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Autore: cleomery    08/06/2012    5 recensioni
Metteva sempre tutto a posto, Hermione. Faceva tornare le cose in ordine, anche nella sua vita, sistemava ogni tassello.
Rose osservò meglio Harry e sua madre: sembrava che stessero solo parlando, ma il modo in cui si rivolgevano l'uno all'altro era assolutamente intimo.
Si voltò verso James. Sapeva come si sentiva sua madre.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Harry/Hermione, James Sirius/Rose
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Tentativi Risvegli

- Papà, attento!
James vide l'uomo cadere dall'albero.
Le ciliegie erano ormai sparse sul prato, la scala aveva oscillato un po' e poi era tornata in equilibrio.
Piccoli puntini rossi si stagliavano sul verde dell'erba giovane, primaverile.
Harry ci mise qualche istante a riaprire gli occhi: rimase lì, a bearsi del sole di maggio, tiepido e scintillante nel cielo.
Forse non si stava godendo il sole, forse aveva solo battuto la testa, pensò suo figlio James.
- Potrei avere una commozione cerebrale. - biascicò Potter senior, controllando di non avere già sangue fra i capelli.
- Una cosa?! E comunque ti avevo detto di usare la magia, ma tu "No! Facciamo le cose alla babbana."  e adesso potresti avere questa concussione cerebrale. - James si fermò a riflettere qualche secondo - Ma è grave questa cosa? - aggiunse dopo un po'.
- Una commozione James, una commozione. E sì, è grave. - Harry scoppiò a ridere per l'errore di suo figlio.
Anche qualche vecchio compagno di Hogwarts faceva confusione con la terminologia babbana, ricordava ancora i vari errori di Ron con nostalgia.
Era strano pensare a quanto tempo fosse passato dagli anni a Hogwarts, dalle risate in dormitorio, dagli scherzi di Seamus e Dean, dai pacchetti di Cioccorane che Ronald nascondeva nel comodino.
Ripensò ai pomeriggi passati a insegnare a Ron come usare un telefono; ricordò le facce buffe di Hermione mentre il rosso pigiava i tasti di un vecchio cellulare di Harry in modo maldestro.
Il Bambino Sopravvisuto rimase a terra, nonostante il dolore alla testa e l'umidità che saliva dal terreno. James si avvicinò titubante, sperando che non si fosse fatto davvero male.
Quando sentì cigolare il cancello di legno bianco si voltò, facendo scorrere gli occhi lungo tutta la staccionata che si perdeva dietro i mattoni rossi della casa.
Dopo pochi istanti vide Hermione comparire con un sorriso smagliante, sorriso che si spense quando si accorse di Harry immobile sul prato.
Lo raggiunse con pochi passi e lo aiutò a sollevarsi un po'.
- Ti senti bene, Harry? - gli chiese, controllando personalmente che la testa di quell'imbecille fosse rimasta intatta e possibilmente attaccata al collo.
- Non ti preoccupare, probabilmente mi verrà solo un bernoccolo.
Hermione scosse il capo e con un gesto fluido della bacchetta fece tornare le ciliegie nella ciotola.
Metteva sempre tutto a posto, Hermione. Faceva tornare le cose in ordine, anche nella sua vita, sistemava ogni tassello.
La donna prese una manciata di ciliegie e iniziò ad assaggiarle, snocciolando ogni frutto con gusto mentre il suo migliore amico cercava di spiegarle come fosse caduto.
James rientrò in casa sghignazzando.
- Cos'hai da ridere in quel modo?
Rose era lì: se ne stava seduta su uno sgabello, leggeva un grosso libro di sua madre poggiato sull'isola della sua cucina, giocava distrattamente con un paio di fiori tra le mani.
James andò verso di lei, le avvicinò la ciotola con le ciliegie appena raccolte e le sfiorò una guancia con le labbra.
La ragazzà sussultò, poi si sporse e annusò il profumo zuccherino della frutta con gli occhi chiusi, sorridendo appena mentre si sistemava una ciocca di capelli dietro l'orecchio per non farla scivolare tra le foglie ancora attaccate ai picciuoli.
Era bella Rose, con le lentiggini che le spuntavano dopo il primo sole, gli occhi abbassati sul suo manuale di Difesa contro le arti Oscure, le unghie mangiucchiate.
- Quello non è uno dei nostri libri di testo. - constatò il ragazzo, osservando meglio la copertina del libro.
- Me l'ha prestato la mamma, ma credo che sia di tuo padre, dei tempi dell'Accademia forse. Ha una grafia terribile, non riesco mai a decifrare i suoi appunti.
- E perché lo stai leggendo? - chiese James, conoscendo già la risposta - No, non dirmelo, preferisco non sentire questa stupida giustificazione di nuovo. Se proprio devi leggere, comprati dei romanzi, come tutte le ragazze! - continuò lui, poggiandole le mani sulle spalle e iniziando a massaggiarle.
Rose trasalì di nuovo, poi si lasciò andare al tocco delle mani gentili di suo cugino e lasciò scivolare la testa all'indietro.
- Proprio non capisco cosa ci sia di divertente in quelle commedie romantiche: sono tutte storielle per ragazzine innamorate e sono tutte uguali!
James sorrise e scosse la testa, continuando a sfiorare le spalle nude di Rose, un po' arrossate per il massaggio.
- Non c'è niente di male nelle cose romantiche, ogni tanto fanno anche bene.
- Non è vero: ti illudono con la solita storia del vero amore, ti fanno piangere e servono soltanto per vendere migliaia di copie. - affermò la ragazza con una nota acidula nella voce.
Lasciò andare il collo all'indietro e fissò James, sfidandolo a contraddirla. Lui continuò ad accarezzarla, facendo scorrere le dita sul suo collo, disegnando spirali sulla pelle bianca, morbida. Rose non riuscì a sostenere quello sguardo con arroganza: chiuse gli occhi ed emise un suono gutturale, simile alle fusa di un gatto.
James interruppe il silenzio con una risata bassa e rauca.
La adorava quando abbassava la guardia, non riusciva a smettere di guardarla, di toccarla.
Rose percepì la tensione che si stava creando, cercò di calmare il respiro e si alzò dallo sgabello, allontanandosi di qualche passo.
- Cosa fanno quei due? - chiese all'improvviso, guardando sua madre e suo zio dalla finestra della cucina.
- Quello che fanno sempre: gli idioti. - rispose James senza nemmeno aver bisogno di osservare Hermione che si prendeva cura di suo padre.
Rose li osservò meglio: sembrava che stessero solo parlando, ma il modo in cui si rivolgevano l'uno all'altro era assolutamente intimo.
Non vedevano, erano entrambi accecati dal passato per vedere cosa ci fosse realmente nel presente, per loro, per tutto ciò che condividevano, per un futuro, magari insieme.
Quel pensiero la commosse e l'atterrì con la stessa forza.
Sollevò gli occhi su James.
Lei capiva, capiva quello strano senso di fame che doveva provare anche sua madre, quell'insaziabile voglia di lui, quella che la portava a ruotare intorno a suo cugino.
Si sentiva un po' come un girasole.
E conosceva anche lei tutti quei freni che si azionavano e la inchiodavano a terra ogni volta che avrebbe voluto muoversi, spingersi oltre ogni limite di velocità.
Rose si avvicinò di più alla finestra, cercò di osservare meglio la scena, cercando di non farsi vedere. 
Harry teneva le mani di sua madre fra le sue, la ascoltava, la guardava.
Era quello, quello era lo sguardo che ogni donna avrebbe voluto sentirsi addosso: lo sguardo di un uomo follemente innamorato, che riesce a considerare quella donna splendida in ogni sua sfumatura. Era quel tipo di sguardo che creava magia, chiunque si sarebbe sentito di troppo in quell'istante, chiunque avrebbe avuto paura di interrompere quel momento.
- Sai, forse non avranno mai la loro storia. - bisbigliò la ragazza, torturandosi una ciocca di ricci.
- Non lo so, credo che se almeno uno di loro lo desiderasse davvero, invece, sarebbe possibile.
- Non riescono a vedere, James. - si voltò verso di lui e appoggiò le spalle nude contro il vetro freddo della finestra - E se anche ci riuscissero non potrebbero fare nulla, sono bloccati. - continuò, abbassando gli occhi sul pavimento.
- Non stiamo più parlando di loro, vero? 
Il ragazzo la osservò e sentì crescere dentro una familiare stretta allo stomaco.
- Non ti capisco, Rose.
Odiava quella situazione, tutte le volte la stessa, sempre uguale, sempre immobile.
Rose Weasley l'aveva stregato.
Forse era più una maledizione, ma non cambiava il fatto che si trovasse a pensare a lei in ogni singolo istante della sua vita da troppo tempo.
Credeva che le cose sarebbero cambiate prima o poi e invece continuava a rincorrerla senza poterla raggiungere, senza nemmeno poter tornare indietro.
Rose lo attirava a sé, lo incatenava con quegli occhi, con quel sorriso malizioso.
E lui non riusciva a muoversi.
Sembrava che godesse di quella strana situazione, che adorasse vederlo ai suoi piedi e che non lo volesse davvero.
Eppure lo sapeva, James, lo sapeva che lei si sentiva esattamente come lui, che voleva ciò che voleva lui.
- Cosa non capisci? - chiese la ragazza, avvicinandosi un po', infilando una mano nei capelli per smuoverli un po'.
Liberò una nuvola di profumo che James avvertì immediatamente, colto da una specie di capogiro.
Doveva riprendersi, dirle quello che gli passava per la testa, che lei non voleva sentire.
Rose si avvicinò ancora.
- Cosa vuoi capire, James?
- Quello che vuoi da me! Prima mi assecondi, poi scappi, poi torni. Dimmi quello che vuoi, perché così non ce la faccio più!
Ci era voluto poco, pochissimo per farlo esplodere.
Le aveva appena urlato addosso ciò che pensava e non si sentiva affatto meglio.
Provava una rabbia devastante nei suoi confronti e allo stesso tempo desiderava che lei si avvicinasse di più, percepiva la mancanza delle sue mani dalla propria pelle e faceva male.
Rose si voltò senza rispondergli e si avviò verso la porta, con tutta l'intenzione di andarsene e lasciare quella conversazione in sospeso.
- E' tutto così sbagliato...- bisbigliò a un tratto, fermandosi in mezzo alla stanza.
James non se lo fece ripetere due volte, colse al volo l'esitazione di lei e la raggiunse in pochi passi, annullando completamente la distanza tra loro.
Le afferrò un polso e la costrinse a voltarsi.
Percepiva chiaramente il profumo della sua pelle, bruciava nelle narici dilatate per la tensione, gli dava alla testa.
Aspettò qualche secondo, la guardò negli occhi, saggiò il piacere che gli procurava quell'attesa, smise quasi di respirare.
Poi la baciò. 
Esitava, aspettandosi quasi che lei lo spingesse via.
Rose non lo fece: schiuse le labbra quel tanto che bastava perché James capisse.
La travolse del tutto.
Le lingue si sfioravano, si cercavano, le sue labbra sulle sue, le sue mani ovunque; si strinse contro di lui, artigliandogli la nuca per non cadere, le ginocchia ormai deboli.
Non c'era dolcezza, solo passione, una travolgente passione che li spingeva a saziare quell'urgenza, quel bisogno preopotente di sentirsi vicini.
James la spinse contro un muro e la inchiodò in quella posizione, staccandosi da lei quel tanto che bastava per riprendere fiato.
- Ti prego, non andare. - le disse, prima che lei potesse pronunciare una sola parola.
Rose scosse la testa, ancora con il fiato corto, bloccata contro il corpo di James. Poteva sentire il suo petto alzarsi e abbassarsi freneticamente, i muscoli tesi delle braccia sotto le sue mani.
Bruciava dentro, desiderava che lui la baciasse di nuovo in quel modo.
Lo guardò negli occhi: eccolo quello sguardo, lo stesso sguardo di Harry, carico di significati, una nota di desiderio sul fondo delle pupille, mille sfumature diverse che si intrecciavano e la fissavano. 
Era solo per lei, nessuno l'aveva mai guardata in quel modo, nemmeno lui prima di allora.
Immaginò che sua madre avesse provato quelle stesse sensazioni la prima volta che Harry l'aveva osservata in quel modo.
Forse non aveva capito proprio niente di ciò che c'era tra lei e suo zio, forse anche loro avevano aperto gli occhi.
- Andiamo via da qui prima che tornino e ci vedano così. 


Quando Harry e Hermione rientrarono in casa e non li videro sospirarono all'unisono.
- Dici che se ne sono accorti? - gli chiese Hermione, intrecciando una mano con la sua.
Harry si sporse dalle scale e vide la porta della camera di James chiusa.
- Non credo che si accorgeranno di noi, almeno per un po'.
La attirò a sé e la baciò, sperando che la sensazione che provava in quel momento, che aveva provato la prima volta che l'aveva baciata, non svanisse mai.





Spazio d'autore:

Lo so, è una cosa estremamente fluff, senza senso e probabilmente anche noiosa, ma io non scrivevo da un po'.
Visto che sono riuscita a mettere insieme questa cosa, potevo non pubblicarla?
Assolutamente no.
Magari i vostri commenti mi sproneranno a fare di meglio, a migliorare, a tornare a scrivere.
Colgo inoltre l'occasione per augurare buon compleanno al gruppo Cercando chi dà la roba alla Rowling [Team Harry/Hermione] che compie un anno!
E colgo l'occasione anche per ringraziare tutte le ragazze del gruppo che sono fantastiche: grazie davvero, senza di voi non riuscirei nemmeno a buttare giù due parole!
Inoltre auguro buon compleanno a tutte le ragazze che compiono gli anni questo mese, quindi buon compleanno a Quitis Fabi e a Susy!

   
 
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