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Twist and shout
"Turn
your magic on, to me she'd say
Everything you want's a dream away
Under this pressure, under this weight
We are diamonds taking shape"
[Adventure Of A Lifetime – Coldplay]
15 Marzo, 16:15, Villa Stark
Tony
sorseggiava assorto un bicchiere di clorofilla, dondolandosi
pericolosamente sulla sedia. Dopo essere quasi schiantato a terra e
aver ripreso l'equilibrio per un soffio, decise che forse era meglio
concentrarsi sul lavoro e non su modi fantasiosi per attentare alla sua
salute già precaria. Non che dare una testata da qualche
parte fosse una
punizione immeritata. Che pensiero masochista, ora che ci
rifletteva...
Guardò lo spigolo della scrivania: in effetti era
invitante. Aveva proprio voglia di sbattere la testa al muro o su
qualcosa di appuntito che gli facesse molto male, dopo due ore
passate a rivedere la protesi del braccio e a tentare di farla
muovere quando
e come voleva
lui. Non ci era ancora riuscito.
All'inizio aveva pensato che potesse rivelarsi un buon diversivo
rispetto a tirar giù
un santo dopo l'altro sulla realizzazione della gamba. Si era
ricreduto ben presto.
Fissò assente uno schermo vagante che
mostrava il progetto quasi ultimato della sua gamba, progetto che non
voleva saperne di andare per il verso giusto per motivi a lui oscuri
– ma probabilmente riconducibili alla drstica carenza di
sonno. Voleva solo finirla
al più presto e sottoporre il prototipo della piastra
d'aggancio alla revisione di
Ian, poi avrebbe potuto finalmente iniziare ad assemblarla. Non ne
poteva più di zoppicare qua e là appoggiato alle
stampelle.
Si
riscosse, tornando alle sue prove di destrezza.
Sollevò il
braccio meccanico, portando la mano all'altezza del volto. Quel
movimento non era più un problema: riusciva a piegare il
gomito
senza troppo sforzo e anche a ruotare la spalla, sebbene evitasse di
farlo troppo spesso per via del moncherino ancora sensibile e
infiammato. Osservò la struttura della mano
decisamente
rudimentale, ma già molto più completa rispetto a
qualche settimana
prima. Il palmo adesso era rivestito da una placca metallica che
riproduceva approssimativamente le linee e le curve di quello reale;
le dita avevano ancora gli snodi scoperti, ma le loro
estremità non
erano più dei goffi pistoni: erano finalmente dotate di un
rivestimento smussato che le rendeva più simili a quelle di
un umano
che a quelle di un robot. Adesso il problema era solo quello di
far muovere quella meraviglia a comando. Si concentrò
intensamente,
fissando quell'ammasso di metallo lucido.
Mosse il mignolo e
puntualmente reagì l'indice.
"Porca. Puttana."
Anche
la sua volgarità, mentale e non, stava raggiungendo livelli
storici.
Probabilmente Pepper era ormai abituata all'ininterrotta sequela di
imprecazioni che proveniva dal suo laboratorio, ma era convinto che
un giorno o l'altro gli avrebbe dato una tirata d'orecchie epocale.
Scosse
la testa per poi afferrare un cacciavite, svitando il rivestimento del
palmo e mettendo a nudo i contatti sottostanti. Si assicurò
che
quelli delle dita fossero collegati al posto giusto – anche
se
aveva ripetuto l'operazione perlomeno una decina di volte senza
scoprire difetti – e rimise la placca al suo posto con uno
scatto
metallico.
Si apprestò a testare di nuovo le dita, ma stavolta,
quando provò a sollevare il braccio, questo non diede cenni
di vita.
Sollevò la protesi con l'altra mano e quella
ciondolò inerte e disarticolata.
Tony
si lasciò sfuggire un verso di esasperazione.
Perché le sue creazioni cospiravano contro di lui?
Si abbandonò sullo schienale della sedia,
concedendosi una pausa prima di rimuovere definitivamente il braccio
dal suo aggancio e controllare quelli che temeva fossero contatti
usurati. Al solo
pensiero sentì crescere l'irrequietezza: tra due giorni
c'era il
processo e lui avrebbe voluto presentarsi con una protesi quasi
completa e soprattutto gestibile. Invece continuava ad avere una
forza comparabile a quella del Nonno-a-stelle-e-strisce, ma senza la
minima capacità di controllarla. Aveva perso il conto dei
bicchieri rotti e delle stampelle deformate.
Bevve distrattamente
un altro po' di clorofilla, forzandosi a farlo. Ormai beveva
praticamente solo quella,
come se non bastassero già i problemi che aveva. Chiedendosi
perché stesse tentando di rovinarsi la pausa,
sollevò la maglietta
fino a scoprire il reattore. C'era un anello più scuro e
appena
percettibile intorno alla sua circonferenza: i primi, tenui effetti
dell'intossicazione da
palladio. Fece una smorfia, con la bocca impegnata a tenere il
bordo della maglietta. Se anche fosse sopravvissuto a tutti gli
ostacoli che continuavano a grandinargli addosso, Pepper lo
avrebbe ammazzato, poco ma sicuro.
Per ora la situazione era sotto
controllo, ma fino a quando lo sarebbe stata? Doveva ammettere che
impiantarsi altri reattori in corpo non era stata un'idea poi
così
geniale, ma per adesso aveva altri problemi più urgenti a
cui
pensare, e voleva credere che la combo di clorofilla, integratori e
dieta salutista avrebbe avuto la meglio sul metallo pesante.
Mollò
la maglietta e riprese a fissare lo schermo che galleggiava di fronte
a lui, senza realmente vederlo.
Riavviò le sinapsi e si impegnò invece a vagliare
un problema più tangibile e impellente. Si era convinto di
poter
controllare l'eccessiva potenza della protesi semplicemente
esercitandosi nel dosarla e calibrando meglio la distribuzione
dell'energia. A quel punto era chiaro che ciò non era
sufficiente, e
lui aveva assolutamente bisogno di presentarsi al processo in modo da
non far bollare le protesi come potenziali armi. A detta di Kyle,
quella sarebbe stata la nuova linea d'attacco del procuratore, e sapeva
che era sua responsabilità fare in modo che le protesi
risultassero innocue, almeno a occhi esterni.
Si convinse
finalmente ad abbandonare la propria posizione di riposo ed
aprì una
nuova schermata nella già sovraffollata cartella virtuale
dove
conservava tutti i progetti, gli schizzi e gli appunti riguardanti le
protesi.
«JARVIS, sveglia, oggi facciamo un lavoro di fino,»
esordì
con rinnovato
brio, prendendo un meritato sorso di caffè e portandosi alla
sua scrivania con
un
volteggio della sedia girevole.
***
Dopo
quasi tre ore di tribolazioni per inserire dei resistori che
regolassero il passaggio d'energia tra micro-reattore e protesi, Tony
ritenne che fosse giunto il momento di testare la sua idea sul campo.
O meglio, sul proprio corpo.
Rifinì un'ultima saldatura,
disperse il fumo con un soffio leggero e si concesse di raddrizzare
la schiena rimasta curva sul piano di lavoro per tutto quel tempo,
senza riuscire a trattenere uno sbadiglio mentre sentiva le vertebre
e i muscoli tesi che si allungavano in un concerto di scricchiolii
poco rassicuranti. Ruotò un poco la testa, sperando che non
si
disarticolasse dal collo irrigidito. Nonostante gli acciacchi si
sentiva soddisfatto per la prima volta da giorni e un sorriso
aleggiava indisturbato sulle sue labbra. Sollevò con cautela
la
protesi dal bancone e la soppesò, come sempre contrariato
dal suo peso
eccessivo.
"Beh, sarà per la prossima volta," si
disse, decidendosi a riagganciarla al suo supporto con qualche
difficoltà e l'aiuto di DUM-E.
Sentì una lieve schicchera quando i nervi
artificiali si ricongiunsero a quelli veri e sobbalzò
appena,
infastidito. Si diede un po' di tempo per riabituarsi a quel
prolungamento ancora estraneo, muovendosi con attenta cautela per
riscontrare le differenze rispetto al modello precedente.
Constatò
che, prevedibilmente, era molto meno sensibile di prima e doveva
imprimere più forza ai suoi movimenti.
Sbuffò appena: era
sempre costretto a scendere a compromessi, ma ormai dubitava di
poterci fare ancora qualcosa. Si rilassò contro lo
schienale,
continuando a mettere alla prova il braccio, prendendovi pian piano
confidenza e scoprendolo decisamente più maneggevole di
prima, una volta fatta l'abitudine alla minore sensibilità e
ai diversi tempi di risposta – il delay era sempre irritante,
ma gestibile con un po' d'allenamento.
Un
trillo elettronico lo distrasse dai suoi armeggi: Pepper doveva
essere appena rientrata dalla riunione alle Stark Industries. Non la
invidiava affatto e già si aspettava un suo sfogo riguardo
ai
"matusa del consiglio d'amministrazione". S'imbronciò
appena, e prese a tamburellare sovrappensiero le dita sul
reattore, provocando un ticchettio
metallico.
Metallico.
Si guardò di scatto la mano e si rese
conto di averlo fatto con la protesi. Ci riprovò: le dita si
mossero fluidamente, quasi senza sforzo... e l'anulare non rispondeva
all'indice! Provò estasiato a digitare sulla tastiera
olografica
che fluttuava lì accanto e riuscì perlomeno a
centrare i tasti con
le dita. Rise, finalmente, continuando a gesticolare con la
destra, ruotare il polso e piegare le dita in ogni possibile
angolazione per testarne i limiti. Incontrò qualche
difficoltà
nella coordinazione, ma funzionava infinitamente meglio di poche ore
prima!
"A volte sono così geniale che mi stupisco da
solo," concluse tronfio.
Per "festeggiare", prese la brocca di
clorofilla con la destra e ne scolò un lungo sorso, prima di
poggiarla di schianto sul tavolinetto lì accanto.
La caraffa andò
in mille pezzi.
Tony rimase immobile, sfilando cautamente la mano
dai cocci di bottiglia con un vago e spiacevole senso di
deja-vù. Bene,
riusciva a muoverla, ma era decisamente
ancora
da calibrare.
Aveva trovato un modo per impegnarsi la serata. Si asciugò
rapidamente il palmo sui pantaloni da lavoro, ma molto
piano
per evitare di
frantumarsi anche l'altra gamba.
"Appunto mentale: sii
delicato e leggiadro. Pensa alle ballerine... delicato e
leggiadro."
Scosse le dita, ancora un po' incredulo nel
potersi muovere senza concentrare ogni fibra del suo essere in quel
semplice movimento. Contemplò la protesi, passando l'indice
sensibile sulle
giunture e sentendosi pienamente soddisfatto... o quasi. La sua
mano si soffermò allarmata nel punto in cui aveva installato
i
resistori, poco
sotto lo snodo tra clavicola e òmero, sentendolo
innaturalmente
caldo rispetto al resto del braccio metallico e freddo.
«JARVIS?
Non si sta fondendo la protesi, vero?»
In tutta risposta, uno
fascio di infrarossi la scansionò, proiettandone subito la
mappatura
che mostrava effettivamente una concentrazione di calore in quel
punto.
«Signore, il calore a lungo andare potrebbe alterare
l'unobtanium circostante i resistori. Sarebbe opportuno inserire un
sistema di raffreddamento.»
«Mh, giusto. Avrei dovuto
pensarci,» commentò a mezza voce.
"Sono nozioni di base, le sanno anche i novellini del primo anno di
fisica. Se il MIT lo venisse a sapere, mi revocherebbe le lauree," si
rimproverò duramente, stringendo le labbra.
Quanto doveva essere stanco per indulgere in
distrazioni così banali? Non si rispose, ma il peso della
sua palpebra era un segnale eloquente.
Passò nuovamente la mano sulla zona
metallica adesso tiepida. S'illuminò un poco, poi
corrugò le
sopracciglia, picchiettò appena sulla superficie invece
fredda
dell'avambraccio e s'illuminò ancor di più: aveva
appena avuto
un'idea molto migliore del sistema di raffreddamento.
***
«Pepper.»
La
donna si riscosse appena.
«Pepper...» tentò ancora Tony, a voce un
po' più alta.
Le scostò delicatamente i capelli dal viso, come un bambino
curioso di scoprire
qualcosa di nuovo.
«Pepper!» ripeté, a un volume moderato,
ma questa volta direttamente
nell'orecchio.
«Tony?» bonfonchiò lei in tutta
risposta,
schiudendo assonnata un occhio.
Si ritrovò la faccia dell'uomo a
un palmo dalla propria e trasalì, svegliandosi del tutto.
«Che
ci fa qui?!» esclamò, sollevandosi appena dal
cuscino e riuscendo
finalmente a mettere a fuoco Tony.
Era sdraiato a pancia in giù
sul lato libero del suo letto, appena rischiarato dalla luminescenza
azzurrina del reattore arc, che rivelava un sorriso a trentadue denti
stampato sulla sua faccia.
«Non ci crederà mai!»
esclamò
tutto
contento, a malapena in grado di contenere la sua voce
euforica.
«Cosa è successo? Va tutto bene?» si
arrischiò a
chiedere lei, ancora intontita e al contempo esterrefatta nel
trovarselo lì, a quell'ora, nel suo letto.
Tony sembrava ignaro della situazione anomala, chiaramente al settimo
cielo per chissà cosa,
ma ciò non era una rassicurazione sufficiente, vista la sua
imprevedibile eccentricità.
«Mai stato meglio!» rispose
estasiato, mettendosi più comodo e attendendo evidentemente
che lei
fosse del tutto cosciente e attenta per qualunque stravaganza si
stesse preparando ad esporle.
«Ma che razza di ore sono?» biascicò
lei, sbattendo le palpebre appesantite.
Soffocò uno sbadiglio prima di
guardare la sveglia: le 3.47. La donna si allarmò
ulteriormente,
temendo quel che poteva essere successo ad un'ora così
indecente. E poi, tecnicamente, non lo aveva ancora perdonato, e
svegliarla nel
cuore della notte non era un'ottima mossa per rientrare nelle sue
grazie.
Però Tony sembrava così felice, in quel momento,
che
non ebbe il coraggio di rompere l'espressione totalmente spensierata
che gli illuminava il volto.
«Ok, sono sveglia e la ascolto; ora mi
vuole dire cosa è successo?» si decise a
incalzarlo, senza
riuscire a nascondere una punta di sincera curiosità.
Tony esibì
un altro sorriso smagliante e si picchiettò il reattore con
la
protesi producendo un suono più metallico di quello che era
abituata
a sentire.
«Guardi!» riprese lui tutto eccitato, tamburellando
ancora un po' sulla piastra metallica per poi agitare le dita a
davanti al suo volto come una sposa che mostra l'anello alla migliore
amica.
Le ci volle qualche secondo per realizzare che le muoveva
senza problemi né esitazione.
«Funziona! Funziona!
Guardi come
funziona bene!»
Iniziò a sciogliersi il polso e a muovere un
dito alla volta davanti alla sua faccia ancora un po' perplessa che
andava pian piano aprendosi in un sorriso, sentendo anche una punta
di improvviso orgoglio per quello che era riuscito a realizzare.
«È
fantastico, signor Stark,» mormorò sinceramente
contenta, anche se
il suo tono assonnato non doveva suonare esattamente
entusiasta.
«Sono un genio! Dica che sono un genio,» la
incitò,
più esuberante del solito.
«Lei è un...» la frase fu
interrotta da uno sbadiglio. «... un genio,»
concluse, ricadendo sul
cuscino.
«No, resista ancora un po'! Deve ancora sapere la cosa
più bella. Tocchi!» esclamò, porgendole
la mano.
«Prego?»
Pepper abbracciò più strettamente il cuscino al
petto, adesso vagamente
imbarazzata e
più conscia di essere praticamente seminuda di fronte al suo
capo,
che però in quel momento sembrava catapultato in una
dimensione
euforica e totalmente dimentica di tutto ciò che lo
circondava.
«Perché le donne mi fraintendono sempre? Mi prenda
la
mano e non faccia altro che stringerla. Sono abbastanza
esplicito,
ora?»
Tony sembrava troppo contento per preoccuparsi davvero di
quel che stava dicendo, e le tese la mano meccanica.
Lei esitò per qualche secondo: non era
esatto dire che la protesi le facesse impressione, ma non era neanche
del tutto a suo agio nel trovarsi in contatto con essa, nonostante
ciò la facesse sentire meschina nel confronti di Tony. La
sua espressione vacillò impercettibilmente nel vederla
restia: un contrarsi delle sopracciglia, un lieve inclinarsi
dell'angolo della bocca. Non fu abbastanza da incupirlo, ma una linea
di rigidezza gli attraversò il corpo, appena percettibile.
Pepper lo
guardò
brevemente e, spinta dal desiderio di non intaccare ulteriormente la
pura gioia irradiata dal volto dell'uomo, si
decise a prendergli titubante la mano.
Ci mise un paio di secondi
per capire che c'era qualcosa di strano: il metallo non era
ghiacciato come si aspettava, ma tiepido e piacevole al tatto. Come
un braccio normale. Un'espressione meravigliata e felice si
dipinse sul suo viso; si accorse che adesso Tony la stava osservando
attentamente, attendendo con trepidazione un suo commento, ma lei si
limitò a scuotere la testa, incredula, e gli rivolse solo un
gran
sorriso. Bastò per elettrizzarlo nuovamente:
«Visto? Anzi, sentito?» sorrise, con una bolla di
sollievo a scaldare le sue parole. «È bastato
deviare
il calore dei nuovi resistori all'interno della struttura cava della
protesi; in questo modo si diffonde nel mercurio in una percentuale
di...»
Pepper lo fermò prima che potesse partire per la
tangente, presumendo che con tutta la caffeina che aveva
probabilmente in corpo la cosa sarebbe andata per le lunghe.
«Tutto
ciò è stupendo, meraviglioso, fantastico e
aggiunga tutti gli
aggettivi positivi che le vengono in mente, ma... parli la mia
lingua.»
«Diamine, nessuno parla la mia lingua. Forse dovrei
chiamare Banner.»
«Sarebbe decisamente geniale
svegliare un tipo così irascibile alle quattro del
mattino.»
Un'immagine terrificante del suo salotto devastato da
Hulk dovette dipingersi nella sua mente perché si fece serio
per un
istante, per poi accendersi di nuovo e riprendere a parlare
vivacemente:
«Non è una buona idea, quindi
continuerò a parlare
con lei...» la faccia di Pepper si fece improvvisamente cupa
e
disperata, «...o forse la lascerò
dormire.»
«Forse sarebbe
meglio: domattina avrò un sacco di suoi problemi
da
risolvere,» lo riprese scherzosa, ma neanche troppo.
Tony fece un
sorriso colpevole ma non accennò a muoversi, con lo sguardo
perso
nel vuoto. Si accigliò per un momento ed
accarezzò la mano di
Pepper quasi sovrappensiero anche se non poteva percepirla;
probabilmente stava avendo uno dei suoi lampi di genio.
«Idea,»
esordì infine. «Idea idiota. Idea impossibile se
non
ridicola, ma non per
me,» concluse, come volendo autoconvincersi di
chissà quale
folgorazione avesse attraversato i suoi neuroni iperattivi.
Il suo
viso si rilassò e tornò a guardarla con
un'espressione soddisfatta, senza però rivelare la fonte di
quell'euforia.
Stringeva ancora la sua mano tra le proprie e Pepper si rese
conto che quel contatto non le dispiaceva come aveva creduto. Si
trovò a stringerla appena di rimando, nonostante Tony non
potesse
percepirlo – o forse proprio per quello. Il suo pollice
metallico le accarezzò con lentezza il dorso della mano.
«Questo
sarà il prossimo passo,» disse, più
serio ma con una scintilla di
vivacità che sembrava esprimere speranza.
Pepper fissò la mano
un po' perplessa, ancora molto assonnata e
decisamente non in
grado di seguire i suoi discorsi sconclusionati.
«Sa che mi
dispiace, vero?» proruppe poi lui improvvisamente, e Pepper
ebbe
l'impressione che tutto quello che aveva appena detto e fatto non fosse
stato altro che una studiata preparazione a quella semplice frase.
«Per
cosa, esattamente?» si trovò a chiedere, dandogli
una chance di
tornare sui suoi passi, se avesse voluto.
Lo vide tentennare, schiudendo la bocca e richiudendola come a
scegliere e scartare la parole da rivolgerle.
«Uhm... per aver
rovesciato la clorofilla per terra ed aver reso inutilizzabile una
cucina... ma questi sono solo danni collaterali,
immagino.»
Inspirò brevemente e sembrò a corto di parole.
Pepper lo osservò attenta, leggermente più
vigile. Non l'aveva
mai sentito parlare esplicitamente dei suoi scatti d'ira ingiustificati
e del
suo comportamento molto scorretto nei suoi confronti. Non che lei
si fosse mai aspettata che lo facesse: Tony Stark non era il tipo che
si scusava, e quando lo faceva era sempre in modi decisamente difficili
da interpretare. Come presentarsi alle tre di notte nel suo letto
millantando i suoi progressi e la propria genialità. Si
trovò a sospirare appena, riconoscendo che stavolta era
persino riuscito a pronunciare di sua sponte e per intero le due parole
magiche. Ciò la sorprendeva, forse anche in modo
piacevole, ma non era sicura che quelli fossero il momento e la
situazione adatti per parlarne. Non era del tutto disposta
perdonarlo, per ora, ma poteva capire o perlomeno immaginare la
situazione dal suo punto di vista, anche se non poteva definire
"facile" il proprio. Ed era certa che quel tipo di chiarimento sarebbe
inevitabilmente andato a toccare le loro "esistenze
complicate".
Divenne improvvisamente consapevole di quanto fossero vicini, e di come
lei non stesse fissando Tony, ma le sue labbra inclinate in un sorriso
ora incerto. Distolse gli occhi dal suo volto, sfuggendo la sua
iride scura che sembrava sempre aprire uno spiraglio da cui solo lei
aveva il permesso di sbirciare. Stavolta non lo fece e si ritrasse,
mentre i
suoi pensieri continuavano a viaggiare in circolo attorno a
ciò che era accaduto qualche notte prima. A ciò
che era quasi
accaduto. E che non era
accaduto. Esattamente come l'anno scorso alla festa di beneficenza.
Rialzò gli occhi su di lui e rimandò la
discussione
semplicemente guardandolo in silenzio, confidando nella sua perspicacia
e capacità di leggerla:
ci sarebbe stato tempo e luogo per parlare, ma non ora e non
lì.
Quello era sicuramente il momento meno indicato, almeno per lei. Tony
accettò
silenziosamente la sua decisione senza attendere che lei la
esprimesse ad alta voce. Da quel punto di vista la loro intesa
funzionava ancora.
«Magari la prossima volta,» mormorò
infatti lui,
abbassando lo sguardo un po' mesto, accorgendosi così di
stringere ancora la sua mano.
Ritirò la propria, quasi frettolosamente, e Pepper ebbe la
sensazione che dei fili sottili si allungassero tra loro in una
tensione invisibile, come cercando di non interrompere contatto. Si
sentì strattonare appena il cuore, poi quella tensione si
spezzò di netto, lasciandoli ognuno nel proprio spazio.
«Forse sarebbe carino lasciarti dormire,»
proferì Tony, sorridendo di nuovo come se niente fosse
accaduto. «Buonanotte.»
«Buonanotte,» gli augurò Pepper a bassa
voce, e lo vide esitare per un istante vicino a lei prima di tirarsi su
a sedere. «E vai a dormire sul serio,»
aggiunse poi, in una minaccia bonaria.
Lui afferrò le
stampelle e scese dal
letto il più in fretta possibile mentre sbuffava una
risatina, evidentemente deciso a ignorare il consiglio, e forse
anche per
mascherare il disagio di non essere ancora riuscito a chiarire la
questione. Pepper sospirò rassegnata e chiuse gli occhi,
sorridendo di rimando nel vederlo ancora di buonumore. Non
poté fare a meno di ridacchiare anche lei nel vedere
la
mano metallica spuntare dalla soglia e agitarsi in un saluto, con Tony
che sbirciava dallo
stipite con un'espressione giocosa.
Magari la "prossima volta"
sarebbe stata presto, le venne da pensare, già nel
dormiveglia.
Revisione effettuata il 26/02/2018
Note delle Autrici:
Siamo tornate! Finalmente vacanze e quindi tempo per scrivere :D Vi bombarderemo!
Stiamo quasi dando una tregua a Tony e la situazione di Pepper diventerà, per la vostra gioia (?), sempre più intricata.
Ringraziamo blackpearl_, Rogue92, alliearthur, Lupoz91, Micchi, Sherlock_Watson, bluephoenix per aver recensito e per continuare a seguirci ^^ <3 Vi amiamo <3
Moon&Light
Edit 26/02/2018: aggiunte parti tecniche campate per aria: son sempre belle. E ho cambiato il testo della canzone a inizio capitolo, che non so perché era iper-depresso per un contesto tutto sommato rilassato rispetto al solito. Mah.
© Marvel