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Autore: jessica80    11/06/2012    6 recensioni
Fragile e trasparente come cristallo, questa è la vita di Sarah a 15 anni di distanza dal suo "sogno" di Labyrinth. Ma è stato davvero un sogno?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Per evitare la guerra dovrò sbarazzarmi di Sarah e della bambina”.
Hoggle emise un leggero sospiro mentre camminava triste lungo il sentiero che costeggiava le mura perimetrali del labirinto. Le parole del re gli riecheggiavano nella mente provocandogli un orrendo senso di vuoto e di impotenza. Teneva la testa bassa e le mani incrociate dietro la schiena, fissando le piccole nuvole di polvere che si sollevavano da terra ad ogni passo.
Come poteva Oberon essere così crudele? Che diritto aveva, un padre, di far soffrire il proprio figlio? Ma l’Underground non era un mondo umano e il sottosuolo aveva le sue leggi, le sue priorità, le sue esigenze, che nulla avevano a che vedere con i sentimenti a cui Sarah li aveva abituati. Jareth, dopotutto, ne era l’esempio.
- Ciao Hoggle, da quanto tempo…-
Il nano si fermò all’istante alzando lo sguardo davanti a sé. Avrebbe riconosciuto quella voce tra mille altre,  nonostante fossero passati più di quattrocento anni. Tanto tempo era trascorso dall’ultima volta, ma non aveva mai dimenticato.
Si guardò intorno smarrito, alla ricerca della figura da cui proveniva quella voce tanto suadente quanto pericolosa ma non vide nulla. Tuttavia sapeva di non averla solo immaginata.
- Dove sei Elbereth? Hai troppa paura per mostrarti? Jareth avrà sicuramente già scoperto che sei qui e arriverà da un momento all’altro.-
Intorno a lui risuonò una risata sardonica.
- Mio caro, io sono la regina del firmamento. Che cosa sono le stelle se non desideri, sogni, aspettative e… incubi che vagano nella mente degli umani e degli abitanti dell’Underground? Sono nella tua mente mio prezioso Hoggle e nessuno mi può vedere. Eccetto te ovviamente…- Il nano si volse di scatto, sentendo l’improvvisa presenza di elbereth dietro di lui. La fae si guardava le mani con finta innocenza; se non fosse stato che la conosceva fin troppo bene, Hoggle avrebbe giurato che di lui non gliene importasse nulla.
Lo smalto blu notte che ricopriva le lunghe unghie contrastava palesemente con il turchese della veste di taffetà e organza. Elbereth era sempre stata la più potente e la più bella di tutte le fae e nemmeno il re di Goblin era riuscito a resisterle. Ma erano trascorsi così tanti anni…
- Le stelle sono entità positive, sono i sogni degli umani che si rispecchiano nel firmamento. Non hanno nulla di negativo e tu…- Hoggle si era interrotto, incapace di proseguire oltre.
- Coraggio nano, termina pure il tuo pensiero! Non dirmi che hai paura di me…- La fae lo guardava di sottecchi, mentre si toglieva con noncuranza la cintura di raso che le cingeva la vita.
 – O forse hai paura di quello che potrebbe farti il tuo re? Tu gli sei fedele, non è così?- La donna gli si avvicinava con passo lento ma deciso, senza distogliere gli occhi purpurei da quelli cerulei e spaventati del suddito di Goblin mentre sorreggeva la cintura come fosse stata una frusta.
Hoggle non rispose, non riusciva nemmeno a trovare la forza per indietreggiare.
La fae si chinò su di lui, gli occhi ridotti a due fessure. – Malgrado la tua fedeltà, il tuo re ha mentito e ha ucciso parte del tuo stesso cuore, oseresti negarlo?-
- …E tu sei un demone!- La voce di Hoggle era bassa e incerta, gli tremavano le ginocchia e gli era costato uno sforzo immane terminare la frase.
La fae si alzò ridendo in maniera sguaiata e grottesca, tanto che gli angoli delle labbra si erano tirati in un modo così contorto che nulla avevano di umano.
“Ma lei non è umana, non ha niente di Sarah”.
- Cerchi in me qualcosa della tua splendida “amica”?- Il modo in cui Elbereth pronunciò l’ultima parola ricordò a Hoggle il re di Goblin. Il nano sgranò gli occhi dallo stupore, Elbereth si era già insinuata nella sua mente.
- Sì, stupida e insignificante verruca. Leggo nei tuoi pensieri perché è in mio potere introdurmi nelle menti altrui. Altrimenti come credi possa gestire i sogni?- Guardava Hoggle con disprezzo, come se fosse un orrendo insetto da schiacciare, ma il tono della sua voce si fece improvvisamente calmo e seducente, in palese contrasto con il suo sguardo. – Odi Jareth molto più di me e non hai mai avuto il coraggio di gridarlo. Il tuo sovrano è affascinante e potente, e ti ha privato del tuo desiderio più intimo, ti ha portato via ciò a cui tenevi di più.-
Era vero, Jareth era tutto quello che lui non sarebbe mai stato.
Sarah…”. Un amore impossibile, un dolore attenuato solo da una semplice amicizia.
Oh, Sarah gli aveva insegnato che l’amicizia è uno dei sentimenti più importanti della vita e Hoggle si era sempre sentito profondamente amico di Ludo e di Sir Dydimus.
Ma per la donna umana era del tutto diverso, provava un sentimento ben più grande, profondo e pericoloso. Un sentimento che non sarebbe mai stato ricambiato e se ne era reso conto il giorno in cui la ragazza si era sposata, lasciando al suo migliore amico un deludente e definitivo senso di inferiorità e sconfitta. Gli aveva fatto male ma lei, in fin dei conti, non conosceva i suoi sentimenti, e lui si era sempre ben riguardato dal rivelarli.
- Sarah mi vuole bene e non mi farebbe mai del male! Io sono suo amico, non cercare di convincermi del contrario!-
Hoggle sbatté con forza un piede a terra. Stringeva i pugni e si sforzava per mantenere la calma, per non urlare tutta la sua rabbia e la sua disperazione, l’amarezza di essere stato scoperto.
Elbereth sorrise allungando verso il nano il braccio che reggeva la cintura.
La stoffa gli solleticava il naso e Hoggle dovette strofinarsi un dito sotto le narici per impedirsi di starnutire. Con la mano liberà afferrò un lembo della cintura e lo strattonò con forza, sfilandola dalle mani della fae.
Il nano sentì la stoffa divenire viscida, consistente, animata di vita propria. Quando abbassò lo sguardo, si accorse di tenere tra le mani un serpente.
Lo lasciò cadere a terra di scatto, indietreggiando ed inciampando sul terreno sabbioso davanti allo sguardo divertito di Elbereth. Il serpente strisciò velocemente verso la sua padrona, risalendo lungo le gambe per poi aggrovigliarsi attorno alla sua vita e ritornare morbida stoffa.
La fae rise a squarciagola, un suono assordante che sembrava uscire direttamente dalle caverne dell'inferno.
- Hoggle, Hoggle, Hoggle… tu non devi fare del male a Sarah, ma al re. Non è forse lui la causa della tua infelicità? Gli sei sempre stato leale e cos’hai ottenuto? Nulla! Guardati, sei minuto, brutto, insignificante e Jareth non farà mai nulla per te. Il re di Goblin conosce i sentimenti che hai sempre provato per l’umana e per lui sei solo un pericolo. Ti distruggerebbe se potesse.-
Anche questo era vero, Jareth era sempre stato geloso fin dall’inizio, non l'aveva dimenticato.
“- Semmai lei ti baciasse, io ti trasformerò in un principe.-” Gli aveva detto deciso.
“- Davvero?-” Hoggle ci aveva sperato, anche se solo per un istante.
“- Principe di Fetorlandia…-” Jareth continuò a schernirlo mentre lui si preparava a tradire Sarah.
Sarah, sempre e solo Sarah. Quando l’aveva salvata dal golem alle porte della città di Goblin non gli importava se l’avesse perdonato o meno per il suo tradimento, l’importante era saperla viva.
Ora Hoggle si trovata più o meno nella stessa situazione: salvare la ragazza da Aeron ed Elbereth e non aveva importanza se fosse stato perdonato per quel nuovo tradimento. Lei avrebbe continuato a vivere.
- E… se ti aiutassi, cosa avrei in cambio?- Chiese il nano a testa bassa, tenendo le mani dietro la schiena mentre con un piede tracciava incerto delle linee irregolari sul terreno.
La fae gli si avvicinò con passo felpato, si chinò su di lui e gli sollevò il mento con un unghia affilata. Lo sguardo della sidhe era penetrante e deciso. Il nano sentì una scossa di terrore corrergli lungo la spina dorsale.
- Diventerai importante piccolo e stupido gnomo e... sarai rispettato.-
Gli aveva letto nel pensiero ma le mancava ancora un tassello.
- Non mi basta, voglio dell’altro.- La voce gli uscì più sicura e decisa di quanto in realtà sembrasse.
La fae sollevò un angolo delle labbra in un falso ghigno di vittoria. Come si permetteva quell’orrendo insetto di dettare le condizioni? Ma non poteva sbarazzarsi di lui, non subito.
- E… cos’altro vorresti?-
- Voglio Sarah e Rose, vive!-
 
*** *** ***
 
- MAMMAAAA!-
- Rose, amore mio…-
La bambina le corse incontro abbracciandola forte. Sarah strinse a sé la figlia ringraziando il cielo di trovarla ancora viva e, a quanto sembrava, in ottima salute.
La scostò delicatamente per guardarla in volto. Non aveva alcun segno di tortura e sembrava stranamente spensierata come se quello strano posto non la turbasse.
Tutto sommato è  meglio così”.
Sarah si guardò intorno cercando di capire dove fossero. Si trovavano in una stanza molto spaziosa e lussuosa. I mobili erano gli stessi che arredavano la stanza di Rose nella loro casa di Wakefield. Non erano una copia, erano proprio quelli e la donna se ne rese conto quando il suo sguardo si soffermò sul segno rosso di pennarello indelebile che attraversava un cassetto del fasciatoio.
Sarah aveva duramente rimproverato Rose, ma alla fine Jack aveva preso le sue difese, giustificandola e promettendo che, non appena possibile, avrebbe provveduto a riparare il danno della figlia. Purtroppo non ne avrebbe mai più avuto la possibilità… 
Ma cosa ci facevano i mobili, i giochi e i vestiti di Rose nell’Underground? Chi aveva spostato al castello di Goblin tutta quella roba? A prima vista sembrava non mancasse nulla.
C’era tutto, dal cavallino a dondolo al grande orso polare sopra il letto, dal poster di Sailor Moon all’appendi abiti a forma di albero i cui rami sorreggevano la piccola giacca rossa di Rose. Tutto era rigorosamente ordinato e pulito e Sarah si sarebbe quasi sentita a casa, nel Tenessee, se non fosse stato per i muri che la circondavano.
Le pareti della stanza erano di roccia, fredde e sconosciute.
- Rose, dobbiamo andarcene da qui al più presto. Non posso spiegarti adesso il perché ma dobbiamo andarcene, ok?-
Rose scosse la testa, i codini biondi le frustarono la faccia in modo buffo.
- Nooooooo, io resto qua, aspetto il mio papà! Devo farti vedere una bella cosa, vieni!-
La donna avrebbe voluto dirle che il suo papà non sarebbe mai più tornato, che nulla sarebbe tornato come prima... ma Rose non avrebbe capito. Non era ancora il momento giusto.
Sarah si alzò incerta trattenendo a stento le lacrime mentre la bambina le teneva la mano e le faceva strada. Raggiunsero una parete apparentemente spoglia, insignificante, ma non appena Rose sfiorò la roccia con la mano comparve una porta. La bimba la aprì con la manina libera mentre con l’altra stringeva ancora la mano della madre, e solo in quel momento Sarah si accorse che stava trattenendo il respiro.
- Rose, Rose fermati un momento. Come facevi a sapere che qui c’era una porta?-
La bimba la guardò per un breve istante perplessa, poi scosse le spalle.
- Perchè sì!-
Che razza di risposta era? Ma la piccola non aveva ancora quattro anni e che altro poteva aspettarsi?
- Rose ascoltami, non possiamo entrare lì dentro, potrebbe essere pericoloso!-
Ma lei non l’ascoltò, lasciò la mano della madre ed entrò.
- Rose fermati…-
Quando Sarah varcò la soglia per inseguire la figlia rimase senza fiato. Si trattava di una grotta completamente illuminata a giorno da piccole sfere di cristallo. Una parete era arredata da una cucina in legno di abete bianco profumato, al centro c’erano un tavolino con quattro sedie e dall’altra parte un lettino dove giaceva una bambola, il tutto a misura di bambino.
Gli elettrodomestici e le posate che giacevano sul piano della piccola cucina erano tutti rigorosamente in legno e dagli spigoli smussati. Rose non avrebbe potuto farsi male nemmeno se avesse voluto. Quel luogo era decisamente un paradiso per una bambina.
Sarah era stata quasi sicura che il re di Goblin avesse fatto del male alla bambina ma si era sbagliata. Qual’era allora l’obiettivo del sovrano? Qual’era il motivo del suo odio nei confronti di Jack e della generosità nei confronti della bambina? Nemmeno lei aveva subito violenza, o comunque non fisica. La piccola la destò dai suoi pensieri.
- Mamma, hai visto che bella casa? Me l’ha regalata papà!-
Cosa? Aveva sentito bene?
Sarah volse lo sguardo verso la figlia, sempre più allarmata.
- Cos’hai detto? Quando hai visto papà?-
- Prima! Abbiamo addormentato Margareth che piangeva sempre.- Disse indicando con un ditino la bambola che giaceva nel piccolo letto.
Sarah si chinò di fianco alla figlia mentre con una mano le scostava una ciocca di capelli biondi uscita dai codini e la riportava dietro l’orecchio. Si umettò le labbra sentendo la bocca improvvisamente secca mentre strane idee le invadevano la mente.
- Piccola mia ascolta, papà è dovuto partire per un lungo viaggio di lavoro e… voglio dire… Sei davvero sicura che si trattasse di papà?-
Sarah attese qualche istante una risposta che non arrivò mai. All’improvviso il pavimento cominciò a tremare e piccoli pezzi di roccia si staccarono dal soffitto. Rose era terrorizzata e cominciò a piangere.
- Mamma ho paura…-
- Rose dobbiamo uscire di qui, sbrighiamoci.-
Sarah prese in braccio la bambina ed uscì di corsa da quel buco pericolante maledicendosi per essersi fidata, anche solo per un momento, della magnanimità del re nei confronti di Rose.  
Non appena uscirono dalla grotta per ritrovarsi nella stanza della piccola, la porta di ingresso si spalancò con violenza.
La bambina si liberò dalle braccia della madre per precipitarsi con decisione verso le braccia della figura sconosciuta che entrava dalla porta.
- Papààààà…-
 
*** *** ***

 
Finalmente, dopo 1000 peripezie, sono tornata!!! ^_^ attendo i vostri comments ^_^
  

  
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