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Autore: Papillon_    08/06/2012    9 recensioni
Mary, una ragazza semplice, determinata e bellissima arriva alla Cross Accademy. E qui conosce Zero, il ragazzo misterioso, quello da cui tutti stanno alla larga. Quello di cui tutti hanno paura.
Tranne lei.
I due sembrano destinati ad avvicinarsi sempre di più; uniti per cercare l'unica verità che Mary sta cercando.
Ma che ne sarà di Yuuki?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti, Yuki Cross, Zero Kiryu
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 2

The letter

 

nell'esatto momento in cui essa è in aria,
saprai improvvisamente in cosa stai sperando di più.
 
Mary
 
-Si può sapere cosa voleva obaasan? - chiese Hannah in tono scocciato.
Era da mezz'ora, ormai, che ci stavamo dirigendo verso il cimitero e la mia amica non faceva altro che tartassarmi. Ok, le volevo bene e le raccontavo sempre tutto, ma come potevo dirle quello che avevo appena visto? Mi avrebbe scambiato per una psicopatica. E, beh, non avrebbe fatto tanto male.
-Me lo dici? - insisté.
-Ok, ma parla piano - sussurrai, rannicchiandomi sul sedile per non farmi sentire da mia madre che stava guidando, davanti.
-Mi ha dato questa - dissi toccando la collana.
-Oh, è molto carina - si limitò a dire Hannah. Forse se l'era bevuta.
-Ma come mai?
O forse no.
-Dice che è sempre stata mia e che è arrivato il momento di consegnarmela. Era di mio padre - risposi.
-Oh mio Dio! - esclamò lei.
-Non urlare! - la rimproverai. -Non è per niente pazzesco. Perché mai obaasan dovrebbe avere una cosa che mi appartiene, scusa? Lei è solo una vecchietta che insegna Giapponese. Sinceramente mi turba il fatto che abbia cose mie.
-In effetti hai ragione. E perché mai, comunque, dartela ora?
Non lo sapevo.
-Obaasan ha detto solo che questo ciondolo rappresenta il simbolo degli Hunters o non lo so, che in teoria dovrebbero essere dei cacciatori...
Ovviamente, Hannah mi fissava a bocca aperta.
-Tesoro, ti voglio bene, e tu lo sai. Ed è per il tuo bene che ti dico: butta via quel ciondolo.
Un' improvvisa paura mi invase e mi percosse. -Non posso - affermai afferrandolo saldamente.
-Non posso perderlo - ripetei con ardore. -E' l'unica cosa che potrebbe ricondurmi a mio padre.
Che, mi rendevo conto, conoscevo sempre meno.
-Ragazze, siamo arrivate. Smettetela di fare le misteriose e scendete dalla macchina - ci rimproverò mia madre.
 
Zero
 
Pochi minuti dopo essere rientrato nell'accademia, incrociai Yuuki in corridoio. Vederla vestita di bianco mi confondeva e non poco, ma in ogni caso, dovevo accettarlo: era stata quella la sua scelta.
Arrivò il momento in cui le nostre spalle quasi si sfiorarono.
-Zero, ci sono ancora delle ragazze in cortile - mi avvisò Yuuki.
-Me ne occupo io - dissi stanco.
Sul suo viso, notai, si dipinse un sorriso largo e sincero. Di quelli che solo lei mi sapeva regalare.
-Io conto su di te, Zero - ammise, dandomi una leggera pacca sulla spalla. Il suo tocco, gentile e delicato, ebbe la forza di farmi sperare solo un po'.
Non era forzato, era un gesto nostro.
Punto.
E poi scappò via, lasciandomi solo, e rimanere soli, almeno per me, era la pena più grande: la sua assenza si notava ovunque.
Era vero, in cortile c'erano diverse ragazzine che urlavano. Erano insopportabili, davvero.
-Via! - le fulminai con lo sguardo. Non se lo fecero ripetere due volte.
-Bel lavoro, Kiryu - mi disse Kayen Cross, il mio “gentilissimo” tutore. Era un uomo di tante parole, e di tanti fatti, pure. Combatteva per la vita di tutti, e sarebbe stato disposto a donare la sua volentieri, pur di salvare anime innocenti, come quella di sua figlia.
Che poi tanto innocente non è.
Mi disse molte cose che mi aspettavo mi dicesse. Cose che non cambiano e con potranno mai veramente cambiare. Io, come il mio solito, ascoltai tutto in silenzio e immagazzinai le informazioni necessarie. Solo un'affermazione mi rese particolarmente partecipe.
-Tu inizialmente, avevi ignorato l'ordine di non uccidere i sangue puro. Saresti volentieri corso ad uccidere Kaname Kuran, vero?
Solo il nome di quella bestia mi faceva ribollire il sangue. Ma lui continuò.
-...usando la sua pericolosa esistenza come ragione. E adesso, ti limiti ad ubbidire come un cagnolino fedele. E' preoccupante...
Dapprima abbassai lo sguardo; non volevo guardare quell'uomo in faccia. Era il mio salvatore, colui che mi aveva dato una casa e una famiglia. Sì, ma a volte diceva cose che mi facevano piuttosto incazzare.
La rabbia mi assalì, e dissi cose che forse, in realtà non pensavo.
-Kaname Kuran ha detto che vuole uccidere tutti i sangue puro, giusto? - ghignai, beffardo. -Se è così, non ho motivo di fermarlo.
Il direttore reagì male a quelle parole. Mi sembrò...preoccupato. In quel momento, probabilmente, stava immaginando che io mi fossi riferito a proprio tutti i sangue puro; Yuuki compresa.
No, nessuna eccezione, pensai. Tutti i sangue puro, dal primo all'ultimo.
Piccola, no...
-Faccio finta di non aver sentito. In ogni caso, in quanto pacifista, non tollero quello che Kaname sta facendo. - disse il direttore, allontanandosi da me.
In quel momento, con le mie parole di ghiaccio, avrei intimorito chiunque. E infatti avevo praticamente detto a sua padre che la volevo vedere morta.
Oh, piccola, è semplice mentire a sé stessi e agli altri. Peccato che non riesca a mentire a te.
 
Mary
 
Camminammo lentamente tra le tombe del cimitero, con il capo chino e le mani strette attorno ai mazzi di fiori che tutte e tre rispettivamente portavamo.
Davanti alla tomba di mio padre, mi fu difficile concentrarmi sulla preghiera. Continuavo a pensare alla signora Miura e ai suoi occhi senza vita.
Non dimenticare quello che ti ho detto.
Non so per quale motivo, ma improvvisamente, nella mia testa si infiltrarono languidi pensieri. C'erano troppi forse, nella mia vita. Ad esempio, c'era il mistero della morte del mio papà che rimaneva un caso irrisolto. Infatti, pur avendo assistito alla sua morte – era vero, io lo avevo visto morire davanti ai miei occhi, secondo quello che mi diceva la mamma – non ricordavo nulla di quel momento. Niente.
I medici avevano detto che il mio cervello, da solo, aveva rimosso la scena perché aveva subito un trauma. Io non ci credevo. C'era qualcosa, dentro di me, che mi diceva che io avrei dovuto sapere tutto. Però non sapevo niente, ecco il punto.
-Posa i fiori, tesoro - mi ordinò mamma, distraendomi dai miei pensieri.
Appoggiai i fiori sulla tomba di mio padre, e poi, automaticamente, portai la mano al ciondolo. Ciò che vidi dopo era solo l'inizio della conoscenza di un mondo nuovo.
Fissavo la tomba di mio padre che ora aveva assunto un colore nero. Il cielo si era oscurato e tutto, intorno a noi, si era fatto buio. All'improvviso, sulla lapide, cominciarono a formarsi una serie di segni luminosi, i quali andarono a costituire il simbolo dei cacciatori di cui mi aveva parlato quel pomeriggio obaasan. Cautamente, mi avvicinai alla tomba.
Era come se il mio corpo si muovesse perché qualcuno, a mia insaputa, lo guidava. Ero una bambola, un marionetta, che si limitava a seguire il suo destino senza avere il potere, però, di sceglierlo. Avevo dimenticato chi ero e perché mi trovavo lì; c'eravamo solo io e la tomba, risucchiate in una dimensione oscura e crudele.
-Mary, è tempo – disse qualcuno. Quella voce la conoscevo. Apparteneva ad un uomo, un uomo che un tempo avevo avuto vicino...
-Tesoro! - urlò mia madre scuotendomi le spalle violentemente. -Oddio, oddio, pensavo ti avessero...posseduta! Dicono nei cimiteri succedono cose strane....
Mi madre vaneggiava come al solito. -Mamma, sto bene, ero solo distratta...scusami. Mi ripresi. Tutto era tornato normale: la tomba aveva assunto nuovamente il suo color mattone e in cielo era tornato a splendere il sole.
Perplessa, mia madre si affrettò ad aggiungere: -Non muovetevi, vado a prendere la macchina...
-Mary, che c'è? - chiese Hannah, accertandosi che fossimo completamente sole.
Sbuffai. -Niente, Dio mio, niente! Mia madre ingigantisce sempre tutto. Possibile che però quello di prima fosse stato solo frutto della mia immaginazione? Non ero mai stata una persona sognatrice. Il concreto e il reale, per quanto mi riguardava, erano alla base di ogni cosa, nella mia semplice vita. Che ormai tanto semplice non era più.
-Tesoro, Ellie sarà anche iperprotettiva, ma sinceramente i tuoi occhi li ho visti anche io - continuò Hannah.
-Eh?
-Mary, tu eri dall'altra parte, fidati di me. Sembravi morta - ammise la mia amica.
Forse, Ellie Lambert, per una volta, aveva ragione, ed io, per la seconda volta in un paio d'ore, mi sentii impazzire.
-Andiamo via di qui - ordinai.
 
***
 
La sera mia madre insisté per avere Hannah a cena e, a suo malgrado, lei accettò. Sapevo che era una ragazza che odiava essere di disturbo; purtroppo, non si rendeva conto che a me e a mia madre faceva solo che molto piacere, averla con noi.
Io e Hannah avevamo passato tutto il viaggio di ritorno a riflettere su come affrontare l'argomento “ciondolo” con mamma. Io volevo tenerlo nascosto, mentre lei era convinta che farglielo sapere fosse la cosa giusta. Davvero, non aveva ancora capito bene che persona era, la mia mamma.
Dopo l'ennesimo occhiolino da parte della mia amica, fui costretta a parlare.
-Ok, ok. Mamma, posso chiederti una cosa?
-Dimmi tutto, tesoro - rispose lei, indaffarata a riempire la lavastoviglie.
Esitai. Forza, Mary, è solo una stupida collana. Dai.
-La signora Miura oggi mi ha dato questa - le dissi sfiorando la collana. Confusa, interrompé ciò che stava facendo e mi guardò. -La collana - mormorai.
Mia madre si avvicinò guardandomi perplessa, la prese in mano e...gemette.
-Ahi, caz...ahi! Scotta! - urlò. -Ma che diamine...tesoro toglitela, toglitela! - mi ordinò cercando di riavvicinarsi a me, ma prontamente, io mi ero alzata ed ero quasi uscita dalla cucina. Hannah si limitava ad osservare la scena senza poter fare nulla, effettivamente.
Lì per lì pensai che mia madre avesse scherzato. Poi, la guardai in volto e mi ricredetti: aveva provato dolore, era vero. Ma come era possibile, se la collana era innocua?
-Mamma, stai scherzando?
-Mary, quella collana mi ha...scottata! Dio... - andò al lavandino a bagnarsi imprecando sottovoce.
Aveva parlato con un'autorità spaventosa, e io non avevo potuto fare altro che rimanere basita dalla sua reazione, così differente dalla mia.
-Se io tocco la collana non sento caldo - ammisi afferrandola di nuovo. Era come se il mio ciondolo rifiutasse la mia mamma, non la volesse e tentasse in tutti i modi di proteggersi da lei.
-Voglio che la riporti indietro - disse guardandomi negli occhi.
Osservai mia madre come non avevo mai fatto. Era una donna forte che aveva dovuto crescermi da sola, lei con quei suoi occhioni nocciola, con i suoi capelli biondi arruffati perennemente raccolti in una coda. Un corpicino esile, aveva la mia mamma: ma sapevo che era stato un corpo forte e bello quando mi aveva dato alla luce. Sì, sicuramente era stato così. Poi si era indebolito con l'età, ma rimaneva, almeno per me, sempre un corpo perfetto, da dea. Nessuna parola sarebbe bastata per contrastare l'autorità della sua voce, che si era mischiata all'ingombrante presenza dei suoi occhi che non volevano staccarsi dai miei.
Hannah mi avvolse il polso con la mano e mi strattonò via. Finimmo nella mia stanza al piano di sopra.
-Te l'avevo detto di buttarla via. Quella cosa è pericolosa, Mary - Bene, prima mi convinceva a dire tutto, dopo mi tirava il pacco. Perfetto.
-Può essere. Ma può anche darsi che sia l'unico oggetto che ho per scoprire qualcosa di più sulla morte di mio padre! -Ero infuriata. Di solito, mamma e Hannah mi capivano. Mi sentivo tradita e assecondata, perché sembrava che solo a me importasse di quel ciondolo che in ogni caso avrebbe potuto davvero essere tutto.
O niente.
-Prima entri in trance per venti secondi buoni. Poi scotti tua madre. Dio, più chiaro di così! Quella... cosa è maledetta!
Sì, era maledettamente utile. Ma Hannah non si sentiva come mi sentivo io, non poteva capire.
Mi resi conto che, dallo stress, mi ero seduta sul letto e fissavo i miei piedi con intensità, tremando. Poi, finalmente, Hannah avvolse le mie mani con le sue.
-Tesoro, io mi preoccupo per te, lo sai? Sei preziosa; lo sei troppo, e non voglio perderti per questa cazzata...perché è una cazzata, te ne rendi conto?
Oh, amica mia.
-Lo so. Ma sai anche che sono testarda e che voglio sempre arrivare fino in fondo. Io voglio sapere di più.
Hannah sbuffò.
Oh, sì. Sono una ragazza che crede nella vita e che possibilmente vuole vivere. Che si rovina sempre il finale di ogni cosa bella perché vuole conoscerla troppo in fretta. Sono dell'idea che, ognuno di noi, debba accettare ciò che gli viene donato perché, qualunque cosa sia, è comunque preziosa e unica. L'ho imparato quando ho perduto mio padre, perché in ogni caso si comprende l'importanza di una cosa solo quando la si perde per sempre.
-Se non scopro niente entro domani, la riporto indietro. Promesso.
-Ok...ma stai attenta.
-Lo sono sempre - dissi sicura.
Alle undici in punto accompagnai Hannah alla bicicletta -incredibile come quella donna non avesse paura di andare in bici col buio -, e la salutai con un leggero bacio sulla guancia.
Tornando verso casa, mi accorsi che dentro la posta c'era una busta particolarmente elegante. Era indirizzata a me.
Non mi presi la briga di leggerla; non ne avevo voglia e non ero minimamente curiosa. Mi limitai, una volta rientrata, a evitare mia madre, che sicuramente si aspettava che avessi già buttato via la collana. In quel momento non me la sentivo proprio. Quell'oggetto era mio, mio soltanto, e non mi sarei mai sognata di separamene dopo aver ammesso a me stessa che era utile. Mi aveva fatto entrare in una nuova dimensione, facendomi ascoltare la voce di quell'uomo...
In assoluto silenzio, sgattaiolai in camera mia. Riposi nel cassetto la lettera e andai a letto.
Prima di addormentarmi, quella notte, rividi chiaramente quei due occhi ametista che la sera prima mi avevano catturata, e, subito dopo, ripercorsi mentalmente il mio stato di trance di quel pomeriggio.
Mary, è tempo...
.
.
.
Eccomi qui, come al solito in ritardo...vi chiedo scusa.
A scanso di equivoci, vorrei comunicarvi che la settimana prossima comincio un periodo di stage che durerà tre settimane, quindi purtroppo non sarò molto presente. Cercherò di mantenere la costanza delle pubblicazioni (che costanza, oh!)...e beh, vi chiedo scusa già da ora.
Ringrazio coloro che mi stanno seguendo, in particolare chi, come al solito, non si perde MAI una mia pubblicazione. Grazie di cuore <3
Ci credete che è quasi un anno che sono su Efp? Io no, perché non credevo di poter trovare una grande famiglia come voi. Siete fantastiche, tutte, dico davvero.
Un bacione,
Vostra
Je
   
 
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