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Autore: everlily    10/06/2012    6 recensioni
Love does that, Damon. It changes us.
Post 3x22, una quarta stagione alternativa.
Elena è in transizione. Da questo momento, per lei si apre un percorso attraverso i suoi lati oscuri che la porterà a cambiare, forse per sempre, la sua visione della vita e dell'amore.
Dal primo capitolo: "Sempre stretta in quell’abbraccio, qualcosa attirò il suo sguardo oltre la spalla di Stefan. Oltre il vetro di quella stanza asettica (una stanza d’obitorio realizzò, mentre un brivido le correva lungo la schiena), Damon la stava osservando, lo sguardo smarrito, frustrato, infuriato. E subito Elena sentì il suo cuore stringersi dolorosamente. Chiuse gli occhi un secondo, cercando di riprendersi dalla sofferenza che la vista di Damon le aveva procurato. Quando li riaprì, lui era sparito."
Genere: Introspettivo, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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10.
Depths



Accanto al camino nella grande sala della pensione Salvatore, Damon fece oscillare il ghiaccio nel proprio drink.

Non aveva detto a nessuno della sua chiacchierata con Klaus. La versione ufficiale era che, rientrato a casa, aveva trovato Stefan e Tyler storditi per terra, mentre Katherine e Klaus erano già fuggiti. Nessuno sapeva che Klaus aveva l’incantesimo e sapeva come portarlo a termine.

La verità era che Klaus aveva ragione. Ci stava pensando dall’inizio, da quando tutta la storia dell’incantesimo era venuta fuori. Alla possibilità di far tornare Elena umana. Doveva morire lui per questo? Dettagli. Semmai, il vero problema era trovare il modo per neutralizzare Klaus. Ma su quello, ci stava già lavorando.

La questione al momento era piuttosto convincere Bonnie a tenere la bocca chiusa fino al momento giusto, o almeno il più a lungo possibile. E quando Elena lo fosse venuta a sapere … beh, non aveva intenzione di lasciarle molta scelta.

***

Ehi! Tu, sì, dico a te! Cos’è quella roba? Devono essere fronde, come in una foresta, hai presente?”

Dalla cima della scala, Caroline fulminò una ragazza a pochi metri da lei. Alzò gli occhi al cielo e tornò a rivolgersi ad Elena. “A volte penso proprio che dovremmo soggiogarli per avere le cose fatte per bene!”

Caroline si sporse per prendere la farfalla di cartone che Elena, con un mezzo sorriso, le stava porgendo e la appuntò con cura al tulle che ricopriva la parete della palestra in vista del ballo scolastico a tema Sogno di una notte di mezza estate.

“Sai chi usa il soggiogamento, secondo me? Rebekah.” – proseguì Caroline – “Non è assolutamente possibile che da quando è arrivata lei, alla fine per il ballo vengono sempre scelte le sue idee. E vuoi sapere la cosa peggiore? Stamattina ho appena ricevuto questo!” Tirò un biglietto fuori dalla tasca posteriore dei jeans e lo gettò ad Elena.

Elena lo aprì. Con calligrafia elegante, c’era scritto

Se vuoi Mezzanotte a Parigi, posso sempre portarti io. K-

Prima che Elena potesse commentare, Caroline scese dalla scala, le prese il biglietto dalla mano e lo gettò in un cestino.

“Penseresti che lo abbia capito, a questo punto, e invece no! Se penso che l’ho anche baciato, pensando che fosse Tyler … ew!” – commentò con un’espressione di disgusto.

“Mi dispiace, Elena” – proseguì – “Sono così contenta che Tyler sia tornato che … non mi rendo conto ... Hai parlato con Stefan ultimamente?”

“Solo …” – Elena si strinse nelle spalle – “… poche parole, sai.”

“Questo significa che non hai intenzione di rimettere a posto le cose con lui?” – le chiese Caroline.

Elena sospirò. “Non lo so cosa voglio, Care. E’ che le cose sono cambiate, io sono cambiata.”

Caroline la scrutò sospettosa. “E questo non ha niente a che vedere con i tuoi … trascorsi irrisolti con Damon?”

“No. Non è una partita a flipper” – scosse la testa Elena – “Non posso … rimbalzare da uno all’altro, continuare a prenderli in giro. Ho lasciato andare Damon perché fosse felice. Voglio che sia felice.”

Lo voleva davvero, e magari lui poteva esserlo, con qualcuno che non fosse Elena.

Dopo che aveva deciso di scegliere Stefan, Elena aveva rinchiuso i propri sentimenti per Damon da qualche parte nel profondo, rinnegandoli, sempre di più. Ma se l’umanità era una stronza, anche loro non scherzavano. Trovavano sempre il modo di tornare. Non poteva negarlo. Per quanto provasse a lasciarlo andare, c’era sempre una parte di lei che continuava ad aggrapparsi a lui, ad attirarlo verso di sé.

Ma se avesse permesso a se stessa di sentire veramente … tutto quello che lui aveva bisogno che lei sentisse, tutto quello che lei voleva sentire … il solo pensiero la atterriva. Aveva paura che, se si fosse lasciata andare, anche solo per un secondo, quel sentimento avrebbe travolto non soltanto lei, ma tutto quello che le stava attorno.

***

Quando Elena rientrò in camera, trovò Damon appoggiato accanto alla finestra ad osservare fuori, lo sguardo un po’ perso.

“Stai facendo il tuo solito giro di controllo?” – gli chiese Elena con un mezzo sorriso. Le sue visite a sorpresa in camera sua per controllare se stava bene erano diventate sempre meno una sorpresa e sempre più una piacevole abitudine.

“Quello, e ho pensato che potesse farti piacere … lo sai, andare a fare un giro” – rispose Damon con un sorrisetto malizioso.

Elena si avvicinò ed andò a sedersi sotto la finestra. “No, sto bene così” – sorrise – “Nessuna novità su Klaus?”

Damon esitò, prima di sedersi accanto a lei. “Nessuna.”

Elena lo guardò con espressione seria. “Dobbiamo fermarlo in qualche modo, Damon, prima che scopra come fare l’incantesimo …”

Damon alzò lo sguardo su di lei. “Oppure potremmo lasciarglielo fare, e pensare dopo a come sistemarlo” – suggerì.

Elena rise brevemente. “Non stai parlando sul serio, Damon.”

Damon mantenne gli occhi fermi su di lei e non rispose.

Elena si alzò di scatto, e ribatté decisa - “No.”

“Perché no?” – le chiese Damon risentito.

“Perché è sbagliato …”

Lo è? Lo è davvero?” – Damon si alzò, le prese il viso tra le mani e la guardò con gli occhi pieni di speranza - “Torneresti umana, Elena …”

Elena appoggiò le mani sulle sue, e lo scrutò con espressione disorientata. “A che costo, prendere la vita di qualcuno …”

Damon la lasciò andare e si strinse nelle spalle. “Dettagli, te l’ho già detto. Possiamo usare …” – guardò in aria, e fece una smorfia – “… non so, qualche omicida, o una persona che è stata veramente veramente cattiva, se ti fa stare meglio. Abbiamo già constatato con John che, grazie a Dio, non si trasferisce anche la personalità.”

Elena si strinse le braccia al petto, continuando a fissarlo allibita. “Come puoi anche solo pensarlo? … Non dai alcun valore alla vita umana?”

Damon allargò le braccia spazientito. “Oh, Elena, certo che lo faccio!” Le si avvicinò e piantò gli occhi nei suoi. “Alla tua.”

Elena si allontanò e scosse vigorosamente la testa. “No. Devi smetterla di pensare in questi termini, Damon. Essere una persona migliore.”

“Beh, non lo sono!” – ribatté Damon alzando la voce in un tono irritato.

Elena fece una smorfia indispettita. “Non iniziare.”

“Nel caso te ne fossi dimenticata, io uccido le persone” - Damon la raggiunse nuovamente, e si assicurò di guardarla negli occhi, lo suo sguardo acceso – “E non m’importa. Anzi, se vuoi saperlo, mi piace anche.”

Elena lo guardava sconvolta, mentre sentiva le lacrime salirle in gola. “Smettila di comportarti così. Non è vero. Che non t’importa, che …” – deglutì, cercando di scacciare il nodo che le serrava il respiro – “… ti piace.”

Damon si voltò in un’altra direzione con un gesto spazientito. “Non lo sai questo.”

“Sì, invece.” – Elena gli afferrò il volto e, vincendo infine le sue resistenze, lo costrinse a guardarla. “L’ho sentito, Damon.” – gli sussurrò con dolcezza – “ L’impulso, il dolore, l’urgenza. Adesso, lo so cosa si prova.”

Damon le rispose con un’espressione contrariata. “Tu credi, ma non sai niente, Elena. Sei un vampiro da quanto, un paio di mesi? Non hai mai spento la tua umanità, non ci sei sprofondata, neanche lontanamente. Tu non lo sai.” – sottolineò l’ultimo concetto con un rapido movimento degli occhi e allontanò le sue mani da lui.

“E smettila di aspettarti da me comportamenti che non mi si addicono. Questo è quello che sono. Fattene una ragione. Qualcuno deve morire per farti tornare umana? Che sia così, non m’importa.” – proseguì scandendo le ultime parole.

“Beh, dovrebbe!” – ribadì Elena, la voce decisa, ma con le lacrime che iniziavano a riempirle gli occhi.

“Perché ti è così difficile capirlo?” – replicò Damon incollerito – “Non sono Stefan. Non sono te. Smettila di aspettarti che lo sia!”

Elena strinse le labbra e non rispose, poi proseguì con una voce calma che sentiva non appartenerle. “No, hai ragione. E’ colpa mia. Perché tu non vuoi dover rispettare le aspettative di nessuno.”

Si guardarono in silenzio. Infine, Damon rispose - “Vedo che hai capito.”

Elena scosse la testa, e lasciò la camera sbattendo la porta.

***

Ryan Linwood alzò il volume della radio alle prime note di quella canzone. Era sempre stata una delle sue preferite, ed iniziò a cantarla tra sé e sé, battendo ritmicamente la mano sul volante. Fu solo all’ultimo momento che si accorse del corpo disteso in mezzo alla strada. Inchiodò di colpo e, senza neanche chiudere la portiera della macchina, si precipitò nella sua direzione.

Non appena si avvicinò, la ragazza si mosse lentamente e, a fatica, si alzò su un gomito. Sembrava stordita.

“Ti senti bene?” – le chiese toccandole leggermente il gomito.

La ragazza si scostò dal volto una ciocca di lunghi capelli bruni e sbatté le palpebre, come per cercare di metterlo a fuoco. Era molto bella, non poté fare a meno di notare.

“Ti sei persa?” – le domandò, avvicinandosi un po’ di più. Forse qualche bastardo l’aveva drogata e lasciata lì, o chissà cos’altro.

“Sì …” – mormorò – “… forse sì.”

“Vado a prendere il telefono per chiamare aiuto.”

Non fece in tempo a tornare verso l’auto che la ragazza gli si era parata davanti, e lui si ritrovò a fissarla nei suoi grandi occhi castani, velati da un'ombra di turbamento.

“Resta fermo dove sei” – mormorò Elena. Poi, si ricordò di cosa altro diceva Damon, ed aggiunse - “Non avere paura.” Il ragazzo si immobilizzò.

Con gesti lenti, Elena si portò i capelli su un lato della spalla e si chinò per morderlo. Non appena riconobbe il familiare sapore sulle labbra, vi si abbandonò completamente, lasciando che il piacere del sangue prendesse il sopravvento sui suoi pensieri.

Tu credi, ma non sai niente, Elena.

Lo morse un po’ più forte, e scacciò il pensiero di Damon in un posto molto lontano nella sua mente.

Sentì il corpo del ragazzo vacillare leggermente, e capì che doveva fermarsi.

Damon, lui glielo aveva insegnato. Ogni volta che le era rimasto accanto, per lasciarle esplorare le altezze dei suoi nuovi abissi, ma sempre pronto a raccoglierla per non rischiare mai di farla cadere troppo nel baratro.

Non ci sei sprofondata, neanche lontanamente.

E’ vero, grazie a Damon, non lo aveva fatto. Chissà, invece, quanto a fondo lo aveva fatto lui. Nei tormenti che ogni volta scorgeva nei suoi occhi, e che mai era riuscita a comprendere pienamente. Come avrebbe potuto farlo? Non aveva mai permesso a se stessa di sentire senza riserve, di scoprire con quanta intensità lui potesse consumarla.

Questo è quello che sono.

Ma se si fosse fermata adesso … allora, forse, non lo avrebbe mai saputo.

   
 
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