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Autore: La sposa di Ade    09/06/2012    2 recensioni
Volute di fumo si innalzavano dalla macerie di quella che una volta era stata la capitale più fiorente del mondo degli Umani, l’ immensa e sfarzosa Ethis era ora ridotta a un campo di battaglia per un’ ultima guerra.
Una figura, pallida e barcollante, affacciata alla finestra della sua stanza osservava con occhi di pece quello scenario troppo familiare, così poco era passato; quel breve periodo di dopoguerra in cui chiunque si trascinava in cerca di una luce, seppur effimera, era finito. Sostituito da ciò che di peggio si poteva immaginare.
Il suono della battaglia, cozzare di armi, schizzi di sangue e morte si era diffuso ovunque, un requiem caotico risvegliava una sete di sangue che da tempo sperava di aver abbandonato, sperava di averla lasciata in quella cella due anni prima insieme a tutto quel sangue che aveva versato solo per il desiderio di uccidere. Con una daga legata al polso e ciò che restava dell’ Ala d’ Argento avrebbe combattuto, gustandosi tutto il sangue che sarebbe riuscita a versare.
6° Classificata
al contest ‘Aboliamo gli Happy Endings!’ indetto da
WodkaEiffel
Genere: Angst, Fantasy, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dirty souls'
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Ci sono riuscita davvero? wow, grazie agli Skillet, era da troppo che scrivevo senza musica ._. Grazie anche a Homicidal Maniac, è bellissimo parlare con te (Konquistiamo il mondo insieme!!) e a Smollo05, sei tornata! Non posso credere che tu abbia ancora il coraggio di leggere questa roba, grazie *-*
Allora, questo capitolo e più che altro introduttivo per il prossimo (ma come in quello precedente vi avevo promesso un po’ di sangue, beh un po’ c’è) che sarà di certo un  disastro per i miei neuroni. lo ammetto, alla fine della prima parte avrei dovuto inserire anche una scena con Rhies... che invece sarà ne prossimo capitolo u.u
Devo ammettere che a volte mi vien voglia di prendere per il collo Azue e scrollarlo un po’, non so perché… mai avuti istinti omicidi verso i propri personaggi? Suonerà strano detto da me stessa ma non riesco a sopportare Lishe (e l’ ho creata io!! >.<).
Scusate se l’ ultima parte non è un gran che ma non ce la facevo più u.u
Scusate per il finale deludente…

Se vi dico con che programmi ho fatto questo banner mi piacchiate ._.

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Capitolo 17. Ala d’ Argento. Parte 2

“Siamo folli, ma non siamo soli. Tieni duro e lascia perdere.”

[Soundgarden – Live and Rise]

“Non dovresti giocare con i morti.” Disse la vampira sfilando lentamente la lama dal palmo della sua mano, provando un insano piacere nel vedere il sangue colare a fiotti più di prima.
“Ma io è con te che voglio giocare.” Rispose sommessamente il Generatore mentre brividi di dolore gli percorrevano la schiena.
“Infatti; non dovresti giocare con i morti.” Un’ angolo delle sue labbra si sollevò lievemente, dando l’ idea che le cicatrici su quella parte del volto si stessero contorcendo.
“Posso vedere i risultati?” Sentirono di nuovo la voce del re, che si avvicinava lentamente, infastidito dalla nebbia troppo fitta.
“Vedere? Con questa nebbia mi sembra un po’ difficile.” Scherzò Azue per poi rivolgersi verso Neah come per chiedere il permesso, lei in risposta si appoggiò all’ albero mettendosi in modo da non essere vista, aspettando il momento giusto per farsi vedere o per fare qualsiasi altra cosa. Li sentì discutere brevemente e sporgendosi vide Azue che allungava la mano buona verso la fossa afferrando una mano informe e con forza tirare fuori da quel buco il corpo di un cadavere che sembrava annaspare alla ricerca di qualcosa, le dita scheletriche graffiavano la pelle pallida del Generatore ed emetteva un verso raccapricciante. Vi siete mai chiesti perché gli zombi facessero quei strani versi? Semplicemente per il fatto che le loro corde vocali erano tanto consumate dalla decomposizione da non funzionare più come da vivi, quindi l’ aria che vi passava attraverso invece che trasformarsi in parole diventava quel suono ruvido e soffocato.
“Lo so che sembra messo male, ma con il tempo migliorerà, adesso se lo colpissi non sanguinerebbe neanche.” Commentò Azue mentre si accingeva a tirarne fuori un’ altro.
“Quanto gli ci vorrà?” Chiese ansioso il re, si capiva dalla voce, non vedeva l’ ora di entrare in guerra.
“Un  paio di giorni per quelli messi peggio, qualche ora per quelli messi meglio.”  Rispose il Generatore mentre tentava di non far ricadere uno dei Risorti nella fossa da cui lo aveva ripescato, imprecando sommessamente.
“Quali sono quelli messi meglio?” Domandò il re allontanandosi dal primo Risorto che aveva tirato fuori mentre tentava di ghermirlo con le sue dita scheletriche, per un istante dubitò del fatto che neanche con una vita intera quello si sarebbe potuto rimettere, dato il fatto che ogni traccia di tessuti era sparita quasi del tutto dal suo corpo e per la gamba mancante.
“Quelli che hanno ancora i bulbi oculari.” Disse tranquillamente Azue mentre spostava poco gentilmente uno dei Risorti con un calcio, questo prese a tossire e a sputare terra.
“Ah! Quasi dimenticavo.”  Iniziò il Generatore spostando lo sguardo ambrato su Eiron “Ho portato quello che cercavate.” Le labbra del Generatore si sollevarono in quello che non poteva essere chiamato un sorriso. Il re lo guardò con un’ aria interrogativa e un po’ speranzosa. Si voltarono entrambi quando si sentì l’ orribile suono di ossa che si rompevano sotto una pressione troppo forte e videro la vampira schiacciare con un piede il cranio di un Risorto come se stesse cercando di schiacciare una formica che si infilava neo buchi della suola per non essere uccisa.
“Scusate, me lo sono ritrovato fra i piedi.” Commentò a bassa voce mentre iniziava ad incamminarsi verso di loro scrollandosi come poteva dal piede i residui di cervella e sangue.
“È l’ Ala d’ Argento?” Chiese speranzoso il re socchiudendo gli occhi per vedere meglio attraverso la nebbia mentre il Generatore si portava una mano alla tempia, dispiaciuto per quello che era appena successo alla testa del Rinato che ora giaceva a terra senza muovesi. Ottimo, si disse, la guerra non era ancora arrivata e già perdevano pedine, perché se un Risorto viene ucciso di nuovo; decapitandolo o riducendolo in cenere non c’è più modo per riportarlo in vita.
“Un’ ala logora, chissà se vola ancora.” Rifletté da solo, comunque per quanto potesse essere rovinata la sua ala, di certo avrebbe svolto il suo ruolo per bene, avrebbe continuato a volare ancora per un po’ sulle cicatrici della guerra, era ancora presto per vederla precipitare mulinando nel cielo buio.
Quante ne aveva passate, ricordava in modo estremamente vivido gli istanti in cui la chimera si divertiva a torturarla mentre il sangue imbrattava qualunque cosa, parecchie delle Creature oscure lì presenti erano inorridite davanti a quell’ orrido spettacolo mentre lui non aveva battuto ciglio, anzi si era quasi divertito e ora era del tutto certo che quei segni non solo quelli visibili ma anche quelli che con rancore portava dentro di sé l’ avevano segnata.
“Re Eiron?” Chiese con finta curiosità Neah.
“L’ Ala d’ Argento?” Ribatté il re alzando un sopracciglio.
“In persona.” Rispose sommessamente osservando attentamente il re, era abbastanza vecchio, qualche capello bianco spuntava in mezzo alla chioma scura, la pelle era tanto pallida e sottile da poter scorgere i vasi sanguigni e farle desiderare di infilarci i denti e prosciugarlo del tutto. 
“Cosa posso offrire per ripagare la vostra presenza?” Chiese il re congiungendo le mani e incrociando le dita, stringendo con forza, sembrava provare una sorta di timore infondo si trovava di fronte alla leggenda che aveva ucciso suo padre con immenso piacere.

Il suo collo.
“Un posto dove stare.” La tentazione di dare una risposta differente era stata forte, ma alla fino lo avrebbe avuto lo stesso, in un modo o nell’ altro anche i re di questa generazione sarebbero caduti.
Si sorprese quando il re le porse la mano sinistra, lei la guardò per qualche istante per poi sollevare il polso sinistro all’ altezza del viso, la manica scura scivolò a mostrare il moncherino che ne rimaneva, ottima scusa per non stringere la mano al più schifoso ed inutile degli esseri Umani. Il re ritirò la mano sentendosi stringere le viscere valutando tutte le cicatrici della vampira, non sembrava pronta per una guerra, piuttosto per una tomba.
“Bene, lasci che vi accompagni all’ interno.” Il re iniziò a incamminarsi, mentre la vampira rimase ancora qualche istante a fissare con astio il mantello immacolato che svolazzava in quella nebbia umida, fino a che non sentì una mano fredda posarsi sulla sua schiena.
“Presto non conterà più nulla,” Iniziò il generatore, sussurrando “Né questo segno che ti porti sulla schiena” E il suo tocco era lì gelido e doloroso a ricordarle quella cicatrice che sembrava aver dimenticato, da tempo non le faceva più male, eppure era arrivato lui a far riemergere dolorosi ricordi. “Né tantomeno quello che provi, quello che noi tutti sentiamo, avrà più importanza, nessun posto sarà sicuro, per nessuno. C’è solo una cosa che il popolo vuole, per quanti re o tiranni possano cadere, nel cuore della gente resterà l’ oscuro desiderio della guerra. Nel nostro cuore, tutti noi, desideriamo vedere il sangue scorrere, ancora e ancora.” Sentì la sua mano scivolare via, come ghiaccio che si scioglie “Scommetto che tu lo desideri più di tutti, quindi è inutile tentare di evitarla.”
Rise appena mettendosi di fronte a lei, passò un’ istante sui suoi occhi, rabbrividendo involontariamente quando si accorse che quel rosso impressionante che le aveva colorato le iridi sembrava voler inghiottire anche la pupilla.
“E dimmi, quello che c’è qui sotto batte ancora o è completamente congelato?” Chiese sommessamente battendo con una nocca sul corpetto di pelle nera di Neah.
“È atrofizzato.” Rispose con semplicità la vampira scostando poco gentilmente la mano del Generatore e seguendo il re, l’ altro rimase indietro a finire il suo lavoro. 
 
I preparativi erano stati ultimati e un lieve vociare si era alzato dalle vie della città, il vento si era alzato e ora soffiava attraverso gli spiragli fischiando e creando una lugubre melodia.
I suoi passi creavano suoni sordi e cupi, se solo non avesse sentito il cozzare di metalli da dietro la porta del tempio avrebbe potuto giurare che in quel castello non ci fosse più nessuno, oppure che fossero tutti morti, cosa che non gli sarebbe dispiaciuta affatto.
Si avvicinò alla porta imponente, all’ altezza degli occhi una serratura enorme, grande quanto la testa di una persona, vi poggiò le mani sopra avvertendo una lieve fitta lì dove c’ era la ferita fasciata e immaginando che fosse chiusa come al solito, con grande sorpresa la superficie cedette sotto la sua spinta aprendo leggermente e senza alcun cigolio un porta delle dimensioni di una persona normale. Lo trovò piuttosto strano visto che raramente il tempio veniva aperto, ma chi ancora aveva bisogno di pregare?
All’ interno uno spazio dal soffitto alto alcune torce appese ai muri emanavano una luce soffusa e allungavano in modo spettrale le ombre. Al centro della stanza c’ era un altare di marmo chiaro inciso con scritte minute e precise.
In piedi davanti a esso, il corpo minuto della piccola Lishe si allungava in punta di piedi nel tentativo di raggiungere la superficie dell’ altare e posarvici sopra alcune pietre scure, ai suoi piedi erano sparse a caso strani oggetti.
L’ elfo si avvicinò e quando la raggiunse le sfilò dalle mani la pietra nera e la posò lui stesso sull’ altare. La bambina lo guardò male, come sempre aveva fatto, ma questa volta sembrava quasi incolparlo con quei pozzi neri.
“Tu non hai più un anima.” Sussurrò l’ elfo avvicinandosi appena con sguardo duro rinfacciandole le stesse parole che gli aveva detto lei tempo prima.
Gli occhi scuri della bambina si riempirono di lacrime di rabbia e odio. L’ elfo la prese in braccio mettendola a sedere sull’altare ignorando le urla di rabbia che le lanciava lei nella speranza di essere lasciata stare.
Appena si fu calmata posò una manina fasciata sulla pietra che aveva posato Zephit sull’ altare al suo posto e la spostò appena.
La piccola ancora non parlava ma sembrava bruciare dal desiderio di stringere tra le sue mani il collo dell’ elfo.
“Non voglio più essere toccata da persone sporche.” Abbassando lo sguardo si passò una mano sul petto.
“La sorellona ti ha fatto tanto male?” Chiese falsamente preoccupato Zephit ripensando a quanto il re si fosse arrabbiato quando Neah aveva ucciso la sua piccola figlioletta e al volto del Generatore tirato in un’ espressione divertita, mentre si occupava di riportare in vita Lishe.
“Non farà del male solo a me, vi ucciderà tutti e poi cadrà anche lei, questa guerra distruggerà tutto.” In lontananza delle campane risuonarono nell’ aria raggiungendo anche loro due, una corrente d’ aria invase il tempio sibilando e facendo tremare il fuoco nelle torce e le loro ombre. L’ elfo si voltò verso la porta ancora aperta, aspettandosi quasi di vedere qualcuno entrare.
“Sarà il caso che vada.” Si disse voltandosi un’ ultima volta verso la bambina.
“Ed ora la senti, bambina malsana, la nostra ninna nanna sporca di morte?” E fu certo di parlare a nome dei Generatori.

 

  
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