7.
Disturbance
“Basta così, Elena.”
La voce di Damon le giunse da un posto molto
distante.
“Elena.” - si sentì
chiamare un’altra volta.
“Ho detto, basta
così.” Con delicatezza, la allontanò
dal collo della
ragazza.
Elena si ritrasse e, con il dorso della mano, si
asciugò le ultime gocce di
sangue rimaste sulle labbra.
Damon prese di nuovo il volto della ragazza fra le
mani e la fissò negli
occhi. “Te la senti di guidare?” Lei
annuì impercettibilmente. “Bene. Adesso
torna in macchina e vai dove stavi andando. Dimentica tutto quello che
è
successo. Se qualcuno te lo chiede, sei stata morsa … da un
ragno.” Gli occhi
della ragazza si dilatarono.
“E passa una buona serata.”
– aggiunse Damon con un leggero sorriso.
Quando la ragazza se ne fu andata, Elena era
perplessa.“Pensavo volessi …
bere anche te.”
“Ci hai già pensato te a
prenderne abbastanza. Magari … la prossima volta.”
I suoi occhi continuavano a scrutarla
nell’oscurità, tesi e in cerca del
minimo indizio sulle conseguenze che quel piccolo esperimento poteva
aver avuto
su di lei.
“Sei sicura di star bene?”
“Sì … credo di
sì.”. E lo pensava. Per qualche assurdo motivo,
Elena
sentiva di stare bene.
“Bene.” Damon fece un pausa, e
le si avvicinò ancora di più.
“Elena, promettimi che non
proverai a fare lo stesso quando sei da sola.”
Elena annuì. Damon le prese il mento e,
con le mani che gli tremavano
leggermente, le alzò il viso verso di lui. I suoi occhi
scuri luccicavano, più
profondi e belli che mai.
“Promettilo.”
“Te lo prometto.”
Quando lo aveva confessato a Jeremy, era rimasto di
sasso, ma dopo lo shock
iniziale aveva deciso di sostenerla, se quello era ciò che
voleva fare, ed
aveva pure offerto casa Gilbert come copertura. Dopo un paio di volte,
Elena aveva
iniziato ad essere piuttosto brava. Una volta, Damon le aveva anche
detto che
era una sorta di … talento naturale. Era quella
consapevolezza, sapere che poteva
fermarsi, ciò che la aiutava a superare i momenti peggiori.
Si sentiva terribilmente male a nasconderlo a
Stefan, ma le sembrava un
prezzo ragionevole da pagare fintanto che le permetteva di far
funzionare le
cose, di essere più simile a come voleva lui. Sapeva che
Stefan stava facendo
il possibile per lei, e lei non voleva deluderlo.
Bonnie esordì, appoggiando sul tavolo un
foglio con un indirizzo
scribacchiato. “Abbiamo trovato la strega, in
Alabama.”
Damon si scostò dal muro su cui era
appoggiato, battendo brevemente le
mani. “Perfetto. Profondo sud, road trip … mi
piace. Allora, vediamo chi viene
con me ... ”
“Vengo io” – Jeremy
si raddrizzò ed alzò lo sguardo su di lui.
“… a parte la persona
più inutile in questa stanza.” Damon gli rivolse
una
smorfia e Jeremy gli rispose con un’espressione scocciata.
“Io stavo scegliendo
la strega.”
“Ve bene.” –
annuì Bonnie.
“Vengo anch’io”.
Sia Damon che Stefan si girarono sconcertati in
direzione di Elena.
“Cosa
c’è?” – Elena alzò
le spalle – “Posso dare una mano, più
siamo,
meglio è …”
“E perché già che
ci siamo non facciamo anche un pigiama party?” – la
fulminò
Damon. “No. E poi, tu devi pensare alle tue …
questioni da baby vampira sotto
la guardia del nostro cavaliere qua in armatura
scintillante.” Assestò una
pacca sulla spalla di Stefan, che si limitò ad alzare gli
occhi al cielo.
“Non ho bisogno di alcuna
guardia.” – rispose decisa Elena - “Sono
perfettamente in grado di badare a me stessa.”
“Davvero?” – Damon la
fissò e sostenne la sua espressione di sfida. Gli
occhi di Elena ebbero un moto di rabbia, ma lei non rispose.
“Ho detto no.” –
proseguì Damon – “Bonnie, vai a
preparare … qualsiasi juju
da strega devi preparare. Partiamo in un’ora.”
Stefan posò la penna sul proprio diario.
Negli ultimi giorni, Elena era
stata di umore decisamente migliore. Aveva ancora i suoi momenti scuri,
ma, in
fin dei conti, aveva ripreso i suoi rapporti con Bonnie, ad andare agli
allenamenti delle cheerleader, e sembrava particolarmente presa ed
eccitata
dall’organizzazione del ballo scolastico insieme a Caroline.
Nessuno aveva più
fatto accenno all’incidente nel bagno del Mystic Grill.
Eppure, c’era qualcosa in lei che
continuava a sfuggirgli. Qualcosa che non
riusciva ad afferrare, non importa quanto ci provasse, quanto si
impegnasse per
starle vicino.
La intravide entrare in camera, mentre con un
asciugamano si tamponava i
capelli ancora bagnati dopo la doccia.
“Ehi.” Le sorrise.
“Stai scrivendo di me, Stefan?”
– si sedette sul bordo della scrivania e si
chinò per baciarlo leggermente sulle labbra.
Con una mossa fulminea, Stefan rovesciò
la sedia e la costrinse contro il
muro.
“Ciao, amore mio.” Katherine
sorrise con uno sguardo da gatta. “Dimmi
…” –
proseguì chinando la testa di lato –
“… Cosa mi ha tradita? Forse perché
Elena è
una gattina poco affettuosa ultimamente?”
Stefan la lasciò andare con un gesto
stizzito.
“Cosa vuoi Katherine? Credevo che fossi
ancora in fuga in giro per il mondo.”
“Oh, sai, mi sono giunte molte
novità …” – rispose Katherine
passando
distrattamente un dito sul bordo della scrivania. “Tanto per
cominciare, Klaus
non è più una minaccia…”
“Su quello ti hanno informata
male.” – replicò Stefan.
Katherine sorrise ambiguamente e non rispose.
“E poi ho saputo la grande
novità sulla tua dolce, preziosa Elena
…”
Stefan si passò le mani nei capelli e si
lasciò andare a sedere sulla
poltrona. Trattare con Katherine non era esattamente ciò di
cui aveva bisogno
in quel momento.
“Cosa vuoi?” –
ripeté stancamente.
In un secondo, Katherine lo raggiunse,
appoggiò le mani sulle sue spalle
costringendolo contro lo schienale e posò un ginocchio sulla
sua coscia.
“Sai, Stefan, quasi ti preferivo
l’ultima volta che ci siamo visti, sempre
oscuro e tormentato, ma almeno provavi a fare il duro.”
– proseguì,
sfiorandogli con un dito il profilo della mascella –
“Fa lo stesso, mi piaci
comunque.”
Stefan la scaraventò bruscamente a
terra. “Sempre non interessato.”
“Oh, giusto.” - Katherine si
alzò noncurante e si diresse verso il letto –
“Perché adesso tu ed Elena siete di nuovo sulla
strada per vissero-per-sempre-felici-e-contenti.”
Afferrò una limetta per le unghie dal
comodino di Elena e si sdraiò con
eleganza sul letto, apparentemente molto concentrata sulle proprie
mani.
“Non importa, è solo questione
di tempo. E dovresti saperlo che io so
essere molto … paziente.”
– aggiunse
lanciandogli uno sguardo languido.
Stefan si alzò con un gesto nervoso, ma
prima che potesse risponderle,
Katherine proseguì.
“Lo sai che è ancora presa da
lui, vero?” – alzò di sottecchi lo
sguardo per
spiare la sua reazione. “Damon.”
“Tu non sai niente” –
Stefan si strinse le braccia al petto e rimase
impassibile.
Katherine alzò le spalle. “Io
so sempre tutto, Stefan. Perché osservo.”
Sorrise nella sua direzione. “Soprattutto quando si tratta di
te.”
Stefan rise brevemente e si strinse nelle spalle.
“Fuori di qui,
Katherine.”
Katherine si alzò senza fretta e nel
passargli accanto gli porse la limetta
di Elena.
“Se
hai bisogno di me, sono nella stanza accanto. Sarà
così divertente
stare di nuovo tutti insieme, come una perfetta disfunzionale famiglia
felice.”