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Autore: Teachersnape    28/12/2006    9 recensioni
Piton salva Harry da suo zio, divenuto violento. La storia dei due si intreccia, fra colpi di scena e avventure. Traduzione ad opera di Starliam.
Genere: Drammatico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton
Note: Traduzione, Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Grazie a tutti per le recensioni!!
Mi scuso per l'aggiornamento: sono stata molto lenta, ma mi sono presa una breve vacanza in Belgio e ho perso un po' di tempo.
Il prossimo è un capitolo importante, e contribuirà a spiegare diverse cose. In quanto alle tue domande, casa Giulietta, posso dire che troveranno presto una risposta.
Sul comportamento di Severus mi sento di precisare una cosa: è così duro con Harry perchè lui non è abituato a provare simili sentimenti per le persone. Non ha mai avuto uan vera famiglia, proprio come Harry. Deve imparare piano piano. Ma non preoccupatevi che ci riuscirà.
Ricordo anche che si tratta di una traduzione: non sono io che ho scritto questa storia, la sto solo traducendo. Grazie comunque dei complimenti a tutti!
Starliam




Zia Vespa era furiosa! Come aveva osato Severus cancellare la cena in suo onore perchè quel disgustoso marmocchio aveva la febbre! Quanto la faceva arrabbaire suo nipote!
Se avesse potuto fare a suo modo, avrebbe portato il marmocchio di sotto dopo una buona frustata e lo avrebbe obbligato a unirsi a loro per la cena. Severus si stava trasformando nel peggior padre che lei potesse pensare. Stava viziando il ragazzo!

Oh si, poco prima era passata davanti alla camera di Potter e aveva visto Severus seduto accanto al letto che teneva la mano del moccioso come se fosse un re. Severus era cambiato molto dall'ultima volta che lo aveva visto, e non per il meglio. Vespa non riusciva a credere che il suo piano stesse fallendo.

Il piano che lei aveva impiegato anni a tessere e costruire, tutto nella speranza di rendersi immortale. E adesso quel Potter arrivava a rovinare tutto. Se Severus lo avesse adoottato, avrebbe perso per sempre l'eredità di Piton ton Manor. Aveva lavorato troppo duramente e troppo a lungo per permettere che ciò accadesse.

Riepnsò al comportamento del padre di Severus quando era ragazzo. Vespa amava il padre di Severus come se fosse figlio suo, e aveva in programma di lasciargli tutti i suoi averi. Dopo la nascita di Severus, aveva sempre adoperato un comportamento fermo con il bambino malaticcio, senza mancare di picchiarlo. Ma Severus era stato una delusione per entrambi: non importava quanto venisse picchiato, non faceva mai la cosa giusta. Quando Sebastian morì, Vespa decise di cercare un altro erede per la sua immensa fortuna.
Finalmente riuscì a pensare a un piano da cui avrebbe tratto molti benefici. Ma perchè funzionasse, doveva trovare un giovane erede in salute.

Seppe di avere trovato quello giusto il giorno in cui incontrò Charlet. Charlet aveva atraversato la stanza come una piccola principessa, chiedendo chi aveva interrotto i suoi giochi. Quando raggiunse Vespa le porse la mano perchè gliela baciasse!
Vespa la adorò subito, le ricordò lei stessa da bambina. Obbligò i genitori della piccola a cederle la sua custodia screditandoli e utilizzando le sue conoscenze all'interno del Ministero.
Charlet l'aveva seguita sorridendo, senza neanche un ultimo sguardo ai genitori in lacrime. Ragazza adorabile - pensò Vespa - Proprio come me.

Adesso quel rammollito di suo nipote rischiava di rovinare tutto. Sapeva che Severus era un Mangiamorte, e a lei stava benissimo: c'erano speranze che morisse prima di lei, così l'eredità di Sebastian sarebbe passata nelle sue mani, che l'avrebbe poi lasciata a Charlet. Ma se Severus avesse adottato quell'inutile parassita di un ragazzo, sarebbe stato lui a ereditare tutto, e questo Vespa non poteva accettarlo. Dannatissimo Sanguesporco!

Aveva già usato le sue conoscenze per cercare di rimandare il ragazzo dalla sua famiglia; ma Silente "il benefattore" era intervenuto rovinando tutto. Non aveva idea di quali incantesimi fossero stati messi a protezione della tenuta, ma il Ministero non era stato più in grado di trovarla. Si era fatto un gran parlare sul fatto che i Dursley avrebbero dovuto subire un processo, e diventava sempre più difficile riuscire a rimandare da loro il ragazzo.

Vespa sapeva che avrebbe dovuto trovare un modo per rompere le barriere e informare il Ministero su dove si trovava Potter. Aveva anche provato a far entrare gli uomini del Ministero tramite la Metropolvere, ma c'era una qualche magia che continuava a respingerli.
Forse una parola d'ordine?
Severus è uno stupido, non immagina neanche che sono stata io a cercare di rimandare il ragazzo nel posto che gli compete. Come si permette di adottare un ragazzo senza il mio permesso! Probabilmente non ha la minima idea del perchè sono andata a trovarlo dopo 8 anni.

Forse avrebbe dovuto spingere Potter a lasciare la tenuta di sua spontanea volontà, senza che Severus lo scoprisse. Una volta che lui avrebbe oltrepassato le barriere, avrebbe potuto avvisare i suoi amici. Sì, potrebbe funzionare. Avrebbe potuto farsi aiutare da Charlet per spingere Harry ad andarsene subito. Era una ragazza molto affascinante, e poteva spingere qualunque uomo a fare quello che lei chiedeva.

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Harry si svegliò stanco ma affamato. Ripensò alla notte appena trascorsa, a come, ogni volta che si svegliava, vedeva Severus seduto accanto a lui, che gli metteva dei panni bagnati sulla fronte. Quindi è questo che significa avere un padre. Gli piaceva, e anche se aveva ancotra paura di Severus quando lo vedeva arrabbiato, era certo che il professore fosse davvero affezionato a lui. Era strano il fatto che fino a pochi mesi prima non sopportavano la presenza l'uno dell'altro, e adesso erano quasi una famiglia.

Il professore gli aveva detto di scendere a colazione alle otto. Dopo aver mangiato Severus voleva testare le sue abilità magiche. Dopo essere passati attraverso un trauma come quello vissuto da Harry, c'era la possibilità che ciò si riflettesse sulle capacità di eseguire incantesimi.

Dopo aver fatto una doccia ed essersi vestito, ricordò alla conversazione che aveva avuto con Silente riguardo Edvige. Gli aveva detto che gli Auror la stavano ancora cercando. Il suore di Harry saltò un battito al pensiero di perdere la sua amica. Piton gli aveva detto di non perdere la speranza, che continuavano a cercarla. Avrebbe voluto cercarla lui stesso. Aveva una sorta di sesto senso per capire dove fosse, e di certo se si fosse trovata vicino a lui l'avrebbe saputo. Ma sicuramente non c'era alcuna possibilità che Piton lo lasciasse andare vicino a Privet Drive.

Harry entrò in sala da pranzo e si bloccò. Zia Vespa stava puntando il dito contro il volto di Severus.

"Se non la smetti di viziare quel ragazzo, diventerà peggio di te!" Sibilò Vespa.

"E se tu non mi togli quel dito da davanti alla faccia, ti troverai con un artiglio in meno!" Sinbilò Piton di rimando.

Proprio in quel momento Charlet notò Harry, e disse in tono falsamente dolce: "Vai sempre in giro a origliare, Harry?"
Tutti si voltarono verso di lui. Si guardò i piedi imbarazzato e balbettò: "Io...mi dispiace di essere in ritardo per la colazione".
"Allora non mangerai, signor Potter! - sbottò Zia Vespa - "A Piton Manor tu non sei un eroe. Non tolleriamo il tuo comportamento viziato e l'abitudine di venire a mangiare quando ti va."

Harry si voltò verso Piton, ma il professore distolse lo sguardo. Aveva avvertito il ragazzo di non fare tardi, due volte. Forse la prossima volta Harry sarebbe stato più attento.

"scusate", mormorò il ragazzo, e uscì in giardino.
Harry entrò nel labirinto d'edera, pensando ai suoi amici e a quello che avrebbero pensato del suo nuovo rapporto con Piton. Era sicuro che Ron sarebbe impazzito all'ida che Piton diventasse suo padre.
Dall'altra parte, Hermione avrebbe solo voluto il meglio per lui. Charlet si scusò in fretta e corse alla ricerca di Potter. Aveva visto lo sguardo depresso sul volto del patetico ragazzo, e aveva pensato che fosse una buona occasione per spingelo a lasciare la tenuta.
Vespa era stata chiarissima in proposito: il giovane Potter non doveva essere adottato da un Piton, e Charlet era ben disposta a dare una mano.

Trovò Potter che si aggirava nel labirinto e sembrava immerso in profondi pensieri: "Ehi, Harry, stavo solo scherzando sul fatto che origliavi. Pensavo che l'avresti trovato divertente". Charlet prese una ciocca dei lunghi capelli neri e iniziò ad arricciarla fra le dita.
A Harry non piaceva il modo in cui lo guardava, e si sforzò di igborarla.

"Harry, ti andrebbe di fare una passeggiata fino al lago?". La ragazza si avvicinò a Harry più che potè, sfiorandolo appena ne aveva occasione.
"Charlet, adesso vorrei stare un po' da solo, ti dispiace?" Harry non voleva essere scortese, ma la ragazza voleva ovviamente passare del tempo con lui, e non gli andava di parlare con nessuno.
"Sei sicuro che non ti va di fare una piccola nuotata?" Chiese Charlet, aprendosi i primi due bottoni della maglietta.
Harry distolse rapidamente lo sguardo: "Scusa, non adesso".
La ragazza cambiò rapidamente tattica: "Bene! Un sacco di ragazzi ucciderebbero per essere al tuo posto in questo momento! Ma come sai, stasera verranno le mie amiche, e mia zia Vespa vuole che tu ti comporti come un gentleman per l'intera serata. Quindi farai meglio a non metterci in imbarazzo comportandoti come stai facendo ora".

Oh, grandioso! Un'intera serata da passare in compagnia di ragazze come Charlet! La giornata non poteva concludersi in modo peggiore.

Prima che Harry potesse rispondere, sentì Severus che lo chiamava. Entrambi i ragazzi uscirono dal labirinto e raggiunsero il professore in veranda. Charlet si piantò davanti a Severus con uno sguardo torvo: "Tuo figlio è un gran maleducato, e andrò subito a dire a Vespa che orrribile aggiunta rappresenterebbe per la famiglia!"
Severus sollevò un sopracciglio e rivolse lo sguardo a Harry. Vide che il ragazzo sembrava a disagio, teneva le mani in tasca e lo sguardo basso.
"Potter, spiegati", disse Piton in tono noncurante.
Harry guardò l'arrogante ragazza prima di rivolgersi al professore: "Lei voleva fare una nuotata, ma io non ne avevo voglia".
"Non ha la minima educazione, e se vuoi saperlo, dovrebbe essere rimandato da suo zio per essere picchiato ancora!" Sbottò Charlet, sapendo di aver colpito un nervo scoperto quando vide Harry sobbalzare. Voltò la schiena e attraversò la sala per la colazione con un sorriso in volto.
Harry respirò a fondo e scosse la testa. Quella ragaza era malefica!
Severus pose un braccio sulle spalle di Harry e lo condusse in casa: "Non fare caso alle sue parole sgarbate".
"Spero che le sue amiche non siano come lei. Pensi che andrebbe bene se non venissi alla cena, stasera?" Chiese Harry, speranzoso.
Severus avrebbe voluto che entrambi potessero evitare di presenziare, ma sapeva che dopo aver cancellati la cena della sera precedente, erano obbligati a partecipare.
"Vespa ha delle idee particolari riguardo ai doveri sociali, penso che un'altra assenza ci metterebbe in una misera situazione".
Harry guardò il professore, confuso: "Stai dicendo che avremo dei problemi, se non partecipassimo?"
"Precisamente".

XXXXXXXX

"Mi piacerebbe testare le tue abilità magiche, per vedere come gli ultimi avvenimenti possono averle influenzate. Quando avremo finito inzierai i compiti di scuola", disse Severus, mentre apriva il lucchetto alla porta del laboratorio. L'aria fresca li colpì mentre entravano nella stanza umida.
Severus mise una mano sulla testa di Harry e appoggiò la bacchetta sulla fronte del ragazzo. Harry sobbalzò leggermente, non sapendo cosa avesse in mente il professore. Arrossì quando si accorse che le sue paurte non avevano fondamento, e si sforzò di stare immobile.

"Calmati, Potter. Voglio solo vedere la tuaabilità nell'eseguire magie senza bacchetta. Adesso cerca di spiengere via la mia bacchetta solo con la tua volontà. Devi concentrarti e..."

Severus smise di parlare, vedendo la sua bacchetta volare attraverso la stanza e colpire il muro, sparando scintille in tutte le direzioni.
"Mi...Mi dispiace, signore. Non volevo farlo!"
"Potter, devi smetterla di scusarti per ogni minima cosa. Io volevo che tu facessi proprio questo".
"Oh". Harry si sentì stupido. Ma era compiaciuto nel vedere che era stato in grado di fare un incantesimo senza bacchetta così facilmente. Non si era mai riuscito così bene, prima.
Severus alzò di nuovo la bacchetta: "ADesso vediamo com'è il tuo Patronus".
"Non ho la mia bacchetta, signore".
"Lo so, infatti ti presterò quella di mio padre finchè andremo in città a comprarne un'altra". Severus tese a Harry una lunga bacchetta nera tutta graffiata.
Appena Harry la sollevò, gli sembrò di sentire un brutto feeling, come se ci fosse qualcosa di malvagio.

"Mi spiace, professore, ma non mi sento a mio agio a usare questa bacchetta. Non mi pare il caso". Severus sollevò un sopracciglio e precisò: "Harry, quando ti trovi in una battaglia contro il Signore Oscuro potresti dover usare qualunque bacchetta ti capiti di prendere da terra, non importa se ti fa sentire a tuo agio o no".
"Lo so, signor, ma non voglio usarla adesso, se per lei va bene". Pose delicatamente la bacchetta sul tavolo e si sentì subito meglio. Piton non era contento: "Potter, non è una scusa che sono disposto ad accettare. Prendi quella bacchetta senza altre discussioni". Harry si limitò a fissarlo: non voleva disobbedirgli, ma non voleva neanche toccare ancora quella bacchetta.
"Non lo chiederò un'altra volta, Potter" Disse Piton con voce ferma, vicina alla rabbia.

Harry guardò la bacchetta sul tavolo, trepidando. D'accordo la bacchetta sembrava avere qualcosa di sbagliato, ma forse stava solo esagerando. La toccò appena e ritrasse in fretta la mano. La bacchetta sembrava maledetta, o malvagia, o forse solo impregnata di magia nera. Piton osservava attentamente il ragazzo, pensando che stesse fingendo. Potter aveva sempre esagerato in passato. Forse il ragazzo stava solo mettendo alla prova i suoi limiti.

Una rabbia improvvisa sommerse completamente Severus. La magia nera scorreva dentro di lui con la forza di una saetta, e dirigendo la sua rabbia contro il ragazzo.
In breve, il tutto andò fuori controllo. L'unico modo che Severus conosceva per obbligare Harry a evocare un Patrono gli balenò subito alla mente. Sapeva che era sbagliato, ma non potè trattenersi dal levare la bacchetta e gridare: "Dissennatori!"

Una grande figura incappucciata di nero scaturì fuori dalla bacchetta e si diresse verso Harry con la spaventosa bocca aperta.

Harry rimase scioccato all'idea che Piton potesse avergli fatto una cosa del genere: sapeva benissimo che era terrorizzato da quelle cose, dalle lezioni di Occlumanzia dell'anno precedente. Iiniziò ad arretrare, andando a sbattere contro gli scaffali dietro la sua schiena. Vi sbattè la testa, mentre le bottiglie e le fiale si infrangevano ai suoi piedi. L'aria era così fredda che i polmoni gli dolevano.

Il Dissennatore si avvicinò ancora di più, era quasi addosso a lui quando Harry teste la mano e gridò: "Accio bacchetta!"
La bacchetta bera volò dal tavolo dritta nella sua mano tesa. La sollevò, ma rimase impietrito dalla paura quando il Dissennatore estrasse dalla tunica la mano ossuta per toccarlo.
Harry non riusciva a prendere abbastanza aria per riuscire a gridare la formula, ma subito un grande cervo argenteo uscì dalla bacchetta. Il cervo si sollevò sulle zampe posteriori e colpì il Dissennatore con le corna. Il Dissennatore scomparì, e il cervo galoppò lungo il perimetro della stanza prima di dissiparsi un un vapore argentato.

In quel preciso istante Harry sentì un dolore bruciante alla mano. Lasciò cadere la bacchetta e la afferrò su. Il dolore era più forte di qualuneuq altro mai provato prima. La pelle stava bruciando, e il sangue iniziò a gocciolare sul pavimento di pietra. La mano bruciava, ma non c'erano fiamme. Harry cadde in ginocchio, urlando di dolore e dondolandosi avanti e indietro.

Severus corse al suo fianco, sostenendolo quando il ragazzo svenne dal dolore. Che diavolo è successo?
Piton era rimasto impietrito ad osservare la scena che si svolgeva davanti ai suoi occhi. Tanto per cominciare, non riusciva a credere di aver evocato un Dissennatore. Non avrebbe fatto una cosa del genere a nessuno, e sicuramente non al ragazzo che stava per diventare suo figlio. Il sentimento di odio verso Harry lo aveva lasciato senza fiato. Stava per riscuotersi e liberarsi dal Dissennatore nello stesso momento in cui Harry aveva evocato il suo Patronus.

Severus prese Harry e lo distese sul divano accanto alla parete. Vide il sangue che inzuppava la veste di Harry e cercò da dove provenisse. Aprì velocemente la mano di Harry e vide con orrore che la pelle del palmo mancava. Proprio davanti ai suoi occhi, la pelle continuava a bruciare e a consumarsi, scoprendo muscoli e ossa.

Cosa diavolo ha causato tutto questo?

Severus era nel panico. Come poteva fermarlo! Arrancò fino al punto in cui Harry aveva lasciato cadere la bacchetta e la vide: luccicava di luce rossastra. Stava per raccoglierla, ma fu fermato dall'intenso calore che emanava. Quel bastardo di suo padre doveva avere maledetto quella bacchetta in modo che nessun altro potesse usarla.

Severus si voltò in fretta e iniziò a cercare la fiala dorata che conteneva la pozione che avrebbe fermato l'ustione sulla mano di Harry. Non riesco a trovarla! Guardò Harry, e vide che il sangue aveva cominciato a colare giù dal divano. Proprio quando era ormai in preda al panico, vide la lunga fiala dorata che era rotolata sotto il tavolo. Corse da Harry e gliela rovesciò sulla mano. Immediatamente la pelle smise di bruciare, ma la ferita era ancora aperta.

Harry si svegliò di scatto e si afferrò la mano, lamentandosi per l'intenso dolore. Ma si calmò subito, trattenendo i lamenti come gli era stato insegnato.
Severus vide quanto il ragazzo stesse soffrendo, e corse all'armadio. Aprì di scatto le porte e afferrò un calderone. Prese una bottiglia piena di un liquido argentato e ve la versò. Corse di nuovo da Harry, con la pozione che rischiava di tracimare oltre il bordo del calderone; prese la mano del ragazzo e ve la immerse.

Il bruciore cessò immediatamente, e Harry iniziò a rilassarsi. Gli servirino alcuni secondo per tornare in sè e rendersi conto che non era con lo zio Vernon a Privet Drive. Si gurdò intorno e gli tornò tutto in mente: la bacchetta, il Dissennatore e l'atroce bruciore alla mano. Si sedette e guardò Severus.

"Orribile bastardo!! Mi hai lanciato contro un Dissennatore! Stai lontano da me! Ti odio! Rimandami a Hogwarts, subito!" Harry ansimò, riprendendo aria.

Estrasse la mano dal calderone per vedere cosa fosse successo. Appena la mano non fu più immersa nel liquido calmante, ricominciò a bruciare. La rimise nella pozione, sentendosi intrappolato e arrabbiato per il fatto di dover rimanere lì nel sotterraneo con la persona che gli aveva causato tutto questo. Era confuso e frustrato: questa sofferenza gli capitava proprio quando credeva di aver finalmente trovato un padre.
Severus non sapeva cosa fare. Tutto questo era avvenuto per causa sua. Dalle lezioni di Occlumanzia dell'anno precedente, sapeva della grande paura che Harry aveva per i Dissennatori, e l'aveva usata contro di lui. Non sapeva neanche come impedire a sè stesso di comportarsi così. Forse doveva mandare via Harry, prima di fargli davvero del male.
Non riesco a controllare la mia rabbia, qualcuno mi sta attaccando! Devo mandare via Harry prima di rischiare di ucciderlo. Il solo pensiero lo rendeva profondamente triste.

Si alzò lentamente e si avvicinò al caminetto. Vi lanciò una manciata di polvere volante e chiamò Silente.

"Harry deve tornare a Hogwarts, Professore". Disse solo questo, senza nessuna spiegazione.

Silente sapeva che qualcosa non andava, ma aveva bisogno di più tempo per capire chi stava cercando di rimandare Harry dai Dursley. La zona era piena di uomini del Ministero, e non era sicura per nascondere Harry.

"Al momento non posso acconsentire a questa richiesta. Mi serve più tempo. Per favore Severus, fà che fra voi due funzioni...per il bene di Harry".
Prima che Piton potesse rispondere, Silente sparì. Severus sapeva che era sbagliato, ma si sentì sollevato.
Harry non poteva credere alle sue orecchie. Ho fatto tutto quello che Silente mi chiedeva, e ora lui non alza un dito per aiutarmi. Era ferito, e sentiva di essere stato tradito da tutti. Era più solo di quanto non fosse mai stato. Non poteva stare con Ron o Hermione, per loro il pericolo era troppo grande. Lupin era fuori questione e Sirius...Se n'era andato anche lui.

Un crescente sentimento di frustrazione e paura lo sommerse, e Harry nascose il volto contro il divano per non mostrare le lacrime. Severus era ancora davanti al camino con la testa bassa, quando sentì Harry piangere. Gli si spezzò il cuore, sapendo che era colpa sua. Doveva ricolvere la situazione, doveva superare questa rabbia che lo colpiva improvvisa. Lo doveva ad Harry, e dentro di sè sapeva che se il ragazzo se ne fosse andato, per lui non ci sarebbe stata un'altra speranza di cambiare.

Si alzò lentamente e raggiunse il divano. Si sedette accanto al ragazzo addolorato: "Harry, dammi un'altra possibilità. Ho bisogno che tu me la dia. Mi sta succedendo qualcosa, e non so di cosa si tratti. Non ti ho scagliato contro quel Dissennatore di proposito. Per favore, Harry, rimani".
Piton mise una mano sulla spalla del ragazzo, e gli voltò lentamente la testa verso di lui perchè lo guardasse.
Harry lo guardò con gli occhi arrossati: "Io non voglio più essere solo, ma non so cosa sto facendo che ti fa arrabbiare così. Se me lo dici prometto di non farlo più".

Queste parole toccarono profondamente Piton. Erano parole di un ragazzo che aveva subito abusi. Era stato così traumatizzato in vita sua, che continuava ad incolparsi per gli abusi subiti.

Severus prese Harry per le spalle: "Harry, non è colpa tua. Niente di tutto questo è colpa tua".
Harry non aveva altra scelta che fidarsi delle parole del professore. E a dire la verità, non voleva per davvero essere mandato via. Dopo tutto, Severus era la sua ultima speranza di avere una famiglia.
  
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