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Autore: dreamsexplorer    10/06/2012    3 recensioni
Questa è la prima fanfiction che scrivo, completamente incentrata sulla storia di Bulma e Vegeta.
Ho lasciato che la mia immaginazione vagasse liberamente su come siano potute andare le cose fra i due durante la permanenza di Vegeta alla Capsule Corporation e senza rendermene conto, mi sono ritrovata a scrivere questa storia...
Quali sono state le "strade nascoste" che hanno portato questi personaggi così diversi tra loro ad unirsi perfettamente come fossero pezzi di un puzzle? Io l'ho immaginata così.
Proprio perchè è la prima storia di questo genere che scrivo, ci tengo ad avere vostri commenti, giudizi e consigli. Spero vi piaccia.
"[..] e fu in quel momento che, con un bagliore improvviso, due occhi neri come la notte si accesero proprio di fronte a Bulma."
-dreamsexplorer.
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Saaaalve. Eccomi di nuovo qui ad ingarbugliarmi fra le parole che si compongono sul monitor di fronte a me e ad andare avanti con la narrazione che la mia immaginazione ha elaborato. Sto cercando di fare del mio meglio e aspetto un vostro giudizio :) Intanto ringrazio ancora Ele996 e Buby91 per i commenti lasciati sotto il capitolo precendente.
 Buona lettura!



“Hidden Roads”, capitolo 3 : “Instancabile”


Vegeta si stupì del fatto che Bulma non avesse reagito in alcun modo alla sua provocazione e che, invece, si fosse limitata a rivolgergli uno sguardo infastidito e ad andarsene. Con il caratteraccio che si ritrovava infatti quella bisbetica di una terrestre, di solito non lasciava mai che qualcuno le si rivolgesse così senza rispondergli a tono, ma si vedeva che quella volta non aveva voglia di inscenare uno dei suoi soliti battibecchi o che, forse, stava finalmente cominciando a capire che per la sua immensa inferiorità, di fronte al Principe dei sayan, avrebbe fatto meglio a tenere fra i denti la sua brutta linguaccia.
O almeno fu questo ciò che Vegeta pensò vedendo Bulma allontanarsi stizzita dopo le sue parole così acide già a prima mattina.
Quella notte era stata un vero tormento per lui; non aveva sonno e voleva continuare ad allenarsi, ma quella stupida Gravity Room non era ancora capace di raggiungere un livello gravitazionale adatto a quello di cui aveva bisogno per i suoi allenamenti e così, avrebbe dovuto aspettare che, chissà quando, la bisbetica e quell’inetto del padre vi apportassero ulteriori modifiche. L’idea di dover al più presto riuscire a diventare il leggendario super sayan e di sconfiggere finalmente Kakaroth era un continuo tormento che non gli dava un attimo di pace. Non riusciva a pensare ad altro, e i contrattempi causati dalla stupidità di quei terrestri incapaci, lo snervavano ulteriormente.
Era da una settimana in quella casa, e già la avrebbe voluta distruggere insieme a tutti quelli che vi abitavano, eppure, proprio quelle persone, sembravano essere in quel momento le uniche a poter soddisfare le sue esigenze. Il padre di Bulma si adoperava infatti strenuamente, talvolta insieme alla figlia, nella costruzione di nuovi macchinari con cui Vegeta potesse allenarsi; lo scienziato aveva trovato nel giovane sayan un grande stimolo per la creazione di nuovi marchingegni innovativi, e non si fermava un momento. Per Vegeta però, sembrava non ce ne fosse mai abbastanza e pretendeva continuamente qualcosa che mettesse ancora più alla prova la sua forza. Dall’esterno sembrava che quest’ultima fosse già smisurata o che avesse raggiunto quanto meno livelli già al di fuori dell’immaginabile, ma il sayan si rendeva conto di non essere ancora all’altezza della situazione, o meglio, di non essere ancora all’altezza di quello che si era messo in testa di dover diventare.
Non c’era infatti nessuna situazione che gli richiedesse un miglioramento così drastico ed immediato e non era altro che la sua mente a convincerlo di dover ad ogni costo fare di più, dal momento in cui il suo desiderio di voler essere sempre al di sopra di chiunque, era stato ostacolato dal livello superiore raggiunto da Kakaroth. Vegeta non poteva accettarlo; non poteva, non voleva, non ci provava e, anche se lo avesse fatto, di certo non ci sarebbe riuscito. E così si allenava di continuo, distruggendo le macchine con cui svolgeva i suoi allenamenti ed essendo sempre alla ricerca di qualcosa che potesse tirare fuori il meglio da dentro di sé.
Così era passata quella settimana alla Capsule Corporation e il Principe dei sayan non era stanco, affatto, bensì innervosito e stressato, torturato dalla tormenta di pensieri che gli infuriava in testa. Ecco perché non era riuscito a chiudere occhio per tutta la notte e così aveva volato a lungo, trovandosi a passare su di un oceano nero come pece che lo aveva inebriato col profumo della sua aria salmastra e su ampie lande desolate e sperdute in cui si respirava un'atmosfera di polverosa solitudine. Alla fine poi, qualche ora prima dell'alba, aveva fatto ritorno in casa Brief, e senza rendersene conto, si era ritrovato sul divano dove la scienziata si era meravigliata di vederlo.
Appena la ragazza si fu allontanata, Vegeta lasciò andare di nuovo il proprio capo sulla morbida pelle dell’enorme sofà su cui era steso e si passò una mano fra i folti capelli scuri. Fissò il soffitto chiaro sopra di sé e richiuse gli occhi cercando di ritrovare un po’ della tranquillità che era riuscito a trovare prima che quella donna facesse il suo ingresso inopportuno.
Ma insomma, cosa ci faceva già sveglia a quell’ora?! Era una pila elettrica, sempre con qualcosa da fare, qualche posto dove andare e, soprattutto, con qualcosa da dover dire in ogni circostanza immaginabile! Vegeta la trovava decisamente insopportabile e petulante.
Eppure era stata lei ad offrirgli ospitalità in quella casa ed era sempre lei a placare il suo esagerato appetito quando non c’era quella svampita della madre a provvedere, quindi, tutto sommato, qualcosa di buono lo aveva anche fatto.
Il sayan riaprì gli occhi e si mise a sedere. La stanza in cui si trovava era gigantesca, d’altronde come tutti gli spazi di quella casa.
Girò lentamente la testa verso sinistra e, con le tende della finestra che svolazzavano mosse da una leggera brezza, intravide uno sprazzo del giardino e un angolino della Gravity Room che vi si trovava.
“Se quella donna o suo padre non si decidono a rendere decente quella sottospecie di rottame laggiù, giuro che di questa casa non resterà niente di più che un mucchio di cenere!”, fu il suo ultimo pensiero prima di alzarsi e avviarsi a lunghe falcate verso la scala che lo avrebbe portato in camera sua.
Nel frattempo Bulma sgranocchiava dei cereali, seduta al tavolo bianco della cucina. Era persa fra i pensieri e, il suo sguardo assorto, si era soffermato sulla tazza verde mela leggermente scheggiata su un bordo che aveva di fronte a sé, ricolma di fresco succo d'arancia.
Non riusciva più a reggere quello stupido troglodita di Vegeta, e pensare che era in casa sua da solo una settimana!
Principe dei sayan o no, si trovava pur sempre ospite alla Capsule Corporation e che gli piacesse o meno, da quel momento in poi avrebbe dovuto mostrare un po’ più di rispetto nei confronti delle persone che lo avevano accolto e che, fino a prova contraria, gli stavano facendo un favore.
“Da oggi in poi si cambia registro”, pensò Bulma fra sé e sé. Se proprio non era in grado di mostrare un minimo di buone maniere, allora sarebbe stata lei a trattarlo come si meritava, e cioè come una lurida scimmia arrogante e con la testa vuota.
  
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