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Autore: Miss_Nothing    08/06/2012    2 recensioni
Non vi sono veri e propri capitoli in questa storia. Sono pensieri, pensieri di una ragazza che ha visto troppo della vita.
Ciao a tutti il mio nome è Sarah Walsh, sono nata il 5 Maggio del 1995 e sono morta il 3 Marzo 2007.
Posso parlare, scrivere e fare tutto quello che vi viene in mente. Il mio corpo è ancora qui, cerca di sopravvivere ma la mia anima ha già attraversato il ponte.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Sarah come stai?” mi chiese mio padre passandomi una tazza di cioccolata calda. La presi bevendone un goccio. Un tempo mi faceva sempre la cioccolata quando ero triste, me la portava in camera per poi leggermi una storia ma poi, ma poi tutti quei bei sogni si erano infranti.
Non risposi e continuai a bere sporcandomi le labbra.
“Sarah rispondimi” Urlò dando una botta al tavolo.
“Non ti devo nulla” commentai lasciando la tazza mezza piena sul piano della cucina ed andarmene mentre mi pulivo le labbra con il dorso della mano.
“Sarah se esci da quella porta non ritornare a casa questa sera” mi minaccio.
“Nessun problema, questa non è casa mia” commentai prendendo lo zaino per andare a scuola.
 
La classe aveva quella atmosfera macabra come sempre ma almeno i miei compagni avevano un posto dove andare per una notte. Tamburellai le dita sul banco mentre cercavo di trovare una soluzione. Non potevo di certo andare da Sophie, mi avrebbe fatto domande. Non potevo andare da mia zia, lei era peggio di mio padre. Non avevo nonni in vita e la sorella di mia madre non aveva un vera e propria casa.
“Sarah mi sa che piaci all’amico di Jared” Mi disse Sophie mentre scarabocchiavo sul quaderno di inglese.
“Chi?” Commentai senza entusiasmo o interesse.
“quello di Sabato sera” bisbiglio aspettandosi una reazione di entusiasmo.
“Ah, ecco allora come si chiama carotino” Risposi apaticamente rivelandole il soprannome che gli avevo dato.
“Carotino, Sarah? Carotino, davvero? “Disse seccata della mia ironia. No, il soprannome non gli era piaciuto, proprio no.
Sorrisi mentre mi voltavo verso di lei per guardare la sua faccia contrariata.
“Che c’è?” Commentai.
“Non sembra una carota” Affermò convinta di quello che pensava.
“Ah no, Sophie? “ Chiesi imitando il tono di voce  che aveva usato per rimproverarmi.
“è carino” ammise arrossendo un poc.
“Puoi avere di meglio”
“anche tu puoi avere qualcuno di meglio di quell’emo che ti sta sempre intorno” Disse per poi voltarsi verso la lavagna.
“Ah, allora è questo il problema” Commentai lasciando cadere la biro.
“Sarah gli altri hanno accettato la tua ironia e i tuoi vestiti da fattona ma non accetteranno anche questo”
“Sophie, loro sono tutti falsi, Lanny è vero quindi per me può andare come amico”
“Non ti innamorerai di lui? Jenna ha detto che ci stavi provano”
“Jenna vede una visione distorta della realtà. Aspetta Sophie non è che questo da più fastidio a te che a loro?”
Lei non risposi, si guardo le unghie smaltate e cambiò discorso.
“Marco è davvero figo, hai visto come la maglietta gli evidenziava i muscoli? E poi ha una band che cosa figa” mi disse sperando di farmi interessare a lui.
Non risposi, quella discussione aveva preso un piede che non mi piaceva.
 
Il cimitero era scaldato da lievi raggi che portavano con loro il tepore famigliare della primavera. Le mie mani si muovevano sulla carta in cerca di una via di sfogo per la mia mente. Per una volta ritrai una statua. Un angelo vicino a una lapide. Era vecchio, rovinato, ricoperto da edera che nascondeva il suo antico splendore.
“Oh, oh ti ho beccata Walsh. Ti ho beccata mentre mostravi una tua dote nascosta” dichiarò una voce ridente.
“Oh, oh adesso che posso fare, Lanny? Mi hai vista bere, fumare e disegnare questi sono proprio dei crimini” Bonficchiai ridendo sotto i baffi.
Si buttò al mio fianco sull’erba verde continuando a ridere.
“Walsh, attenta a mostrarti così troppo in pubblico o cominceranno a chiederti un pezzo di te”mi disse.
“Sbaglio o hai preso la frase da una canzone di J-ax?” gli feci notare.
“Mi hai beccato. Che cosa stai disegnando?”Disse mettendosi una mano sul cuore per poi cercare di sbirciare il foglio che stringevo tra le mani.
“Un angelo” borbottai.
“Non ti credevo religiosa”
“Infatti non credo, ma trovo molto affascinanti gli angeli”
Mi strappo-letteralmente- l’album dalle mani per poi cominciare a esaminare con gli occhi e i polpastrelli i tratti lasciati dalla matita.
“Cavolo sei veramente brava”
“grazie” bonficchiai, era la prima volta che qualcuno vedeva i miei disegni.
“Cosa fai sta sera?”Mi chiese.
“Nulla” Commentai mentre il pensiero di dover passare la notte per strada mi turbava.
“Perché non vieni da me. Birra, film horror e pizza che ne dici?” propose.
“è un appuntamento Lanny?” Chiesi scherzosa.
“Anche se di solito è così, non devi pensare che tutti abbiano dei secondi fini Walsh. Almeno io cerco solo di esserti amico” affermò mettendo in chiaro il punto.
“Andata” commentai per poi buttarmi sull’erba vicino a lui.
“Brava Walsh”
“Non chiamarmi Walsh, non mi piace” gli dissi storcendo il naso.
“Walsh, ha stile”
“No” dichiarai.
“Io dico di si “
“Emo stai zitto” lo presi in giro.
“Questo non dovevi dirlo”
Si alzò di scatto per poi cominciare a farmi il solletico. Scoppiai in fragorose risate.
“Smettila, smettila” urlai mentre mi divincolavo.
“No, Walsh non la smetto visto che è la prima volta  che ti vedo ridere veramente” disse continuando a torturarmi.
Sentivo le lacrime bagnarmi gli occhi.
“Ti prego mi stai facendo morire” balbettai.
“Allora devo fermarmi o se no non ti vedrò mai più ridere”
Si fermò lasciandomi respirare e asciugarmi gli occhi ricolmi di lacrime.
“Sei uno scemo” dichiarai.
“Tranquilla Wlash tu mi batti” mi disse per poi darmi, come per consolazione, un buffetto sulla spalla.
Per la prima volta qualcosa nel mio cuore si scaldo, mi sembrava di aver trovato un amico. Per la prima volta potevo dire di aver capito cosa significa la parola amicizia.
  
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