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Autore: Midori_    11/06/2012    1 recensioni
Lei è una serpe che sa solo scavare un antro umido in cui rifugiarsi.
Lui è un grifone che ha perso parte del suo coraggio.
Intorno a loro c'è un mondo stanco e spezzato.
E forse insieme, riusciranno a scrivere qualcosa in quel quaderno bianco che è diventato il loro cuore.
[Dalla Storia: ]
-Fra due sere, ti va …Ti va di venire alla festa della squadra di mia sorella?-
Eccolo il contentino.
L’amaro boccone da ingoiare.
Una festa piena di coraggiosi Grifondoro.
Scosse la testa Pansy. –Non sono una tipa da festa.- rispose solamente.
-E allora che genere di persona sei?-
-Una di quelle che preferisce l’azione o il silenzio alle parole di cortesia.- spiegò mentre apriva la porta.
Ron si bloccò e la fissò stranito. –E’ una risposta strana.-
-E’ la risposta più sincera.-
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Pansy Parkinson, Ron Weasley
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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#Dubbi e Certezze



Fu strano ritrovarsi in quella casa.
Quell’immensa dimora di cui ricordava a stento solamente le luci soffuse della camera da letto, le lenzuola fredde e il camino spento.
Nulla di più.
Nulla di meno.
Bussò appena ed aspettò.
Probabilmente non era a casa, date le luci spente.
Probabilmente era in giro con qualcuno.
Era fuori e lontana.
Invece la porta si aprì e spuntò fuori una ragazza assonnata, con i capelli arruffati e una vestaglia pesante a coprire quel corpo che aveva amato solo una notte fa.
-Ciao … - disse solamente mentre entrava.

-Ciao …-
Era uno strano modo per iniziare una serata.
Un incontro.
Perché è a quello che pensava Pansy quando aprì la porta e lo vide sulla soglia, con le mani in tasca.
Un secondo round fatto di carezze e sospiri.
Un secondo round per dimenticare quello che erano e quello che sarebbero stati.
Era già capitato e per lei quel ritorno era una certezza.
Lo fece accomodare in un salotto grande e desolato, ammobiliato solo da un paio di divani verdi e qualche antica armatura.
Si sedette e con un colpo di bacchetta accese il camino.
Rimase in silenzio ad ascoltare il crepitio delle fiamme.
Rimase in silenzio aspettando le sue parole.

Ron la osservò attentamente.
Come mai aveva fatto prima.
Osservò il lungo collo, l’apertura della vestaglia che scopriva una leggera canotta, le gambe raccolte sotto si sé, gli occhi scuri che osservavano le fiamme.
-Parkinson …- la chiamò e lei si girò appena, le sue dita giocavano con la collana e il suo sguardo sembrava assente.
-Io l’altra sera … Non avevo preso quella pozione.- disse, sentendo caldo, troppo caldo. Aprì la giacca ed attese una sua risposta.
Si era aspettato delle grida o degli insulti, ma lei rimaneva in silenzio.
-Parkinson hai capito?- le domandò dopo un po’.
Lei annuì e si alzò.
-Vieni con me.-

Scesero le ripide scale che portavano nei sotterranei, Pansy si strinse nella sua vestaglia e camminò veloce fra i diversi cunicoli che conosceva fin troppo bene.
Si girò per un attimo e guardò Weasley.
Era ancora rosso per la vergogna.
Le sue guance erano scarlatte quanto il collo e le orecchie.
Avrebbe voluto toccarle per sentire il calore, per riscaldarsi un’altra volta.
Ma continuò a camminare ignorando i suoi istinti.
Aprì con qualche sforzo la pesante porta in ferro alla sua destra e con un veloce incantesimo appena sibilato accese le gigantesche torce poste ad ogni angolo della stanza.
-Per essere sicuri, basta fare una pozione.- gli disse mentre cercava un calderone piccolo in una specie di immenso armadio.
-Questo posto … è …-
-Immenso.- completò lei. –Ed è stato anche uno dei laboratori di Severus Piton e di alcuni dei Mangiamorte con una certa abilità in pozioni. – disse lei anticipando le sue silenziose domande.
Versò del liquido viola e accese un grosso fuoco.
-Qualche minuto e quando sarà blu mi dovrai dare un tuo capello, così vedremo.-
Ron aggrottò la fronte, ma annuì.
Aspettarono in silenzio e quando il liquido denso divenne blu, Pansy si strappò un capello corvino, seguita subito da Ron.
-Se rimane dello stesso colore, non è successo niente.- disse lei.

E il calderone rimase blu.
Ron fece un fin troppo rumoroso sospiro di sollievo.
Pansy si limitò a far scomparire il contenuto del calderone e spingerlo fuori dal laboratorio.
Percorsero le scale velocemente, lui euforico, lei più serena.
Si ritrovarono nel bel mezzo del corridoio che portava all’uscita della grande casa.
-Mi dispiace, io … Sono stato un cretino, avrei dovuto dirtelo ieri. –
-Non ti preoccupare. Non è successo niente.- rispose lei.
Ron si rimise la giacca e infilò le mani nelle tasche.
Ora lui era certo, era sicuro.
Mentre lei veniva corrosa dai dubbi.

-Fra due sere, ti va …Ti va di venire alla festa della squadra di mia sorella?-
Eccolo il contentino.
L’amaro boccone da ingoiare.
Una festa piena di coraggiosi  Grifondoro.
Scosse la testa Pansy. –Non sono una tipa da festa.- rispose solamente.
-E allora che genere di persona sei?-
-Una di quelle che preferisce l’azione o il silenzio alle parole di cortesia.- spiegò mentre apriva la porta.
Ron si bloccò e la fissò stranito. –E’ una risposta strana.-
-E’ la risposta più sincera.-
Fu allora che Ron prese la sua mano, l’allontanò dalla maniglia e chiuse la porta bruscamente.
Non c’era tempo per dubbi o certezze.




   
 
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