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Autore: Strega_Mogana    28/12/2006    9 recensioni
Cinque ragazze, cinque ragazzi, cinque amori.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inner Senshi, Sorpresa
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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Visto il successo della storia di Ami sono un po’ preoccupata per questa. Volevo che fosse bella come la prima e spero di esserci riuscita ma non é facile inventarsi 5 storie d’amore una diversa dall’altra. Ci ho messo il cuore anche in questa mini storia comunque, spero che vi piaccia!
Buona lettura.
Elena


La mia migliore amica (prima parte)


Dio mio se è bella.
Lo è sempre stata fin da piccolina quando giocavamo insieme nel cortile del santuario con suo nonno che ci sgridava perché facevamo troppo fracasso.
Me la ricordo con quei lunghi capelli neri che le incorniciavano il viso di porcellana, con gli occhi vispi di una bambina che sapeva di avere davanti a se un grande futuro.
Allora non la vedevo certo sotto questo punto di vista, era solo una compagna di giochi, un ragazzaccio che non stava mai al suo posto, un complice perfetto per tutte le nostre ragazzate.
Ora non è più un maschiaccio, non indossa più i pantaloncini corti, non ha più le croste sulle ginocchia per le varie cadute in bicicletta, non nasconde più i suoi bellissimi capelli neri sotto un berretto da baseball alla rovescia o non porta più quelle trecce con i nastri rossi che mi divertivo tanto a tirare.
Ora é una donna, un giorno si é trasformata, l'anatroccolo un po' bruttino é diventato un cigno bellissimo, la crisalide si é trasformata in una farfalla con bellissime ali dai toni purpurei.
Rosse come il fuoco che lei consulta con così tanta devozione.
Rosso come il mio cuore che batte all'impazzata quando la vede.
Rosso come il mio amore per lei.
Ma io non sono nessuno... non sono l'uomo adatto a lei, non sono bello come tutti i ragazzi che le chiedono di uscire, non sono un genio, non sono un'atleta... io sono solo Jadeite l'invisibile.
Anzi peggio: Jadeite il migliore amico.
Sospiro pensando a tutto quello che vorrei dirle ma che mi tengo dentro da quasi un anno. Esco dal mio nascondiglio e lei mi vede, i suoi occhi si illuminano come le luci sull’albero di natale, ogni volta che mi guarda così spero sempre che il suo cuore batta forte come il mio.
- Sei in ritardo. – mi apostrofa con la sua aria imbronciata che la rende semplicemente perfetta ai miei occhi innamorati.
- Scusa, - le dico fingendomi addolorato – ma mia sorella è rimasta in bagno venti minuti stamattina. – non posso certo dirle che sono rimasto quindici minuti dietro quell’albero a fissarla come un perfetto maniaco.
- Si si…- ridacchia lei – so benissimo che non è stata tua sorella a farti arrivare tardi.
Mi blocco pietrificato. Come diavolo fa a saperlo? È così palese il mio amore per lei? Sono stato scoperto… non mi parlerà più… non mi guarderà neppure in faccia.
Sono morto.
- Scommetto che hai incontrato Mai e hai perso tempo cercando di strapparle l’ennesimo appuntamento. - continua non notando il mio viso pallido e il mio tremore.
Tiro un piccolo, impercettibile sospiro di sollievo… per poco non mi veniva un infarto. Mai è una ragazza della mia classe, molto carina e, per qualche strana ragione, Rei si è messa in testa che a me piaccia.
Se solo sapesse la verità.
- Mi hai scoperto di nuovo!- le dico con una risatina finta come il mio interesse per Mai – Ma prima o poi cederà… sono convincente.
- Oh si come no.
- Osi contraddirmi befana?
- Befana?
- Preferisci brutta racchia?
- Jadeite!
Rido, mi piace prenderla in giro… non potrò starle vicino come vorrei ma almeno posso stare con lei come amico. A volte è una situazione insostenibile, altre invece sono felice di quel poco che ho.
Arriviamo a scuola, ci salutiamo velocemente e lei va dalle sue amiche, io mi dirigo mestamente verso i miei compagni.
Credo di avere l’aria di un cane bastonato.
- Devo dire che oggi hai un muso più lungo del solito.
Ecco appunto.
- Grazie Zoisite.
- Non ti sei ancora deciso?
- Solo perché tu hai trovato una ragazza dopo due giorni che eri qua non vuol dire che tutti possono trovare l’anima gemella in mezzo ad una libreria.
- Continuo a pensare che tu non possa tenerti tutto dentro, fa male.
- Lo so. – gli rispondo con un sospiro – E’ solo che non posso rovinare tutto.
Mi mette una mano sulla spalla e mi spinge verso l’entrata.
- Andiamo Romeo… e vedrai che tutto si sistemerà.
- Devo ricordarti come sono finiti Romeo e Giulietta?

***

Mi sono accorto di amarla un pomeriggio, stavamo nel cortile del santuario come sempre, quando non é con le sue amiche chiama me per parlare, per sfogarsi o solo per prenderci un po’ in giro. Quel pomeriggio il ragazzo che frequentava da un paio di mesi l’aveva mollata, con una scusa che non aveva senso come spesso facciamo noi uomini. Lei piangeva, Usagi e le altre erano riuscite a lenire un po’ del suo dolore ma io sapevo che per rimarginare quella ferita ci sarebbero voluti mesi e notti insonni a consolarla. Lei mi raccontava di quanto fosse stupendo questo ragazzo e di quanto fosse stata stupida lei a non tenerselo stretto.
Per me era un idiota.
L’aveva piantata per un’altra, una stupida oca che pensava solo al trucco e agli abiti attillati. L’aveva lasciata solo perché Rei si era rifiutata di fare l’amore con lui, solo perché credeva che non erano ancora pronti per quel passo così importante, solo perché sapeva che il loro rapporto non era così profondo.
Piangeva quel pomeriggio rimproverandosi che i suoi pensieri erano antiquati, stupidi tabù che aveva ereditato dal nonno.
L’avevo consolata dicendole che il suo ragionamento era giusto, che per quello c’era tempo e che se lui non la capiva era solo un’idiota che usciva con lei solo per il suo corpo.
É stata dura ma alla fine aveva capito.
Sono tornato a casa distrutto dalla rabbia, dalla sete di vendetta, dalla voglia di fargliela pagare.
L’ho picchiato... quel ragazzo idiota che aveva solo osato sfiorare la mia migliore amica, l’ho aspettato una sera fuori dalla palestra dove si allenava. E, anche se sapevo che poteva ammazzarmi solo con un pugno, gli ho detto che doveva scusarsi con Rei, doveva dirle che era stato un idiota e che non la meritava.
E’ scoppiato a ridere e io non ci ho visto più, mi sono scaraventato su di lui e l’ho preso a pugni, non so dove ho trovato la forza per picchiarlo in quel modo, non ho mai amato la violenza ma quello se lo meritava proprio.
Quando sono tornato a casa, sotto lo scroscio dell’acqua bollente, mi sono chiesto perché mi sono comportato in quel modo ignobile, picchiare una persona non era mai la soluzione del problema.
E li ho capito.
Io amavo Rei Hino.
Non potevo vederla soffrire, perché se il suo cuore piangeva anche il mio piangeva, se lei soffriva io provavo dolore, se lei era felice io lo ero con lei.
Quando ho capito i miei sentimenti mi sono sentito un idiota a non capirlo prima.
Così é iniziato l’incubo.
Ho sempre saputo che tra di noi non poteva esserci altro che una bellissima amicizia; Rei ha sempre sostenuto che era così affezionata al nostro rapporto proprio perché anomalo, non aveva mai creduto nell’amicizia tra uomo e donna. Per questo non mi sono mai fatto avanti, so per certo che non capirebbe, che scapperebbe via, che non riuscirà mai più a vedermi come sono ora.
Solo il suo migliore amico.
La mia maledizione e la mia più grande gioia.
A volte vorrei non esser proprio nessuno.
A volte vorrei solo dimenticarmi di lei.
Per lei sono solo il consigliere, la spalla su cui piangere, l’amico con sui confidarsi. Non sono il ragazzo di cui innamorarsi, non sono l’uomo perfetto che potrebbe renderla felice. Sono come Usagi e le altre ai suoi occhi, solo che sono un uomo invece che una donna.
Tutto ciò é maledettamente doloroso.
Dovrei dirglielo, dovrei trovare il coraggio e fare il primo passo. Ma non sono mai stato un uomo coraggioso, sono un vile, un cretino e pure un illuso.
Io non sarò mai il ragazzo che fa battere il cuore a Rei, io sono e resterò sempre il suo maledetto migliore amico.
Sospiro mentre la campanella segna l’inizio della pausa pranzo, afferro il mio pasto da sotto il banco e mi dirigo verso il cortile dove mi aspettano gli altri.
Mi siedo ai piedi dell’albero dove i miei amici si sono messi a mangiare, le altre sono un po’ pi in là. Ami sta leggendo un libro, probabilmente ripassa, Usagi e Minako stanno guardando avidamente il pranzo che Makoto ha appena tirato fuori dalla cartella e Rei sta fissando Usagi con quell’aria che conosco fin troppo bene, tra poco scoppierà me lo sento.
- Usagi ma non puoi mangiare il tuo pranzo tranquilla?
- Sei solo invidiosa Rei, io magio ma non ingrasso!
- Ah é così? Sbaglio o hai dovuto comprare i pantaloni di una misura più grande?
- Sono cresciuta!
- In larghezza!
- Non perdono tempo quelle due. – ridacchia Zoisite scartando dalla carta trasparente il suo panino al cotto e formaggio.
- Già. – gli rispondo senza neppure voltarmi a guardarlo.
- Perché non dici e Rei di esser più elastica con Usagi?
- Perché conosco Rei e so già che non mi darebbe retta.
- Convincila.
- Come se fosse una passeggiata e poi l’avrai capito anche tu: quelle due litigano fin dalle prime luci dell’alba ma si vogliono bene.
- Sì, Ami me lo dice in continuazione. – biascica il mio amico mentre mangia il panino.
Conosco Zoisite da qualche anno, i nostri padri lavano per la stessa società, sono stato io a consigliargli questa scuola quando mi ha detto che doveva trasferirsi da Osaka. Lui sa tutto del mio amore per Rei, l’ha visto nascere e crescere con le sue devastanti conseguenze.
Sospiro togliendo, non senza difficoltà, lo sguardo da quell’angelo e osservo il mio pranzo o quello che mia madre chiama tale, non é mai stata una brava cuoca.
- Ehi Zoisite... mi dai metà del tuo panino?

***
Aspetto.
La mia vita é una continua attesa degli eventi.
Non ho abbastanza fegato per prendere in mano le redini del mio destino.
Io attendo che questo faccia la sua apparizione, forse é pigrizia, forse solo terrore che il futuro non sia così felice come ognuno spera.
Sono un codardo.
Un codardo che non merita la donna che ama.
Rei arriva di corsa, stranamente questo pomeriggio é in ritardo.
- Scusa...- ansima piegandosi lievemente in avanti e poggiando le mani sulle ginocchia – ma il nonno non lasciava stare delle ragazze. Quel vecchio con gli ormoni in subbuglio!
Faccio un lieve sorriso tirato spostando lo sguardo dalla sua camicetta che si é lievemente aperta quando si é chinata per riprendere fiato.
- Jadeite stai bene? Hai uno strano colorito... sei tutto rosso. Non é che hai la febbre?
Sento la sua mano fresca sopra la mia fronte bollente... non ho la febbre ma sto male ugualmente.
- Tu scotti! – sbotta togliendo la mano dal mio viso – Stai male Jadeite perché hai accettato di vedermi ugualmente?
- Non sto male. – spiego – Ho solo molto caldo.
Il suo sopracciglio destro si alza, chiaro segno che non mi crede.
- A Novembre? – dice con quel tono acido che usa solo con Usagi.
- Non posso avere caldo a Novembre?- ribatto incrociando le braccia al petto.
Alza le spalle e mi prende per mano.
- Andiamo in centro, testone. – mi prende in giro trascinandomi verso la stazione dei pullman.
Odio questi pomeriggi, li odio e li amo.
Lei é così vicina me, mi basterebbe allungare la mano e prenderla, afferrarla e dirle quanto il mio amore per lei sia grande, basterebbe così poco ma so già che rovinerei tutto. Un’amicizia di anni buttata all’aria da due secondi da incosciente. Però é così difficile restarle accanto e non saperla mia, sapere che per lei sarò solo l’amico. E’ così difficile tenersi tutto dentro, far finta di niente, sorridere quando mi confessa una nuova cotta fingere di essere felice per lei quando dentro ribollo di rabbia e gelosia.
Ma, dall’altra parte, sono felice di quel poco che ricevo, se non avessi questi pomeriggi con lei morirei dentro.
Quindi non mi resta altro che fingere, come ho fatto nell’ultimo anno.
Recitare ed aspettare che le cose cambino.
Molto probabilmente impazzirò, finirò come quei barboni che girano per strada nei film americani dove dormono nei cartoni, mangiano ai rifugi e parlano agli altri del loro grande amore perduto.
Sì... finirò così pure io.
- Ti piace?
Mi guardo attorno disorientato, ero così immerso nel mio patetico futuro da barbone che non mi sono neppure reso conto che sono salito sul pullman, che sono sceso in centro che Rei sta guardando le vetrine dei negozi. Indica una gonna corta nera, con quella starebbe d’incanto, metterebbe in risalto le sue gambe perfette, di quel lieve rosa che non tutte le donne possono vantare.
- Allora ti piace? – mi ridomanda impaziente.
Sì, metterebbe in mostra il suo fisico mozzafiato.
- No, hai le cosce come due tronchi d’albero... non ti starebbe bene.
Mi arriva un pugno sul braccio, rido come un perfetto bastardo e sospiro: sono proprio un’idiota.
- Sei un’idiota. – sbuffa lei fingendosi arrabbiata.
- Lo so.
- Non capisco perché ti comporti così. – fa lei improvvisamente seria.
- Rei ci siamo sempre comportarti così.
- Non è vero... prima eri cattivo ma non... non così...
Perfetto, un altro tassello per il mio mega puzzle d’idiozie.
- Scusami... io... sono solo molto pensieroso.
- E’ da un po’ che sei strano Jadeite, ho fatto finta di nulla ma sento che tu stai male. Lo sai che percepisco le emozioni altrui
Già.. lei capisce tutti, tranne me.
- E’ successo qualcosa a scuola?
- No.
- Con i tuoi amici?
- No.
- A casa?
Sospiro scocciato, odio quando mi martella con le sue domande.
- No Rei.
- Mai?
- No, dannazione Rei no! – grido arrabbiato.
Si blocca ferita dalla mia ira senza nessuna ragione apparente.
- Non c’é bisogno di arrabbiarsi.
Non ci riesco... un anno che soffro.
- Sai é incredibile, dici sempre di capire le persone ma non hai mai capito me. Il tuo migliore amico.
- Tu non mi parli mai,- cerca di scusarsi – sei così enigmatico su quello che ti porti dentro.
- Se solo ti fermassi un attimo, riusciresti a capire quello mi da il tormento.
Si avvicina e mi mette una mano sulla spalla.
- Cosa ti da il tormento?
Chiudo gli occhi e respiro piano.
Ora il mondo cadrà in pezzi.
- Sei tu Rei.
Sgrana gli occhi e fa un passo indietro non capisco se é sorpresa o solo terribilmente spaventata.
- Jadeite...
- Ti amo. – le dico semplicemente.
Rei scuote un poco la testa, si volta e scappa via.
Ora é solo il mio cuore che é andato in pezzi.
   
 
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