8.
Secrets
Di ritorno dalla sua missione con Bonnie, Damon
continuava a guidare con
gli occhi fissi sulla strada, senza riuscire a smettere di pensare a
quello che
avevano scoperto.
La strega che avevano visitato era una delle
più ambigue che avesse mai
avuto il piacere di incontrare. Magrissima, di
un’età indefinibile, aveva un
cesto di treccine raccolte in modo disordinato sulla testa e gli occhi
neri decisamente
inquietanti.
Soprattutto, sfortuna sua, aveva deciso di non
essere molto cooperativa. Dopo
che con una mossa a sorpresa aveva tirato fuori una balestra e provato
a
ficcargli un paletto nel cuore, Damon aveva deciso che era ora di
abbandonare i
metodi gentili. Lo strano intruglio blocca poteri che Bonnie e sua
madre
avevano preparato prima di partire si era rivelato estremamente utile
nel
momento in cui Damon l’aveva legata alla sedia, determinato a
farle passare
l’inferno fino a che non ne avessero ricavato tutto quello
che potevano
ricavare. Strapparle il cuore era stata solo la ciliegina sulla torta.
“Sai, BonBon, vederti mettere fuori gioco
una strega come quella …” – Damon
le rivolse un ghigno - “… non so se essere
più ammirato o spaventato.”
“Spaventato. Dovrebbe servirti a
ricordare cosa posso fare a te, se solo lo
volessi.” – rispose Bonnie in modo asciutto.
“Oh, andiamo! Pensavo che stessimo quasi
diventando amici. Devi
ammetterlo” -
proseguì ammiccando nella
sua direzione – “Facciamo una bella squadra, noi
due.”
Bonnie lo guardò con un certo sdegno.
“Non saremo mai amici, Damon. Hai
provato a uccidermi. Hai ucciso mia madre.”
Damon alzò gli occhi al cielo.
“Ho ucciso e provato a uccidere un sacco di
gente, Bonnie. Fattene una ragione. Persino Jeremy l’ha
fatto.”
Bonnie guardò fuori dal finestrino e non
rispose.
Arrivati davanti a casa di Bonnie, Damon le
afferrò un braccio mentre stava
per scendere dalla macchina.
“Ehi. Quando riferiremo tutto, non dire
niente a Elena su … beh, su come
viene fatto l’incantesimo, intesi?”
Bonnie lo guardò sospettosa.
“Perché mai non dovrei?”
“Se non ricordo male ti ho salvato la
vita quella sera alla cripta, non
dovrebbe esserci una qualche sorta di … debito streghesco da
ripagare?” – le
rispose Damon con un sorrisetto.
“Non è così che
funziona.”
“E allora come?”
Bonnie esitò prima di rispondergli. Non
era certa di volergli dare
quell’informazione.
“Una strega ripaga il suo
debito” – sospirò –
“ … fornendo i suoi servizi, se
così si può dire.” Lo guardò
di sottecchi. “Una volta” – si
assicurò di
aggiungere.
Damon la guardò interessato.
“Mi stai dicendo che ho diritto a un
buono-strega?”
Bonnie annuì, ma quella conversazione,
decisamente, non le piaceva.
“Segnato e ricordato a dovere. Allora,
per adesso ti chiedo non riferirle
quel piccolo dettaglio in quanto sua amica, ok?”
“Cosa hai mente, Damon?” Bonnie
lo guardò con diffidenza.
Damon mise su la sua migliore espressione
innocente. “Non ho in mente nulla.
Sempre sospettose, voi streghe. Solo …
ne
sta già passando abbastanza senza doversi preoccupare anche
di questo. Non al
momento, almeno.”
***
Damon rientrò alla pensione Salvatore,
solo per trovare Katherine
mollemente seduta sul divano a sorseggiare
un bicchiere e sfogliare una rivista.
“Seriamente? Katherine?”
– alzò gli occhi al cielo - “Come se i
miei
problemi non fossero mai abbastanza.”
“Buongiorno, mio caro.”
– rispose Katherine, senza alzare lo sguardo –
“Vedo
che stavolta sei stato tu il più veloce a notare la
differenza. Mi chiedo cosa
significhi.”
“Riconoscerei la tua aura da stronza fra
mille.” – ribatté Damon, andando a
versarsi un drink. “Cosa ci fai qui?”
“Uhm, questa domanda sembra essere un
po’ il ritornello di chiunque mi
incontri. Sempre così impauriti che possa avere un secondo
fine …” – Katherine
fece finta di pensarci su - “Non pensi che, magari,
voglio solo passare un po’ di bei momenti insieme ai miei due
vampiri
preferiti?”
“Neanche nei miei incubi
peggiori.”
Avendolo sentito rientrare, Stefan ed Elena li
raggiunsero in sala.
“Vedo che hai incontrato il nostro ospite
indesiderato.” – commentò Stefan.
“Sapete, siete davvero adorabili, voi
tre” – rispose Katherine, indicandoli
uno a uno con il dito – “Dico sul serio. Ma non
è stato lo stesso senza di te,
Damon. Ci sei mancato. Beh, di sicuro c’è qualcuno
a cui sei mancato
particolarmente.” Guardò Elena con un mezzo
sorriso, e lei le rispose
stringendo gli occhi.
“Andiamo, Katherine, prima di staccarti
la testa ti do l’ultima opportunità
di levare le tende pacificamente, solo in memoria dei vecchi
tempi”. Damon le
strappò la rivista dalle mani e le indicò la
porta con un
cenno della testa.
“Oh, Damon.” –
Katherine scosse la testa, e sorrise tra sé –
“Se non
sbaglio, non ti è dispiaciuto avermi intorno quando ne hai
avuto bisogno. Una
volta, eravamo dalla stessa parte.”
“Tu sai stare solo dalla parte di te
stessa.”
“Vero” – gli concesse
Katherine - “Ma cosa vuoi che ti dica, mi piace stare
qui. E poi, se vuoi, posso sempre tenere compagnia a Stefan mentre tu
ed Elena andate
in giro a giocare ad acchiappa-bevi-e-rilascia.”
Il silenzio calò nella stanza. Katherine
si alzò e, prima di andarsene, si
fermò un attimo davanti a Elena.
“Dio,
se tutto questo è
divertente.”
***
“Stefan, dì
qualcosa” – mormorò stancamente Elena.
Erano in camera di Stefan, e stavano discutendo da
almeno un’ora dopo la
soffiata di Katherine, passando attraverso lacrime, spiegazioni e
silenzi.
Appoggiato a braccia conserte sul bordo della
scrivania, Stefan scosse la
testa. “E’ solo che … mi hai mentito. La
Elena che conoscevo non l’avrebbe mai
fatto.”
Elena aggrottò le sopracciglia.
“Mi stai dicendo che non sono più la stessa
persona?”
“Ti sto dicendo che ti comporti come
tale.”
Elena si passò le mani fra i capelli.
Non sapeva da dove cominciare a
spiegare tutto. Di nuovo.
“Ci sono cose di me che … io
stessa non so spiegare. Da quando mi sono
trasformata, è come se la mia vita, ciò in cui
credevo … tutto è in discussione
adesso.”
“Lo so, Elena.” Stefan si
avvicinò a lei, e le prese le mani, come per
scacciare l’insidiosa sensazione che lei stesse scivolando
via. “Quello che non
so è perché non me ne hai parlato,
perché non hai lasciato che capissi e che lo
affrontassi con te.”
Elena guardò le loro mani e scosse la
testa. “Non avresti potuto.”
“E Damon, sì?”
Stefan lo disse senza neanche pensare, e
d’istinto le lasciò andare le mani.
Attese, e la guardò attentamente per scrutare la sua
reazione.
Elena rimase sorpresa, ed un po’
indispettita. “Adesso si tratta di Damon?”
“Non lo so, dimmelo tu.”
– replicò Stefan allargando le braccia.
“Ho scelto te, Stefan.”
“Lo so.” – Stefan le
si avvicinò e le prese il viso tra le mani, e
proseguì
in tono più dolce - “Dimmi solo che adesso stai
facendo la stessa scelta.”
Elena esitò. Aprì la bocca per parlare, ma si rese conto di non trovare una risposta.