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Autore: Rouge_san    12/06/2012    2 recensioni
Maka Albran, diciotto anni. La sua vita cambierà alla sua prima volta a letto con Soul. Lui l'abbandonerà a se stessa in un terribile momento. Da sola la nostra protagonista si ritroverà a contare solo su Kid. Un nuovo nemico si nasconde nell'ombra.La Shibusen sarà a rischio. Soul ormai diventato falce della morte tenterà di proteggere la persona che ama. Tuttavia otto anni di assenza sono molti e quando il nostro eroe ritroverà la sua Maka dovrà fare i conti con qualcosa più grande di lui...Due gemelli indemoniati.
Dal capitolo uno...
L’unico ricordo che avevo di lui, è in loro.
In loro, già. Il mio più prezioso tesoro…I miei due splendidi figli.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Black*Star/Tsubaki, Soul/Maka
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'After you, the show must go on'
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Now I've heard there was a secret chord
That David played, and it pleased the Lord
But you don't really care for music, do you?
It goes like this
The fourth, the fifth
The minor fall, the major lift
The baffled king composing Hallelujah
Hallelujah
Hallelujah
Hallelujah
Hallelujah (Leonard Cohen, Hallelujah)

 -Maka -Soul -Marie -Kami -Spirit


Capitolo 2

 
Il matrimonio di Marie arrivò in fretta.
Erano le otto del mattino, sia io che Soul eravamo pronti ad uscire,ma qualcuno citofonò.
 Era mia madre.
Quando arrivò al nostro piano spalancò la porta e non appena mi vide mi saltò al collo esaltata.
«Oh, tesoro! Mi sei mancata tantissimo! Sei cresciuta, moltissimo dall’ultima volta che ci siamo viste!»
  «Già! E comunque mi sei mancata moltissimo anche tu!»
Dietro mia madre, tutto in ghingheri, c’era mio padre. Era ben sistemato, semplice smoking nero e cravatta.
  Mia madre invece non era semplice per niente, aveva un abito beige lungo fino alle ginocchia, senza maniche.  Dal busto in su  la stoffa del vestito si radunava sulla spalla sinistra in un’enorme fiocco. Il cappello, beige anch’esso, era abnorme. Tuttavia era l’unica cosa abbastanza normale in quel completo, a parte la grandezza, era un normalissimo cappello. Eh, si! La mia  cara mamma amava i vestiti sofisticati,ma non  con tanti fronzoli. Diciamo che apprezzava le cose semplici dal profilo complesso. Poi, anche se fossero stati stracci a lei starebbero stati bene lo stesso.
 La mamma era una bellissima donna, alta, bionda, con un grosso paio di occhi verdi. I capelli le arrivavano fino alla fine della schiena, erano mossi e biondo cenere, I suoi occhi erano di un verde smeraldo brillantissimo e si lei  aveva proprio un corpo sinuoso. I seni non erano  enormi, ma nemmeno minuscoli. Il suo fisico era ben allenato e molto magro.
 In poche parole, la mamma è la mamma!
«Signor Albran, lei è stato ufficialmente nominato alla carica di “scemo del villaggio”!»
  «Ehi! Abbassa la cresta giovanotto! E poi perché dovrei essere lo scemo del villaggio, scusa!?»
«Semplice per essersi fatto scappare un a donna così bella e una figlia altrettanto meravigliosa!»
Mia madre rise per l’affermazione di Soul, facendoselo subito amico; mentre io ero imbambolata per le sue affermazioni, che mi facevano un piacere immenso. Mentre la mia arma e mia madre se la raccontavano, mio padre continuava a fissare la mamma; come se fosse la prima volta che la vedeva, come se avesse potuto avere la possibilità di ricominciare daccapo la loro relazione. Ma la loro storia era morta e sepolta?
«Ah,Maka! Ho dimenticato di dirti una cosa importante!»
  «Kami, io non so se…»
«Dimmi,mamma»
«Vedi mia cara, io andrò a vivere a casa di tuo padre per un po’, finché non avrò trovato un appartamento qui in città!»
 «Rimarrai qui?!»
«Già! Non sei contenta? Tu ti sei appena diplomata, così  se non altro potrai venire a vivere con me e…»
  «Vediamo mamma, per ora vorrei rimanere qui…con Soul»
Mia mamma si voltò stupita verso il ragazzo, che a sua volta guardava me con tanto affetto. Mia madre fece un cenno con la testa, mentre guardava me e Soul ad intervalli regolari. Una madre percepisce sempre quando  c’è di mezzo un ragazzo, o quando ti senti sconsolata. La mamma c’è sempre per me.
 I padri, invece, non capiscono un cavolo di noi ragazze e hanno la finezza di un elefante, quando ci sono di mezzo dei fatti delicati!
Stavamo andando tutti verso la chiesa, davanti a me c’erano i miei genitori e per caso ho ascoltato la loro discussione.
« Spirit, non dovresti guardarmi così»
 «Così, come?»
«Come se fossi stata io ad averti rifiutato»
«Non è vero che ti guardo così!»
  «Neanche fossi ceca Spirit! La nostra storia è morta e sepolta ormai! Non dobbiamo dare false illusioni a nostra figlia!»
«Io non le do false illusioni, chiaro? Io…Io, voglio davvero ricominciare!»
   «lo sai che non si può!»
«Lo stai dicendo perché lo vuoi o perché è un  dovere, Kami?»
  «I-I-Io, bè e-ecco…»
«Ti conosco troppo bene. Con me non sei mai stata in grado di fingere, vedevo e amavo quando ti mettevo in situazioni imbarazzanti, perché potevo vedere il tuo lato più fragile, potevo vedere e accertarmi che tu fossi sempre mia attraverso il rossore delle tue guance»
Non avevo mai visto mia madre in una situazione così. Era rossa, non sapeva come ribattere, ed era impacciata.
 Mi somigliava.  Io sono nelle sue condizioni ogni volta che Soul mi mette in imbarazzo.
 Ero entrata nella sagrestia, e Marie era lì. Era nervosa, come tutti nel giorno del loro matrimonio, credo.
Marie era bellissima, l’abito era azzurro con delle bellissime sfumature blu scuro infondo al vestito, ai fianchi aveva una fascia blu che le faceva da cintura. Il velo era di un azzurro appena accennato, anche se in fondo c’erano delle sfumature bluastre. I suoi capelli biondi erano raccolti in un una pettinatura complessa, i capelli erano arricciati a boccolo e ne cadevano alcune ciocche da sotto un  mungo elaboratissimo. Il suo bouquet  era la cosa che più la rispecchiava, un mazzo di girasoli. Quei fiori rappresentano la su allegria e la sua determinazione. Marie era una donna meravigliosa, Stein era un uomo fortunato.
 «Marie, sono qui!»
«Ah, Maka, appena in tempo! Sono nervosissima! Non so che fare, io, io »
«Calma Marie, fai un respiro profondo, okay?»
 Dopo essersi calmata,Marie mi guardava orgogliosa.
«Sapevo che saresti riuscita a farmi calmare, per questo ti ho scelta come damigella. Tu sei in grado di calmarmi senza mettermi in imbarazzo»
 Dalla chiesa incominciava a sentirsi il suono di un pianoforte. Presi il velo di Mari agli estremi e comiciai a camminare verso l’altare. Lanciai  un’occhiata al piano. A suonare era Soul. Suonava una canzone bellissima, l’Hallelujah  di Leonard Cohen. Era una musica  dolcissima e piena di significati, perfetta per quell’occasione. Davanti all’altare c’era Stein, con uno sguardo felice e innamorato. Erano una bella coppia insieme, quei due!
Abbandonai Marie non appena prese il braccio del dottore, mentre io mi ero diretta verso il mio amatissimo pianista.
«Fammi un po’ di spazio»
 «Dai, siediti qui, ma stai in silenzio finchè non finisco di suonare» Non potevo farlo distrarre per cui ero rimasta zitta ad ascoltarlo, però aveva finito poco dopo.
« Ho sentito che il prete è sbrigativo, forse  saremo ancora svegli prima del ricevimento»
 «Meno male!»
Fortunatamente Soul, aveva ragione. La messa non era durata tanto, meglio.
 Per il ricevimento Marie aveva fatto le cose in grande. Era un luogo di campagna, molto bello, ma che si poteva raggiungere solo con un’auto o con una moto.
 Anche il ricevimento era stato molto sbrigativo: un normalissimo pranzo.
Anche la notizia del bambino uscì fuori, tutti erano contenti, ovviamente tranne mio padre che iniziò a litigare con Stein per una mezz’ora buona. Nel contempo Marie stava per lanciare il bouquet. Era molto bello, ma io per non farmi ammazzare dalla folla di donne urlanti avevo preferito starmene in disparte.
«Che fai qui? Vai a prendere il bouquet! »
  «Ma no, infondo va bene così. Non voglio rompermi nulla»
«Dai, Maka io voglio vederti afferrare quel bouquet»
  «Per poi farne cosa scusa?»
«Mi sembra ovvio, per vederti mentre me lo porti e mi dici “ ti amo”»
Ero rossa, dalla punta delle ballerine sino alla punta dei capelli.
«O-Ovvio che non lo farò mai!»
  «E perché scusa?  Siamo fidanzati, non c’è nulla di cui vergognarsi»
«Lo so, ma c’è papà ed lui l’unico a non saperlo e se tu continui ad amoreggiare con me come se nulla fosse, forse lui la smetterebbe di osservarmi in modo così  opprimente!»
 Soul si voltò e vide un’aura nera che partiva da mio padre fino ad arrivare a noi, sinché mia madre non l’afferrò per il colletto dicendogli di lasciarci in pace.
 «Senti Maka, perché  non lo prendiamo insieme? Io lo afferro poi te lo porgo ci stai?»
«Eh? Lo faresti, per me?»
  «Per te questo e altro»
Allora ci dirigemmo verso Marie, che stava giusto per lanciare.
  Lo tirò.  Con tutto il mio stupore cadde nelle mie mani, nonostante Soul avesse cercato di prenderlo per me.
Mi girai verso di lui, rossa in volto, ma non mi volevo pentire per quello che stavo per dire.
«S-Soul, i-io  ti amo!» non volevo guardare, ma aprii gli occhi lo stesso.
Soul era di fronte a me con un sorriso raggiante, era felice si vedeva. Prese fra le mani il bouquet, mi porto nel posto dove avevamo parcheggiato la moto e mi baciò appassionatamente per qualche istante.
«Torniamo a casa, non abbiamo più nulla da fare qui»
 «Va bene»
Andammo nella sala dei ricevimenti, e con la scusa che io non mi sentivo molto bene  ce ne tornammo nel nostro piccolo appartamento.
   Misi il bouquet in un vaso proprio sul tavolo. Senti le braccia di Soul stringermi in un caloroso abbraccio.
«Ho sonno»
  «Allora vai a dormire»
«Non voglio andarci da solo»
   «Perché mi fai eseguire cose, che io non voglio fare?»
«Boh, chissà»
   «Tanto sono esausta anche io»
Mi prese imbraccio, come se fossi una cosa delicata, mi mise sul mio letto e cademmo entrambi in un sonno profondo.
  Era arrivato l’inverno, e con esso anche le responsabilità.
Soul continuava il suo apprendistato da Death Schyt, io avevo trovato un giornale, dove potevo curare una rubrica sugli arredi.
 Mi interessava il design. Era davvero appassionante  commentare  il design futuristico,ma questa è un’ altra storia.
Insomma, le cose giravano per il verso giusto.
 Un giorno Marie, tutta allarmata, mi telefonò per avvisarmi della nascita della bambino. No, scusate, bambina.
Eh si, quando io e Soul arrivammo all’ospedale, scoprimmo che in realtà era una femminuccia.
  Stein era al settimo cielo, tanto felice, che lui stesso aveva scelto il nome della bambina. Alexis.
Le aveva dato quel nome in onore di sua madre. La pargoletta, era minuscola, ma del tutto uguale a Stein.
  Dalla testina sbucavano dei piccoli ciuffi grigi, e Marie mi aveva detto, che quando era nata voleva prendere il bisturi del dottore. La piccola Alexis l’orgoglio del caro professor Stein.
Nemmeno due settimane dopo ci fu il suo battesimo. Non potevo crederci, stavo per diventare madrina.
 Fortunatamente Stein non era il tipo da cerimonia e aveva cercato ( di nuovo) un prete sbrigativo. Nessun ricevimento, solo la cerimonia, molto corta alla sera. L’emozione che mi aveva dato tenere quella bimba fra le mie braccia era un’emozione che anch’io un giorno, avrei voluto provare.
   Era vero che Alexis assomigliava al padre, quando apriva i sui occhioni erano dello stesso colore di quelli del padre.
 Anche il carattere era uguale, chissà gli sviluppi confermeranno quello che sta succedendo. Infondo, tutti cambiamo, prima o poi.
  Quella sera fu l’inizio di tutto. L’inizio del mio dolore, della mia tristezza, della mia consolazione, ma soprattutto l’inizio di una nuova vita.
Tornati a casa quella sera, entrambi avevamo voglia di azzardare.  
 «Voglio farti mia, ed unicamente mia» quelle parole sono state  dette con troppa leggerezza, da due diciottenni che non volevano altro, se non rimanere insieme.  Una frase, detta da due ragazzini, che volevano solo amarsi.
Sta di fatto, che a quelle parole io mi ero lasciata andare.
Quella notte le stelle splendevano e la luna non sembrava così minacciosa, per me era tutto nuovo. Seguivo solo il mio cuore.
Finalmente sentivo il mondo girare, sentivo che tutto intorno a me cambiava.  Così doveva essere, tutto doveva cambiare.
   La notte passò e al mio risveglio io ero da sola, di lui non ebbi più notizie 

  
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