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Autore: Miss V Blackmore    08/06/2012    4 recensioni
La vita è il viaggio, non è la destinazione, non ci sono solo errori ma anche occasioni da cogliere al volo. Quando sei in tour non è tutto sempre facile. Centinaia di persone entrano nella tua vita, alcune lasciano il segno, altre le dimentichi pensando già al tour successivo. La vita di una Band non è mai semplice, tra amicizia, amore e follia. Due ragazze italiane alle prese con un sogno diventato realtà. Gli Avenged Sevenfold da ogni punto di vista, le loro storie, i loro sbagli, il loro fantastico mondo. L’incredibile impresa di poter sfiorar eil cielo con un dito, dimenticandosi di essere chiusi in una gabbia imposta da noi stessi. Non è mai troppo tardi per respirare, per sperimentare cose nuove, e tornare a vivere. Non è mai troppo tardi per niente. Bisogna solo aspettare un nuovo giorno…
[Scritta a 4 mani da me, e Dreamy_Vale. Fino al Capitolo 25]
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Synyster Gates, The Rev, Un po' tutti, Zacky Vengeance
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Think back and talk to me
Did I grow up according to plan?
And do you think I'm wasting my time doing things I wanna do?

Perfect – Simple Plan

[03 Aprile 2008 – Zacky’s House]
Ogni qualvolta che nella vita va tutto alla perfezione, bisogna chiudere gli occhi e godersi il momento. Assaporare fino in fondo quella sensazione effimera di gioia, il cuore che batte forte per l’emozione e non per la paura; i muscoli tesi verso un raggio caldo di sole, e non per rabbia o nervosismo. Quando ogni tassello del puzzle va al proprio posto bisogna fare una foto e aggrapparsi al quel ricordo in tempi peggiori.
Zackary James Baker chiuse il cellulare gettandolo sul divano, per poi sbuffare sonoramente, tutti i presenti avevano capito che ci sarebbe stato qualcosa che non andava.
“Meredith sarà qui la settimana prossima” comunicò con tono funero agli amici di sempre. Dopo un breve scambio di sguardi, cominciarono tutti a mordersi la lingua.
“Cazzo” sbottò Brian alzandosi in piedi. “Quanto si ferma? Sta a casa dei tuoi? Merda, non possiamo organizzare un mini tour?”
“No, ha chiamato con una settimana di anticipo apposta” borbottò scuotendo la testa.
“Non credo di avere più il gilet che mi aveva regalato qualche anno fa’…” commentò Jimmy pensieroso. “Direi che sono fottuto” concluse annuendo, dandosi da solo un paio di pacche sulla spalla.
“Cazzi tuoi!” lo prese in giro Brian.
“Davvero? Io almeno non ho una ragazza che sciorina turpiloqui come se stesse lavorando in un porto” lo rimbeccò subito il ragazzo.
“May saprà sicuramente come comportarsi…” Brian difese subito la sua dolce metà; solo per salvare la faccia. Avrebbe dovuto farle un corso intensivo, e legarla a una sedia se necessario;  e dubitava fortemente che in caso l’avesse viste brutte, fosse rimasta a casa senza essere presentata alla nonna di Zacky.
Meredith Gelsomine Baker era la madre di Timothy una donna austera che era sopravvissuta alla seconda guerra mondiale, figlia di un generale dell’esercito; aveva passato l’infanzia a Pearl Harbor, per poti tornare a vivere in California da adulta. Era vispa, molto attenta ai dettagli, e riusciva a spaventare a morte tutti e cinque gli Avenged Sevenfold, che in sua presenza si trasformavano in cinque bravi ragazzi che indossavano camice e gilet, senza piercing e con un linguaggio molto più simile a quello di un chierichetto di chiesa.  Non aveva mai – o quasi – una parola buona per nessuno, pretendeva la stessa perfezione con cui era stata cresciuta; l’educazione ferrea e militare l’avevano forgiata a dovere.
Trasferitasi in Florida per passare una pensione più serena, ogni tanto tornava ad Huntington Beach, alloggiava in un albergo a cinque stelle, dove il personale magicamente cambiava regolarmente dopo un suo soggiorno.
“Tanto sarà impegnata ad analizzare la Nana”
“E chi cazzo lo sa pronunciare l’intero nome della Nana?” domandò Jimmy guardando gli altri, sapendo benissimo che Meredith non amava nemmeno i diminuitivi, e quindi tutti loro tornavano: James, Brian, Zackary, Jonathan e Matthew. “Potremmo convincerla a cambiare nome solo per tua nonna… Infondo Niky potrebbe essere tranquillamente un nome intero” aggiunse poi annuendo con convinzione.
“No niente sotterfugi.” Scosse la testa Zacky. “Devo mettermi giù a scegliere un’altra canzone del cazzo da farle ascoltare” borbottò, l’anno precedente, la nonna aveva insistito nell’ascoltare una loro canzone, lui preso dal panico senza nemmeno rifletterci scaricò un brano qualsiasi dei Backstreet Boys e glie lo fece sentire. No, non era scemo, nemmeno un fifone, solo che teneva realmente a sua nonna, nonostante fosse un concentrato di difetti non indifferente. Ma quella donna aveva sacrificato molto per il proprio padre, e poi era l’unica rimasta; quindi avrebbe fatto di tutto per assecondarla. Così come il resto della band.
“Mi domando ancora come cazzo non sappia chi siamo realmente” esordì Johnny ridendo.
“Non abbiamo mai accettato concerti  più vicini di cento miglia da dove abita, ecco come” rispose il chitarrista stiracchiandosi. “Ora, toglietevi dalle palle, devo cominciare a togliere tutte le cose da casa, se come l’ultima volta vuole farmi una visita a sorpresa non mi farò trovare impreparato” borbottò facendo cenno a tutti di andarsene.

Samuel era appena passato a prendere Niky quando ricevette la telefonata del fratello, non disse nulla durante il tragitto per arrivare a casa sua, ascoltava semplicemente la moretta parlare di questo o quel dettaglio del pub. Era una giornata di chiusura, e lui aveva faticato per tirare fuori la ragazza da quelle quattro mura.
“Poi logicamente è entrata Jessica Alba dal retro, e abbiamo fatto sesso sul bancone, poco prima che arrivassi tu” prese a dire la ragazza notando la totale assenza dell’amico, se non fossero sparati sull’Highway diretta a Los Angeles gli avrebbe dato un pizzico non indifferente; ma avrebbero rischiato di finire spiaccicati contro qualche palo. Anche Samuel, proprio come suo fratello Zacky quando si perdeva nei propri pensieri aumentava drasticamente la velocità di guida; e Niky aveva imparato a starsene zitta senza picchiarli, no, sapeva pazientemente aspettare di essere ferma in un parcheggio prima di alzare le mani sui conducenti.
“Voi cazzo di Baker e la guida sportiva!” sbottò sbattendo talmente forte la portiera dell’auto che si richiuse di scatto quella di Samuel. “Ma dove la prendete la patente? Fate una gara a GTA?” chiese teletrasportandosi – Samuel ne fu certo, si materializzò davanti a lui in un batter d’occhio – davanti al ragazzo.
“Hai bevuto per caso?” domandò con quello sguardo indifferente, proprio come il fratello.
“Mi dici che hai?” quello era un gioco che al triangolo Bianchi-Baker-Baker riusciva bene: rispondere a delle domande con altri quesiti. “Insomma, devo preoccuparmi?”
“Si. No. Si. Assolutamente si” fu la risposta lapidaria che il ragazzo le diede, per poi incamminarsi verso il portone di casa; seguito da una ragazza che cominciava già pensare al peggio, sarebbe bastato molto meno per gettare Niky nel panico più totale. La sua testa in soli trenta minuti di tragitto era riuscita a calcolare un numero spropositato di catastrofici scenari dopo aver sentito solo la parziale conversazione avvenuta tra i due fratelli Baker al telefono.
“Zacky mi vuole lasciare” sbuffò con le braccia conserte al petto sedendosi a peso morto sul divano vicino a Dylan, che per poco non si strozzò mentre beveva un sorso di thè freddo, si girò lentamente a guardare la moretta per riuscire a decifrare il suo atteggiamento. “Ha chiamato Samuel, sono stati dieci minuti al telefono, poi… Silenzio totale, Samuel ha messo la quinta e siamo arrivati qua in meno di mezz’ora” spiegò come se fosse il passaggio logico deduttivo al fatto che Zacky la volesse scaricare. “Dopo gli ho chiesto se c’era da preoccuparsi, e ha desso ‘Assolutamente Si’. Indi per cui: mi vuole lasciare e ha detto di farlo a Samuel”.
Straparlava, era in preda a deliri dovuti sicuramente a qualche incidente con i prodotti industriali per pulizie, Dylan fu quasi certo che avesse inalato qualcosa di poco appropriato.
“Certo Nana, mi sembra giusto” annui con fare accondiscendente, dote che aveva imparato a fare sua abitando insieme a Samuel e ad altri quattro squinternati, che la normalità, la compostezza e la semplicità nemmeno sapevano cosa fossero. Era fortunato, pagava un affitto stracciato per essere un Attico che ospitava ben cinque ragazzi ognuno con la propria stanza; e doveva ammettere che i suoi coinquilini erano diventati una sorta di fratelli, ma erano comunque tutti scemi lì dentro.
“Ma come!” sbottò la moretta colpendolo con un cazzotto, facendogli anche discretamente male.
“Che ti devo dire che mi sembri pazza?”
La discussione venne interrotta dai i borbottii e le lamentele dei suoi coinquilini, che giunsero in salotto dietro sollecitazione di Samuel. Quando il ragazzo posò sul tavolino un enorme scatolone rosso, tutti compresero di cosa si trattasse; logicamente escludendo la ragazza, che osservò il silenzio calare su quel salotto.
“Quando?” chiese Frederick sospirando.
“La settimana prossima” rispose Samuel.
“Sbaglio o qualcuno deve ancora dirmi COSA cazzarola sta succedendo?” celiò Niky, che aveva deciso di diventare la più fastidiosa delle presenze se continuavano a ignorarla deliberatamente.
“Nostra Nonna viene in città” risposero Nathan e Samuel, facendo poi ridacchiare gli altri presenti.

SMS: To Zee From Niky
Ma allora, questa storia di tua Nonna?

SMS: To Niky  From Zee
Ne parliamo in privato, quando torni.

Niky non si stupì dell’uscita dei due, sapeva benissimo che Nathan era praticamente un Baker adottivo, più di tutti gli altri presenti in quell’appartamento; Samuel le aveva raccontato tutto, di come per un pelo lo salvarono da un brutto giro lui e Zacky, durante una tournée a New York.
“Wow” esclamò ilare la moretta. “E come mai tutte queste facce lunghe?” domandò poi curiosa. E a turno, uno a uno presero a spiegare chi fosse Nonna Meredith, e insieme al racconto ci furono una lunga lista di aneddoti che fece morire dal ridere la ragazza, le sembrava di stare a sentire qualche racconto fantascientifico piuttosto che la descrizione di una donna. Chiunque fosse realmente era certa che fosse un ‘tipo’ proprio come il resto della famiglia Baker.
“Quindi queste sono tute cose che vi ha regalato?” domandò Niky guardando gli oggetti riposti ordinatamente nello scatolone.
“Si a differenza di quel cretino di mio fratello e die suoi amici teniamo tutto molto ordinato” spiegò Samuel divertito. “E poi diciamocelo: loro rischiano sempre di più” aggiunse ridendo.
“Senza considerare che tutti odiano Ginevra perché è la sua pupilla, a lei tutto è concesso!” borbottò Alan  contrariato. “Devi sapere che a lei concesso chiamarsi Gin, ma soprattutto può fare quel che vuole”
“Sono sicura che ha i suoi buoni motivi, quella donna è un mito” convenne annuendo.
Niky aveva conosciuto la mamma di Zacky in tour qualche mese prima, ancora quando erano solo amici, poi l’aveva intravista durante le feste, ma non ci aveva mai passato una serata; però aveva sentito molti racconti di John – il padre di Brian – che con lei aveva condiviso mille e più avventure. Era rimasta ammaliata dalla famiglia Baker, molto più particolare di quanto avesse potuto immaginare, ma ne formalmente ne ufficialmente l’aveva incontrata.
“Tu dovrai cucire tutte le tue gonne insieme per averne una abbastanza lunga che ti arrivi alle ginocchia” statuì Frederick, che non si beccò una scarpata in faccia, solo perché aveva un volto così carino che rovinarlo sarebbe stato un peccato mortale.
“Ho anche dei pantaloni da mettermi” borbottò la ragazza scuotendo la testa.
“Mio padre mi ha appena scritto: venerdì mega barbecue a casa Baker, ci saranno tutti” annunciò Samuel. “Tu Niky ci aiuteresti con le pulizie?” chiese poi guardando la ragazza con l’espressione più dolce possibile.
“Potrei dirvi di no?”
“Ci salveresti la vita”
“Siete dei ruffiani da fare paura” sospirò divertita. “Mica chiamate May per queste cose!”
“Perché lei non saprebbe nemmeno da che verso cominciare!” rise Alan. “Se non fosse per Estrella lei e Brian vivrebbero nel caos primordiale! Dovrebbero comprare una casa nuova dove trasferirsi ogni sei mesi”
“E poi lo sappiamo tutti che hai un principio di Disturbo Ossessivo Compulsivo, e non sapresti stare senza ordinare o pulire” celiò Dylan.

*

[07 Aprile 2008 – Brian’s House]
Mancavano solo due giorni all’arrivo di Nonna Meredith, e Brian era appena tornato da un giro veloce di compere: camicia nuova, mera, con i bottoni e le cuciture bianche, poi ne aveva presa un’altra di jeans. Non avrebbe commesso l’errore di metterne una bianca, se solo vi fosse caduta una goccia d’acqua avrebbe mostrato tutti i tatuaggi. Meredith non era stupida, sapeva benissimo che ne fossero ricoperti, ne erano certi tutti, ma ognuno evitava di tirare fuori il discorso. Quella donna la paragonavano più a un ninja assassino piuttosto che a una vecchietta malleabile.
“Casper! Hai sbagliato! Non si può parlare di sesso in presenza della nonna di Zacky” la voce un po’ roca e divertita di May fece sorridere il ragazzo, che si diresse in salotto dove vide la propria ragazza abbracciare e coccolare il cane.
“Non si può parlare nemmeno dei comunisti, della probabile truffa dell’allunaggio ma soprattutto: zero parolacce!” puntualizzò subito lui.
“Ho capito B! Sei una sega!” lo prese in giro ridendo, era convintissima che i ragazzi esagerassero, sia nei racconti che nei paletti da tenere bene a mente. Avrebbe chiesto qualcosa a John, era certa che non avrebbe avuto bisogno di tutte quelle premure che Brian le aveva imposto: coprirsi il tatuaggio, mettere dei pantaloni, niente di scollato – come se avesse qualcosa da mettere in mostra poi – e usare un vocabolario pulito quasi innocente. Aveva accettato la sfida, di certo non la preoccupava, ma era dannatamente curiosa di sapere come si sarebbe comportata la band al completo messi tutti a tiro come se dovessero andare di domenica mattina a messa.
“Mi ringrazierai domani sera” celiò lui tuto compiaciuto.
“Vedremo, sono certa che ti prenderò in giro a vita” gongolò lei divertita. “Io e Niky stiamo studiando come mettere una telecamera per riprendere la cena, siete tutti cosi esagerati per questa cosa”
“Guarda che perfino Miranda sta prendendo tutto seriamente” borbottò lui; si stava chiedendo come sarebbe sopravvissuto nei prossimi giorni, proprio a lui doveva capitare la ragazza anticonformista e con la stessa parlantina di uno scaricatore di porto? Ma la risposta era semplicemente una: assolutamente sì. May era la sua perfetta anima gemella ne era certo, e se tutti logo cinque cazzoni erano sopravvissuti, perché lei avrebbe dovuto fallire?
“No Casper! E che cazzo!” sbottò la biondina quando il cane prese a leccarle il bicchiere che conteneva uno dei suoi frullati. “No Casper! Si dice: acciderbolina!” si corresse subito girandosi verso Brian, regalando al ragazzo il miglior sorriso da teppista che possedeva.

Zacky era appena uscito dalla doccia, aveva chiesto a Niky di fermarsi a dormire lì da lui, cosi l’indomani mattina  sarebbero partiti presto per andare a prendere la nonna in aeroporto.  Era seduta sul letto con in dosso dei pantaloncini e una canottiera, stava rileggendo una vecchia intervista, presa da chissà dove.
“Che silenzio” commentò divertito asciugandosi i capelli con un asciugamano.
“Sei nudo!” squittì la mora alzando lo sguardo, arrossendo dall’imbarazzo.
“Scusa se non faccio la doccia vestito” borbottò ridendo il chitarrista, che con calma prese un paio di boxer e se li infilò, per poi stiracchiarsi e sedersi vicino alla ragazza. “Pensavo che la fase dell’imbarazzo fosse finita”
“Voi Californiani avete una concezione tutta vostra di queste cose” rise la moretta girandosi per dargli un lungo bacio. “Stavo ripensando a tutto quello che è accaduto, anche ai miei errori…”
“Sai una cosa?” la guardò dolcemente. “Mi sei cominciata a piacere proprio quando hai preso a commettere errore, quando hai dimostrato di essere un essere umano e non una fatina delle fiabe” ammise sincero, ed era vero: Niky aveva catalizzato il suo interesse – totalmente platonico all’inizio – quando aveva visto che era una ragazzina incasinata come tutte le altre.
“Domani conosco non solo la Nonna del Terrore, ma ufficialmente anche la tua famiglia…”
“Come se non la conoscessi già Nana!” la prese in giro lui. “Praticamente sei diventata la sorella di mio fratello…”
“Si ma che c’entra?” chiese lei. “Questa è una presentazione ufficiale!”
“Sanno tutto, ti adorano, caccerebbero me per prendere te” la rassicurò bonariamente.
“Voi Californiani queste le cose, le prendete tutte all’acqua di Rose!” borbottò contrariata la moretta.
“Ma tu sei iper-ansiosa di tuo, se ti mettessi ancora più ansia sai benissimo che finirebbe male” commentò tranquillo stendendosi del tutto sul letto, piegando il braccio destro e posandovi sopra la testa, intento a fissare Niky.
“Giusto. Andiamo a letto!” annuì chiudendo di scatto la rivista, per poi gettarla sulla poltroncina vicino al letto.
“Non ho sonno…” aggiunse malizioso.
“Peggio per te, io si. Domani sarà una lunga giornata…”
“Tanto sappiamo entrambi che tra dieci minuti cambierai idea…” rise infilandosi sotto le coperte, spegnendo poi la luce. Come da copione Niky cambiò idea, era difficile che riuscisse dire di no al ragazzo quando metteva in ballo certe argomentazioni.

*

[08 Aprile 2008 – LAX International]
“Non stai morendo di caldo?” chiese Niky osservando il proprio ragazzo, non lo aveva visto così vestito nemmeno a capodanno. Lui era un tipo da bermuda e canottiera ogni giorno dell’anno, erano gli ambienti che poi avevano il termostato impostato a ‘Temperatura Caraibica’.
“Si, ma almeno sono sicuro che…”
“Zackary” la voce della donna fece sobbalzare i due, il chitarrista si girò di scatto e fece un sorriso a sua nonna, impeccabile ed elegante come sempre. Solo quando Niky aprì il giacchetto Jeans notò la magliettina che teneva la ragazza, era aderente e con una scollatura visibile. Gli si spezzò il fiato, avrebbe voluto chiuderle il giacchetto e legarla con una corda.
“Nonna” cercò di mettersi davanti a Niky, provandole a farle capire con un cenno della testa di chiudersi il giacchetto: fatica inutile. Niky si spostò di un passo e sorrise alla donna.
“Salve io sono Nicoletta” si presentò porgendole la mano; la donna la squadrò dalla testa ai piedi un paio di volte per poi sorriderle e darle una calorosa stretta di mano.
“Straniera?” chiese sentendo il nome.
“Si, Italiana, se vuole può chiamarmi Niky” aggiunse poi sovrappensiero, solo quando le arrivò una gomitata – poco delicata – da parte del ragazzo si ricordò una delle regole fondamentali: niente soprannomi.
“Niky” pronunciò con fare sospettoso. “Sei la ragazza di Zackary?” chiese poi.
“Si signora!” rispose con fare forse troppo solenne che fece ridere la donna.
“Sembri una miniatura” aggiunse poi girandosi a  guardare il nipote intento a fissare intensamente le mattonelle del pavimento dell’aeroporto.
“Hai perso le buone maniere? Non aiuti tua nonna a portare le valige?” quando Niky fece per prendere il trolley più piccolo la donna la fermò stendendo un braccio e la fece rialzare. “Ci pensa mio nipote, è lui l’uomo” disse accompagnando la frase a un sorriso che Niky non seppe bene come definire, ma si tirò su dritta e porse il braccio alla donna che lo prese e si incamminarono senza badare al povero ragazzo che dietro trascinava due valige e un borsone.
“Mi piace la sua filosofia di pensiero Signora” commentò ilare la ragazza girandosi a sorridere alla donna.
“Galateo” rispose Meredith. “E chiamami Meredith. Signora mi fa sentire troppo vecchia”
“Come vuole Meredith” annui la ragazza, che non la trovava così pericolosa come avevano descritto tutti.
“Sono felice che mio nipote stia mettendo la testa a posto” commentò poi fermandosi vicino alla macchina del ragazzo; in realtà era la macchina di Samuel quella, meno scomoda di quella di Zacky; usavano sempre la macchina del ragazzo per portare in giro la nonna.
“Ce l’ha sempre avuta a posto”
“Pensavo fosse gay” esordì la nonna facendo bloccare Niky di colpo, e inciampare Zacky che era solo a qualche passo di distanza dall’auto.
“Nonna e che ca…” prese a dire per poi fermarsi di colpo, salvato da un aereo appena decollato, che coprì più della metà della frase.
“È vero Zackary, in tutti questi anni non mi hai mai presentato nessuna ragazza, mentre gli altri erano tutti felicemente fidanzati. Cominciavo a temere che propendessi per uno degli amici di tuo fratello” rispose con una naturalezza tale che fu quasi impossibile risponderle.
“No, ma magari stava aspettando me” intervenne Niky, che aveva appuntato quella scena come miglior scena degli ultimi dieci anni. Ci avrebbero potuto far un intero film basato su quello scambio di battute.
“È stato fortunato, una ragazza carina e dalle buone maniere non se ne trovano in giro” annuì la signora salendo in auto,  gradendo notevolmente il gesto della ragazza di aprirle lo sportello dell’auto.
“Vuoi fregarmi per caso l’apprezzamento di mia nonna?” chiese Zacky con un sibilo, molto più simile a uno dei borbottii di Brian.
“Scemo dai, andiamo, che sarà stanca, vorrà darsi una rinfrescata in albergo” rise Niky.

Brian ci mise mezz’ora a prepararsi, era andando nell’altro bagno, aveva sistemato i capelli con almeno cinque chili di gel, per tenerli bassi e ordinati, la camicia che aveva acquistato era perfetta, ci aveva messo sopra una cravatta bianca, e dei jeans neri. Un casual chic impeccabile. CI avrebbe abbinato volentieri una delle sue Fedore, ma Meredith gli aveva già fatto notare che era poco consono per un uomo indossare un cappello nato per essere solamente da donne. Appena entrò in camera e vide May, rimase senza fiato: semplicemente meravigliosa. Tanto bella quanto sbagliata per quella sera. In altre occasioni l’avrebbe volentieri spogliata e avrebbero fatto almeno un’ora di ritardo ma….
“E tu così dove vorresti andare?” chiese dirigendosi verso la loro cabina armadio.
“Alla grigliata” rispose lei scrollando le spalle, per poi osservare Brian che gettava degli abiti sul letto con fare concitato. “Si può sapere che ti prende?” domandò ridendo.
“Niente stivali con le fibbie, alleggerisci il trucco non andiamo a ballare, togliti il braccialetto con i teschi, e per Diana! – imprecò in maniera buffa – copriti la stellina. Ti ho comprato il fondotinta quello che usiamo per i video per coprire i nostri tatuaggi…” le disse sventolandole davanti al volto dei vestiti talmente brutti che nemmeno aveva ricordato di possedere.
La ragazza rise di gusto.
“Gates ti sei fottuto il cervello? Sapevo che non dovevo prestarti la piastra, mi ti sei fulminato di là in bagno!” commentò lare.
“Non parlare cosi. Non farlo. Per stasera piccola, ti prego… Ti prego… Non essere te stessa!”
“Ma sei fuori?” domandò cercando di capire che razza di scherzo fosse.
“May c’è Nonna Meredith. Come se non avessimo parlato d’altro…”
“Si lo so, stiamo andando a  casa dei genitori di Zacky apposta…”
“Appunto!” sbottò lui guardando l’orologio. Erano quasi in riardo.
“Appunto cosa?” prese a spogliarsi, per indossare un vestitino nero con delle maniche a tre quarti e una lieve scollatura a barchetta.
“May” il ragazzo posò le mani aperte sulle braccia della ragazza e la girò totalmente verso di lui fissandola dritta negli occhi, non lo aveva mai visto così serio. “Non essere te stessa. Ispirati… Che ne so… Alla principessa Sissi, ok? Fingi per una sera!”
“Brian…” rise non sapendo bene se avesse dovuto invece piangere.
“No tafferuglio. Ti giuro…”
“Ma che vuoi che faccia la nonna di Zacky? Niky l’ha…” non fece a tempo di finire la frase che il ragazzo scosse la testa con veemenza.
“Hai presente il padrino? Ha chiesto pietà e perdono a Meredith almeno in otto lingue diverse dopo averla conosciuta” tento di spiegarle facendola solamente ridere.
“Ok, sarò carina e coccolona, capo!” annuì facendogli il saluto militare.
“Non starmi troppo attaccata, non le piacciono le smancerie” la redarguì iniziando a rilassarsi.
“Eviterò di saltarti addosso in pubblico. Ok.” Annuì seria.
“Anche in privato. Quella donna è come Dio: vede e provvede!”
“Quand’è che se ne va?” chiese May cominciando a capirci realmente poco. Avrebbe dovuto prendersi degli appunti, fare qualche post-it da tenere nella pochette che avrebbe portato alla cena.
“Meno di una settimana e tutto sarà finito” disse ricordandosi anche lui, che erano solo pochi giorni.
“Va bene” sospirò divertita la ragazza. Ormai aveva solo tanta curiosità di vedere chi fosse questa famigerata Nonna Meredith.
“Mi raccomando May… Sbuca fuori all’improvviso, è silenziosa, è mistica, per noi è una ex-ninja” aggiunse scendendo le scale, gesticolando come un matto. Non lo aveva mai visto così agitato per qualcosa.
“B! E che cazzo! Quando la fai lunga!” sbottò la biondina scuotendo la testa. C’era un limite a tutto, no?
“Mi raccomando” prese a dire come se non avesse sentito l’imprecazione della ragazza. “Non fumare in sua presenza, puoi bere ma solo cose di classe, come grappe e whiskey…”
“Altro?” chiese con fare ironico.
“Si. Ti faccio la lista in macchina. Guido io.” aggiunse lapidario prendendo le chiavi della propria auto.

Fu Matt ad aprire al porta ai due, che nemmeno ebbero bisogno di suonare il campanello. May per poco non cadde a terra quando vide il ragazzo con un bellissimo maglioncino a righe, una camicia che usciva perfettamente inamidata e gli occhiali da vista, che teneva generalmente solo per leggere.
“Questa versione Nerd degli Avenged Sevenfold non so se mi affascina” commentò ilare la ragazza. Avrebbero avuto materiale per prenderli in giro per l’eternità.
“Brian!” la voce di Meredith lo fece irrigidire.
“Nonna Meredith, sei incantevole come sempre, è un piacere vederti” disse sorridete il ragazzo.
La signora andò a salutarlo con un abbraccio non molto caloroso. Ma era il massimo dell’affetto che avrebbero mai ricevuto quei ragazzi. “Devo regalarti un orologio che segni l'orario giusto? Hai tardato di cinque minuti!” gli fece notare subito dopo. “E lei chi è?”
“Questa è May, la mia ragazza” rispose subito facendo spazio a May che sorrise alla signora stringendole la mano.
“Piacere di conoscerla” disse subito con un mezzo inchino. Brian le aveva detto di ispirarsi alla Principessa Sissi, e si inchinavano no? Dopo i saluti…
“Piacere mio” rispose la donna, che evitò di far notare alla ragazza che l’inchino era esagerato ni un’occasione informale come quella.
“Scusa Nonna Meredith, sono rimasto bloccato nel traffico” spiegò subito dopo il chitarrista.
“Allora dovevi partire cinque minuti prima”
Semplice. Chiaro. Lineare. Uno doveva prevedere ogni sorta di imprevisto pur di arrivare puntuali. Senza largo anticipo per non recare disagi alla famiglia che ospitava, ne troppo in ritardo perché così si dimostrava logicamente, poca educazione.
Il ragazzo annui.  “Sarà fatto…”
“Timothy, John” la donna chiamò i due uomini che subito comparirono in sala come per magia. “Andiamo a tavola” aggiunse con tono imperativo.
“Ma manca Niky, mamma” gli fece notare il figlio. Per poi avere almeno cinque paia dì occhi puntati su di se, l’aria si fece quasi più fredda: aveva messo in una stessa frase l’elemento ritardo e un soprannome. Tutti si stavano chiedendo se sarebbe sopravvissuto alla cena.
“Oh, l’aspetteremo seduti a tavola. Poverina sarà rimasta bloccata nel traffico di questa infernale città” concluse la donna, che confermò una teoria a cui i due fratelli Baker stavano lavorando da tempo: Nonna Meredith aveva un debole per le loro donne. La stessa cosa capitava con Ginevra: a lei era permesso tutto; perfino farsi chiamare Gin o Ginny. Un giorno arrivò con due ore di ritardo, e la colpa fu data al figlio che aveva organizzato il pranzo a un orario indecente, dato che Gin era fuori città per un viaggio di ‘lavoro’. Cosi le aveva detto la donna, ma in realtà si era semplicemente persa per dei negozietti d’artigianato a Sacramento.
“Meredith lo sa che May è italiana come Niky?” fu John a rompere il ghiaccio una volta che tutti si misero seduti. Non era normale avere la tavola apparecchiata con doppie posate e tripli bicchieri per delle semplici grigliate. Ma Ginevra tirava fuori sempre il servizio migliore per quando la suocera era in città. Una volta ci mangiarono perfino la pizza: con coltello e forchetta.
“Chi è May?” chiese la donna.
“Sono io” rispose la ragazza alzando la mano.
“Ma hai un così bel nome… Marianna” lo pronunciò perfettamente.
“Se è per questo Niky, si chiamerebbe Nicoletta” borbottò il padre di Brian, facendo sospirare tutti. “Ma la chiamate Niky senza problemi”
“Non ti sembra infantile alla tua età tirare fuori delle ripicche del genere?” chiese la donna facendo ridere tutti.
“Pa’ ti prego. Taci” sibilò Brian. John non era un novellino, conosceva Meredith da più tempo di tutti loro, ma era sempre il solito idiota che amava provocarla, e finivano con il discutere le ore su i principi fin troppo saldi della donna.

Zacky e Niky arrivarono con venti minuti di ritardo, logicamente la ragazza venne perdonata seduta stante,  mentre lui aveva dovuto sorbirsi un sermone su come evitare ritardi ingiustificati. Nemmeno la storia di un incidente che aveva coinvolto un motociclista aveva placato la donna. Il vero divertimento arrivò dopo le undici, quando Meredith decise che era arrivata l’ora di andare in albergo a riposare; Timothy e John furono i prescelti per accompagnare la donna. Nel giro di cinque minuti camice, magliette e felpe volarono in aria, nemmeno fosse una scena di qualche cartone animato.
“Minchia che pesantezza!” sbuffò Zacky dando il via al ripristino delle buone vecchie abitudini: parolacce e birra a volontà. Uscirono tutti in giardino, dove delle decorazioni di luci e lanterne rendevano l’atmosfera bellissima.
“Non è bello essere una delle pupille di Meredith?” la madre di Zacky si affiancò a Niky, che si girò sorridente, notando subito la bellezza quasi disarmante della donna. I suoi occhi erano quasi ipnotici, e i capelli perfettamente ricci, nemmeno un boccolo fuori posto.
“Ero pronta al peggio, non sa che terrorismo psicologico mi avevano fatto i suoi figli” annuì la ragazza.
“Ti prego dammi del tu, o mi fai sentire più vecchia di mia suocera” fosse subito la donna. “Ormai è diventato quasi un gioco, sono certa che Meredith sappia molto di più di quel che sembra” aggiunse poi con un sorriso.
“Sicuramente si, è una che capisce al volo le persone” annui sorridente la ragazza. “Questo giardino è magnifico” aggiunse osservando le lanterne rosse e il gioco di luci.
“Merito di mio marito, ha sempre desiderato fare una cosa del genere, da quando siamo stati in Giappone” spiegò con un sorriso. “Ci ha messo una settimana, ha messo fuori uso quattro fusibili e ha rischiato un paio di volte di rimanere fulminato” spiegò poi divertita.
“Ma il risultato  è favoloso!” rise Niky. Le piaceva la famiglia di Zacky e Samuel, era unita e parecchio folle, i ragazzi le avevano raccontato mille aneddoti, dei loro folli viaggi intorno al mondo, delle avventure che avevano vissuto da più giovani: di tutto.
“Come va il pub? Zacky ce ne ha parlato così tanto. Ci dispiace non essere presenti all’apertura” aggiunse poi girandosi totalmente verso la ragazza.
“Molto bene! C’è sempre molto lavoro, e non si preoccupi, Zacky mi ha detto che eravate in Perù” disse poi sorridendo.
“Si, poi siamo finiti in Brasile e infine in Messico. È stato un viaggio con vari cambiamenti di programma” spiegò la donna.
“Wow” esclamò Niky proprio stupita.
“È stato molto interessante, ho trovato molte cose. Abbiamo perfino avuto problemi alla dogana, la burocrazia di questo paese è tremenda” le spiegò. “Viaggio molto, e ultimamente Tim ha deciso di accompagnarmi, ma a volte si perde…” a differenza di Zacky la donna era molto loquace, aveva una grazie nei movimenti che sembrava quasi finta. “Il prossimo posto dove vorrei andare è in Sud Africa” aggiunse poi scuotendo la testa.
“Wow, deve essere bello avere la libertà di viaggiare così” commentò la moretta.
“Perché non vieni tu con me?” chiese la donna.
“Manco morto ce la lascio andare Mamma” intervenne Zacky prima che potesse rispondere affermativamente la propria ragazza, che si girò velocemente verso di lui con le guance gonfie e l’aria indispettita. “Lei dopo un viaggio in Giappone stava per andare in Nord Korea. Se non ci fosse stato mio padre, sarebbe sparita!” le disse lui per spiegarle il proprio punto di vista.
“Quanto sei esagerato figlio mio!” cinguettò la donna con fare melodrammatico.
“Un corno, quando viaggi, presa dalle tue scoperte perdi totalmente ogni razionalità” la rimbeccò lui passando un braccio intorno alla vita di Niky attirandola a se. “Quella volta che sei andata in Sud Africa, per seguire le tradizioni della tribù sei finita in ospedale…”
“Ma dai?” chiese Niky proprio colpita.
“Non sapevo che quella sorta di crema fosse a base di oppiacei” si giustificò la donna alzando le mani in segno di resa.
“E tu che ti preoccupavi delle nostre scorribande” borbottò il chitarrista contrariato.
“Logico sono pur sempre tua madre Zack” disse la donna leggermente più seria.
“Allora vedi di non tentare di far rapire, uccidere, barattare la mia ragazza, ok? Se vuoi c’è quella di Brian, qualche beduino per una ventina di cammelli te la prende pure” scherzo indicando May che stava parlando  poco più distante.
“Zee!” lo redarguì Niky dandogli una gomitata ben piazzata tra le costole.

*
Angolo della Scrittrice

Never Too Late si è dimostrata essere una delle mie storie più care, ma  continuo a rimanere stupita del fatto che sia ancora tra le più popolari, addirittura quella con più preferiti nella sezione Avenged Sevenfold. Nel corso degli ultimi mesi, proprio da quando ho deciso di rimetterci mano, ho ricevuto un paio di messaggi privati, e sono rimasta piacevolmente sorpresa… Persone che mi hanno scritto ringraziandomi di questa storia, di come le abbia aiutato e gli abbia fatto compagnia… E credo che per una scrittrice questo sia il complimenti più grande che possa ricevere. Non credevo fosse possibile, infondo non ha mai avuto tantissime recensioni – anche se trovo strabiliante che comunque si sia arrivati al numero 100 – quindi ho deciso di prendermi del tempo, e dedicarlo interamente a questa storia.
L’ho riletta tutta, da cima a fondo, ho preso capitolo per capitolo e l’ho revisionato, corretto alcuni periodi troppo pesanti, errori di battitura e piccole incongruenza; ho poi fatto un riassunto dei vari capitoli, per riuscire a fare un punto della situazione e riprendere le redini di questa storia, che sta diventando realmente immensa. Così eccomi qua con questo nuovo aggiornamento, dove si intravedono volti più o meno conosciuti, e finalmente ho presentato la micidiale Nonna di Zacky, che nel Sesto Capitolo aveva fatto il suo ingresso in un’intervista fatta a Brian e Zacky. Ma qui si vede anche la compagnia, e i genitori del chitarrista…
Quindi per non perdervi tra i vari personaggi, ho deciso di creare – e completare – finalmente un piccolo sito con le schede di tutti i personaggi.

Sito: Never Too Late // Personaggi // Famiglie dei Ragazzi
Ma potete trovare anche le schede della Band, di May & Niky. Wallpaper e Fotomontaggi dei nostir amatissimi 4 protagonisti.

Se siete arrivati a leggere fin qui: Grazie di cuore, priva di congedarvi, avrei un piccolo annuncio pubblicitario.
Vi inviterei a leggere ben due storie.
• Una scritta interamente da me, che si chiama: This Is Gonna Hurt - «Angels Of Sin» Una storia diversa dal mio solito genere, dove viene trattato il mondo patinato e degli eccessi delle Rock Star, un mundo dove c'è una band femminile che tiene testa ai nostri amatissimi Avenged Sevenfold.
• La seconda scritta in collaborazione con Keiko, e si chiama: Vivere Non Basta - Il Sequel di Destini di Vetro, e proprio oggi Keiko ha pubblicato l'aggiornamento. Questa è una di quelle storie che rapisce il lettore, senza lasciarlo. Quindi un'occhiata datela pure.

Entrambe queste storie hanno delle sezioni dedicate nel sito che vi ho linkato prima. Basta guardare il menu a destra e troverete tutto quello che vi puà interessare.
In più sempre in quel sito, ben presto ci troverete una lista di storie suggerite scritte da altre ragazze - pubblicate sempre in questa sezione di EFP -. Sto preparando la lista con i commenti. Quindi ogni tanto tornate a darci un piccolo sguardo.

   
 
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