Cap 8
- E così Veronica Mars, è? - commentò maliziosamente Eli cercando di spostare il discorso su un tema più congeniale.
- Già... è maledettamente carina non trovi? - replicò Rico ignorando ostentatamente il tono dell' amico.
- Bè sì non è male, ma non è il mio tipo -
- Lo immaginavo, tu sei più per le more - commentò lanciando un' occhiata a Fiamma che era stata raggiunta da Veronica e stava assistendo allo scambio di battute tra la figlia dell' ex sceriffo e il maggiore dei figli di Liam Fitzpatrick.
- Sì, sono più per il fascino latino - confermò Eli con tono indifferente, come se fosse del tutto ignaro della persona a cui era riferita quell' osservazione.
- Bene, vi saluto ragazzi - annunciò Rico alzandosi in piedi e recuperando le chiavi della moto.
- Dove vai? - gli chiese Cesar con aria perplessa, era sempre stato un tipo imprevedibile ma da quando erano arrivati a Neptunes questo suo aspetto lunatico si era enfatizzato.
- Devo fare una cosa, ci vediamo in spiaggia alle sei - replicò rivolgendo un' occhiata d' intesa ad Eli e scomparendo tra il gruppo di studenti che affollava il patio.
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Due ore dopo aveva varcato il confine con il Messico ed era arrivato a Tijuana. Compose rapidamente un numero di telefono e quando udì il segnale che avvisava che la telefonata era stata accettata esordì - Soy Rico -
- Lo so bene chi sei nino - replicò una voce resa roca dall' età, dal fumo e dall' alcool. Immediatamente il cancello della villa si aprì permettendo al ragazzo di entrare e la conversazione telefonica ebbe termine.
Rico avanzò a passo deciso lungo l' ampio viale e trovò l' uomo ad attenderlo sotto il portico, circondato da quattro colossi che dovevano essere le sue guardie del corpo.
- Tutto questo sfoggio di potere solo per me? - domandò ironico.
- Solo tu potresti essere tanto arrogante da credere che siamo qui solo per te - replicò il ragazzo che stava più vicino al vecchio.
- Chevarez, non ti avevo riconosciuto...devo dire che hanno fatto un ottimo lavoro con la tua faccia, non era messa così bene l' ultima volta che ci siamo incontrati - replicò ghignando divertito.
- Ti devo una faccia nuova - ringhiò quello per tutta risposta.
- Quando vuoi amigo -
- Piantatela chicos, siamo qui per parlare di affari - li interruppe il vecchio.
- Giusto - confermò l' italiano prendendo posto sull' unica sedia ancora libera.
- Il carico arriverà dalla Colombia tra una settimana,pensi di farcela? - gli chiese l' uomo scrutandolo negli occhi alla ricerca del minimo segno di titubanza.
- Tra una settimana ci saranno i soldi e per quanto riguarda il giro, bè ci sto lavorando - replicò il ragazzo con aria indifferente, sapeva che mostrarsi troppo sicuro sarebbe stata una mossa avventata ma del resto non poteva neppure mostrare il minimo segno di incertezza;negli affari bisognava avere testa,cuore e soprattutto palle e se c' erano due cose che Rico aveva sempre onorato erano proprio quelle e la propria parola d' onore.
- Bien - approvò il suo interlocutore portandosi un sigaro cubano alla bocca, passò poi la scatola a Rico e a Chevarez ma entrambi rifiutarono educatamente.
- Rosita - chiamò ad alta voce. Una donna sulla quarantina fece la sua comparsa rivolgendo un breve cenno di saluto agli uomini presenti.
- Si Carlos? -
- Porta un po' di quel buon rum che ci ha mandato Campos da Caracas -
La sua richiesta venne esaudita e questa volta i due ragazzi accettarono i bicchieri di buon grado.
- Campos vi manderà uno dei suoi ragazzi, Chevarez tu lo dovrai andare a prendere al confine alle sei di mattina e Rico lo andrà a prelevare a Chino quella stessa sera. Non sono ammessi errori.Entiendes? -
- Yo entendia perfectamente - assicurò Rico mentre Chevarez si limitava ad annuire.
- Bien, ed ora andate ninos, ho molto da fare - li congedò con un cenno della mano.
Mentre il giovane messicano si alzava e si apprestava a dirigersi verso la sua macchina l' uomo consegnò un pacchetto a Rico.
- Fanne buon uso chico - si raccomandò.
- Gracias tio - replicò il ragazzo intascando il pacchetto e recuperando casco e chiavi della moto. Diede un' occhiata all' orologio: le 16 in punto, dannazione avrebbe dovuto scapicollarsi per andare a prendere la macchina e arrivare a casa di Veronica. Mise in moto e partì sfrecciando alla volta di Neptunes.
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Un' ora e cinquanta chilometri dopo Rico parcheggiò davanti all' ingresso di casa Mars. Si avviò lungo il vialetto e stava per bussare alla porta quando questa si aprì rivelando una trafelata Veronica che sembrava appena arrivata a casa,oppure sul punto di uscire, vista la coppola e la borsa a tracolla.
- Vai di fretta? - le chiese appoggiandosi disinvoltamente allo stipite della porta.
- No, in realtà sono appena rientrata - replicò la ragazza lanciando la borsa sul divano dietro di sè.
- Mi hai riportato la macchina - commentò poi lanciando un' occhiata alle spalle del ragazzo.
- Certo, mantengo sempre le promesse. Tieni - replicò con aria seria l' italiano porgendole le chiavi della macchina.
- Grazie - replicò con gratitudine.
- Non mi inviti ad entrare? - le chiese Rico con un sorriso sghembo.
- Papà dice che non devo fare entrare i ragazzacci in casa, sai non è un fan delle giacche in pelle e dei tatuaggi - scherzò inarcando un sopracciglio.
- Sarà il nostro piccolo segreto - replicò l' italiano.
Veronica scoppiò a ridere e si fece da parte per fare entrare il motociclista.
Il grosso pitbull di casa Mars si avvicinò con aria circospetta al ragazzo e prese a girargli intorno, sembrava più incuriosito che aggressivo.
- Ehi, ma sei uno splendore - commentò Rico chinandosi a distribuirgli una generosa dose di coccole.
- Sai di solito non è così socievole, devi aver fatto colpo - commentò Veronica con aria stupita prima di dirigersi verso il frigo.
- Wow ho fatto colpo sul cane di una ragazza carina,ora si che mi sento realizzato - scherzò il ragazzo mettendosi a sedere sul divano.
- Bè sai come si dice,fai colpo sul cane e sei già a metà dell' opera - replicò con aria fintamente seria porgendogli una lattina di coca.
- Ai cattivi ragazzi - esordì alzando la lattina come per fare un brindisi.
- E alle belle biondine - concluse Rico facendo scontrare leggermente le due lattine.
Veronica arrossì leggermente e pregò che il ragazzo non se ne fosse accorto, ovviamente le sue preghiere non vennero ascoltate.
- Veronica Mars, la ragazza più tosta di Neptunes, che arrosisce? Sono sorpreso - scherzò l' italiano cercando di mettere fine all' imbarazzo della giovane investigatrice.
- Dai, non sono poi così tosta - si schermì.
- No, vuoi dire che non sei una sorta di supergirl? Ora sono sinceramente deluso -
In quel momento il cellulare squillò mettendo fine all' attacco di risatine che aveva coinvolto entrambi.
- Scusami un attimo - le disse rispondendo alla chiamata.
- Eli, che succede?....No,sono ancora da Veronica....Sì, va bene......A dopo -
- Conversazione veramente brillante - commentò ironica la ragazza.
- I ragazzi hanno deciso di organizzare un festino in spiaggia per le sette - le spiegò.
- Sai, mi sono sempre chiesta come sia un festino di una banda di motociclisti...Immagino droga,musica e alcool...tutta vita -
- Ehi ci dipingi peggio di quello che siamo....comunque se vuoi puoi sempre soddisfare la tua curiosità venendo con me questa sera - le propose rivolgendole l' ennesimo affascinante sorriso sghembo.
- Sono tentata, ma cosa diranno i tuoi amici se porti un' estranea? -
- Oh, si adatteranno - le assicurò.
- Perfetto, lascio un messaggio a mio padre e andiamo - acconsentì Veronica.