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Autore: Yuls    12/06/2012    1 recensioni
Hermione fissò meravigliata l’anello d’argento e notò un piccolo serpentello inciso sulla pietra.
Glielo restituì, sorridendo lievemente, mentre il cuore le batteva all’impazzata. Gli occhi grigi la fissavano, enigmatici. La Grifondoro non riuscì a cogliere quali pensieri o emozioni gli passassero per la mente.
Improvvisamente vi notò un cambiamento, un guizzo di qualcosa che non si sarebbe mai aspettata di vedere.
Percepì che il ragazzo si stava avvicinando a lei, molto lentamente. Chiuse gli occhi, in un gesto istintivo. Sentì il suo respiro sempre più vicino.
Attese, lievemente a disagio, ciò che stava per succedere. Attese, il cuore a mille. Attese secondi, minuti.
Ma non successe nulla. Quando aprì gli occhi, si trovò sola.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VI libro alternativo
Capitoli:
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Quando quella mattina Hermione si svegliò, stringeva in mano la lettera. E il tanto atteso 31 ottobre era arrivato.
Lentamente si avviò in Sala Grande per fare colazione, dove mangiò piuttosto in silenzio con Harry e Ron, ignorando le vistose decorazioni di Halloween.
«Hermione, che facciamo stasera?», le chiese il giovane Weasley.
«Ehm…dovrei andare in biblioteca per terminare una ricerca di Aritmanzia. Perché?», disse lei, in tutta risposta.
«Mah, Harry ed io volevamo andare a trovare Ginny.».
«Beh, ma voi andateci. Forse, se finisco prima, vi raggiungo.», assicurò lei.
 

***

Nemmeno le nuvole grigie che incombevano sui tavoli della Sala Grande turbarono l’umore di Draco Malfoy.
Il soffitto non faceva di certo presagire una giornata di sole, ma a lui poco importava. Guardò per un momento le zucche, le macabre candele e i pipistrelli galleggianti a mezz’aria, poi si sedette al suo solito posto, tra Zabini e Nott, mettendo un bel po’ di spazio tra sé e le ragazzine ridacchianti del primo e secondo anno che casualmente lo accompagnavano fin lì ogni mattina.
Come d’abitudine, lanciò uno sguardo al tavolo dei Grifondoro, dove Hermione stamattina gli dava le spalle.
Scrutò i suoi ricci, irritato dal fatto di non poterle vedere il viso.
Il 31 ottobre, che lui aveva tanto aspettato, era finalmente arrivato. Il problema, però, era uno. La Mezzosangue lo odiava e, probabilmente, se fosse accaduto qualche anno prima, non se ne sarebbe curato o, addirittura, gli avrebbe fatto piacere. Ma adesso era diverso.
Dopo aver distolto per poco lo sguardo, tornò a concentrarsi su di lei, fin quando non la vide alzarsi e dirigersi verso l’aula di Difesa Contro le Arti Oscure.
Con noncuranza la imitò. Doveva trovare un pretesto per parlare e chiarire con lei.
Camminava con passo svelto per raggiungerla prima del suono della campanella, e quando vide che stava già iniziando a scendere verso i sotterranei, accelerò la sua andatura.
«Granger!», esclamò quando fu sicuro che nessuno fosse nei dintorni.
Lei si voltò di scatto, sorpresa. Draco la raggiunse e la prese bruscamente per un braccio, portandola in un corridoio secondario.
Hermione aggrottò le sopracciglia, interrogativa.
«Allora?» domandò dopo una breve pausa di silenzio.
«Allora cosa, Granger? Fammi parlare.», sbottò lui.
«Se mi hai portato qui per insultarmi, lasciami pure andare. Non sono in vena di sentire le tue parole velenose.», sibilò la Grifondoro spazientita.
Draco sospirò.
«Qui, quella che insulta sei tu…», mormorò, ma poi aggiunse: «Diamine, Mezzosangue, non ti hanno insegnato ad ascoltare le persone?».
«Oh, ma io ascolto benissimo. Solo che non digerisco te, Malfoy.», esclamò la ragazza, mentendo sull’ultima frase.
Draco non ribatté, ma rimase in silenzio a riflettere, sotto lo sguardo furente della ragazza.
Non capiva proprio cosa gli stesse succedendo. Doveva comportarsi da Serpeverde e non da pappamolle Grifondoro. Aveva sbagliato a portarla lì. Non aveva concluso un bel niente, anzi, si ritrovava davanti una ragazza che lo stava solo insultando.
Possibile che scherzasse? Che fingesse solo per non dargliela vinta a lui, una volta tanto?
Ma cosa diceva? Non avevano un rapporto abbastanza stretto che permettesse loro anche solo di scherzare. In cinque anni avevano litigato molte volte…ma cos’era cambiato? Perché, ora, lo turbava tanto vederla così irritata con lui?
Lievemente amareggiato, ma impassibile come sempre in volto, se ne andò senza aggiungere parola.
Hermione aspettò per qualche secondo che si allontanasse, poi andò anche lei verso l’aula, per non fare tardi.
Prese posto lontano da lui, ma quando Piton entrò in classe, le ricordò glacialmente chi fosse il suo compagno.
La Grifondoro si alzò e si sedette, nervosa, vicino a Draco. Lui la ignorò completamente e lei decise di fare lo stesso.
Lavorarono ciascuno per conto proprio, sotto lo sguardo indagatore di Ron e Harry, e Hermione non poté che ringraziare il suono della campanella.
Draco si alzò velocemente e lasciò la stanza senza degnare nessuno di uno sguardo, ma la Prefetta rimase indietro a riordinare i libri giusto per avere un po’ di tempo per pensare.
Solo un’ora prima, il Serpeverde l’aveva condotta in un posto più tranquillo per parlare e per chiarirsi. Lei, però, non l’aveva ascoltato. Ma perché? L’aveva addirittura aggredito verbalmente.
Comprese che un po’ le dispiaceva, ma si disse che avrebbe avuto modo di risolvere quella sera alla festa.
 

***

Hermione si lasciò cadere mollemente su uno dei divani di fronte al camino. Aveva l’ora libera e solitamente la condivideva con Ginny, ma la sua migliore amica era ancora bloccata in infermeria.
Anche quando arrivarono Harry e Ron, la ragazza si sentì stranamente sola, percependo un forte bisogno di confidarsi, ma non sapendo con chi.
La Prefetta chiuse il libro che stava solo sfogliando, quando arrivò il momento di scendere per il pranzo.
L’ora libera era passata troppo lentamente e aveva bisogno di ricrearsi un po’ con il cibo, anche se ciò le sembrava troppo sullo stile di Ron.
Quando arrivò in Sala Grande, si rese conto di avere una grande fame, ma diversamente dal solito, i piatti non erano colmi di cibo.
La Professoressa McGranitt si alzò ed esclamò: «Cari studenti, io e gli altri Professori qui presenti abbiamo deciso di lasciarvi il pomeriggio libero per festeggiare insieme  la festa di Halloween che, come di tradizione, avrà inizio alle sei in punto di stasera. Chi vorrà, potrà indossare un abito a tema.».
Un mormorio pervase la sala.
«Ma come?», sbottò Ron a bassa voce. «A quell’ora dovevamo andare da Ginny. Non è giusto che abbiano anticipato la festa!».
«Dai, forse convincerete Madama Chips a lasciarla venire alla festa.», azzardò Hermione, decisamente rallegrata dal piatto di polpette con contorno di patate che le era apparso davanti.
«Scherzi, Hermione? Quella donna non la lascerà libera fino al due novembre. Ce l’ha detto l’ultima volta che abbiamo fatto visita a Ginny.», interloquì Harry.
«Stasera verrai alla festa?», chiese Ron, speranzoso.
«Te l’ho già detto, Ronald. Sono piuttosto indietro con la mia relazione di Aritmanzia per domani. Se ho tempo, vi raggiungo.».
Il Weasley, per tutta risposta, alzò gli occhi al cielo.
 

***

Ore 20:30. Sala comune Grifondoro. Completamente vuota. Hermione fece capolino dal dormitorio per assicurarsene e poi uscì, sfoggiando il meraviglioso abito di Ginny. Si era chiusa in bagno per due ore per sistemarsi e poteva dirsi soddisfatta.
 

Ore 20:40. Sala comune Serpeverde. Altrettanto vuota. Draco uscì dalla sua stanza con indosso dei pantaloni neri e una camicia bianca sbottonata a metà. Al collo, una cravatta grigia scura aspettava di essere annodata. Un profumo aveva invaso la stanza sotterranea al momento del suo ingresso.
Se quelle snervanti ragazzine fossero state lì in quel momento, sarebbero impazzite.
C’era, però, una sola persona a cui voleva far perdere la testa quella sera.
Ma l’avrebbe fatto col suo stile. Alla Malfoy.
Poco importava che la ragazza in questione fosse una Mezzosangue.
La Granger sarebbe stata sua entro quella notte.
Con un ghigno sulle labbra, si annodò la cravatta e si passò una mano tra i capelli biondi, scompigliandoli, così, ancor di più. Infine, lasciò quella stanza dalla luce verdastra, incamminandosi lentamente verso il settimo piano, mentre tutti gli altri erano alla stupida festa di Silente.
 

***

Hermione giunse al settimo piano. Camminò avanti e indietro per tre volte e davanti a sé si materializzò una pesante porta di legno.
Lasciò cadere a terra il suo mantello e subito dopo lo fece Evanescere.
Poi, nonostante fosse pervasa dal nervosismo, chiuse gli occhi, spinse la maniglia, ed entrò.
La festa doveva essere cominciata da mezz’ora, perché la Stanza delle Necessità era piuttosto piena di studenti mascherati che, appena entrata, avevano concentrato la loro attenzione su di lei.
Spostò lo sguardo verso il resto della sala e trattenne il fiato. Era esattamente decorata come nel sogno. Tutto quanto. Gli ornamenti, le zucche, gli scheletri e i fantasmi magicamente animati.
Ora che prestava attenzione anche la musica era la stessa. Rabbrividì. Che scherzo era quello?
Poco lontano scorse un paio di magnetici occhi grigi. Catturarono il suo sguardo per qualche istante, ma poi si staccarono.
Guardò Draco Malfoy darle le spalle e allontanarsi.
Sì, adesso era nella realtà. Il Serpeverde, nel sogno, era andato da lei.
A qualche metro di distanza scorse Dean Thomas che, anche se mascherato, era facilmente riconoscibile.
Era indecisa se andare a parlarci o no, ma alla fine gli si avvicinò.
«Ciao Dean!», lo salutò.
«Hermione, ciao! Anche tu qui!», esclamò lui, piuttosto sorpreso.
«Già…sei arrivato da molto?», gli chiese.
«Da un po’. Sono andato da Ginny, prima, a salutarla, e poi ho deciso di venire qua. Mi spiace che sia ancora in infermeria. Comunque sei un incanto.», rispose lui.
«Anche a me dispiace. E ti ringrazio per i complimenti.», disse lei, arrossendo lievemente.
«Beh, non credo di essere l’unico a pensarlo, qui.», ribadì Dean, facendole divertito l’occhiolino. «Balliamo?», domandò poco dopo. «Non riconosco nessuno qui. Sei l’unica persona amica che conosco.», aggiunse, guardandosi in giro.
«D’accordo.», rispose lei, sorridendo pensando alla reazione di Ron. Cosa avrebbe pensato se avesse visto il ragazzo di sua sorella ballare con la ragazza di cui lui era innamorato?
Dopo aver danzato per un buon quarto d’ora insieme, si avvicinarono al buffet, ricco di prelibatezze.
Poco sorpresa, la Prefetta notò alcuni alcolici, ma senza indugiare versò un po’ di Whisky Incendiario in un bicchierino di cristallo.
Dean la imitò e due bicchieri dopo si ritrovarono a ridacchiare.
Draco li osservava dall’altro capo della Stanza, palesemente innervosito dal Grifondoro. Ah, quella Casa piena di sciocchi!
E se il suo piano di “farsi desiderare” non stesse funzionando?
Decise di passare all’attacco, avvicinandosi ai due Grifondoro.
Prese un boccale di Burrobirra, sfiorando lievemente il braccio di Hermione, e nonostante avesse avvertito il suo brivido, non l’aveva degnata di uno sguardo.
Quindi, si allontanò con evidente indifferenza e andò verso una sghignazzante Pansy.
La Grifondoro era furente.
Draco, invece, guardandola di nascosto, ghignava. Forse, il suo piano, funzionava davvero.
La tenne d’occhio per tutto il tempo, scompigliandosi i capelli di tanto in tanto.
Vide Hermione avvicinarsi ad una finestra che, presto, si allargò, affacciandosi su un piccolo balcone.
La ragazza uscì nell’aria fredda di fine ottobre e rabbrividì.
Senti dei passi, dietro di lei, e la porta-finestra chiudersi. Qualcuno le poggiò una giacca sulle spalle. Lei gli fermò la mano dov’era e percorse il contorno del prezioso anello con un dito.
Draco sospirò e la girò, incatenando gli occhi nei suoi.
«Sei una sciocca, Granger.», disse, alzando gli occhi al cielo stellato. Rimase piuttosto sorpreso da quella visione: la mattina stessa, il cielo era coperto di grosse nubi grigie che preannunciavano pioggia.
Guardò intensamente i suoi occhi marrone cioccolato e sentì un nodo all’altezza dello stomaco.
Il cuore di Hermione accelerò e le sue guance si imporporavano. Deglutiva a fatica. Sapeva cosa sarebbe accaduto di lì a poco.
Le loro teste si avvicinarono lentamente, mentre i loro occhi si scrutavano.
La Grifondoro avvertì il suo respiro sulle proprie labbra, mentre rimaneva inebriata dall’intenso profumo del ragazzo.

Ah, quel Serpeverde! Le stava facendo perdere la testa!
Chiusero entrambi gli occhi. Si avvicinarono sempre di più. E il bacio arrivò. Inizialmente delicato, cauto, come se nessuno dei due volesse essere troppo affrettato. Poi diventò più passionale. Le loro bocche si toccavano, mentre le lingue andavano in perlustrazione. Sembravano non averne mai abbastanza l’uno dell’altra.
Lei aveva bisogno di lui.
Lui aveva bisogno di lei.
Decisamente accaldati, rientrarono nella Stanza delle Necessità nello stesso momento in cui il balcone sparì.
Notarono che la musica era cambiata.
Dean Thomas aveva proposto una musica Babbana che Hermione conosceva bene.

 

…Light a fire, light a spark,
Light a fire, a flame in my heart.
We’ll run wild,
We’ll be glowing in the dark.
We’ll be glowing in the dark…

 
Senza accorgersene, Draco e Hermione avevano iniziato a ballare. Non esisteva più la festa. Non esisteva più la Stanza delle Necessità. Non esisteva più il mondo. C’erano solo loro due. Lui e lei.
 

 

 

Note dell’autrice

Oookay, salve di nuovo a tutti. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto più del precedente (che non ha ricevuto nemmeno una piccola recensione! >.< Siete cattivi u.u)!
Che dire…lasciate un piccolo commento, anche solo per dire la vostra!
Aggiornerò presto, promesso ^^
Buona serata a tutti. :D
Kisses,

Yuls c:

  
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