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Autore: gm19961    08/06/2012    3 recensioni
"Ero rimasto spiazzato. Come avevo fatto a contenermi? Ancora non lo so. So solo che se non fosse stato per quel briciolo di autocontrollo che avevo accumulato in tutti quegli anni difficili, sarai balzato in piedi e l'avrei riabbracciata senza esitazione. Quella era davvero Maya Fey? Quella era la sua voce, l'avrei potuta riconoscere tra mille. Ma era davvero molto più raffinata e meno caotica del solito. Era cresciuta, evidentemente."
Spoiler su tutta la serie di AA e AJ.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Maya Fey, Phoenix Wright, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1.




Mi guardavo nello specchio con uno strano sguardo. Le mie sopracciglia erano inarcate e tutto ciò che vedevo era una ragazza totalmente diversa da quella che conoscevo. In neanche cinque minuti, accomodata in quella poltrona nera di pelle, e con le mani che mi sudavano, sentivo il tagliuzzare dei miei lunghi capelli color ebano farsi sempre più forte, e più vicino al mio viso. Che stramba idea avevo avuto. Tagliarmi i capelli, quei capelli che tra qualche anno avrebbero potuto tranquillamente raggiungermi i piedi, e che tenevo sempre raccolti in quella pettinatura che aveva fatto di me la solita e svampita immagini di bambina di diciassette anni, ora non esisteva più. La frangetta c'era ancora, ma i capelli si erano ridotti drasticamente ad un semplice caschetto voluminoso che mi arrivava alle spalle. Oh mio Dio. Che mi era saltato in mente?
“Cosa gliene pare, signorina?”
Chiese la parrucchiera entusiasta del suo nuovo lavoro. Io roteai gli occhi e mi toccai le ciocche di capelli corte e prive delle solite doppie punte; risi e annui contenta: tanto male non stavo!
“Penso che siano perfetti!”
Non riuscivo ancora a crederci.
Dopo sette anni di allenamenti, torture per il cuore, e tanto altro, ero riuscita finalmente ad accettare l'idea di trovare un fidanzato. O per lo meno, niente era ancora ufficiale, ma stasera sarebbe stata la sera giusta in cui si sarebbe sicuramente dichiarato a me,e mi avrebbe fatto finalmente la fatidica domanda. Anche Pearl, a malincuore, me lo aveva detto che si sarebbe dichiarato, dopotutto non mi portava spesso fuori Kurain, e le rare volte che lo faceva erano per le occasioni importanti. E mi sentivo in colpa a guardare la mia Pearl: si sforzava d'essere felice, mentre mi guardava abbracciare e baciare dolcemente un ragazzo completamente estraneo a lei, facendo al contempo crollare tutte le sue conferme; l'idea che la sua Mistica Maya prendesse in considerazione un uomo rispetto a Phoenix, l'aveva lasciata sconvolta. Tante volte mi aveva ripetuto, in quel suo minuscolo corpicino adolescenziale: “Ma ne sei sicura?! Quello non va bene per te. Te e il signor Nick siete perfetti!”
E quante volte ripetevo a me stessa che quella era solo una stupida cotta adolescenziale priva di valore. Sì, priva di valore... ma chi volevo prendere in giro? Avevo solo messo quei sentimenti in un angolo remoto, ma erano sempre gli stessi: non riuscivo a seppellirli, erano troppo forti.
Ah, Phoenix...
Avevo anche rinunciato a chiamarlo con il solito nomignolo: non mi andava neanche più di chiamare un estraneo con un nome a cui il mio cuore si era stancato a dire. Non ci riuscivo più: sopportare che lui mi avesse spudoratamente ignorata per sette anni, aveva rotto completamente la persona che ero. Non avevo idea dei suoi cambiamenti, della sua vita, della sua compagna, dei suoi probabili figli: non sapevo nulla, eccetto al nome, s'intende. Il mio migliore amico era solo un lontano ricordo; eppure alla sua amicizia, quella falsa amicizia che gli dimostravo, pensavo fosse durata per sempre. Dico falsa perché Phoenix, quello stupidissimo uomo mi aveva fatto provare qualcosa che non avevo mai e poi mai avuto l'occasione di sentire. Internamente, solo quando mi sfioriva, sentivo la saliva scendere come un blocco amaro giù per la gola, e in contemporanea anche lo stomaco si contorceva e dava il via a quelle stupidissime farfalle di svolazzare nel mio ventre.
“Grazie, e torni da noi!”
“Senz'altro.”
Sorrisi alla parrucchiera, e mi misi la borsa in spalla, camminando lentamente per le vie della città. Questo posto non era cambiato per niente, eccetto che ora i soliti grandi palazzi grigi e possenti si erano innalzati ancor di più verso il cielo. Sentii poi, improvvisamente, un odore famigliare provenire alla mia sinistra: quell'odorino delizioso erano senza dubbio i Noodles di Eldoon!
Presi il cellulare dalla borsa e scrissi velocemente un messaggio veloce a Pearly, dicendole che avrei comprato dei Noodles da asporto da poter mangiare a Kurain insieme. Premetti invio e corsi con la mia solita divisa violacea verso il chioschetto; mi sorpresi quando vidi che la gestione era cambiata, e che sopratutto ci fossero tre clienti a mangiarci lì vicino. Ambigue persone, a dirla tutta: una strana ragazzina, che di spalle aveva un coda castana e un cilindro – probabilmente di seta, tipico dei maghi- celeste in testa. Alla destra un ragazzo, anch'esso voltato di schiena con degli strani capelli tirati all'insù, di un color marrone più forte. Portava un completo rosso accesso, e tanto male non gli stava. Alla sinistra, invece, un altro uomo, molto più alto e molto trasandato: una felpa grigiastra, sandali e un carinissimo capelli azzurro con una spilla altrettanto ambigua. Guardai con attenzione la spilla, mi sembrava vagamente famigliare, tant'è che mi avvicinai inconsciamente sempre di più. Mi fermai, a pochi metri da loro. Che diamine stavo facendo? Scossi la testa, e mi misi alla destra del tizio con cappello blu, ordinando le mie due belle portate, abbandonati, ovviamente.
“Scusi, vorrei due porzioni di Noodles da portar via...”
Nel frattempo, tirai fuori il mie cellulare, sempre il solito: grosso, brutto, e viola. Con i miei adesivi del Samurai D'Acciaio. Era da tempo che non lo guardavo... tutti i miei DVD li avevo riposti con cura nello scatolone sotto il letto, e guai a chi me li toccava! Solo Pearl poteva, anzi, lei aveva il dovere di portar avanti la tradizione di quei fantastici show di cui andavo matta.
“Mi dispiace signorina. Ma ora non si fanno più i Noodles d'asporto, se vuole può mangiarle qua. Sono i migliori Noodles della città, extra salati, tra l'altro!!”
Che bisogno c'era di urlare?
La strana ragazzina dal cilindro blu schioccò le dita e mi sorrise. “Dai Eldoon, come fai a dirle di no? Papà, aiutala!”
“Uh?”
L'uomo alzò lo sguardo dalla sua ciotola, notai un vispo sorrisetto nascosto. Eppure io quello lo avevo già visto da qualche parte. Quella ragazzina poi, avrà avuto sui sedici anni... e lui sembrava molto giovane. Possibile che fosse rimasto padre ad una giovane età?
“Niente da fare, Trucy bella. Non ho gli attrezzi giusti per il cibo d'asporto.”
Chiusi il borsellino delusa e chinai la nuca, in segno di scusa. “Non si preoccupi, verrò qui a mangiare un'altra volta! Ora devo scappare; grazie mille del tentativo, bella. Ci si rivide!” risposi alla ragazzina che divenne rossa in viso, e mi sorrise a trentadue denti.
“Si figuri, ciao!”
Guardai il cellulare, e scrissi di nuovo un sms a Pearly: “Accidenti, niente Noodles. Ci accontenteremo d'altro. A dopo.”
Scappai via verso la stazione dei treni, e mi rivenne in mente quello strano tipo con la spilla colorata: quel sorriso lo avevo visto troppe volte. Ero solo troppo sciocca per capire a chi appartenesse.
 
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Ero rimasto spiazzato. Come avevo fatto a contenermi? Ancora non lo so. So solo che se non fosse stato per quel briciolo di autocontrollo che avevo accumulato in tutti quegli anni difficili, sarai balzato in piedi e l'avrei riabbracciata senza esitazione. Quella era davvero Maya Fey? Quella era la sua voce, l'avrei potuta riconoscere tra mille. Ma era davvero molto più raffinata e meno caotica del solito. Era cresciuta, evidentemente. Cresciuta però, da non poter però togliere tutti quei gadjet dal cellulare: Samurai D'Acciao e Principessa Rosa, i suoi eroi preferiti. Non avevo mai conosciuto una ragazza così appassionata dei cartoni animati come lei. Non avevo alzato lo sguardo; avevo una paura tremenda di riguardare i suoi occhi e di far vedere a quella sensitiva che cosa ero diventato.
Toccai il pulsante dietro alla spilla, che automaticamente aveva salvato la registrazione, e sorrisi malinconico. Qui mangiavamo sempre noi, quando ancora era una ragazzina e io un ingenuo avvocato difensore. Mi passai una mano in viso, forse per impedire ai miei occhi di farsi lucidi. Ma ero ancora troppo cinico per piangere per una ragazza. Per Maya, oltretutto. Nemmeno quando era più piccola, e quando stava per finire in galera avevo pianto. Perché ora, invece, mi veniva solo l'impulso di scappar via e di mettermi a frignare come un ragazzino?
No, non l'avrei fatto.
“Papà! Ma ti rendi conto di che cosa ti sei fatto scappare? Quella poteva essere una potenziale nuova mamma!”
Mi parve di vedere Apollo con uno sguardo rosso in viso, e io risi cautamente alla sua affermazione. Trucy continuava ad assillarmi con i suoi sorrisi e le sue domande di quando mi sarei finalmente sistemato. Ma una potenziale relazione, ora come ora, non la volevo. L'unica donna della mia vita era solo Trucy, e anche se un'altra, forse della stessa soglia di importanza, si era ripresentata di fianco a me, non avevo avuto il coraggio di mostrarmi alla luce del sole. Non volevo frantumare i ricordi che aveva di me: giacca blu, capelli a punta. Esigevo che lei mi ricordasse così. Non in quello stato, no.
“Io ce la vado come potenziale fidanzata per Apollo, invece.”
“ M-ma cosa dice, signor Wright?! Io neanche la c-conosco.” replicò Apollo in evidente imbarazzo.
“Calmati, Polly! E comunque era tanto carina, non credi papà?” mi sorrise furbetta la mia Trucy, dandomi una pacca sulla spalla.
“Non ne dubito.” risposi calmo, immaginandomi Maya sette anni più grande. Sarebbe diventata la fotocopia di Mia?
“In che senso? Non l'hai vista?” sbuffò fingendosi offesa “Accidenti, avresti dovuto vederla! Pure ad Apollo piaceva, papà!”
“OBIEZIONE! E chi te lo dice?” le sue corde d'acciaio erano potenti, ovviamente. Ma forse non quanto le mie.
“Stavi balbettando fino ad ora...” Trucy concluse con una risatina dolce, e io ripresi mangiare i miei Noodles.
Ma l'avrei vista comunque, Maya. La mia telecamera l'aveva ripresa sicuramente, e sapevo che avrei rivisto quel video mille e più volte, esattamente quando rileggevo quelle lettere che con tanto affetto mi spediva i primi giorni in cui non poteva stare in ufficio, a causa dell'allentamento da sensitiva. Lettere a cui non avevo mai risposto, tra l'altro.
Maya rimase il mio chiodo fisso per tutta la giornata, ma ero così bravo a nascondere ciò che mi passava per la testa, che al momento in cui Apollo aveva portato Trucy a mangiar un gelato, non resistetti alla tentazione: mi sfilai via il capellino e strappai delicatamente la spilla dal tessuto morbido azzurro pastello. Collegai un cavetto al computer portatile di Apollo, e premetti senza esitazione il tasto “Play”. Mi portai una mano sotto il mento: sebbene non fossi un genio con i computer, almeno quello lo sapevo fare. La registrazione riprendeva i vari punti di vista dell'ambiente circostante al chiosco. Ero quasi annoiato, ma poi, finalmente eccola lì: la vidi correre nello schermo, con quella sua divisa viola e i suoi lunghi capelli... un momento. Quei capelli... quella allora era davvero Maya? Mi avvicinai di scatto allo schermo del portatile, guardando a come stava guardando incuriosita la spilla (cioè, me). Si era avvicinata di tanto, eppure prima non me ne ero nemmeno accorto. Sul mio viso apparve improvvisamente un sorrisetto ebete, e la vidi scuotere la testa e mettersi di fianco a me: la telecamera la riprendeva dalla vita in su e mi soffermai a guardarle gli occhi verdi : erano come al solito carichi d'energia e di una smisurata dolcezza. La vidi tirare fuori il cellulare viola: non avevo avuto le allucinazioni, quella era davvero Maya Fey. Sentii più e più volte la sua voce, sorridendo inconsciamente. A Mia non di assomigliava più di tanto, ad essere sincero. Quel taglio nuovo le donava, la rendeva molto più grande del solito. Scrutai ogni parti visibile del suo viso, e notai che in un primo momento aveva distolto lo sguardo dall'obbiettivo della telecamera e si era soffermata a guardare in basso... stava davvero guardando me? Mi aveva riconosciuto?
No. Non avrebbe fatto finta di nulla.
La sentii ringraziare Trucy e poi scappò via di corsa, dopo aver spedito probabilmente un messaggio a chissà chi.
Però! Da giovane non lo utilizzava più di tanto il cellulare, e ora che aveva ventisei anni sembrava non distogliergli mai lo sguardo. Un potenziale fidanzato, magari?
Sentii una strana sensazione allo stomaco, soprattutto al cuore. Non potevo essere davvero geloso di Maya. Chi ero io per impedirle di farsi una vita? Dopotutto, io ne avevo costruita una senza nemmeno troppi problemi. Chi ero io... per impedirle di sentire un uomo?
Non capii esattamente perché tutte quelle paranoie mi approdarono velocemente in testa, sapevo solo che quella strana forma di gelosia e possesso, capitava poche volte: o quando Trucy mi parlava dei ragazzi "carini" della scuola, che mi rendevano incomprensibilmente geloso della mia bimba, o quando immaginavo Maya baciare un uomo. Nah, Maya era troppo piccola... per fidanzarsi!
Era impossibile.
Annuii e con il mouse stoppai il video. Passarono cinque buoni minuti di assoluto silenzio.
Mi passai una mano in viso: perché oltre al video, anche il mio cuore sembrava essersi fermato improvvisamente?


Ow, questo fandom è così poco popolato... e me ne dispiace! E' un così bel gioco, e secondo me meritava di aver più Fic al suo interno :3
La pubblico pure qui, contemporaneamente in un altro sito, una stramba fic su Maya e Nick. Because.. they are THE love. 


Baci
gm19961
   
 
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