Film > The Avengers
Segui la storia  |       
Autore: ___MoonLight    12/06/2012    5 recensioni
«Tu sei riuscito a creare qualcosa di buono, non solo per te stesso. Qualcosa in cui credi.»
Tony gli riservò solo un ostinato silenzio, al che Bruce esitò.
«Ci credi ancora, vero?»
«Che importanza ha? Ho mandato tutto in fumo,» replicò piattamente lui.
«Sei già rinato dalle ceneri, Tony. Davvero non puoi farlo ancora?»

L'Afghanistan ha segnato Tony e gli ha donato l'opportunità di cambiare in meglio la sua vita. Ma il destino ha tutte le intenzioni di mettergli nuovamente i bastoni tra le ruote, e l'immagine corazzata che si è costruito e dietro la quale tenta di riparare i torti commessi e quelli subiti non è più abbastanza per proteggerlo. Cosa succede quando l'uomo diventa davvero di ferro, anche senza armatura?
[Storia completa e revisionata]
Genere: Commedia, Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Pepper Potts, Tony Stark/Iron Man
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



15

Twist and shout




"Turn your magic on, to me she'd say
Everything you want's a dream away
Under this pressure, under this weight
We are diamonds taking shape"


[Adventure Of A Lifetime – Coldplay]





15 Marzo, 16:15, Villa Stark

Tony sorseggiava assorto un bicchiere di clorofilla, dondolandosi pericolosamente sulla sedia. Dopo essere quasi schiantato a terra e aver ripreso l'equilibrio per un soffio, decise che forse era meglio concentrarsi sul lavoro e non su modi fantasiosi per attentare alla sua salute già precaria. Non che dare una testata da qualche parte fosse una punizione immeritata. Che pensiero masochista, ora che ci rifletteva...
Guardò lo spigolo della scrivania: in effetti era invitante. Aveva proprio voglia di sbattere la testa al muro o su qualcosa di appuntito che gli facesse molto male, dopo due ore passate a rivedere la protesi del braccio e a tentare di farla muovere quando e come voleva lui. Non ci era ancora riuscito. All'inizio aveva pensato che potesse rivelarsi un buon diversivo rispetto a tirar giù un santo dopo l'altro sulla realizzazione della gamba. Si era ricreduto ben presto.
Fissò assente uno schermo vagante che mostrava il progetto quasi ultimato della sua gamba, progetto che non voleva saperne di andare per il verso giusto per motivi a lui oscuri – ma probabilmente riconducibili alla drstica carenza di sonno. Voleva solo finirla al più presto e sottoporre il prototipo della piastra d'aggancio alla revisione di Ian, poi avrebbe potuto finalmente iniziare ad assemblarla. Non ne poteva più di zoppicare qua e là appoggiato alle stampelle.
Si riscosse, tornando alle sue prove di destrezza.
Sollevò il braccio meccanico, portando la mano all'altezza del volto. Quel movimento non era più un problema: riusciva a piegare il gomito senza troppo sforzo e anche a ruotare la spalla, sebbene evitasse di farlo troppo spesso per via del moncherino ancora sensibile e infiammato. Osservò la struttura della mano decisamente rudimentale, ma già molto più completa rispetto a qualche settimana prima. Il palmo adesso era rivestito da una placca metallica che riproduceva approssimativamente le linee e le curve di quello reale; le dita avevano ancora gli snodi scoperti, ma le loro estremità non erano più dei goffi pistoni: erano finalmente dotate di un rivestimento smussato che le rendeva più simili a quelle di un umano che a quelle di un robot. Adesso il problema era solo quello di far muovere quella meraviglia a comando. Si concentrò intensamente, fissando quell'ammasso di metallo lucido.
Mosse il mignolo e puntualmente reagì l'indice.
"Porca. Puttana."
Anche la sua volgarità, mentale e non, stava raggiungendo livelli storici. Probabilmente Pepper era ormai abituata all'ininterrotta sequela di imprecazioni che proveniva dal suo laboratorio, ma era convinto che un giorno o l'altro gli avrebbe dato una tirata d'orecchie epocale.
Scosse la testa per poi afferrare un cacciavite, svitando il rivestimento del palmo e mettendo a nudo i contatti sottostanti. Si assicurò che quelli delle dita fossero collegati al posto giusto – anche se aveva ripetuto l'operazione perlomeno una decina di volte senza scoprire difetti – e rimise la placca al suo posto con uno scatto metallico.
Si apprestò a testare di nuovo le dita, ma stavolta, quando provò a sollevare il braccio, questo non diede cenni di vita. Sollevò la protesi con l'altra mano e quella ciondolò inerte e disarticolata.
Tony si lasciò sfuggire un verso di esasperazione. Perché le sue creazioni cospiravano contro di lui?
Si abbandonò sullo schienale della sedia, concedendosi una pausa prima di rimuovere definitivamente il braccio dal suo aggancio e controllare quelli che temeva fossero contatti usurati. Al solo pensiero sentì crescere l'irrequietezza: tra due giorni c'era il processo e lui avrebbe voluto presentarsi con una protesi quasi completa e soprattutto gestibile. Invece continuava ad avere una forza comparabile a quella del Nonno-a-stelle-e-strisce, ma senza la minima capacità di controllarla. Aveva perso il conto dei bicchieri rotti e delle stampelle deformate.
Bevve distrattamente un altro po' di clorofilla, forzandosi a farlo. Ormai beveva praticamente solo quella, come se non bastassero già i problemi che aveva. Chiedendosi perché stesse tentando di rovinarsi la pausa, sollevò la maglietta fino a scoprire il reattore. C'era un anello più scuro e appena percettibile intorno alla sua circonferenza: i primi, tenui effetti dell'intossicazione da palladio. Fece una smorfia, con la bocca impegnata a tenere il bordo della maglietta. Se anche fosse sopravvissuto a tutti gli ostacoli che continuavano a grandinargli addosso, Pepper lo avrebbe ammazzato, poco ma sicuro.
Per ora la situazione era sotto controllo, ma fino a quando lo sarebbe stata? Doveva ammettere che impiantarsi altri reattori in corpo non era stata un'idea poi così geniale, ma per adesso aveva altri problemi più urgenti a cui pensare, e voleva credere che la combo di clorofilla, integratori e dieta salutista avrebbe avuto la meglio sul metallo pesante. Mollò la maglietta e riprese a fissare lo schermo che galleggiava di fronte a lui, senza realmente vederlo.
Riavviò le sinapsi e si impegnò invece a vagliare un problema più tangibile e impellente. Si era convinto di poter controllare l'eccessiva potenza della protesi semplicemente esercitandosi nel dosarla e calibrando meglio la distribuzione dell'energia. A quel punto era chiaro che ciò non era sufficiente, e lui aveva assolutamente bisogno di presentarsi al processo in modo da non far bollare le protesi come potenziali armi. A detta di Kyle, quella sarebbe stata la nuova linea d'attacco del procuratore, e sapeva che era sua responsabilità fare in modo che le protesi risultassero innocue, almeno a occhi esterni.
Si convinse finalmente ad abbandonare la propria posizione di riposo ed aprì una nuova schermata nella già sovraffollata cartella virtuale dove conservava tutti i progetti, gli schizzi e gli appunti riguardanti le protesi.
«JARVIS, sveglia, oggi facciamo un lavoro di fino,»
esordì con rinnovato brio, prendendo un meritato sorso di caffè e portandosi alla sua scrivania
con un volteggio della sedia girevole.

***


Dopo quasi tre ore di tribolazioni per inserire dei resistori che regolassero il passaggio d'energia tra micro-reattore e protesi, Tony ritenne che fosse giunto il momento di testare la sua idea sul campo. O meglio, sul proprio corpo.
Rifinì un'ultima saldatura, disperse il fumo con un soffio leggero e si concesse di raddrizzare la schiena rimasta curva sul piano di lavoro per tutto quel tempo, senza riuscire a trattenere uno sbadiglio mentre sentiva le vertebre e i muscoli tesi che si allungavano in un concerto di scricchiolii poco rassicuranti. Ruotò un poco la testa, sperando che non si disarticolasse dal collo irrigidito. Nonostante gli acciacchi si sentiva soddisfatto per la prima volta da giorni e un sorriso aleggiava indisturbato sulle sue labbra. Sollevò con cautela la protesi dal bancone e la soppesò, come sempre contrariato dal suo peso eccessivo.
"Beh, sarà per la prossima volta," si disse, decidendosi a riagganciarla al suo supporto con qualche difficoltà e l'aiuto di DUM-E.
Sentì una lieve schicchera quando i nervi artificiali si ricongiunsero a quelli veri e sobbalzò appena, infastidito. Si diede un po' di tempo per riabituarsi a quel prolungamento ancora estraneo, muovendosi con attenta cautela per riscontrare le differenze rispetto al modello precedente. Constatò che, prevedibilmente, era molto meno sensibile di prima e doveva imprimere più forza ai suoi movimenti.
Sbuffò appena: era sempre costretto a scendere a compromessi, ma ormai dubitava di poterci fare ancora qualcosa. Si rilassò contro lo schienale, continuando a mettere alla prova il braccio, prendendovi pian piano confidenza e scoprendolo decisamente più maneggevole di prima, una volta fatta l'abitudine alla minore sensibilità e ai diversi tempi di risposta – il delay era sempre irritante, ma gestibile con un po' d'allenamento.
Un trillo elettronico lo distrasse dai suoi armeggi: Pepper doveva essere appena rientrata dalla riunione alle Stark Industries. Non la invidiava affatto e già si aspettava un suo sfogo riguardo ai "matusa del consiglio d'amministrazione". S'imbronciò appena, e prese a tamburellare sovrappensiero le dita sul reattore, provocando un ticchettio metallico.
Metallico.
Si guardò di scatto la mano e si rese conto di averlo fatto con la protesi. Ci riprovò: le dita si mossero fluidamente, quasi senza sforzo... e l'anulare non rispondeva all'indice! Provò estasiato a digitare sulla tastiera olografica che fluttuava lì accanto e riuscì perlomeno a centrare i tasti con le dita. Rise, finalmente, continuando a gesticolare con la destra, ruotare il polso e piegare le dita in ogni possibile angolazione per testarne i limiti. Incontrò qualche difficoltà nella coordinazione, ma funzionava infinitamente meglio di poche ore prima!
"A volte sono così geniale che mi stupisco da solo," concluse tronfio.
Per "festeggiare", prese la brocca di clorofilla con la destra e ne scolò un lungo sorso, prima di poggiarla di schianto sul tavolinetto lì accanto.
La caraffa andò in mille pezzi.
Tony rimase immobile, sfilando cautamente la mano dai cocci di bottiglia con un vago e spiacevole senso di deja-vù. Bene, riusciva a muoverla, ma era
decisamente ancora da calibrare. Aveva trovato un modo per impegnarsi la serata. Si asciugò rapidamente il palmo sui pantaloni da lavoro, ma molto piano per evitare di frantumarsi anche l'altra gamba.
"Appunto mentale: sii delicato e leggiadro. Pensa alle ballerine... delicato e leggiadro."
Scosse le dita, ancora un po' incredulo nel potersi muovere senza concentrare ogni fibra del suo essere in quel semplice movimento. Contemplò la protesi, passando l'indice sensibile sulle giunture e sentendosi pienamente soddisfatto... o quasi. La sua mano si soffermò allarmata nel punto in cui aveva installato i resistori, poco sotto lo snodo tra clavicola e òmero, sentendolo innaturalmente caldo rispetto al resto del braccio metallico e freddo.
«JARVIS? Non si sta fondendo la protesi, vero?»
In tutta risposta, uno fascio di infrarossi la scansionò, proiettandone subito la mappatura che mostrava effettivamente una concentrazione di calore in quel punto.
«Signore, il calore a lungo andare potrebbe alterare l'unobtanium circostante i resistori. Sarebbe opportuno inserire un sistema di raffreddamento.»
«Mh, giusto. Avrei dovuto pensarci,» commentò a mezza voce.
"Sono nozioni di base, le sanno anche i novellini del primo anno di fisica. Se il MIT lo venisse a sapere, mi revocherebbe le lauree," si rimproverò duramente, stringendo le labbra.
Quanto doveva essere stanco per indulgere in distrazioni così banali? Non si rispose, ma il peso della sua palpebra era un segnale eloquente.
Passò nuovamente la mano sulla zona metallica adesso tiepida. S'illuminò un poco, poi corrugò le sopracciglia, picchiettò appena sulla superficie invece fredda dell'avambraccio e s'illuminò ancor di più: aveva appena avuto un'idea molto migliore del sistema di raffreddamento.

***


«Pepper.»
La donna si riscosse appena.
«Pepper...» tentò ancora Tony, a voce un po' più alta.
Le scostò delicatamente i capelli dal viso, come un bambino curioso di scoprire qualcosa di nuovo.
«Pepper!» ripeté, a un volume moderato, ma questa volta direttamente nell'orecchio.
«Tony?» bonfonchiò lei in tutta risposta, schiudendo assonnata un occhio.
Si ritrovò la faccia dell'uomo a un palmo dalla propria e trasalì, svegliandosi del tutto.
«Che ci fa qui?!» esclamò, sollevandosi appena dal cuscino e riuscendo finalmente a mettere a fuoco Tony.
Era sdraiato a pancia in giù sul lato libero del suo letto, appena rischiarato dalla luminescenza azzurrina del reattore arc, che rivelava un sorriso a trentadue denti stampato sulla sua faccia.
«Non ci crederà mai!» esclamò tutto contento, a malapena in grado di contenere la sua voce euforica.
«Cosa è successo? Va tutto bene?» si arrischiò a chiedere lei, ancora intontita e al contempo esterrefatta nel trovarselo lì, a quell'ora, nel suo letto.
Tony sembrava ignaro della situazione anomala, chiaramente al settimo cielo per chissà cosa, ma ciò non era una rassicurazione sufficiente, vista la sua imprevedibile eccentricità.
«Mai stato meglio!» rispose estasiato, mettendosi più comodo e attendendo evidentemente che lei fosse del tutto cosciente e attenta per qualunque stravaganza si stesse preparando ad esporle.
«Ma che razza di ore sono?» biascicò lei, sbattendo le palpebre appesantite.
Soffocò uno sbadiglio prima di guardare la sveglia: le 3.47. La donna si allarmò ulteriormente, temendo quel che poteva essere successo ad un'ora così indecente. E poi, tecnicamente, non lo aveva ancora perdonato, e svegliarla nel cuore della notte non era un'ottima mossa per rientrare nelle sue grazie.
Però Tony sembrava così felice, in quel momento, che non ebbe il coraggio di rompere l'espressione totalmente spensierata che gli illuminava il volto.
«Ok, sono sveglia e la ascolto; ora mi vuole dire cosa è successo?» si decise a incalzarlo, senza riuscire a nascondere una punta di sincera curiosità.
Tony esibì un altro sorriso smagliante e si picchiettò il reattore con la protesi producendo un suono più metallico di quello che era abituata a sentire.
«Guardi!» riprese lui tutto eccitato, tamburellando ancora un po' sulla piastra metallica per poi agitare le dita a davanti al suo volto come una sposa che mostra l'anello alla migliore amica.
Le ci volle qualche secondo per realizzare che le muoveva senza problemi né esitazione.
«Funziona! Funziona! Guardi come funziona bene!»
Iniziò a sciogliersi il polso e a muovere un dito alla volta davanti alla sua faccia ancora un po' perplessa che andava pian piano aprendosi in un sorriso, sentendo anche una punta di improvviso orgoglio per quello che era riuscito a realizzare.
«È fantastico, signor Stark,» mormorò sinceramente contenta, anche se il suo tono assonnato non doveva suonare esattamente entusiasta.
«Sono un genio! Dica che sono un genio,» la incitò, più esuberante del solito.
«Lei è un...» la frase fu interrotta da uno sbadiglio. «... un genio,» concluse, ricadendo sul cuscino.
«No, resista ancora un po'! Deve ancora sapere la cosa più bella. Tocchi!» esclamò, porgendole la mano.
«Prego?»
Pepper abbracciò più strettamente il cuscino al petto, adesso vagamente imbarazzata e più conscia di essere praticamente seminuda di fronte al suo capo, che però in quel momento sembrava catapultato in una dimensione euforica e totalmente dimentica di tutto ciò che lo circondava.
«Perché le donne mi fraintendono sempre? Mi prenda la mano e non faccia altro che stringerla. Sono abbastanza esplicito, ora?»
Tony sembrava troppo contento per preoccuparsi davvero di quel che stava dicendo, e le tese la mano meccanica.
Lei esitò per qualche secondo: non era esatto dire che la protesi le facesse impressione, ma non era neanche del tutto a suo agio nel trovarsi in contatto con essa, nonostante ciò la facesse sentire meschina nel confronti di Tony. La sua espressione vacillò impercettibilmente nel vederla restia: un contrarsi delle sopracciglia, un lieve inclinarsi dell'angolo della bocca. Non fu abbastanza da incupirlo, ma una linea di rigidezza gli attraversò il corpo, appena percettibile. Pepper lo guardò brevemente e, spinta dal desiderio di non intaccare ulteriormente la pura gioia irradiata dal volto dell'uomo, si decise a prendergli titubante la mano.
Ci mise un paio di secondi per capire che c'era qualcosa di strano: il metallo non era ghiacciato come si aspettava, ma tiepido e piacevole al tatto. Come un braccio normale. Un'espressione meravigliata e felice si dipinse sul suo viso; si accorse che adesso Tony la stava osservando attentamente, attendendo con trepidazione un suo commento, ma lei si limitò a scuotere la testa, incredula, e gli rivolse solo un gran sorriso. Bastò per elettrizzarlo nuovamente:
«Visto? Anzi, sentito?» sorrise, con una bolla di sollievo a scaldare le sue parole. «È bastato deviare il calore dei nuovi resistori all'interno della struttura cava della protesi; in questo modo si diffonde nel mercurio in una percentuale di...»
Pepper lo fermò prima che potesse partire per la tangente, presumendo che con tutta la caffeina che aveva probabilmente in corpo la cosa sarebbe andata per le lunghe.
«Tutto ciò è stupendo, meraviglioso, fantastico e aggiunga tutti gli aggettivi positivi che le vengono in mente, ma... parli la mia lingua.»
«Diamine, nessuno parla la mia lingua. Forse dovrei chiamare Banner.»
«Sarebbe decisamente geniale svegliare un tipo così irascibile alle quattro del mattino.»
Un'immagine terrificante del suo salotto devastato da Hulk dovette dipingersi nella sua mente perché si fece serio per un istante, per poi accendersi di nuovo e riprendere a parlare vivacemente:
«Non è una buona idea, quindi continuerò a parlare con lei...» la faccia di Pepper si fece improvvisamente cupa e disperata, «...o forse la lascerò dormire.»
«Forse sarebbe meglio: domattina avrò un sacco di suoi problemi da risolvere,» lo riprese scherzosa, ma neanche troppo.
Tony fece un sorriso colpevole ma non accennò a muoversi, con lo sguardo perso nel vuoto. Si accigliò per un momento ed accarezzò la mano di Pepper quasi sovrappensiero anche se non poteva percepirla; probabilmente stava avendo uno dei suoi lampi di genio.
«Idea,» esordì infine. «Idea idiota. Idea impossibile se non ridicola, ma non per me,» concluse, come volendo autoconvincersi di chissà quale folgorazione avesse attraversato i suoi neuroni iperattivi.
Il suo viso si rilassò e tornò a guardarla con un'espressione soddisfatta, senza però rivelare la fonte di quell'euforia. Stringeva ancora la sua mano tra le proprie e Pepper si rese conto che quel contatto non le dispiaceva come aveva creduto. Si trovò a stringerla appena di rimando, nonostante Tony non potesse percepirlo – o forse proprio per quello. Il suo pollice metallico le accarezzò con lentezza il dorso della mano.
«Questo sarà il prossimo passo,» disse, più serio ma con una scintilla di vivacità che sembrava esprimere speranza.
Pepper fissò la mano un po' perplessa, ancora molto assonnata e decisamente non in grado di seguire i suoi discorsi sconclusionati.
«Sa che mi dispiace, vero?» proruppe poi lui improvvisamente, e Pepper ebbe l'impressione che tutto quello che aveva appena detto e fatto non fosse stato altro che una studiata preparazione a quella semplice frase.
«Per cosa, esattamente?» si trovò a chiedere, dandogli una chance di tornare sui suoi passi, se avesse voluto.
Lo vide tentennare, schiudendo la bocca e richiudendola come a scegliere e scartare la parole da rivolgerle.
«Uhm... per aver rovesciato la clorofilla per terra ed aver reso inutilizzabile una cucina... ma questi sono solo danni collaterali, immagino.» 
Inspirò brevemente e sembrò a corto di parole. Pepper lo osservò attenta, leggermente più vigile. Non l'aveva mai sentito parlare esplicitamente dei suoi scatti d'ira ingiustificati e del suo comportamento molto scorretto nei suoi confronti. Non che lei si fosse mai aspettata che lo facesse: Tony Stark non era il tipo che si scusava, e quando lo faceva era sempre in modi decisamente difficili da interpretare. Come presentarsi alle tre di notte nel suo letto millantando i suoi progressi e la propria genialità. Si trovò a sospirare appena, riconoscendo che stavolta era persino riuscito a pronunciare di sua sponte e per intero le due parole magiche. Ciò la sorprendeva, forse anche in modo piacevole, ma non era sicura che quelli fossero il momento e la situazione adatti per parlarne. Non era del tutto disposta perdonarlo, per ora, ma poteva capire o perlomeno immaginare la situazione dal suo punto di vista, anche se non poteva definire "facile" il proprio. Ed era certa che quel tipo di chiarimento sarebbe inevitabilmente andato a toccare le loro "esistenze complicate". 
Divenne improvvisamente consapevole di quanto fossero vicini, e di come lei non stesse fissando Tony, ma le sue labbra inclinate in un sorriso ora incerto.
Distolse gli occhi dal suo volto, sfuggendo la sua iride scura che sembrava sempre aprire uno spiraglio da cui solo lei aveva il permesso di sbirciare. Stavolta non lo fece e si ritrasse, mentre i suoi pensieri continuavano a viaggiare in circolo attorno a ciò che era accaduto qualche notte prima. A ciò che era quasi accaduto. E che non era accaduto. Esattamente come l'anno scorso alla festa di beneficenza.
Rialzò gli occhi su di lui e rimandò la discussione semplicemente guardandolo in silenzio, confidando nella sua perspicacia e capacità di leggerla: ci sarebbe stato tempo e luogo per parlare, ma non ora e non lì. Quello era sicuramente il momento meno indicato, almeno per lei. Tony accettò silenziosamente la sua decisione senza attendere che lei la esprimesse ad alta voce. Da quel punto di vista la loro intesa funzionava ancora.
«Magari la prossima volta,» mormorò infatti lui, abbassando lo sguardo un po' mesto, accorgendosi così di stringere ancora la sua mano.
Ritirò la propria, quasi frettolosamente, e Pepper ebbe la sensazione che dei fili sottili si allungassero tra loro in una tensione invisibile, come cercando di non interrompere contatto. Si sentì strattonare appena il cuore, poi quella tensione si spezzò di netto, lasciandoli ognuno nel proprio spazio.
«Forse sarebbe carino lasciarti dormire,» proferì Tony, sorridendo di nuovo come se niente fosse accaduto. «Buonanotte.»
«Buonanotte,» gli augurò Pepper a bassa voce, e lo vide esitare per un istante vicino a lei prima di tirarsi su a sedere. «E vai a dormire sul serio,» aggiunse poi, in una minaccia bonaria.
Lui afferrò le stampelle e scese dal letto il più in fretta possibile mentre sbuffava una risatina, evidentemente deciso a ignorare il consiglio, e forse anche per mascherare il disagio di non essere ancora riuscito a chiarire la questione. Pepper sospirò rassegnata e chiuse gli occhi, sorridendo di rimando nel vederlo ancora di buonumore. Non poté fare a meno di ridacchiare anche lei nel vedere la mano metallica spuntare dalla soglia e agitarsi in un saluto, con Tony che sbirciava dallo stipite con un'espressione giocosa.
Magari la "prossima volta" sarebbe stata presto, le venne da pensare, già nel dormiveglia.






____________________________________________________________________________________________________________________________________________

Revisione effettuata il 26/02/2018


Note delle Autrici:

Siamo tornate! Finalmente vacanze e quindi tempo per scrivere :D Vi bombarderemo!
Stiamo quasi dando una tregua a Tony e la situazione di Pepper diventerà, per la vostra gioia (?), sempre più intricata.
Ringraziamo blackpearl_, Rogue92, alliearthur, Lupoz91, Micchi, Sherlock_Watson, bluephoenix per aver recensito e per continuare a seguirci ^^ <3 Vi amiamo <3


Moon&Light

 

Edit 26/02/2018: aggiunte parti tecniche campate per aria: son sempre belle. E ho cambiato il testo della canzone a inizio capitolo, che non so perché era iper-depresso per un contesto tutto sommato rilassato rispetto al solito. Mah.





© Marvel
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Avengers / Vai alla pagina dell'autore: ___MoonLight