Midori mi porta dei vestiti puliti, una camicia e un paio di pantaloni, evidentemente sono di un uomo infatti mi stanno abbastanza larghi.
« quando potrò parlare con Barbabianca? » chiedo mentre stringo il più possibile quei larghi vestiti. Mi sento inevitabilmente piccola in quella camiciona.
« appena sarai pronta potrai incontrarlo » disse sorridendomi gentilmente.
Sono anni che aspetto questo momento, e ora mi faccio degli scrupoli e inizio a sudare freddo? Che storia è mai questa! Sono una donna ora, un pirata devo aver coraggio.
Però pensandoci attentamente, non mi sono mai soffermata a pensare a come avrebbe reagito nel vedermi, volevo solo le risposte che mi spettavano di diritto.
Non mi è mai sembrata una cosa tanto sciocca, o futile, sino ad ora.
Penserà di aver davanti una sciocca ragazzina capricciosa, probabilmente mi scaricherà sulla prima isola che incontreremo.
Ma non è così. So di non essere quel tipo di persona che pensa unicamente il proprio interesse, infischiandosene degli altri.
Essendo cresciuta solamente con mia madre, dentro di me è nato il desiderio di sapere, conoscere per quale motivo la vedevo soffrire, perciò ho compiuto il mio viaggio.
Non rinnego niente della mia vita, sono andata per mare con i miei compagni e sono diventata ciò che ho sempre saputo di essere: un pirata. Mi sono fatta strada con le unghie e con i denti in questo mondo, non mi lascerò scoraggiare da un branco di pirati come tanti.
Affronterò quest’incontro a testa alta, in fondo non ho niente di cui vergognarmi.
 
Intanto sul ponte della nave
 
Barbabianca sedeva come tutte le mattine sul ponte della sua maestosa nave, osservando i suoi figlioli mentre si occupavano dei propri compiti. Come sempre i fedelissimi Marco e Ace sedevano al suo fianco, immersi nei propri pensieri.
Doris appoggiata al parapetto, dall’altro lato del gigantesco capitano, osservava l’orizzonte mentre pensava a quella povera ragazza che si riprendeva nella sua cabina. Poveretta doveva averne passate veramente tante, soprattutto per essere ridotta in quello stato.
Notò l’espressione imbronciata sul volto del comandante della seconda flotta.
« che hai Ace? Ti brontola il pancino? » esclamò prendendolo in giro.
« nono! – rispose Marco – è solo molto ansioso di conoscere la Rosa Nera. Non sta più nella pelle, vero? » azzardò il biondo rivolto al compagno.
« ma insomma! Solo io sono curioso di conoscerla? » disse Pugno di Fuoco ancora più imbronciato.
« ti confesso che anche io vorrei saperne di più » ammise Doris pensierosa.
Marco non si era soffermato troppo a pensare a quella ragazza, perché preferiva non venire coinvolto in faccende che non lo riguardavano.
In quel preciso istante Midori salì sovraccoperta accompagnata dalla misteriosa ragazza.
« eccoci qui. Capitano lei è Elinor » disse facendo avanzare la piccola figura che, con nonchalance aspettava dietro di lei, con le mani nelle tasche dei pantaloni.
« per me è un onore trovarmi sulla sua nave capitano Newgate. Vi ringrazio infinitamente per avermi salvato la vita » così dicendo si inchinò davanti agli occhi di tutti i pirati sul ponte.
Marco rimase immediatamente colpito dal coraggio con cui quella ragazza si presentava davanti al gigantesco padre, ma soprattutto ammirò quel briciolo di sfida che leggeva nei suoi occhi azzurri.
Il capitano la osservò attentamente per qualche istante, poi sorrise bonariamente.
« bene per noi tutti è un piacere sapere che ti sei ripresa. Ma ora raccontaci la tua storia, sono curioso di sapere come mai ti trovavi in queste acque » detto ciò l’attenzione di tutti fu spostata immediatamente su Elinor.
 
Mi sembra di aver visto un lampo di riconoscimento nei suoi occhi, ma non sono troppo fiduciosa. Con poco entusiasmo inizio il mio racconto.
« da qualche giorno la marina era sulle nostre tracce. Ero il capitano della Rose, che ora si trova in fondo al mare. Non avevamo una meta precisa.
Sapevo che la marina cercava principalmente me, tra la mia ciurma, perché a causa dei miei poteri sono considerata pericolosa. Scuramente non avrei mai creduto che l’ammiraglio Kizaru in persona era stato incaricato di trovarmi e catturarmi. Oppure al limite eliminarmi all’istante.
Ci siamo battuti e, come avete potuto vedere voi stessi, non ho avuto troppa fortuna. Quando la nave si è inabissata, gli ho fatto credere di essere affogata, ma non appena si sono allontanati sono risalita in superficie, dove mi avete trovata »
Mi fermo per riordinare un po’ le idee e ripensare a cinque giorni fa, quando il mondo mi era crollato addosso inevitabilmente.
« come hai fatto a sopravvivere in mare? Chi mangia i frutti del diavolo non è capace di nuotare » esclama un giovane ragazzo moro più ho meno della mia stessa età.
« non ho mai detto di aver mangiato un frutto del diavolo » puntualizzo immediatamente « i miei poteri discendono dalle origini della mia famiglia, mi sono stati trasmessi da mia madre. Lei è una potente strega, ma vive nell’anonimato. Io ho lasciato la casa in cui sono cresciuta per andare per mare con i miei compagni, e purtroppo hanno sacrificato la loro vita per proteggermi. Erano la mia famiglia, tutto ciò che avevo. » sento gli occhi bruciare, ma non posso piangere così davanti a tutti, devo trattenermi. Solo ora realizzo a pieno quanto mi manchino tutti loro.
« perciò la bandiera pirata che abbiamo trovato era tua giusto? » chiede un ragazzo biondo, accanto al moro.
Ha uno stano taglio di capelli, ricorda molto un ananas. “Che buffi”
« si è mia » rispondo semplicemente rivolta al biondo.
«gurararara, molto interessante. Ma che ne dici di darci una dimostrazione di ciò che sai fare eh? Sono estremamente curioso!»
La richiesta del capitano mi riempie di orgoglio, non vedevo l’ora di dar prova di quella che sono a questo branco di uomini tanto ricercati e forti.
«avrei bisogno di un volontario.
« mi offro io volontario » esclama il moro saltando in piedi. È proprio un bel ragazzo, alto e muscoloso, con una spruzzata di lentiggini sul viso che gli dona un aspetto infantile.
« bene. Ora fammi vedere di cosa sei capace » lo sprono alla carica.
Immediatamente si trasforma, da tutto il suo corpo scaturisco lingue di fuoco.
« PUGNO DI FUOCO » grida scagliandosi contro di me. Io posiziono le mie mani in maniera difensiva e all’impatto con il colpo assorbo l’energia del suo fuoco.
Allontanandosi mi guarda esterrefatto, probabilmente non aveva mai visto fare una cosa simile.
Il mio braccio sinistro prende fuoco così, con un balzo lo atterro e lo afferro per la gola.
« basta! Basta! Capiamo di cosa sei capace. Sorprendente riesci ad incamerare il fuoco di Ace.» esclama Barbabianca sorpreso.
« non solo il fuoco, riesco ad incamerare l’energia di qualsiasi cosa e a riprodurla a mio piacimento.
« che ne dici di entrare nella mia ciurma eh? Vorresti diventare mia figlia?
A questa domanda rimango a bocca aperta. Ho pensato e ripensato a come avrebbe reagito dopo avermi riconosciuta, mi aspettavo di tutto, tranne questa proposta.
« come puoi chiedermi una cosa simile? » urlo in preda alla rabbia « io sono l’unica ad aver il reale diritto a chiamarti padre. Possibile che tu non l’abbia capito! SONO Già TUA FIGLIA! » metto più enfasi in questa ultima frase, le ginocchia non mi reggono più e crollo in ginocchio davanti a lui.
Sento che le lacrime mi scorrono sul viso, ma non mi interessa, non ho più voglia di nasconderle.
 
 
 
 
 
 
Scusate per il ritardo!!! non ho avuto molte idea di recente!