come un giocatore di calcio babbano con i suoi avversari.

Si era talmente abituato al calore dentro il vagone, che quando si scontrò con il freddo esterno gli parve che la temperatura fosse bruscamente scesa rispetto a quando era entrato; ma non gli importò.

L’unica cosa che gli occupava la mente era l’immagine delle lancette dell’orologio che inesorabilmente procedevano, rendendo la sua corsa una gara contro il tempo.

Arrivò in fondo alla via che già il fiatone spirava fuori dalla sua bocca in piccole nuvolette di vapore.

Si guardò attorno in un attimo di smarrimento, poi vedendo il campanile della Chiesa svettare in mezzo ai comignoli fumanti delle case, riprese a correre, mancando di poco un mercante ambulante all’angolo di una traversa.

Si ritrovò nel piazzale innanzi la Chiesa, affollato di gente che si muoveva tanto freneticamente da fargli incrociare la vista.

Attraversò il pesante portale legnoso con un solo lungo passo e fu immerso nel silenzio.

Si fermò, ansimando.

Il suo respiro affannoso era l’unica cosa che si udiva oltre ad un lontano e ovattato canto, che nella sua finezza si diffondeva per tutta la grande struttura.

Tirò quasi inconsciamente un sospiro di sollievo: era ancora in tempo.

Prese a seguire le voci, che sembravano provenire dal piano di sotto.

Dopo aver sceso le scale immerse nel buio saltando i gradini due alla volta, si precipitò nella sala dalla quale vide scaturire voci e luce.

Quando la sua testa fece capolino nessuno si accorse della sua presenza o fece qualche commento sarcastico sul fatto che fosse arrivato proprio nel momento in cui lo spettacolo volgeva al termine fra un’ovazione di applausi.

Si intrufolò tra la calca di gente, tutta con i visi raggianti rivolti verso il palco, dove un corposo gruppo di bambini terminava il canto natalizio, esibendo per la gran parte sorrisi sdentati.

 

La sala era enorme, addobbata a festa, con grandi ghirlande rosse e oro che pendevano dai lampadari, mentre le candele, poste lungo tutto il perimetro, conferivano un’aria di gioiosa sacralità.

 

Dalla posizione in cui si trovava, Ron non riusciva a scorgere l’intero palco, ma solo la parte più alta, né tanto meno la postazione dove normalmente si sarebbe dovuto trovare il direttore d’orchestra.

Un attimo e fu il caos.

Il chiasso degli applausi era esasperante per chi come lui aveva ben altri motivi per presentarsi lì.

Vide pian piano la scena liberarsi, mentre i bambini si accalcavano tra le braccia dei loro genitori, radiosi di felicità.

 

E poi finalmente, la ragione di tutta quella strada fatta fin lì si concretizzò davanti ai suoi occhi.

Una folta chioma di ricci castani dall’aria molto familiare catturò la sua attenzione, facendo svanire tutto il fracasso da cui era circondato.

Una ragazza salì sul palco, con un sorriso che Ron reputò essere magnifico, e tra i rinati applausi, s’inchinò dolcemente, facendo oscillare i capelli, che le ricadevano morbidi sulle spalle.

 

Passò un buon quarto d’ora prima che la sala si svuotasse, almeno da consentire al rosso di avvicinarsi.

Appena ebbe l’occasione, scivolò dietro le spalle della ragazza.

“...Hermione?” sussurrò.

La ragazza si voltò di scatto al suono della sua voce.

Senza neanche il tempo di un respiro, Ron si trovò due braccia al collo che minacciavano di strozzarlo per quanto erano avvinghiate strette.

“Ehi...”.

“Allora sei venuto!”.

Hermione si staccò da lui.

“Beh, come potevo non venire? Mi hai assillato tutta una sera” replicò Ron in tono serio, anche se il suo sorriso nascondeva tutt’altro che serietà.

Hermione fece schioccare la lingua sotto il palato.

“Allora?” chiese lei, impaziente.

Ron la fissò un momento, con aria rimbambita.

“Allora cosa?”.

“Lo spettacolo!” prese a parlare Hermione, freneticamente, gesticolando animatamente con le mani. “Come è stato? Banale? Mi è sembrato sia andato abbastanza bene, anche se nell’ultima prova siamo andati megl-”.

“E’ stato bellissimo” mentì lui, con un sorriso dolce dipinto sul volto, anche se dello spettacolo aveva visto poco o niente.

“All’inizio c’è stata una steccata... si è sentito tanto laggiù?”.

“Ehm.. un pochino”.

“Dannazione, lo sapevo! Roger aveva la voce rauca oggi” disse sorridendo come in tono di scusa.

Ron rispose al sorriso con uno ancor più largo.

Rimasero un momento muti, in un silenzio imbarazzato.

Il rosso fissava il pavimento dietro la ragazza, mentre faceva pesantemente sprofondare le mani nella tasche, deformando il lungo capotto.

 

Ecco, sapeva che si sarebbe arrivati a quel punto. Al punto in cui nessuno dei due aveva più niente da dire all’altro, anche se a dir la verità non si erano detti poi tanto. Ormai erano anni che ognuno viveva per conto proprio, e non era più come a scuola, dove la complicità era un ingrediente quotidiano.

Ora non aveva alcun diritto di comportarsi come se il tempo non fosse mai passato e loro non fossero mai cresciuti e cambiati, prendendo strade diverse.

E’ vero: la loro amicizia non era mai mutata...ma i rapporti si erano raffreddati così come era inevitabile che accadesse. Anche con Harry sarebbe stato lo stesso se lo avesse incontrato.

No. Con Harry no. Sarebbe stato come sempre. Il tempo non poteva minimamente scalfire il loro legame.

Era con lei che...

 

Tirò su col naso, ma non poté evitare un forte starnuto, che riecheggiò beffardo nelle volte della grande sala, ormai completamente deserta se non per loro due e la vecchia custode che già cominciava a spazzare i festoni che giacevano a terra in ogni parte.

Hermione si riscosse.

“Ron!” lo ammonì lei.

Il ragazzo la guardò immobile, ancora col fazzoletto stampato sul naso, chiedendosi quale crimine avesse compiuto.

“Ti sei raffreddato...!” continuò lei, mentre non riusciva a nascondere un sorriso.

Ron fece spallucce. E decise di prendere il coraggio a quattro mani.

“Ha-...-re...-sera?” chiese, ancora alle prese col fazzoletto.

“...Cosa?”.

Trasse un profondo respiro, perfettamente mascherato da starnuto evitato all’ultimo momento e ripeté la domanda, questa volta con più calma.

“Hai da fare stasera?”.

“Vuoi dire... adesso?”.

Ron annuì semplicemente.

“Beh no...Lo spettacolo è finito e… ma se vuoi...

Ron rimase inspiegabilmente in attesa.

“...potremmo...andare a prendere una tazza di cioccolata” concluse lei timidamente.

“Per il mio raffreddore”.

“Per il tuo raffreddore”.

Entrambi sorrisero alquanto imbarazzati.

“Beh... vado a prendere il cappotto... è di là” disse indicando con il pollice una piccola porta.

 

 

Oxford Street era affollata quella sera.

A dir la verità lo era sempre, ma in quel momento di più. Persone che passeggiavano ammirando le vetrine scintillanti, oppure ferme a chiacchierare con gli amici.

I bar erano talmente saturi di clienti che le vetrine dall’esterno erano offuscate dal vapore, impedendo praticamente ogni sbirciatina.

Chi non li conosceva avrebbe scambiato Ron e Hermione per una delle tante coppie che camminavano sotto la galleria di luci iridescenti che correvano da un palazzo all’altro, creando un ponte di scintillii sopra le loro teste.

E invece... e invece erano Ron ed Hermione. Solo dannatamente Ron ed Hermione.

Anche se il rosso non sapeva cosa avrebbe potuto dare per chiudere la mano della ragazza nella sua. Anche solo per un istante. Anche solo per riscaldare la sue dita, che sapeva essere gelate senza guanti.

Si fermarono al bar più vicino.

La luce all’interno era soffusa e un dolce motivetto natalizio era in sottofondo, pervadendo l’aria.

Dopo aver ordinato presero posto ad un tavolo vicino la finestra, anche se era impossibile riuscire a scorgere qualcosa della via.

“Allora... Cosa hai fatto in tutto questo tempo, oltre che impegnarti con il coro?” chiese Ron, cercando di dare un tono alla conversazione.

O Ron, ci siamo visti tre settimane fa!”.

“Per me è stata un’eternità” rispose lui troppo sinceramente.

 

Sei un completo idiota, Weasley...

 

La ragazza rimase un momento interdetta, poi come se nulla fosse riprese il filo del discorso, che si stava pericolosamente perdendo.

“Beh... gli studi procedono, vanno avanti egregiamente direi... Il penultimo esame l’ho dato una settimana fa e la specializzazione dovrebbe ormai essere vicina...”.

Quindi fra poco si festeggerà?” chiese Ron sorridendo, mentre su esempio della ragazza, si toglieva il cappotto.

Lei annuì allegra, mentre appoggiava la sciarpa di lana bianca sullo schienale della sedia.

Ron fece nuovamente spallucce, cercando di dirigere la conversazione, facendo in modo da non cadere ancora in silenzi imbarazzanti.

Nel frattempo due belle tazze di cioccolata bollente venivano servite proprio sotto i loro nasi.

Hermione ebbe un’esclamazione di dolce sorpresa, dopodiché lo guardò.

“Sei tornato? A Grimmauld Place, voglio dire...”

Ron annuì, sorseggiando la calda bevanda.

“Sì, ci sono stato proprio pochi giorni fa. Per questo mi è stato possibile venire anche qui. Fra un paio di settimane partirò con Bill per l’Egitto”.

Hermione lo fissò da dietro la sua tazza fumante.

“Oh..” riuscì solo a pronunciare. “...E come sta Harry? E gli altri?”.

Tutti bene. Papà ci ha rimesso un po’ di schiena. Voleva cambiare una lampadina nell’ingresso. Manualmente. Le urla della mamma sono state spaventose...”.

Entrambi risero.

 

Nonostante l’inizio barcollante, la serata passò presto, fra risa, parole e cioccolata e guardando per sbaglio l’orologio da polso, Hermione sobbalzò sulla sedia.

“Devo andare, Ron...! Mi porti sulla cattiva strada” disse, infilandosi veloce il cappotto. “La sveglia non perdona e ho ancora un mucchio di libri da leggere e pergamene da riempire”.

Il ragazzo si bloccò a fissarla, per un attimo incredulo.

Ma fra poco è Natale! …Non puoi studiare!”.

Hermione lo guardò alzando un sopracciglio.

“Non credo di aver mai fatto festa a scuola. Motivo in più per non cominciare ora” disse falsamente stizzita, mentre di dirigeva di gran carriera fuori.

Ron la seguì fuori dal locale, rimbambito.

La compagnia di Hermione lo metteva tutto in subbuglio e questo gli faceva piacere. In qualche modo il tempo gli era sempre nemico.

L’afferrò per un braccio per farla rallentare. In fondo un minuto in più...

Lei lo guardò un attimo con la coda dell’occhio, ma rallentò il passo, facendo in modo che la raggiungesse.

Il contatto della mano di Ron con il suo braccio l’aveva elettrizzata, nonostante la pesante stoffa del cappotto.

Passeggiarono per il corso, vicini nel freddo della notte, mentre già qualche vetrina aveva spento le luci.

Erano talmente usciti di fretta dal locale, che non avevano prestato la minima attenzione al fatto che aveva cominciato a nevicare.

Dapprima lievemente, ora in modo più marcato.

I marciapiedi cominciavano ad essere finemente ricoperti, mentre la strada era ancora solo bagnata.

Ron rimase incantato.

I fiocchi di neve si posavano sui capelli di Hermione come fossero stati piccole farfalle bianche e rendevano più luminose le sue gote, arrossate dal freddo.

I suoi occhi brillavano di magia...

O no!”.

...e le sue labbra parevano così morb-

“Ron!”.

Il ragazzo si riscosse violentemente come fosse stato buttato giù dal letto.

Ch’è successo?” chiese allarmato.

“Ho dimenticato la mia sciarpa sulla sedia nel bar...!” disse Hermione dispiaciuta, le mani attorno alla gola nuda. “Magari non la troverò più”.

“Vado a vedere. Aspettami qui, faccio in fretta”.

E non lasciando neanche il tempo a Hermione di ringraziarlo, si mise a correre.

Tornò pochi minuti dopo, con la sciarpa e col fiatone.

La porse ad Hermione, che intanto aveva trovato posto sul una panchina lì vicino. Si poteva ancora vedere il posto dove si era seduta e dove non c’era neve.

La ragazza la prese con un sorriso, ma un pensiero le balenò in testa. Un’idea migliore di tutte le parole che erano state pronunciate quella sera, di tutti gli sguardi rubati e i sorrisi.

Lanciò un lembo della sciarpa dietro il collo di Ron, afferrandolo con l’altra mano.

Tirò delicatamente, costringendo il ragazzo ad abbassarsi, fino a che non riuscì a sfiorare le sue labbra con le proprie.

Gli occhi di Ron si allargarono, diventando grandi come uova al tegamino, mentre sembravano scomparsi i respiri affannosi della corsa.

Rimase immobile mentre Hermione lo baciava delicatamente.

Le labbra della ragazza erano calde, nonostante la mano appoggiata sulla guancia destra di Ron fosse gelata.

Hermione si scostò lievemente, guardandolo fisso negli occhi, mentre la sua bocca si allargava in un sorriso che Ron sapeva avrebbe dedicato solo a lui.

Ricambiò il sorriso. Impacciato. Terribilmente.

Ma non aveva poi tanta importanza.

Abbassò lo sguardo e prese le mani di Hermione nelle sue, mentre la neve danzava attorno a loro, come ad avvolgerli in un abbraccio freddo, ma al tempo stesso pieno di calore.

I due risero, senza un apparente motivo e Ron non poté più trattenersi.

Herm, io… ti amo” mormorò sfinito e un po’ a disagio, temendo che la magia del momento potesse dissolversi all’istante.

La ragazza si liberò dalla dolce presa e ritirando la sciarpa, prese ad allontanarsi, indietreggiando.

Sorrise ancora una volta e, prima di voltarsi e correre via, sillabò silenziosamente due brevi parole. Lo so. *

 

 

 

 

* “Ti amo”.

“Lo so”.

Leia Organa e Han Solo in Star Wars Episodio V. Non ho saputo resistere^_______^

Spero che vi sia piaciuta.

Buone Feste! Tanti Auguri a voi e alle vostre famiglie!

 

Valeria

 

 

 

  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Vale3