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Autore: formerly_known_as_A    09/06/2012    5 recensioni
Islanda ha pensato che un viaggio lontano dal se stesso fisico potesse fargli soltanto del bene. A volte succede. A volte gli sembra che l’isola sia troppo piccola, troppo vuota, persa com’è in mezzo al mare. A volte ha bisogno di allontanarsene per rendersi conto di quanto sia bella.
E non c’è nessun avvenimento che gridi ‘vattene’ come una separazione.

{Personaggi: Islanda, Olanda, Danimarca}
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Danimarca, Islanda, Paesi Bassi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Islanda ha pensato che un viaggio lontano dal se stesso fisico potesse fargli soltanto del bene. A volte succede. A volte gli sembra che l’isola sia troppo piccola, troppo vuota, persa com’è in mezzo al mare. A volte ha bisogno di allontanarsene per rendersi conto di quanto sia bella.

E non c’è nessun avvenimento che gridi ‘vattene’ come una separazione. Dopo due mesi, si rende conto che la casa in cui viveva con quella persona è sempre troppo piena di ricordi per essere sopportabile, ma esita ancora ad andarsene. Si dice che è soltanto per un periodo breve, una vacanza e riesce a convincersi, ma, da allora, sono già trascorsi quattro mesi. Sei mesi in totale nei quali erra di stanza in stanza, cercando di eliminare le tracce, rinchiudendo tutto in una delle sue tantissime stanze vuote.

Senza quella persona, quella casa troppo grande per una persona sola diventa immensa. Dopo sei mesi, quell’immensità è insopportabile.

Ne parla a Matt. Anche se l’istinto gli dice di andare dal fratello, non lo fa perché sa che si preoccuperebbe molto di più del dovuto, che si metterebbe a dar di matto nel suo modo calmo, borbottando per casa velati insulti per la sua ex metà. Probabilmente se lo terrebbe a casa, non lasciandolo un momento, come se Eirìk potesse deprimersi al punto di fare qualche stupidaggine.

Dopo sei mesi ed una separazione consensuale, più che essere triste sente che gli manca qualcosa. Si dice che è l’abitudine ad avere sempre qualcuno di tanto rumoroso intorno, più che il fatto che gli manchi proprio quella persona. Non gli manca. Non piange più. E non si ferma lunghi momenti a pensare se sia felice con l’altra persona, con quello più meritevole del suo amore, che la sposerà presto.

Islanda trova stupido che esista la possibilità di amare per tanti anni una persona e poi accorgersi che c’è di meglio. Le da’ molte colpe, ma se ne da’ altrettante per averla lasciata andare molto prima di quando si siano lasciati. Fa il conto delle colpe, decide che però è lei che ha iniziato tutto e lei che ha finito tutto. Lei ha la responsabilità di quegli anni di felicità e quei mesi di vuoto.

Non per questo è meno triste.

Matt gli dice di andare ad Amsterdam e lui lo guarda male. L’altro ride e gli spiega che, nonostante la fama, la città ha molti pregi e che una settimana lì, ammesso che non si dia alla pazza gioia con donne e droga, può rimetterlo in forma. A volte, molto spesso, non capisce del tutto i ragionamenti di quello che un tempo chiamava padre. Chiunque gli avrebbe detto di darsi ad una settimana di follia ad Amsterdam a base di donne e droga.

Matt invece gli mostra il sito della città e, per la prima volta in molti anni, Eirìk prende una decisione in meno di due mesi.


Lunedì.

Sei giorni prima.


Olanda è strano, per essere amico di Danimarca. Forse è perché immagina i suoi amici rumorosi e ubriachi e sempre con il sorriso sulle labbra. Quando invece gli si avvicina, in aeroporto, non può fare a meno di notare quanto sia lontano dall’idea che si è fatto di lui, soprattutto perché il danese, parlandogliene, ha continuato a dipingerlo come il proprio migliore amico.

Non è caotico e, anche se porta sempre con sé una pipa piuttosto appariscente, quello che c’è dentro sembra tabacco. Parla con un tono calmo, la voce bassa che gli ricorda molto quella del fratello, non è propriamente amichevole. Però è gentile e questo ha modo di dimostrarlo quasi subito.

Non può fare a meno di sorridere, stirare un pochino le labbra, almeno, nel notare quanto sia più simile a lui.

Per prima cosa lo porta al Rijksmuseum. Dapprima non gli spiega nulla, resta ad osservarlo da lontano mentre si muove da un quadro all’altro, vicino fino a guardare le singole pennellate e poi a guardare l’insieme, meravigliato.

L’arte gli è sempre piaciuta. Ama la poesia sopra ogni forma d’arte, il canto, le leggende e gli eroi, perché gli ricordano un tempo lontano in cui gli sembrava di essere felice, gli ricorda che, un tempo, è stato il primo ed il migliore tra i nordici, nonostante fosse molto più piccolo.

Nonostante questo, ama anche i dipinti, ama guardarli e pensare a come e perché siano fatti. Guarda le nature morte e quasi tende una mano verso di esse, perché sono così perfette da sembrare reali.

Olanda -Jan, si chiama Jan- lo segue in silenzio, accompagnandolo senza però guidarlo, guardandolo un po’ stupito quando si rende conto che l’islandese non segue affatto il percorso del museo, tornando indietro ad analizzare dipinti simili, facendo una foto e tenendo la macchina fotografica in fondo al braccio teso accanto a quelli dipinti dalla stessa persona.

Non parla, ma dentro di sé si sente bene, in pace, come ogni volta che entra in un museo.

Si trova ad Amsterdam da due ore quando tira fuori il cellulare e manda un messaggio a Matt.

Grazie. Semplicemente questo, grazie. Sa che lo chiamerà quando la giornata sarà finita, raccontando a macchinetta ogni cosa.

Islanda è una persona silenziosa, ma il suo carattere cambia radicalmente quando si tratta di parlare di cose che gli piacciono. Matt lo sa e, forse, quello è solo un altro trucco per tornare a parlare come un tempo, in quello strano piano che sembra aver elaborato da qualche anno. Ad Eirìk non importa. Parlerà al telefono con lui per un’ora, spendendo un capitale per la doppia chiamata internazionale, perché, anche se è un trucco, Matt l’ha mandato in un posto che gli piace.

A volte bisogna riconoscere i meriti delle persone.

Si blocca di fronte alla Ronda di Notte di Rembrandt, stupito e meravigliato. Nel sito sembrava meraviglioso, ma non aveva ben realizzato quanto fosse grande. Si avvicina il più possibile, cercando di cogliere ogni particolare, ammirando la luce e come l’intera scena ne sia modificata.

“Jan, i tuoi pittori sono affascinati dalla luce.” commenta, quasi casualmente, rivolto all’olandese dietro di lui.

Lui si avvicina e sembra intento a pensarci su, mentre osserva con attenzione il dipinto che ha sicuramente visto milioni di volte.

“Era un periodo luminoso.” ribatte, lo sguardo ancora un po’ perso, probabilmente al momento di cui parla. “Mi ero liberato dal dominio di Spagna.” aggiunge, portandosi la nocca dell’indice sulle labbra.

Eirìk lo osserva, sentendosi, per un momento, molto vicino a quello che deve provare, ripensandoci.

“Si è molto ispirati, quando si è felici.” gli risponde, con un minuscolo sorriso. Sa esattamente di quello che parla.

Non ha ancora terminato di stupirsi, quando si spostano poco lontano, prendono qualcosa da mangiare in una bancarella, si siedono sul prato del Museumplein e pranzano lì, in silenzio a guardare le persone -turisti, adulti e bambini, semplici olandesi a passeggio- che più o meno di fretta gli passano di fronte. Islanda è già stato in una città d’arte e gli sembra di poter leggere nel pensiero.

Quel gruppetto di corsa, ad esempio, che ha quasi camminato sopra al suo pranzo -ed ha evitato anche di calpestare lui per un soffio- è lì per poco tempo e probabilmente perderà un’ora a scegliere souvenir e cartoline che dimostrino che loro ad Amsterdam ci sono stati, anche sacrificando una visita ad un museo o una passeggiata sui canali. Ah, vuole fare questo, dopo.

Più lontano, sorprendentemente, c’è un gruppo di ragazzi chiassosi e strafatti, che gridano al mondo quanto sia bella l’Olanda. Che pena. Non dubita che faranno una visita al quartiere a luci rosse, in seguito. Si sono sicuramente persi, per essere in quella parte della città.

Guarda la Nazione accanto a lui, pronto a chiedergli cosa ne pensi di quella gioventù bruciata e si scopre fissato a propria volta, cosa che lo manda un po’ nel panico per colpa della propria naturale predisposizione all’imbarazzo con gli sconosciuti.

“Hai scelto il tuo preferito?” chiede, confondendolo, accendendo la pipa. Eirìk ha appena addentato l’Hollandse Nieuwe che fa parte della piccola montagna di cibo che l’altro gli ha voluto far assaggiare. Aringa cruda. Ha un gusto meraviglioso e passa il test, ma la domanda dell’olandese lo lascia un attimo perplesso.

Sta parlando dei turisti strafatti?

“Pittore.” specifica, chiarendo la questione e facendogli fare un sospiro di sollievo. “Sembra che ti siano piaciuti un po’ tutti, anche se hai guardato soprattutto Vermeer.” gli fa notare, stupendolo ancora. Sì, effettivamente tra quelli che hanno visto è il suo preferito.

Ha già visto qualcosa a Parigi, qualche anno prima e l’ha decisamente colpito per quel modo di vedere e trasporre la luce, per i dettagli, la polvere per terra, i segni sui muri. Sì, tra quelli del museo è il suo preferito, anche se la Ronda di Notte l’ha colpito, facendolo sentire minuscolo.

“Van Gogh.” risponde, quasi senza pensare.

Jan lo fissa con lo stesso stupore che deve avergli mostrato prima, la stessa confusione, poi ridacchia. Ha una risata controllata, di certo non quella sconclusionata di Danimarca. Però è lo stesso allegra, divertita.

“Non l’abbiamo ancora visto.” precisa, come se non fosse ovvio.
Islanda sbuffa e gonfia le guance, stizzito. Ecco, non gli dirà più niente, ora, se deve prenderlo in giro in quel modo! Sta per rispondergli qualcosa a tono, ma tace quando l’altro gli ruba un pezzo di frikandel. “Sei strano, islandese. Hai le idee chiare, però, non è male.” aggiunge, facendogli un sorriso.

Qualcosa in Islanda si scioglie, esattamente al centro del petto.


La sensazione ritorna quando, alla sera, Danimarca gli chiede cosa ne pensa della città e della sua guida eccezionale.

Non risponde subito, ma, quando lo fa, sente il calore invadergli il viso, la bandierina con cui era trafitta l’aringa che si muove tra le sue dita.

“Grazie, Dan.”



Note dell'autrice

Per prima cosa, grazie per il vostro supporto, il primo capitolo -complice il rating?- è stato un successo e, per essere un pair sfigato, sono contentissima.

In seguito, due cose.

La fanfiction sarà aggiornata ogni lunedì, fatta eccezione per questa settimana e la prossima. Oggi e mercoledì.

I primi sei capitoli sono pronti... e anche gli ultimi tre, in pratica ne manca uno che è a buon punto e pubblicando un capitolo a settimana sono quasi sicura di finirla in nove settimane, in tempo per la mia partenza all'estero.

L'altra cosa importante è che, inizialmente, questo capitolo doveva avere un pezzo in più, ma che non sono assolutamente ispirata per un altro museo. I due si devono ancora conoscere!

Quindi spero non vi abbia deluso... e vi ringrazio per le letture :)

   
 
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