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Autore: Werewolf1991    12/06/2012    1 recensioni
E se nel momento in cui Angewomon stava per uccidere Myotismon, qualcosa fosse accaduto?
E se Myotismon avesse avuto un'insospettabile arma segreta?
La situazione avrebbe preso una piega decisamente più sinistra...
(MyotismonXAngewomon)
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ritorno all’azione

 
Sono passati già quasi due anni, da quando sono tornata da lui.
 
-Angioletto!- Mi chiama, con tono perentorio. Ormai sono diventata di nuovo sua.
 
Non ho mai tentato di ribellarmi, pena orribili torture. Che non avrebbe inflitto a me.
 
Non potevo permettere che a Kari accadesse qualcosa.
 
Certo, questo non vuol dire che mi sia sottomessa del tutto.
 
All’inizio, specialmente i primi giorni, ho provato una strana sensazione. Era come se tutto quello che stava accadendo, non fosse reale.
 
Naturalmente questa situazione durò ben poco.
 
Mi ricordo che, una volta, esattamente un anno fa, mi avvicinai alla sua stanza, mentre dormiva.
 
Era quasi il tramonto, ma in quel momento non m’interessava molto.
 
In fondo, mi ero detta, non stavo facendo nulla di male. Volevo solo dare un’occhiatina, niente di più.
 
Avevo avuto un ’incubo, quella notte. Non che fosse una novità
 
Non so dire se fosse peggio durante il giorno, quando lui dormiva ed io dovevo sgobbare, sotto il costante sguardo di DemiDevimon, che non perdeva occasione per cercare di farmi finire in qualche guaio.
 
La maggior parte delle volte, però, lui, se ne accorgeva, devo dire.
 
O la notte, quando mi costringeva ad assisterlo nella caccia.
 
Il copione era questo.
 
Io dovevo fingere di essere in pericolo.
 
Chi avrebbe pensato che un Digimon Angelico potesse lavorare per un Vampiro?
 
E, quando la malcapitata di sorte arrivava, io non potevo far altro che ripetere, in lacrime
 
-Mi dispiace…-
 
Suonava davvero ipocrita alle mie orecchie, ma non avevo altra scelta.
 
-Ma no, non devi dispiacerti, piccola cara!- Replicava la futura vittima.
 
Un attimo prima che Lui si palesasse alle sue spalle.
 
-Ottimo lavoro, Angioletto! Come sempre!- Si complimentava lui, più per farmi sentire sporca dentro, che per effettivo apprezzamento.
  
La poveretta mi guardava scioccata, mentre le labbra del vampiro si accostavano al suo collo e la privavano del sangue.
 
E lui, per tutto il tempo, non mi staccava gli occhi di dosso.
 
La cosa che mi colpì, le prime volte, fu che lui si limitava a bere il sangue delle sue vittime, ma non ne assorbiva i dati, per distruggerle definitivamente.
 
E, quando la prima volta feci per domandargliene il motivo mi rispose:
 
-Non vorrei certo ricevere una punizione divina.- con in volto dipinta un’espressione di assoluta serietà.
 
Dover vivere a stretto contatto con lui, mi aveva portata a conoscerlo mio malgrado, meglio di prima.
 
Non certo per mia volontà, solo perché sono stata spinta dalle circostanze.
 
E così, sapendo che in quel momento avevo qualche minuto a disposizione, sgattaiolai silenziosamente nella sua stanza.
 
Ero preoccupata a morte per Kari.
 
Lui aveva tenuto fede alla parola data, in modo quasi ossessivo.
 
Ma quell’argomento era diventato tabù per me. Era stato lui ad impormi il silenzio.
 
Mentre osservavo, attraverso una sfera comunicante colla Terra, quello che succedeva a casa di Kari, mi si formò un nodo in gola.
 
Cercai di ricacciarlo giù con tutte le mie forze. Non voleva che piangessi. Era un’altra regola che mi aveva imposto.
 
Stava parlando col fratello di me. Di quello che Lui aveva fatto credere a tutti.
 
Gli aveva fatto credere, non so come, che io non potevo stare con loro, perché impegnata a salvaguardare la situazione da DigiWorld.
 
La causa era che avevo trascorso molto più tempo di tutti loro lì da sola, ed avevo più esperienza. Inoltre, ero l’unica ad essermi evoluta completamente da sola, fino al livello campione, invece gli altri non potevano senza l’aiuto degli umani.
 
-Oh, Kari…- Sospirai, sentendo il forte desiderio di stringerla fra le braccia e stare con lei, parlare e ridere, come stava facendo Tai.
 
-Tu…- Una voce fredda come il ghiaccio e tagliente come una lama.
 
Mi voltai di scatto, e mi trovai davanti lui. Si era fatta notte, senza che me ne accorgessi.
 
Non ebbi il tempo di dare spiegazioni.
 
Mi paralizzò e mi trascino nella mia stanza.
 
Una volta lì, m’incatenò polsi e caviglie.
 
Poi, senza perdere neanche un briciolo di compostezza, estrasse la sua frusta.
 
E cominciò a torturarmi.
 
Per effetto della paralisi, ogni colpo era più potente del normale ed orribilmente lento.
 
Avrei voluto poter urlare con tutte le mie forze, ma non mi fu possibile.
 
La tortura non durò più di dieci minuti.
 
Minuti che parvero millenni.
 
Dopo aver finito, poco prima di andarsene, si accovacciò vicino a me e mi sussurrò
-Non devi fare così. Non devi.-

Poi, con tono stranamente triste, o così mi sembrava, dato che le mie percezioni erano molto scarse, a causa del dolore e della paralisi, proseguì:

-Non devi. Non vedi cosa mi costringi a fare?-
 
Detto questo, si avvicinò alla sfera e continuò, alzando la voce, che suonava strana.
 
-Adesso dovrò punirti di nuovo. Perché? Perché mi costringi a farlo?-
 
Non mi sarei aspetta di sentirlo alzare la voce in quel modo. Sembrava quasi…ferito.
 
Subito dopo, causò una scossa di terremoto, a casa di Kari.
 
Sentì distintamente i rumori delle cose che si frantumavano e le urla dei genitori e del fratello.
 
Credevo che le fosse accaduto qualcosa, dato che Tai non la smetteva di urlare.
 
Questo fu il momento peggiore della mia esistenza.
 
La mia Kari era in pericolo, ed io non potevo aiutarla.
 
Per di più, se avessi tentato di ribellarmi, sarebbe finita molto peggio.
 
Non potei far altro che maledirmi. Stupida! Stupida e incosciente!

Dopo secondi interminabili, che mi parvero ore, sentì  la sua voce.
 
Era spaventata, ma sembrava stare bene.
 
Questa rivelazione mi riempì di sollievo.
 
Lui era ancora lì. Sembrò sul punto di ripetere la cosa, ma si trattenne all’ultimo istante.
 
Io ero ancora bloccata, ma stavo abbastanza bene, nonostante il senso di colpa.
 
Lui, silenziosamente, si chinò vicino a me e mormorò, con voce suadente:
 
-Vedi che succede, a disubbidire?- Poi mi accarezzò una guancia.
 
-Adesso riposa. Ne riparleremo domani.- Subito dopo, mi diede un bacio sulla guancia che aveva appena sfiorato, poi si allontanò, chiudendo a chiave la porta della mia stanza.
 
Poco dopo che se ne fu andato, mi sentì meglio. Ero libera dalla paralisi.
 
Dopo un po', entrò Phantomon, ritornato in vita pochi mesi prima, e mi liberò dalle catene.
 
Una volta che anche lui fu andato via, io mi trascinai faticosamente sul mio letto.
 
Il mio corpo era scosso da spasmi e sentivo dolori lancinanti un po’ ovunque.
 
Non mi guardai allo specchio, sapevo già di essere sporca di sangue.
 
Invece, mi sdraiai sul letto e mi misi a fissare il soffitto.
 
Non feci altro che darmi della stupida, ancora e ancora.
 
Promisi a me stessa che non avrei mai più commesso un errore simile.
 
-Sempre con la testa fra le nuvole eh, Angioletto?- Mi schernisce lui. A forza di pensare, sono arrivata al suo cospetto, senza accorgermene.
 
Ha un’aria strana. Di solito ciò significa che sta per succedere qualcosa.
 
-Ne è passato di tempo, vero?- Domanda retorico. Si è voltato verso la sfera che tiene in mano, rigirandola, e che guarda con quello che sembra compiacimento.
 
-Ho una missione da affidarti.- Annuncia poi, tornando a concentrare la sua attenzione su di me.
 
Io annuisco, per fargli capire che lo sto ascoltando.
 
-Spero che sarai contenta. Sono sicura che le sei mancata.-
 
A queste parole sento un’ondata di gioia. Ma cerco di nasconderla.
 
Lui non vuole che io mostri una qualsiasi emozione positiva.
 
-Devi andare da loro. E avvertirli!- Prosegue poi.
 
Avvertirli di che cosa? Lo fisso cercando di capire di che cosa si tratta.
 
-C’è un problema. Che io definirei… familiare.-
 
Familiare? Ma di che sta parlando?
 
Ridacchia, fissando la mia espressione confusa.
 
    -Si, è proprio la definizione giusta.- Continua, tornando serio.
 
Io resto immobile, in attesa d’istruzioni. Lui si alza, con fare sensuale e si avvicina a me.
 
-Devi andare sulla Terra, e dirgli di tenersi pronti. Fra poco dovranno tornare.-
 
Ordina, mentre mi sfiora le spalle con le mani, la sua bocca vicinissima al mio orecchio.
 
Così fra poco dovranno tornare. Ma quando?
 
-Hai ventiquattro ore di tempo, a partire dall’ alba.-
 
Riprende a dire, non accennando ad altro.
 
-Mi raccomando, sii puntuale.- Aggiunge, con tono severo.
 
Poi, si volta e mi congeda, con un gesto della mano.
 
-Bene, Maestro.- è tutto quello che replico, prima di allontanarmi.
 
-E non venire a dirmi che non sono magnanimo.- Insiste poi, facendomi bloccare.
 
Un attimo dopo, mi è di nuovo dietro.
 
Mi stringe a sé, con fare possessivo, e sfiora il mio collo con le sue labbra.
 
Io cerco di contenere qualsiasi indizio che il suo comportamento susciti in me qualsiasi emozione.
 
Se anche fosse, e lo è, lui non deve saperlo. Non solo perché me lo ha proibito, ma perché io me lo sono imposto.
 
Non posso permettere che lui abbia ancora più vantaggi su di me. Quindi, qualsiasi cosa sia, questo strano calore, deve restare un segreto.
 
Esco dalla stanza e mi dirigo a passi veloci verso il portale che collega il suo castello alla Terra.
 
Non posso fare a meno di sentirmi eccitata.
 
Finalmente, la rivedrò.
 
Prendo un respiro profondo.
 
Dal portale si vede l’appartamento di Kari. Li vedo, lei e suo fratello, che parlano fra di loro, seduti su un divano.
 
-Bene.- Pronuncio a voce alta, per prepararmi – Si torna in azione.-
 

  
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