Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: Sybeoil    09/06/2012    2 recensioni
Non è facile crescere in un paese che tutto il mondo critica ma che nessuno si scomoda ad aiutare, non è nemmeno facile crescere in una famiglia speccata come la mia. A dirla tutta non è affatto facile crescere in generale. La vita cambia, i problemi crescono, le delusioni aumentano e i sogni colano a picco. Ti rendi conto che tutto ciò in cui credevi da bambina, tutto ciò che la tua mamma ti raccontava, sono solo bugie vuote.
E così alla fine ti rassegni e ti integri a quel mondo che ti vuole schiava del lavoro. Diventi una dei tanti non una tra i tanti.
Succede però, che a volte e dico solo a volte, il Destino sembra volerti dare una mano e allora... allora succede l'impossibile. Ciò che hai sempre desiderato ti si presenta sotto gli occhi e tu non puoi fare a meno di afferrarlo e tenertelo stretto.
A volte ci si mette anche a l'amore, quello vero che fa battere i cuori e venire il mal di stomaco. Quell'amore così impensabile da sapere che è quello giusto.
Quando tutto va come dovrebbe andare, ci si mette l'amore per il ragazzo riccio conosciuto a Londra!
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
ANGOLO AUTRICE:

Buonaseraaaaaaaaaaaaaaaaa! Finalmente sono riuscita a trovare mezz'oretta per pubblicare questo decimo capitolo. *sorride come un ebete davanti allo schermo* Ok si, sono da ricoverare! Maaaa tornando a noi direi che questo capitolo è decisamente lungo, cosa per cui chiedo scusa, e decisamente divertente. Viene anche inserito il punto di vista di Louis, che fa un po' da punto di vista esterno alla situazione, portando una ventata d'allegria. Oltre che un ulteriore complicanza nel rapporto Isobel-Harry già di per se strano e complicato.
Riuscirà il riccio a riconquistare la bella italiana a cui sembra non importare un fico secco di lui? Se siete curiosi restate con me in attesa del prossimo capitolo.
P.S Vi comunico già che il prossimo capitolo potrebbe essere pubblicato molto tardi causa impegni scolatici. AH, dimenticavo! Ogni commento è più che gradito. :)


 

Capitolo 10

 

 

 

 

 

 

Siano lodati gli Dei, Allah, Budda e chiunque ci sia lassù. Finalmente riuscì ad uscire da quel caos. Certo, guadagnai la mia dose di lividi, calci e gomitate, ma alla fine uscì da quel negozio sulle mie gambe e per di più con uno strano sorriso sul viso.

No! Non sorridevo per il fatto che avevo rivisto Harry, che mi aveva firmato la mia onnipresente agenda e che mi aveva sorriso.

Certo che sorridi per quello, idiota!

Ehi! Non sorrido per quello ma per il fatto che sono ancora viva.

Vallo a raccontare a qualcun altro. Ti ricordo che stai parlando con la tua conoscenza.

Non sorrido per lui, chiaro? E poi chi cavolo ti ha interpellato? Taci che è meglio.

< Bell? > mi voltai in direzione della voce che chiamava il mio nome avvistando uno sconvolto Victor farsi largo tra un branco di ragazzine.

< Ma che diavolo succede? > chiese una volta che mi ebbe raggiunta.

< Semplice > risposi ammiccando divertita per la sua espressione < I One Direction stanno tenendo una di quelle cose in cui si firmano autografi e tutti impazziscono > dissi decisa.

< Una signing? > chiese confuso.

< Si quella cosa lì > confermai annuendo e spostandomi per lasciare passare un gruppetto di ragazzine disperate < Senti che ne dici se andassimo a casa? > 

Il biondo mi guardo con occhi da cucciolo disperati, segno che di andare a casa non ne aveva nessuna voglia, facendomi il labbrino.

Lo odiavo quando faceva così! Non poteva farmi quella faccia da cucciolone, per di più in mezzo alla strada, e credere che non lo accontentassi.

< Lo sai vero che ti odio quando fai così? > sbottai cominciando ad incamminarmi per tornare indietro.

< Io invece ti amo > urlò inseguendomi e afferrandomi per i fianchi per poi sollevarmi per aria come fossi una piuma.

< Mettimi giù > ordinai cominciando a ridere e stuzzicando il sorriso di una vecchia coppia poco lontana da noi.

< Nemmeno per sogno > rispose lui continuando a farmi il solletico e a sollevarmi in aria < Io adoro questa ragazza! > urlò a squarciagola.

< Dai che mi vergogno > mormorai tra una risata e l’altra convincendolo finalmente a farmi scendere e a lasciarmi in pace.

< Ok, ma solo perché sei tu > disse schioccandomi un bacio sulla guancia e prendendomi per mano.

< Dove andiamo? > domandai esasperata ma divertita allo stesso tempo.

< Ci facciamo un giro sul traghetto del Tamigi? > chiese con gli occhi a cuoricino che pulsavano.

Quel ragazzo era davvero adorabile!

< Va bene, ma voglio arrivare a casa presto che voglio farmi una doccia. Quelle dannate ragazze mi hanno uccisa > aggiunsi lanciando uno sguardo di puro astio all’edificio dell’Ambercrombie.

< Sì mamma > esclamò con voce da bambino il biondo tirandomi per il polso e obbligandomi a correre.

 

Arrivammo ad una stazione di traghetti circa venti minuti dopo e il biondo, accorgendosi che stavano già imbarcando, scattò in avanti per fare i biglietti e riuscire a salire sulla nave.

Io lo seguì con decisamente meno entusiasmo ma un sorriso sincero sul viso stanco.

Mentre stavo salendo a bordo della nave però, grazie alla mia immensa goffagine che mi seguiva come un’ombra, rischiai di cadere. Per fortuna riuscì a rimanere in piedi, anche grazie all’aiuto miracoloso di un ragazzo che era salito prima di me, rovesciando in acqua solo l’agenda che conteneva metà della mia vita, il discorso di Harry e il vecchio lucidalabbra.

< Dannazione > imprecai osservando il piccolo rettangolo in pelle andare affondo nelle acque scure del Tamigi.

< Che succede? > chiese Victor spuntando dietro le mie spalle e allungando il collo per osservare il punto in cui era appena sparita la mia agenda.

< Ho perso l’agenda > dissi sconsolata < C’era la mia vita dentro e anche il discorso di Harry > ammisi imbarazzata.

< Il cosa? > strillò afferrandomi per le spalle e voltandomi nella sua direzione in modo da avercelo di fronte.

< Oggi da Ambercrombie > cominciai a spiegare dirigendomi verso il parapetto della piccola imbarcazione < C’erano i One Direction e senza volerlo mi sono ritrovata in fila per degli autografi. Harry mi ha visto e mi aveva scritto delle cose che ora non potrò mai sapere > 

< Oooh, la mia piccina è cotta e stracotta > cominciò a mormorare con sguardo sognante dondolando come un’idiota.

< Sei un cretino > dissi ridendo e spingendolo da parte per allontanarmi immersa nei miei pensieri.

Passai i restanti trenta minuti così, appoggiata al parapetto della piccola imbarcazione, con gli occhi fissi all’orizzonte e il cuore pesante per chissà quale stupido motivo.

Santissimo cazzo, io sono Isobel, sono forte, decisa e di certo non molliccia come invece sembro.

Giusto Bell, tu sei cazzuta, dimostralo!

Hai ragione, d’ora in poi basta piangersi addosso. Basta pensare a Luca, basta pensare ad Harry. 

Certo Bell, ci crediamo tutti. 

Oh, insomma! Piantala, ho detto basta Harry.

Vedremo chi avrà ragione, vedremo!

 

***

 

Quella era stata forse, anzi sicuramente, la signing più stancante della mia intera carriera. Le fans sembravano tutte uscite da un colorificio tanto si erano pitturate faccia e mani. Lo avevo anche fatto notare a Louis il quale mi aveva osservato e poi era scoppiato a ridere provocando una serie di urletti nelle ragazze in coda. 

< Se continui così rischi di ucciderle > mormorai al suo orecchio dopo aver notato una ragazzina piangere a dirotto e osservarlo come si osserva l’acqua nel deserto.

< Almeno io non infrango i loro piccoli e teneri cuoricini > ribatté lui facendomi l’occhiolino e tornando a concentrarsi sulla ragazza che gli si era piazzata davanti.

< Sei ingiusto > mormorai mettendo su un finto broncio che, prontamente, venne catturato da uno dei tanti paparazzi presenti.

< Comunque niente male l’italiana > aggiunse lanciandomi uno sguardo divertito e malizioso insieme.

< Lo so > mi limitai a rispondere < Ma non credo mi scriverà > aggiunsi sconsolato. Per la prima volta nella mia vita sarei stato snobbato non una, ma ben due volte. E per di più dalla stessa ragazza. Una ragazza normale, umile che fino ad una settimana prima non sapeva nemmeno della mia esistenza. 

Cazzo Styles, stai perdendo colpi!

Io…cosa? E tu chi saresti?

Oh, certo! Fingiamo di non conoscermi. Sono la tua coscienza idiota.

Le coscienze non parlano, idiota.

Ma quelle dei pazzi si!

Vorresti insinuare che sono pazzo?

Mai detta una cosa simile, sono parole uscite dalla tua bocca. E comunque pensaci, uno che parla da solo con se stesso non è molto normale.

Oh, ma fottuti!

< Harry? > chiamò una voce femminile che non conoscevo ma che sembrava dannatamente sexy.

Scrollai la testa per cacciare quell’assurda vocina stridula che continuava ad insultarmi e mi concentrai invece sulla moretta che mi stava davanti.

Era bella. Alta quanto basta, una terza ben piazzata, magra ma non troppo e due labbra da far invidia alla Jolie.

< Ciao meraviglia > salutai sfoggiando il tono che usavo di solito per conquistare in discoteca.

< C-ciao > balbettò lei imbarazzata porgendomi un CD da autografare.

< A chi lo dedico? > chiesi osservandole le labbra dipinte di rosso.

< A Debby > fece lei portandosi una ciocca ribelle dietro l’orecchio destro e passandosi la lingua sulle labbra perfette.

Quel gesto, anche se innocuo, scatenò una reazione che in quel momento non sarebbe dovuta avvenire.

Prima di riconsegnarle il CD autografato afferrai uno dei tanti foglietti sparsi sul tavolo e ci scrissi veloce il mio numero.

< Tieni > dissi passandole la custodia di plastica dentro cui avevo inserito il biglietto con il mio numero < E’ stato un piacere > aggiunsi sfiorandole la mano con le labbra e facendola arrossire.

Lei mi avrebbe richiamato, ne ero sicuro!

La signing terminò verso il tardo pomeriggio. Eravamo tutti sfiniti. Niall stava morendo di fame, Zayn non vedeva l’ora di riabbracciare il suo letto, mentre Liam e Louis già sentivano la mancanza delle loro ragazze.

Il sottoscritto invece aspettava solo una chiamata che però, sembrava non arrivare mai.

< Che ne dite se andassimo fuori a cena? > proposi in uno slancio di follia. Non avevo voglia di chiudermi in casa e pensare a quando e se, Isobel mi avrebbe richiamato. 

< Si > annuì convinto Niall < E’ una buona idea, sto morendo di fame > aggiunse massaggiandosi l’addome piatto.

Quel ragazzo mangiava quanto un plotone di Marines e non ingrassava di un etto. Un giorno avrebbe dovuto svelarmi il trucco. Insomma, non era possibile che con tutte le schifezze che ingurgitava durante la giornata, non mettesse su nemmeno mezzo grammo. Era una cosa inumana.

< Mi sembrava strano che tu non ti fossi ancora lamentato > fece Zayn sorridendo divertito.

< Solo perché c’erano le fan > fece il biondo fingendosi offeso.

< Non mi pare che le fan siamo mai state d’ostacolo per i tuoi lamenti da mancanza di cibo > lo prese in giro Liam per poi correre ad abbracciarlo.

Quei quattro erano un caso perso, disperato!

< Che ne dite se andassimo allo Chalet? > proposi mentre mi sfilavo la polo blu per indossare una camicia azzurro chiaro.

< Si, mi piace quel posto > affermò Louis cambiando maglia anche lui. Gli altri tre annuirono entusiasti e, dopo aver avvisato Paul dei nostri programmi per la serata, recuperammo tutto ciò che di nostro era ancora nel negozio ed uscimmo scortati dalle nostre ormai onnipresenti guardie del corpo.

Come per ogni evento importante, la macchina della troupe ci aspettava accesa fuori dal negozio pronta per partire.

Paul si accomodò sul sedile del passeggero mentre io e i ragazzi ci accomodammo nei sedili posteriori svaccandoci come veri e proprio barboni. Quella giornata era stata davvero faticosa, non ne potevo più. 

Avevo solo voglia di mangiare qualcosa e poi filare dritto a letto.

 

***  (Louis)

Arrivammo al locale in circa quarantacinque minuti. Londra a quell’ora della sera era impraticabile. Il traffico sembrava invaderla e muoversi per le sue strade diventava impossibile oltre che snervante.

Io ormai ero abituato alle sue strade sempre trafficate e alle sue code infinite, durante i giorni di riposo viaggiavo parecchio con El, quindi ero stato quasi obbligato ad adattarmi a quei tempi.

Finalmente avevo visto la famosa Isobel, la ragazza che aveva abbandonato il mio Hazza nel cuore della notte definendolo “uno sbaglio”. Ammetto che la stima che provavo nei confronti di quella ragazza era qualcosa di indescrivibile, insomma avevo cercato una ragazza capace di resistere ad Harry dal momento in cui lo avevo conosciuto, e finalmente adesso l’avevo trovata.

Devo anche ammettere che il ricciolino aveva ragione. Era davvero una bellissima ragazza, una di quelle che ti aspetti di vedere sulle pagine di qualche rivista o in qualche video musicale, non per le strade di chissà quale città italiana.

Ciò che più mi aveva colpito era stato il suo sguardo. Era intenso, profondo e molto, molto maturo, a tratti sembrava anche provato, come affaticato dalla vita stessa. Si vedeva dagli occhi, verdi come quelli del riccio, che doveva aver sofferto, che la sua non doveva essere stata una vita facile.

Eppure quell’aria un po’ distrutta, un po’ vissuta le donava. La faceva risultare stranamente sexy.

Aveva anche un gran bel caratterino. Forse, per la prima volta da che conoscessi Harry, qualcuno sarebbe stato in grado di tenergli testa.

A proposito del riccio, era troppo tempo che non sentivo la sua voce spandersi per l’auto o le sue mani cercare di infastidirmi.

Mi voltai verso destra, lato su cui si era accomodato il ricciolino, trovandolo intento ad osservare la città che ci correva accanto. Quello non era decisamente un comportamento da Harry Styles.

Quella ragazza doveva davvero averlo scombussolato, non lo vedevo ridotto in quello stato dal giorno della sua rottura con quell’anatra della Flack.

< Ehi riccio > richiami la sua attenzione battendogli sulla spalla in modo gentile. Il bell’addormentato si girò verso di me e sorrise. Così andava già meglio.

< Come mai quest’aria triste e abbattuta? > domandai abbassando un po’ il tono della voce in modo che nessuno a parte lui potesse sentirmi.

< Oh , Lou lo sai > rispose sorridendo beffardo. Beh, si in effetti sapevo il perché di quel suo muso lungo però volevo sentirglielo dire.

< Non è vero > insistetti sorridendo sotto i baffi che non avevo < Avanti, confidati con zio Lou > aggiunsi passandogli un braccio intorno alle spalle e scompigliandogli i capelli.

< Vuoi proprio farmelo dire, eh? > fece lui di rimando cercando di liberarsi dalla mia stretta.

< Sì > annuì trionfante per il mio quasi successo.

< E va bene > si arrese passandosi una mano sul viso < Mi da fastidio il fatto che Isobel non mi abbia richiamato > 

< Evvivaaaa > esultai un po’ troppo forte. < Scusa > feci abbozzando un sorriso e provocandone uno anche nel resto della compagnia.

 

Finalmente la macchina si fermò e noi potemmo scendere, mi sgranchì le gambe per bene attirando lo sguardo di una vecchietta e poi seguì gli altri all’interno del locale.

Non era un posto elegante o chic ma un comune ristorante in cui cenavano persone normali con lavori normali. 

Quella sera l’eccezione alla regola, il dettaglio fuori posto in tutta quella normalità, eravamo noi.

Il cameriere che ci accolse ebbe un attimo di esitazione, dovuto al fatto che ci avesse riconosciuti, ma poi si riprese e ci condusse ad un tavolo che potesse accoglierci tutti.

< Qui va bene? > domandò mostrandoci un tavolo leggermente più appartato degli altri.

< Si, la ringrazio > rispose Liam sorridendo affabile. Il cameriere annuì e lasciò i menù sul tavolo mentre io e i ragazzi prendevamo posto.

Ovviamente, come per ogni cena, mi sedetti vicino al mio riccio che continuava ad avere quella faccia da cane bastonato.

Quella ragazza l’aveva davvero scombussolato!

Mentre gli altri osservavano i menù, indecisi su cosa ordinare, tranne Niall ovviamente che avrebbe ordinato l’intero ristorante, io lanciai uno sguardo fugace alla porta scorgendo una figura che non avrei dovuto scorgere.

Dalla stessa porta da cui poco prima eravamo entrati noi stava entrando niente popò di meno, che Isobel, la donna capace di far penare Harry Styles.

Dannazione, quella non ci voleva. Dovevo far in modo che non si accorgesse della sua presenza o avrebbe fatto qualcosa di cui poi si sarebbe pentito.

Per nostra fortuna il cameriere portò lei e il suo amico (?) in un tavolo dalla parte opposta alla nostra facendoli accomodare e tornando pochi istanti dopo con due menù.

Giusto il tempo che il cameriere li lasciasse soli che l’italiana si alzò per andare al bagno. Merda!

< Harry > chiamai nel disperato tentativo che non si accorgesse della ragazza < Allora, cosa hai deciso di ordinare? > domandai fingendomi interessato un attimo prima di cambiare idea.

< Ancora non lo… > cominciò lui interrompendosi quando mi vide alzarsi e dirigermi verso il bagno < Dove vai Lou? > domandò alzando leggermente il tono della voce. < Secondo te? > risposi con ovvietà facendogli cenno di voltarsi. Lui sorrise divertito e tornò a concentrarsi sul menù. Bene, potevo dare il via al mio piano.

Cercando di non farmi notare da nessuno entrai nel bagno delle donne trovandomi davanti la ragazza di questo pomeriggio che si lavava le mani. Cavolo se era bella!

< Ehm ehm > tossicchiai per attirare la sua attenzione. Lei si voltò leggermente scocciata per lanciarmi poi uno sguardo di puro odio.

< Che diavolo ci fai qui? > sibilò asciugandosi le mani con una salviettina e poi gettandola via.

< Ecco, io volevo parlarti > dissi sotto voce, intimidito dal suo sguardo.

< Cosa vuoi? > sbuffò mettendosi le mani sui fianchi. Quello non era affatto un buon segno, quando El lo faceva era in arrivo una sfuriata degna di nota.

< Credo che tu ricordi Harry > cominciai non sapendo bene come continuare, in fondo, cosa avrei potuto dirle? Sai, il mio amico non fa altro che pensare a te perché sei la prima che lo abbandona nel cuore della notte? No, idea pessima.

< Si e allora? > fece lei interrompendo i miei sproloqui mentali.

< Si, beh, ecco, mi chiedevo il perché tu lo abbia abbandonato nel cuore della notte > dissi d’un fiato senza pensare a ciò che lei avrebbe potuto immaginare sul mio conto.

La ragazza sgranò gli occhi a quella domanda inopportuna e aprì la bocca per dire qualcosa ma non ne uscì nulla se non uno strano suono, un misto tra un grugnito ed un esclamazione di sorpresa.

< Non volevo essere inopportuno > precisai < Ma il fatto è che il mio amico non fa altro che pensare a te, perciò mi chiedevo se per caso ti andasse di uscirci insieme > 

< Prima, non sono affari tuoi del perché ho abbandonato il tuo amico nel cuore della notte. Secondo, non uscirei più con lui nemmeno per tutto l’oro del mondo. Terzo, se pensa tanto a me perché non è venuto lui? >

Oh, non mi sbagliavo affatto. Quella ragazza aveva decisamente un bel caratterino, avrebbe tenuto testa al riccio più che meravigliosamente.

< Perché non sa che sei qui > dissi semplicemente abbozzando un sorriso che credo non le piacque.

< Siete solo degli idioti, stupidi, palloni gonfiati > sbottò cercando di uscire dal bagno ma venendo bloccata dal mio braccio.

< Senti > cominciai usando un tono serio che non mi addiceva < Non ho mai visto Harry stare così male per qualcuno dal giorno della sua rottura con la Flack. Ti chiedo solo di dargli una possibilità > 

< Tu sei tutto pazzo > sbottò spostandomi il braccio e dirigendosi verso la porta per aprirla e poi cadere con il sedere a terra.

A quanto pare era andata a sbattere contro qualcuno, e quel qualcuno era il riccio a cui volevo tanto tenere nascosta la sua presenza.

< Isobel > esclamò sorpreso di vederla < Louis > esclamò ancora più sorpreso vedendomi stipato nel bagno delle femmine.

< Cosa diavolo ci fai nel bagno delle donne? > continuò entrando, chiudendosi la porta alle spalle ed aiutando Isobel ad alzarsi.

< No > si intromise lei bloccando le mie parole sul nascere < Cosa diavolo avete tutti voi > continuò inviperita.

L’avevamo decisamente fatta arrabbiare.

< Prima ti incontro, mi porti a letto, poi vengo bloccata dalle tue stupidissime fan mentre cerco di fare shopping ed infine vengo molestata dal tuo stupido amico in un bagno femminile > 

Era talmente arrabbiata che le guance le diventarono bordeux e rimase senza fiato.

< Andate al diavolo tutti e due, sono venuta a Londra per studiare l’inglese e realizzare il mio sogno. Non per conoscere due idioti il cui unico scopo è quello di torturarmi > continuò imperterrita lasciandoci senza parole.

Sia io che il riccio la fissavamo sconcertati. Nessuno ci aveva mai parlato in quel modo, nemmeno mia madre era mai arrivata a tanto.

< I-io > balbettò Harry non sapendo cosa rispondere.

< No > lo zittì lei posandole un dito sul petto < Tu adesso mi stai a sentire. È vero, sono venuta a letto con te ma è stato lo sbaglio più grande. Sei solo un pallone gonfiato che si crede tanto figo ma in realtà non è nessuno. E non credere che io sia come quelle sciacquette che tanto ami portarti a letto, e tu > dissi rivolgendo ora la sua attenzione a me. Ingoia a vuoto colto da un momento di panico.

< Tu sei un emerito idiota. Sembra di avere a che fare con un bambino troppo cresciuto e per di più maniaco. Vi avviso, lasciatemi in pace o potrei denunciarvi > sbottò alla fine lanciando un ultimo sguardo assassino a me ed Harry ed uscendo sbattendosi la porta alle spalle.

 

< Lou > mi chiamò il ricci volgendo lo sguardo nella mia direzione e sospirando < Credo di essermi appena innamorato > disse lasciandosi cadere a terra. Per quanto assurda fosse quella situazione, lo seguì a ruota ridendo di gusto per quella frase tanto comune per le altre persone, ma decisamente strana per il riccio.

 

 

 

 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Sybeoil