Angolo dell’autrice
Scusatemi per l’errore di uplotaggio.
Lo so che quello che ho tirato al
povero Sasuke è un gran bel tiro mancino, ma quando
arriverà il momento voglio che la loro prima volta sia
qualcosa di ben diverso da una cosa fatta in fretta e furia guidata dagli
ormoni.
Come presto vedrete, appariranno
nel maxi Flash Back anche le vite precedenti di Naruto
e Hinata (il senso di nostalgia citato nel terzo
capitolo è proprio dovuto a questo).
Anche senza riassunto avrete già capito bene quel che è accaduto
nel capitolo precedente.
Il Glamour (lo citerò in questo capitolo) non è altri che una sorta di incantesimo che vampiri e fate sanno usare, un po’ per
irretire le vittime, un po’ per celare il proprio aspetto. Nella storia verrà usato dai protagonisti per rendere il proprio aspetto
più umano, dato che cronologicamente parlando, i dispositivi di controllo
dell’aura maligna (made in Sayuki)
non sono stati inventati.
Il Nigenkai,
il Makai e il Tenkai
sono rispettivamente il mondo degli umani, quello degli
dei e quello dei demoni. (Lord, KK e Topomouse: correggetemi se sbaglio)
X Shine no Kami: ho visto che hai
recensito l’altra mia storia. Tutto ti sarà chiaro quando
Itachi verrà (come dire) esorcizzato
X Topomouse:
Ma tu andresti in giro a dire che la tua apprendista è
un demone più potente del demone a nove code? Come credi che reagirebbero i
tuoi concittadini e le genti degli altri villaggi se Gaara
e Naruto sono stati evitati
come la peste solo per essere i Vasetti della marmellata di due ennecode?
Amore
a prima vista? Ma quando mai!!!
*** FLASH BACK ***
Eco di passi frenetici in un corridoio poco illuminato.
Una giovane donna vestita d’umili vesti accompagnata da altre due dai lineamenti in parte segnati dall’inarrestabile scorrere del tempo.
Tutti e tre corrono cercando di fare il minor rumore possibile.
Venir scoperti non è cosa che si possono permettere.
Corrono senza guardarsi indietro, finché giungono ad un portone di legno scuro decorato da numerosi fregi in stucco bianco.
- Abbiamo avvisato Ren. Ti aspetta nel Nigenkai, saprà lui come trovarti.
- Non credevo che sarei arrivata a tanto. Lasciare il Tenkai per evitare di sposare quel buffone del generale.
Sii ragionevole nipotina mia. In fondo hai troppi secoli alle tue spalle e fin troppi davanti e te per poterti legare ad un dio del genere. permettere
- Hai preso tutto?
- Sì zia.
- E nascondi quel Chakra. Vuoi forse che ti scoprano subito?
La donna si passo semplicemente le Mani su fronte, facendo scomparire un puntino verde, simbolo del suo rango divino.
- Mi mancherai tanto Sayaka. Ma ora sbrigati ad attraversare il portale.
Un ultimo abbraccio prima del distacco.
Chissà se sarebbe riuscita a rivedere i suoi parenti un’altra volta.
Alla fine oltrepassò la soglia e scomparve.
*** FINE FLASH
BACK***
*Cielo limpido.
Uccellini che svolazzano
di ramo in ramo cinguettando.
Lievi brezze
primaverili.
E io mi trovo qui in
questo rudere che teoricamente avrebbe dovuto essere
un tempio, sperduta nella terra di chissà dove, fuggiasca.
Tra l’altro come faccio
a trovare quella volpe spelacchiata di Ren?
E per fortuna che all’orizzonte si vede un
villaggio, magari lì sapranno dirmi qualcosa.
Spero solo che non sia
troppo lontano*
*Splendido,
semplicemente splendido.
Non solo il villaggio
non era poi tanto vicino (venti miglia, cosa volete che siano),
ma la sua gente mi guarda come se fossi una criminale.
I capelli non possono
essere, dato che dopo un rapido calcolo ho deciso che
averli argentati è un po’ troppo bizzarro per i canoni locali, quindi li ho
mascherati con il glamour e ora appaiono neri e più corti.
Forse gli occhi
neppure. Proprio non ho saputo resistere a farli diventare azzurro ghiaccio
come quello di Ren, ma da sotto il cappuccio mantello
chi vuoi che se ne accorga.
Che sia colpa del mantello nero?
Personalmente non lo vo voglio scoprire.
Tutto ciò che so è che
sono stanca, ho fame, ho sete e non ho il becco di un quattrino di valuta
locale.
Se potrebbe andare
peggio non lo voglio sapere.*
- Ha bisogno di qualcosa signorina?
*Ho detto
che non lo voglio sapere!!
Ma qualcuno mi vuole ascoltare sì o no?*
Stesso villaggio ma molto più il là, un uomo -apparentemente umano-,dopo una lunga nottata dedicata a particolari attività fisiche, se la svigna alla chetichella.
L’abitazione della donna conosciuta la sera prima alla locanda dorme ancora della grossa e lui non ha alcuna intenzione di svegliarla.
È stata la sua amante per una notte, quello e nient’altro.
Niente legami con gli umani.
Non per razzismo, ma per questioni pratiche.
Lui come Shikigami è destinato alla giovinezza eterna, le donne che finora hanno scaldato il suo letto no e non è ancora nata donna immortale in grado di fare breccia nel suo cuore.
Questo non vuol dire che non abbia mai avuto amici.
Alcuni secoli prima, quando era ancora giovane ed inesperto, ha avuto amici umani, ma dopo averli visti crescere, maturare e morire di vecchiaia dopo diversi decenni (se già non lo erano per altre cause).
Aveva sofferto per le perdite, ma aveva imparato la lezione.
Mai avere evitato legami affettivi con chiunque non fosse immortale o incredibilmente longevi, il che tagliava fuori tutti gli umani.
È triste, ma è così al mondo, ci sono cose che non si possono cambiare.
Che ci piaccia o meno.
- Lasciatemi andare vi ho detto.
*Dolce donzella in pericolo attorniata da loschi individui.
Un classico.*
L’orbo, il monco, l’armadio a tre ante e lo smilzo.
Un canone fin troppo ricorrente tra gli individui di malaffare.
O forse è stata istituita una legge per cui nelle bande di delinquenziali debba esserci per forza qualcuno dei soggetti sopraelencati.
Ad ogni modo dove c’è una banda di cattivi come da copione deve entrare in scena un baldo giovane, forte, aitante (da non dimenticare “figo da paura”) a salvare la povera fanciulla indifesa e impaurita(?).
- Non l’avete sentita?! Lasciatela andare subito.
L’armadio a tre ante si prostrò a terra dopo essersi beccato un calcio in zona critica.
Il monco venne steso da un gran bel pugno tra gli occhi.
L’orbo venne afferrato per braccio e lanciato a ‘mo di giavellotto contro l’armadio a tre ante che si stava rialzando.
Lo smilzo se la diede a gambe.
Il baldo eroe non era riuscito a muovere un dito e se ne stava immobile come uno stoccafisso.
Sayaka si stava risistemando il cappuccio del mantello che era calato durante il combattimento.
La sacca a tracolla con i suoi pochi averi giaceva a terra e teoricamente non avrebbe dovuto mancare nulla.
Quei buzzurri avevano cominciato ad infastidirla, così aveva accelerato il passo sperando di levarseli di torno, ma aveva finito col ritrovarsi in un vicolo.
Loro non l’avevano voluta lasciar andare.
Peggio per loro.
- Tutto a posto?
All’ingresso del vicolo c’era un uomo che apparentemente stava per intervenire per salvarla da quei ladruncoli da strapazzo.
Era incredibilmente bello.
Perché mentire?
Alto, né troppo mago, né troppo grasso, un fisicamente perfetto insomma; lunghi capelli bruni trattenuti in una treccia e misteriosi occhi corvini.
Abiti in tessuti costosi, stivali in pelle che coprono tutto il polpaccio, spada al fianco con elsa squisitamente elaborata.
Responso finale: abbiamo davanti uno splendido esemplare d’uomo, sui ventitre-venticinque anni, presumibilmente ricco. Il fisico è troppo ben curato perché sia un contadinotto che tra l’altro non potrebbe neppure permettersi una spada del genere.
- Uh! Sì, direi di sì.
- Meno male.
- Ma toglimi una curiosità, che ci fa qui tutta sola. Non è sicuro per una donna viaggiare senza nessun altro.
- *Credi forse che un dea contro dei mortali sia tanto indifesa? Ma fammi il piacere!* A dire il vero ero in viaggio con un parente. Ci siamo persi di vista durante l’attacco di un gruppo di briganti e ora lo sto cercando. Non conosco molto la zona, così ho raggiunto il primo villaggio che ho incontrato sulla mia strada e ho cominciato a chiedere informazioni in giro. Sfortunatamente nessuno sembra averlo visto.
Stava per aggiungere altro, ma il suo stomaco decise di prendere parte alla discussione.
L’uomo la trascinò in una locanda dove per galanteria cavalleresca si offrì di pagare la consumazione.
Mentre lei si godeva della zuppa di miso lui trangugiava quantità industriali di Saké.
- Ah, ma che sbadato, non mi sono presentato. Mi chiamo Kuryo. Posso avere l’onore di fare la vostra conoscenza signorina.
- Sa…*Aspetta un attimo!! Se mi stanno cercando e do il vero nome mi scopriranno subito*
- Beh… il gatto le ha mangiato la lingua… signorina?
- *Stà zitto buffone!! Argh!! Pensa ad un nome falso! Pensa ad un nome falso!* Sahara. Mi chiamo Sahara.
- Sahara. Un bel nome, sprecato su di te.
- P-Prego?
Sayaka sentì un lieve rossore sulle guance.
Quando lo osservò vide che ciondolava.
Era ubriaco. Non c’era altra spiegazione.
- Sei forte, agile, una donna del genere deve non può essere anche bella.
-*Questo è veramente
troppo.*
Si alzò e fece per andarsene quando Kuryo l’afferrò per un polso.
- Perché te ne vai? E perché non abbassi mai il cappuccio del mantello. Non dirmi che sei anche deforme?
Se dall’origine del mondo, si dice di non fare mai arrabbiare una donna, una ragione reale c’è.
Sayaka, era decisamente ferita nell’orgoglio.
Si liberò della presa con uno strattone e si tolse di dosso il mantello per dimostrare quanto lui si sbagliasse.
Se in quel momento lo Shikigami stava per dire qualcosa di offensivo, una parte di sé le ricacciò indietro a forza.
Seppur vestita di umili vesti, la donna che aveva davanti era di una bellezza divina.
Quei lunghi capelli neri che mal celavano lineamenti dolci e raffinati, accigliati in quell’espressione fiera ed orgogliosa, avrebbe potuto avere ai suoi piedi qualsiasi uomo desiderasse.
Vedendola così si rammaricava di non vederle addosso vesti di pregiata tessitura, perché era semplicemente sicuro che sotto il lino di quei calzoni e di quella maglia troppo larga per lei, si nascondeva un corpo che ogni artista avrebbe sognato di poter riprodurre.
Desiderava toccarla.
Era semplicemente troppo perfetta perché fosse vera.
Si fece guidare solo dall’istinto quando la afferrò per le spalle facendola girare.
Occhi chiari come purissima acqua di sorgente e labbra rosee all’apparenza così soffici.
Sayaka si rovinò con le sue stesse mani quando addolcì la sua espressione, implorando con gli occhi di lasciarlo andare.
Kuryo si rovinò con le sue stesse mani quando guidato dall’istinto ghermii le labbra della dea con le sue, perché un attimo dopo venne spedito direttamente nel mondo dei sogni da un magnifico gancio destro della dea.
Tutto ciò che ricordò in seguito fu il sapore salato della zuppa di miso mischiarsi con quello dolce del Saké.
Chi ha detto che il gentil sesso è debole, è un grandissimo fesso.