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Autore: everlily    08/06/2012    5 recensioni
Love does that, Damon. It changes us.
Post 3x22, una quarta stagione alternativa.
Elena è in transizione. Da questo momento, per lei si apre un percorso attraverso i suoi lati oscuri che la porterà a cambiare, forse per sempre, la sua visione della vita e dell'amore.
Dal primo capitolo: "Sempre stretta in quell’abbraccio, qualcosa attirò il suo sguardo oltre la spalla di Stefan. Oltre il vetro di quella stanza asettica (una stanza d’obitorio realizzò, mentre un brivido le correva lungo la schiena), Damon la stava osservando, lo sguardo smarrito, frustrato, infuriato. E subito Elena sentì il suo cuore stringersi dolorosamente. Chiuse gli occhi un secondo, cercando di riprendersi dalla sofferenza che la vista di Damon le aveva procurato. Quando li riaprì, lui era sparito."
Genere: Introspettivo, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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7.

Disturbance

“Basta così, Elena.”

La voce di Damon le giunse da un posto molto distante.

“Elena.” - si sentì chiamare un’altra volta.

“Ho detto, basta così.” Con delicatezza, la allontanò dal collo della ragazza.

Elena si ritrasse e, con il dorso della mano, si asciugò le ultime gocce di sangue rimaste sulle labbra.

Damon prese di nuovo il volto della ragazza fra le mani e la fissò negli occhi. “Te la senti di guidare?” Lei annuì impercettibilmente. “Bene. Adesso torna in macchina e vai dove stavi andando. Dimentica tutto quello che è successo. Se qualcuno te lo chiede, sei stata morsa … da un ragno.” Gli occhi della ragazza si dilatarono.

“E passa una buona serata.” – aggiunse Damon con un leggero sorriso.

Quando la ragazza se ne fu andata, Elena era perplessa.“Pensavo volessi … bere anche te.”

“Ci hai già pensato te a prenderne abbastanza. Magari … la prossima volta.”

I suoi occhi continuavano a scrutarla nell’oscurità, tesi e in cerca del minimo indizio sulle conseguenze che quel piccolo esperimento poteva aver avuto su di lei.

“Sei sicura di star bene?”

“Sì … credo di sì.”. E lo pensava. Per qualche assurdo motivo, Elena sentiva di stare bene.

“Bene.” Damon fece un pausa, e le si avvicinò ancora di più.

“Elena, promettimi che non proverai a fare lo stesso quando sei da sola.”

Elena annuì. Damon le prese il mento e, con le mani che gli tremavano leggermente, le alzò il viso verso di lui. I suoi occhi scuri luccicavano, più profondi e belli che mai.

“Promettilo.”

“Te lo prometto.”

***

Seduti nella cucina di casa Gilbert, Elena guardò Damon di nascosto ed ebbe un leggero brivido al pensiero del loro piccolo segreto.

Quando lo aveva confessato a Jeremy, era rimasto di sasso, ma dopo lo shock iniziale aveva deciso di sostenerla, se quello era ciò che voleva fare, ed aveva pure offerto casa Gilbert come copertura. Dopo un paio di volte, Elena aveva iniziato ad essere piuttosto brava. Una volta, Damon le aveva anche detto che era una sorta di … talento naturale. Era quella consapevolezza, sapere che poteva fermarsi, ciò che la aiutava a superare i momenti peggiori.

Si sentiva terribilmente male a nasconderlo a Stefan, ma le sembrava un prezzo ragionevole da pagare fintanto che le permetteva di far funzionare le cose, di essere più simile a come voleva lui. Sapeva che Stefan stava facendo il possibile per lei, e lei non voleva deluderlo.

Bonnie esordì, appoggiando sul tavolo un foglio con un indirizzo scribacchiato. “Abbiamo trovato la strega, in Alabama.”

Damon si scostò dal muro su cui era appoggiato, battendo brevemente le mani. “Perfetto. Profondo sud, road trip … mi piace. Allora, vediamo chi viene con me ... ”

“Vengo io” – Jeremy si raddrizzò ed alzò lo sguardo su di lui.

“… a parte la persona più inutile in questa stanza.” Damon gli rivolse una smorfia e Jeremy gli rispose con un’espressione scocciata. “Io stavo scegliendo la strega.”

“Ve bene.” – annuì Bonnie.

“Vengo anch’io”.

Sia Damon che Stefan si girarono sconcertati in direzione di Elena.

“Cosa c’è?” – Elena alzò le spalle – “Posso dare una mano, più siamo, meglio è …”

“E perché già che ci siamo non facciamo anche un pigiama party?” – la fulminò Damon. “No. E poi, tu devi pensare alle tue … questioni da baby vampira sotto la guardia del nostro cavaliere qua in armatura scintillante.” Assestò una pacca sulla spalla di Stefan, che si limitò ad alzare gli occhi al cielo.

“Non ho bisogno di alcuna guardia.” – rispose decisa Elena - “Sono perfettamente in grado di badare a me stessa.”

“Davvero?” – Damon la fissò e sostenne la sua espressione di sfida. Gli occhi di Elena ebbero un moto di rabbia, ma lei non rispose.

“Ho detto no.” – proseguì Damon – “Bonnie, vai a preparare … qualsiasi juju da strega devi preparare. Partiamo in un’ora.”

***

Stefan posò la penna sul proprio diario. Negli ultimi giorni, Elena era stata di umore decisamente migliore. Aveva ancora i suoi momenti scuri, ma, in fin dei conti, aveva ripreso i suoi rapporti con Bonnie, ad andare agli allenamenti delle cheerleader, e sembrava particolarmente presa ed eccitata dall’organizzazione del ballo scolastico insieme a Caroline. Nessuno aveva più fatto accenno all’incidente nel bagno del Mystic Grill.

Eppure, c’era qualcosa in lei che continuava a sfuggirgli. Qualcosa che non riusciva ad afferrare, non importa quanto ci provasse, quanto si impegnasse per starle vicino.

La intravide entrare in camera, mentre con un asciugamano si tamponava i capelli ancora bagnati dopo la doccia.

“Ehi.” Le sorrise.

“Stai scrivendo di me, Stefan?” – si sedette sul bordo della scrivania e si chinò per baciarlo leggermente sulle labbra.

Con una mossa fulminea, Stefan rovesciò la sedia e la costrinse contro il muro.

“Ciao, amore mio.” Katherine sorrise con uno sguardo da gatta. “Dimmi …” – proseguì chinando la testa di lato – “… Cosa mi ha tradita? Forse perché Elena è una gattina poco affettuosa ultimamente?”

Stefan la lasciò andare con un gesto stizzito.

“Cosa vuoi Katherine? Credevo che fossi ancora in fuga in giro per il mondo.”

“Oh, sai, mi sono giunte molte novità …” – rispose Katherine passando distrattamente un dito sul bordo della scrivania. “Tanto per cominciare, Klaus non è più una minaccia…”

“Su quello ti hanno informata male.” – replicò Stefan.

Katherine sorrise ambiguamente e non rispose.

“E poi ho saputo la grande novità sulla tua dolce, preziosa Elena …”

Stefan si passò le mani nei capelli e si lasciò andare a sedere sulla poltrona. Trattare con Katherine non era esattamente ciò di cui aveva bisogno in quel momento.

“Cosa vuoi?” – ripeté stancamente.

In un secondo, Katherine lo raggiunse, appoggiò le mani sulle sue spalle costringendolo contro lo schienale e posò un ginocchio sulla sua coscia.

“Sai, Stefan, quasi ti preferivo l’ultima volta che ci siamo visti, sempre oscuro e tormentato, ma almeno provavi a fare il duro.” – proseguì, sfiorandogli con un dito il profilo della mascella – “Fa lo stesso, mi piaci comunque.”

Stefan la scaraventò bruscamente a terra. “Sempre non interessato.”

“Oh, giusto.” - Katherine si alzò noncurante e si diresse verso il letto – “Perché adesso tu ed Elena siete di nuovo sulla strada per vissero-per-sempre-felici-e-contenti.”

Afferrò una limetta per le unghie dal comodino di Elena e si sdraiò con eleganza sul letto, apparentemente molto concentrata sulle proprie mani.

“Non importa, è solo questione di tempo. E dovresti saperlo che io so essere molto … paziente.” – aggiunse lanciandogli uno sguardo languido.

Stefan si alzò con un gesto nervoso, ma prima che potesse risponderle, Katherine proseguì.

“Lo sai che è ancora presa da lui, vero?” – alzò di sottecchi lo sguardo per spiare la sua reazione. “Damon.”

“Tu non sai niente” – Stefan si strinse le braccia al petto e rimase impassibile.

Katherine alzò le spalle. “Io so sempre tutto, Stefan. Perché osservo.” Sorrise nella sua direzione. “Soprattutto quando si tratta di te.”

Stefan rise brevemente e si strinse nelle spalle. “Fuori di qui, Katherine.”

Katherine si alzò senza fretta e nel passargli accanto gli porse la limetta di Elena.

“Se hai bisogno di me, sono nella stanza accanto. Sarà così divertente stare di nuovo tutti insieme, come una perfetta disfunzionale famiglia felice.”

   
 
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