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Autore: Mushroom    09/06/2012    13 recensioni
Sapeva fin dall’inizio che si trattava di un’idea autolesionista. Assurda, anche, ma soffermarsi su quanto fosse particolarmente sadica era d’obbligo. E, Merlino, forse una volta posta la domanda c’era una qualche speranza di ricacciarla indietro.
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Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Titolo: Solo per un attimo
Fandom: Harry Potter
Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger
Rating: Verde
Avvertimenti: One-shot

Scritta per Fan Art Flash - Contest! - Per i festeggiamenti "It's just one year- Big BDA" del gruppo Cercando chi dà la roba alla Rowling [Team Harry/Hermione] - Fan art scelta: link
Wordcount: 1050

 

Sapeva fin dall’inizio che si trattava di un’idea autolesionista. Assurda, anche, ma soffermarsi su quanto fosse particolarmente sadica era d’obbligo. E, Merlino, forse una volta posta la domanda c’era una qualche speranza di ricacciarla indietro. Un incantesimo, magari; ma anche una banalissima scusa poteva andare più che bene.
Il problema era che nessuna scusa e nessun incantesimo avrebbero mai funzionato.
Hermione Granger lo guardava dall’alto del suo orgoglio Grifondoro, e aveva negli occhi quello sguardo che tante volte le aveva già visto (“tu-vieni-qui-e-fai-come-dico-io”) misto alla brezza dell’imminente sfida. Era inutile, infondo, perché Hermione aveva già deciso per conto suo, e nessuno – nessuno, neanche il Signore Oscuro in persona – avrebbe mai potuto impedirle di fare qualcosa che si era ormai messa in testa di perseguire.
Harry convocò un’assemblea delle proprie personalità, le quali proclamarono – all’unisono – che sarebbe stato molto più saggio assecondare la vena autocrate dell’amica piuttosto che andare incontro alla sua ira.
In fondo , gli ricordò quell’antipatica vocina della sua coscienza, l’idea è stata tua, Harry.
Avanzò di un passo sentendosi un totale idiota, impedito nei movimenti e con un coordinamento motorio degno di un rinoceronte ubriaco.
Hermione alzò un sopracciglio e l’angolo della bocca, in un espressione indecisa tra il divertito e il sarcastico «Harry» tossicchiò appena, e il ragazzo alzò gli occhi (facendo inclinare pericolosamente la montatura degli occhiali) dai propri piedi, le braccia ancora protratte verso la sua scopa «Se questo fosse un ballo reale, e non malamente simulato da te che cerchi di imparare nozioni da una scopa volante, avresti già rotto tre dita e un piede alla povera Ginny».
«Per questo sei qui – Harry stirò le labbra – per aiutarmi»
«E evitare il pronto soccorso a Ginny» aggiunse, avvicinandosi e sistemandogli la montatura degli occhiali. Hermione sorrise, togliendogli delicatamente la povera scopa (che dopo quell’esperimento, probabilmente, avrebbe volato storta e al contrario) dalle mani e prendendole tra le sue «Possiamo cambiare approccio, che dici?»
«Finiresti tu al pronto soccorso. Non mi pare equo»
«Meglio la damigella della sposa» scherzò, agitando la bacchetta verso la radio. «E in ogni caso, ho promesso che ti avrei insegnato a ballare. Certo, magari fino ad adesso non è andata così bene ma… ci si può lavorare».
Certo , pensò Harry, perché ballare con una scopa per tre ore (senza risultati) di fronte a Hermione versione maestrina non era stato abbastanza rivelatore sulle sue abilità di ballerino; e umiliante, anche, ma quello andava in secondo piano. Sospirò, scompigliandosi i capelli e facendo un passo indietro – era terrore, quello sul viso del bambino che è sopravvissuto, ed era causato dalla danza «Forse potrei, non so, rinunciare e non ballare?»
«Al tuo matrimonio?» Hermione aggrottò la fronte. La musica era già partita e ormai si diffondeva lenta nella piccola sala. Harry amava quella canzone: quand’era un ragazzino la trasmettevano spesso alla radio, e li zii gli impedivano sempre di ascoltarla. Il cugino, d’altro canto, aveva sempre avuto la sensibilità musicale di un mollusco, e zia Petunia e zio Vernon reputavano legge ciò che diceva i figlio. Di conseguenza, l’unica musica che si poteva ascoltare era composta da pseudo musicisti monocordi, dai ritmi orribili e lirica scadente.
In realtà, il brano suonato in quel momento era esattamente quello che Harry avrebbe voluto ballare al suo matrimonio, ma era stato reputato troppo babbano per delle nozze magiche.
«Non puoi proprio permettertelo» aggiunse la maga. Altri due passi, e gli fu davanti. Gli porse una mano, alzando gli occhi in un rimprovero. Harry osservò un attimo il palmo dell’amica, bianco, con una cicatrice lungo il lato destro (provocato da un vecchio esperimento di pozioni) e un piccolo callo sull’indice (regalo della penna, che impugnava sempre in modo così strano); e a quelle mani, che gli erano così familiari, non poté che sorridere. L’afferrò lentamente, cercando di farsi serio, ma riuscendoci davvero poco. Posizionò una mano sul suo fianco, sfiorandolo appena, come gli aveva detto di fare con a scopa «Bene» dichiarò «Adesso come devo proseguire, Signorina Granger?»
Hermione increspò le labbra «Signora Weasley, Potter. Weasley. Un’altra mancanza come questa, e potrei togliere punti alla sua casa» parlò in falsetto e ridacchiò, portandogli una mano sulla spalla. Harry si irrigidì appena, e allo scherzo si sovrappose la sensazione di disagio di prima.
Ah, odiava ballare, sul serio. Odiava dover sincronizzare i piedi con l’oscillare del corpo, e l’oscillare del corpo con la musica. E detestava sentirsi così maldestro, ai pari di uno studentello. Oh, beh, su l’ultima affermazione non c’era molto da dire: Hermione lo faceva sentire sempre una matricola undicenne, e gli toglieva spesso le parole di bocca, facendolo ritrovare senza suoni a metà di una frase. Frase che, spesso, era lei stessa a completare.
«Okay Harry, ora dovresti… muovere i piedi» lo richiamò, e lo sguardo del ragazzo si abbassò di nuovo su di lei. «Magari, senza pestare i miei» aggiunse incerta, accennando a un altro sorriso.
Harry deglutì, cercando di muoversi in modo quantomeno accettabile – avanti e indietro, destro e sinistro, destro e sinistro. Sentiva anche la voce di Hermione ritmare “un-due-tre-e-quattro”, ma era solo un eco registrato e archiviato, che rimbombava nella propria testa, pedante, scindendo il fastidioso pulsare di una vena sulla fronte. Sentiva un formicolio percorrergli il collo, scendendo sotto il colletto, diffondendosi lungo la schiena; e il profumo di Hermione, troppo forte ma piacevole, e il suo fiato sul collo, e la sua voce, e la pressione della sua mano, e il calore… oddio, non si poteva permettere tutto quello, non in quel modo.
Strinse un po’ troppo la mano su fianco. La gola secca, lo sguardo sui piedi di Hermione.
«Harry!» sentì chiamare i suo nome, e sapeva – percepiva – che l’amica stava sorridendo «Vedi? Non stai andando così male» il ragazzo annuì, la gola più secca, la stretta più forte «Domani balla in questo modo, e farai un figurone» aggiunse, perché –oh, è vero – stavano ancora ballando e lui lo stava facendo senza accorgersene. Annuì appena, e trovò buffo quello strano fastidio al petto, che gli attorcigliava la gola senza pudore. Fece una smorfia, rischiando di inciampare.
Non andava bene, davvero; era sbagliato, tutto sbagliato.
Hermione si strinse a lui, posando il capo sulla sua spalla.
Harry chiuse gli occhi.
Sbagliato .
Ma forse, solo per un po’, solo per quell’attimo, poteva permettersi il calore e il profumo e la pressione sul petto, senza che fosse irreversibilmente dannoso e autolesionista.
Solo per quell’attimo.

   
 
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