MY-SPACE
Non
immaginate quanto io possa sentirmi realizzata ora che ho finalmente postato
questo capitolo. È come respirare di nuovo dopo essere stati in apnea sotto
acqua. E ne sono felice.
Innanzitutto
devo scusarmi, ancora, per la mia assenza spropositata. È quasi un anno che non
aggiorno e mi sento veramente una cacchina se ci
penso. Ma finalmente è arrivato il gran giorno e dopo questo arriverà anche il
nuovo capitolo di LTP(Last Tango in Paris), ben più
in sospeso di Antartika. Non voglio farvi attendere
oltre quindi se avete domande o se semplicemente volete uccidermi per il mio
ritardo vi lascio, come sempre, il link della pagina di face book :Midori92 EFP.
Lascio, sempre lì, l’immagine che mi ha “ispirata” per questo capitolo. Lo metto
tra virgolette perché non è propriamente concorde alla storia, semplicemente
era meravigliosa. Detto questo spero di riuscire a postare un ulteriore
capitolo a breve, ma ora che ho finito gli esami universitari non vedo questo
grande problema. Non vorrei dare date precise di aggiornamento, ma se proprio
devo, tenetevi pronte per ogni martedì che è il giorno mio più libero da
impegni.
Bene! Ora,
dato che vi sarete praticamente dimenticate ciò che è accaduto fin’ora tengo a
precisare alcuni punti. Sam e Chris si odiano a morte. Inoltre Sam non è più
sotto la protezione della dea della Luna, come, tra l’altro, Yvès ed Eliane, ma è semplicemente
una mezzo demone come sua sorella Hermione. Nel
capitolo precedente vediamo Samantha trovare un libro raccapricciante e
perseguire le sue ricerche sul Supremo. Qui cosa combinerà? Tra feste
clandestine e insulti la nostra serpe preferita comincerà a scoprire misteri
arcani.
Ed è
ascoltando Lana Del Rey che vi lascio al capitolo e
vado a scrivere Last Tango. Vi mando un bacio grosso! Buona lettura.
Midori
CAPITOLO 4°
Nightmare and Diamonds
N |
el corso delle ultime due settimane non aveva trovato molto in
biblioteca, era solamente riuscita a capire che cos’erano il Leac Oighir e il
Tine, rispettivamente il Ghiaccio e il Fuoco.
Dovevano appartenere a due persone diverse come il sole e la luna, ma
simili d’età.
L’una doveva essere fredda, cinica e con il sangue ghiacciato. L’altra
doveva avere un ardore al suo interno, non da esplodere tanto facilmente ma
quando succedeva erano guai per tutti.
Sam stava tornando dalla torre di astronomia, dove aveva trovato alcuni
libri di gaelico antico, sotto il mantello che le aveva prestato quel
rincoglionito di Belby.
Ogni volta che la vedeva la fissava serio, senza più quel suo ghigno di
scherno.
“Ma le persone non possono essere normali qua ad Hogwarts?” si ritrovava
a pensare dopo un’estenuante nottata passata a scartabellare libri , mentre
Belby arrivava CASUALMENTE in
biblioteca a rompere i maroni.
E quello era uno di quei giorni in cui lei vedeva tutto nero.
Camminando per i corridoi di Hogwarts sotto al mantello si curava di non
sfiorare nemmeno con un lembo i passanti che le saettavano di fianco con
tremila tomi pesantissimi nelle mani.
La rabbia cresceva sempre di più nel cuore della giovane serpe che non
voleva di certo perdere tempo in mezzo ai corridoi. Sbuffò sonoramente e si
defilò in una stanza attenta a non farsi vedere.
Si richiuse la porta alle spalle sospirando e scrollando la testa per la
stanchezza, si stropicciò gli occhi arrossati e si voltò per trovarsi un banco
abbastanza luminoso su cui studiare. Ma appena giratasi una schiena che lei ben
conosceva, ampia e rivestita d seta nera, le bloccò la strada come un muro.
Per sicurezza Sam girò intorno alla figura e quando finalmente ne scorse
i lineamenti eleganti in cui erano incastonati due diamanti di cristallo,
scoppiò a ridere togliendosi il mantello dell’invisibilità con una mano.
- ahah! Per Merlino Draco!! Cosa diavolo ci fai qui? Mancanza della
scuola?-
Il biondo ex serpeverde la guardò un attimo stralunato per poi dire
qualcosa in serpentese alla persona che evidentemente era alle spalle di Sam.
La ragazza impietrita si voltò lentamente incontrando uno sguardo
infuocato molto simile al suo.
Hermione Granger la stava squadrando in cagnesco pronta a saltarle alla
gola da un momento all’altro. Draco trattenne a stento una ghignata secolare
cominciando a camminare verso la cattedra in fondo all’aula dove sedeva un uomo
dai capelli unticci e neri.
Gli occhi di Sam diventarono due palle da biliardo quando vide persino
la McGranitt in braccio al suddetto prof serpentesco..alias Piton!
- cosa…?!?- la sua bocca sillabò il tutto senza emettere alcun suono.
Il tomo massiccio che teneva in mano cadde a terra con un tonfo sordo
insieme al mantello dell’invisibilità.
- Ti devi cacciare sempre nei guai tu? Eh? Pestifera di una sorella?-
questa era la riccia ex Gryffindor che prendeva per il collo la sorella minore.
- Ti giuro che adesso è tutta colpa vostra…io non centro un cazz..ehm
cacchio secco qua…cercavo un posto tranquillo dove studiare…- si accucciò in
fretta e nascose il titolo del libro alla meno peggio.
Ma ahimè la facoltà di lettura
velocissima di Hermione le fece venire qualche dubbio sulla certezza che quel
libro fosse scolastico. In fondo da qualche parte le somigliava parecchio.
- Dà qua..- tese la mano verso la serpe.
- Affaracci miei…- rispose inviperita Sam.
- Se è di scuola che stiamo parlando, stai tranquilla che sono pure
affari miei…- aggrottò le sopracciglia seccata.
- Ma figurati se ti deve interessare…sciò pussa via!- fece un gesto
altezzoso con la mano come per scacciare una mosca fastidiosa.
- Brutta serpe!! Adesso me la paghi!- Hermione cominciò a rincorrerla
per tutta l’aula finchè la voce tonante di Piton li bloccò tutti.
- BASTA!-
Sam si fermò di botto, obbedendo a quel che credeva fosse il suo ormai
ex Capo Casa andato in pensione, facendosi venire addosso Hermione che venne
presa al volo dal suo adorato marito.
- Si mi dica prof…- docile come un agnellino si accorse solo in quel
momento che Piton portava la fede.
- Mi dica si è sposato?- chiese prima di lasciar parlare un Piton tutto
nuovo e sorridente.
- Si…-
- E chi è la fortunata?- Sorrise sorniona ma appena vide la mano della
McGranitt alzarsi al rallenty come nei
film si sentì mancare. Solo quando vide la luce del sole brillare contro la
fede nuova di zecca provò un senso di vomito allucinante.
Spalancò la bocca a mò di portone e rimase, per la prima volta in vita
sua, basita.
- Chiudi la bocca stella…l’amore è cieco.-
Draco le serrò la mascella con una mano e andò a cingere la vita di
Hermione baciandole il collo e lanciandole un’occhiata veramente poco casta.
“Bene taglia la corda”
La sua mente serpentesca non si curava minimamente del perché tutti si
fossero riuniti in quell’aula, ma quello non era il momento opportuno per fare
domande del genere. Una sospensione per uso vietato della magia non era quello
che voleva Sam.
Ma solo quando vide che anche Minerva e Severus si stavano
sbaciucchiando perse le staffe e i nervi tutti insieme.
Si voltò di spalle rabbrividendo fino alla punta dell’ultimo capello
riccio e si diresse verso la porta dicendo sbrigativa come sempre.
- Scusate devo andare a vomitare…-
E gli altri la lasciarono andare, troppo intenti ad amoreggiare per
punire una ragazza che tramava cose aracane e stanava misteri ignoti alle loro
spalle.
Si chiuse la porta alle spalle sospirando sonoramente e chiudendo gli
occhi.
Ragionandoci sopra che diavolo ci facevano due ex professori, suo
cognato e sua sorella in una stessa stanza? Orgia di gruppo? Nah! Decise di non
pensarci per il resto della giornata.
“Domani è un altro giorno..”
Ma poi si ricordò del libro infagottato nel mantello dell’invisibilità e
con fare furtivo si nascose in un antro semibuio, appiattendosi contro il muro.
Sogghignò compiaciuta quando sfiorò con l’indice la copertina in pelle di drago
nera, dove spuntava una scritta argentea scritta in caratteri gotici molto
eleganti.
Uchtarach
Diceva il titolo. Al sol pensiero di tutti i segreti che poteva
contenere quel tomo le faceva venire la pelle d’oca. Chiuse gli occhi e trasse
un profondo sospiro, poi aprì il libro…
Luce,
luce e
nebbia,
non
nebbia, materia eterea, quasi non fosse vero quel paesaggio così lucente e
sinistro.
Un
castello in lontananza sfocato, l’aere macchiato di chiazze rosse come sangue
rappreso…
E neve…
Tanta
neve
Troppa…
Poi una
scritta…vergata nell’aria in rosso porpora…scritta con il sangue…
“FAIGH NA TIN”
e in fine
buio…nero che si taglia con un coltello…
l’oblio.
L’aria ricominciò a fluire nei polmoni di Sam facendola tornare “viva”,
facendola tossire e avvampare di colpo.
“Faigh na Tin”
Cosa diavolo centrava quella frase ora? Altre complicazioni no?
La rabbia divampò nel petto della ragazza che cominciò a prendere a
pugni il muro, facendosi male alle nocche delle mani. La testa le girava ancora
dopo quello stato di trance paranormale… non capiva che pesci pigliare.
Erano settimane che cercava informazioni, il che si vedeva dalle
profonde occhiaie che le solcavano gli occhi ambrati. La frustrazione si
impossessò del suo corpo rendendole le membra inerti, incapaci di muoversi di
fronte alla desolazione.
Si rannicchiò a riccio mettendo la testa tra le gambe, come fanno gli
ubriachi quando hanno quel senso di vomito orribile. Il libro aperto di fianco
a lei completamente bianco e con un nuovo elemento che mancava prima della
visione: una parte dorata concava.
Dopo essersi ripresa, Sam chiuse il libro accorgendosi del nuovo
elemento compositivo e subito capì il senso della frase in gaelico.
“Faigh na Tin significa trova il fuoco…quindi il fuoco non è il fuoco in
sé come elemento ma….”
Si alzò di scatto urlando per la gioia per poi partire in una corsa
sfrenata verso Serpeverde.
La giornata non era sicuramente dalla sua parte.
Correndo per le scale inciampò in un’armatura finendo quasi di sotto e
salvandosi con un vingardium leviosa da maestra! Arrivata in sala grande salutò
in fretta Yvès e Eliane scivolando sul marmo antico del pavimento e frenando
bruscamente solo quando lesse un foglio, o meglio un cartellone, che ingombrava
il muro d’entrata. Era quasi iridescente da tanto la magia era precaria e estremamente illegale.
- Se questa l’ha fatta un grifone non me ne meraviglio!- esclamò alzando
un sopracciglio e stringendo il libro al petto.
- Direi che chi lo ha fatto non si rendeva conto dell’esperienza
didattica…- una mano le si appoggiò sulla spalla facendola sussultare.
Sam si voltò appena e ghignò scostandosi dallo sconosciuto e
osservandolo bene.
Era un uomo sicuramente sui quaranta. Moro, alto e ben proporzionato,
praticamente perfetto. Ma aveva quella strana luce negli occhi, che spingeva
chiunque gli passasse di fianco a stargli alla larga. Una luce strana, sinistra
e spregevole.
La riccia serpe ghignò divertita.
- Mi dica…lei non sarà forse un prof?- alzò entrambe le sopracciglia
facendo un passo in avanti e incastonando gli occhi ambrati in quelli di
petrolio dell’uomo.
- Non ancora…per adesso…- si guardò in torno un secondo, poi si congedò
con un cenno del capo e quell’aria sinistra che si trascinava dietro ad ogni
suo passo.
“ Che tipo strano…”Il ghigno di Sam si allargò e, dopo aver dato un
ultima occhiata al cartello su cui veniva annunciata la festa clandestina a
Grifondoro, si diresse ai sotterranei.
Brrrrrrrrrr
Una vibrazione insolita proveniente dalla tasca della divisa le fece
prendere un colpo. Solo quando si accorse che era il MagiCoso inventato da
Silente per i maghi , per mettersi in contatto tra di loro nel mondo magico.
Non bastava il cellulare nel mondo dei babbani no??? Bisognava per forza
costruirne uno anche ad Hogwarts!
Sbuffando si decise ad estrarre il MagiPhone dalla gonna a piegoline
verde e argento.
Subito il volto di Yvès inondò di luce le scalinate tetre dei
sotterranei, accecando Sam e facendola bestemmiare in otto lingue
contemporaneamente.
Piano la figurina eterea e quattro volte più piccola del normale fece
pressione sulle braccia per uscire dallo schermo, facendolo barcollare un po’.
Sbuffando il mini-serpeverde incrociò le braccia al petto.
- Si può sapere perché sparisci dai sotterranei così spesso? Guarda che
potrei pensare che tu abbia una tresca con qualche grifone!- esclamò con un
ghigno malizioso.
La riccia lo mandò a quel paese con un gesto della mano.
- Senti essere inutile al mondo perché non vai a farti un giro e mi
lasci stare? E comunque nessuna tresca tranquillo…- pose lo sguardo lontano, in
un punto buio. Se solo il suo amico avesse saputo in quali casini si era
cacciata. E poi tutte quelle visioni…
- Sam…? Cos’è quel libro?- Le braccine del ragazzo caddero lungo i
fianchi mentre l’ologramma camminava fino a bordo cellulare per vedere di che
si trattasse il centro della sua attenzione.
Samantha fece lo gnorri bluffando come una vera attrice.
- Ah, nulla una ricerca…-
- ….Sul supremo vedo…- la guardò con un attimo di preoccupazione negli
occhi.
Per un millesimo di secondo Samantha si ritrovò impreparata, sbattè gli
occhi velocemente per poi arrendersi al suo amico e raccontargli ogni
cosa…anche della visione di poco prima.
Le parole fluirono dalle sue labbra come un fiume in piena corsa verso
la valle.
- Ehi, ehi frena! So bene cos’è l’Uchtarach Sam!
Era la fiaba preferita di quando ero bambino!-Sam, presa di nuovo alla
sprovvista si zittì cominciando a ghignare come un’ossessa.
- Sai, ho sempre amato le stranezze e questa…beh questa è una stranezza
con i fiocchi e controfiocchi…non mi sarei mai aspettato che esistesse
veramente il Supremo…- disse più a sé stesso che a Sam.
- Senti vieni giù che mi racconti meglio dell’incubo…- le propose.
- Visione Yvès…visio…- ma quello aveva già riattaccato facendo tornare
buio pesto sulle scale.
Il ringhio di Sam arrivò fino alla fine di quelle scale, fin dentro al
dormitorio maschile di serpeverde, dove un giovane mago dalle origini francesi
se la ghignava alla grande.
Un fremito sul suo petto la fece sobbalzare sul dorso dell’orso polare,
poi una fitta allo sterno la fece piegare in due gemendo appena.
Un bruciore nuovo, più potente di tutti quelli inflittile fino a quel
momento, un dolore legato al suo medaglione, un dolore legato al Leach Oighir.
A fatica estrasse la mezza sfera nascosta sotto la leggera armatura di
cuoio. Le pagliuzze si agitavano più del
dovuto, il loro caratteristico colore argenteo mutava a intermittenza tra l’oro
e il rosso.
-Bene…Tin…sono vicina…- con voce affannosa e arrochita dal freddo disse
quelle semplici parole che avrebbero segnato la sua vita.
Forse il futuro possessore del Tin l’avrebbe aiutata a renderla libera
da quegli incubi che la costringevano a stare sveglia per la maggior parte
delle notti. Negli ultimi tempi il medaglione le ustionava la carne anche
attraverso gli abiti,ma lei non poteva toglierselo.
La lucentezza delle tenebre non era tenuta a mostrare il proprio dolore.
Alzò lo sguardo osservando il lupo artico fermo a pochi metri di distanza.
Un sorriso le apparve sul volto segnato dalla stanchezza, illuminandole
gli occhi grigi.
-grazie…- sussurrò, ma il lupo emise un latrato prolungato, come se
volesse rassicurarla. E fu grazie a quella dolce ninna nanna che cadde in un
sonno che da tanto non si permetteva, cadde nelle tenebre, da dove era venuta e
da dove presto sarebbe rinata.
Luci rosse e oro inondavano la sala comune dei grifoni mentre mezza
scuola e tutti i giocatori di Quiddich ballavano scatenandosi come dei pazzi
sulla pista.
Il pavimento era appiccicaticcio di cocktail e superalcolici, bottiglie
rotte per terra…
…Sam che predicava male contro i pezzi di vetro conficcati nella sua
zeppa.
-ma dico! Non è possibile! È passata solo un’ora e guarda che casino!-
urlò nelle orecchie di Yvès, che annuì impercettibilmente, già andato di vodka.
La sua mente divagava tra gli orsi polari e i pinguini delle Vigorsol
che producevano ghiaccio dal sedere.
Scoppiò a ridere facendo preoccupare seriamente Eliane che se lo stava
spupazzando per bene. Le sue gambe poggiavano nude su quelle del ragazzo,
mentre era serenamente sdraiata sul divanetto rosso sangue. Bevve un sorso del
suo Martini guardando Samantha con occhio leggermente allucinato.
-Ah, non dirmi niente ti prego!- urlò la riccia sovrastando i bassi
delle casse da 5000 watt.
La bionda si alzò dalla sua posizione da dea per avvicinarsi all’amica.
-Dai balliamo un po’! facciamo un po’ di casino!-
Sam ghignò divertita e subito
dopo trascinò l’amica al centro della pista gremita di gente…pervertiti
compresi!
Sulle note di una canzone babbana comparvero cubi ovunque sul pavimento,
allontanando Eliane dall’amica. La danza sfrenata cominciava solamente adesso!
Ragazzi ubriachi si aggiravano intorno alle povere ragazze come avvoltoi
che perdono il senso di orientamento. Ma Sam era una viscida serpentella.
Un rosso Hufflepuff le si avvicinò
aggrappandosi ai suoi fianchi e incollandosela addosso. Per un po’ di tempo la
riccia ballò con lui, poi, quando la stava per baciare lo allontanò
bruscamente.
-Mi dispiace cocco…- e con un ghignò made in Malfoy fuggì dall’uomo
piovra.
La sete cominciava a farsi sentire e l’anidride carbonica lì dentro era
alle stelle, così decise di uscire in balcone. Un altro trucco escogitato da
quei rincoglioniti dei grifoni.
Scelse come prima tappa il piano bar dove si prese il suo cocktail
preferito:japanese ice tea! Poi si uscì dal groviglio di gente arrivando alla
terrazza.
La luna era alta nel cielo, bellissima come al suo solito. Da quando le
erano stati tolti gli obblighi di servire la dea Luna era una mezzo demone
libera di fare quello che voleva.
Tuttavia le mancava un po’ quella figura eterea che era stata come una
guida per lei, Yvès e Eliane.
Il panorama era spettacolare. La luna rifletteva la propria luce sui
cristalli di neve che ricoprivano come una spolverata di zucchero a velo l’erba
verde e gli spiazzi di terriccio fresco.
In fondo anche nella valle dei Draghi cadeva la nave, se no che
Antartide sarebbe stata?
La musica rombava alle spalle di Sam, rimbalzando sui vetri per arrivare
alle orecchie della serpe ovattata. Le cime degli abeti sembravano piccolissime
da quell’altezza. Il castello era assurdamente alto…”devo ammettere che il
vecchio ci ha dato ben dentro questa volta eh?” pensò ghignando e sorseggiano
dalla cannuccia il prelibato cocktail.
Silente aveva voluto fare le cose in grande! Mancava solamente la
jacuzzi in camera da letto e tutto sarebbe diventato uno splendore. Persino il
vecchio sotterraneo era mutato in meglio. Era sempre quel luogo un po’ tetro
dove prevalevano il nero e l’argento, ma la modernità era arrivata anche ad
Hogwarts finalmente! Un grandissimo plasma magico ingombrava mezza parete solo
quando lo si chiamava. Per l’appunto era una nuova specie animale creata da
alcuni medimaghi del san Mungo, da qualche parte ci doveva essere lo zampino di
sorellona Hermione.
“Già, Hermione…chissà cosa ci faceva con Draco e Piton e….oddio la
Scorfana rugosa!?” rabbrividì al ricordo del pomeriggio.
Si sporse sulla ringhiera respirando a fondo e sentendo il freddo pungente del marmo
penetrarle nelle ossa. Poi un bruciore allo sterno la fece gemere.
-ma che cazz…!!- sbarrò gli occhi appannati dal dolore. Si premette una
mano sul petto slacciando i bottoni della camicetta bianca per sentire la pelle
sottostante.
Era bollente.
Cosa diavolo le stava succedendo? Cos’erano tutte quelle visioni, tutti
quegli incubi che non la lasciavano respirare? Non riusciva a capacitarsi di
come le potessero succedere quelle cose.
Attese che il dolore lancinante passasse, ma questo non accennò a
diminuire pulsando rabbioso nel suo petto.
-Merda…- sembrava di avere fuoco
vivo nella gabbia toracica, che bruciava ogni alveolo polmonare, ogni fibra dei
suoi polmoni, ogni briciola di ossigeno.
Si aggrappò con le mani alla ringhiera di marmo talmente forte da far
sbiancare le nocche sporgendosi in avanti con il busto.
-Granger…-
No non
lui…non adesso…NO!
Una voce che conosceva in ogni minima sfumatura le penetrò le orecchie,
perforandole i timpani. I suoi sensi si erano come ampliati, ogni fibra del suo
corpo era in grado di percepire le sensazioni come se fossero sue. Un profumo
di mentolo mescolato a fumo le entrò così prepotentemente nelle narici da farle
rovesciare gli occhi all’indietro e farle venire un capogiro allucinante.
-Vattene!- sussurrò roca, certa che non l’avrebbe potuta udire da quella
distanza. Ma Sam sentiva la propria voce ampliata di cento volte. Strizzò gli
occhi cercando di allontanare il mal di testa improvviso.
- Oh, ma siamo di pessimo umore vedo!-
Il ruggito della bruna fu un miscuglio di rabbia e dolore. Ma il biondo
grifone non era in grado di percepirlo, data la sua spiccata indole deficiente.
Proprio
adesso deve rompere questo?
La mente di Sam stava elaborando lentamente un modo per uccidere
all’istante quell’essere indegno di vivere, ma con tutti quei dolori lancinanti
sembrava proprio un’impresa ardua!
-Ti ho detto di levarti dalle palle…- digrignò voltandosi verso di lui e
aprendo gli occhi.
Mossa sbagliata. Un’esplosione di colori le entrò nella visuale e
solamente dopo un po’ di tempo riuscì a distinguere chiaramente colori e forme,
forse in modo migliore rispetto al normale.
-Merda, Granger! Ma che hai fatto agli occhi!? Non siamo ancora al
Halloween!- adesso la sue espressione stava mutando. Da beffarda si era fatta
dubbiosa e preoccupata.
Sam poteva sentire il sapore della preoccupazione, poteva assaggiare le
sensazioni di Belby e allo stesso tempo le respingeva, come se il suo corpo non
accettasse quella cosa estranea.
Dall’espressione del ragazzo non doveva avere una gran bella cera.
Sicuramente era sbiancata di brutto.
-Che cazzo te ne frega eh?- si voltò e guardò lontano ma…quello che vide
la spaventò non poco.
Il lupo, lo stesso lupo che aveva visto dopo che il drago dagli occhi
rossi l’aveva fissata. Dopo che era riuscita ad andare oltre ai soliti dieci
decimi.
Ma questa volta era diverso.
Poteva sentirne il battito cardiaco e il fiato stanco e affaticato.
Assottigliò lo sguardo e notò più lontano un orso bianco con in groppa una
sagoma scura.
-Serpe..sicura di star bene?-
la mano di Chris si posò su un suo braccio per farla voltare. La rabbia
nel corpo di Sam si infiammò di botto, lasciando senza parole il ragazzo.
-TI HO DETTO DI FARTI I CAZZI TUOI!-
Una vampata di vento caldissimo arrivò fino al viso del ragazzo, alto
molto più di lei.
-No…- fu la risposta del biondo che si era ripreso in fretta.
Piano allungò la mano verso il viso della ragazza che tentò di fermarlo,
invano, anche la sua forza di volontà era contro la sua mente sadica e
masochista.
Appena Chris appoggio il dito indice sulla guancia di lei sentì un
dolore lancinante al suddetto. Si era ustionato la pelle.
-E che cazz…!?!?-
Samantha si toccò le guance trovandole perfettamente normali, ma c’era
un inconveniente.
Ora le sue dita erano sporche di sangue nero come la pece e scintillante
come un diamante.