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Autore: Aven90    13/06/2012    1 recensioni
Salve! Dopo il successo (?) di ''The Darkness'' continuiamo la nostra passeggiata nell'orrore descrivendo una notte molto, ma molto particolare. Non sapevo se mettere giallo o arancione, nel caso ditemelo e correggo!
Genere: Horror, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ogni eventuale riferimento a fatti, persone, cose ed edifici reali è puramente casuale e comunque non teso ad offendere.

Salve.

Il mio nome è Steven, e forse qualcuno mi conosce. Non voi, ma alcune persone che ho incontrato una notte con alcuni miei amici. Se volete, ascoltatemi, perché non dovete ricadere nei nostri stessi errori. Io la chiamo esperienza personale, e vi assicuro che non c’è niente di peggio che veder morire per un nostro errore gente innocente.

Ma è meglio per voi se comincio dall’inizio.

Era una notte di marzo, e non dimenticherò mai quel vento forte che si abbatteva sulle strade nella mia città.

Ma io e i miei compari non eravamo tipi che ci curavamo di queste minchiate, e quella sera eravamo usciti a cazzeggiare come spesso ci capitava: bere, parlare di ragazze, eccetera.

Eravamo nei pressi del manicomio e io, un po’ brillo, ho voluto coinvolgere i miei amici in quella che si sarebbe rivelata pura follia.

“Oh ragazzi, siamo vicini al manicomio, vedete?”, dissi loro, indicando con l’indice tremante l’edificio enorme che si ergeva alla nostra sinistra.

“Sì Steven, stai pensando di rinchiuderti dentro?” come sempre, Owen faceva il simpatico.

“Owen, secondo me se lo vedono lo invitano ad entrare, non c’è bisogno che si presenta lui”, quello che disse Mark fu seguito da risate generali. Era un obbligo sfottermi.

E anche quando avevano anche ragione, perché di solito quando si è sbronzi si vomita, ed era proprio quello che feci in quell’istante.

“Oh mio Dio Steven! Che cazzo fai a terra! mi hai anche sporcato!”. Fred ci teneva ai suoi vestiti, dato che suo padre era facoltoso, ma nessuno di noi ci credeva.

“Sei un minchione!”, ma nemmeno Paul era del tutto lucido, ma a lui piaceva ricordare agli altri che non stavano tanto bene di cervello.

“Sta’ zitto Paul, e renditi utile! Mi devo cambiare e troverai per me un buon posto per pulirmi da questo schifo!”, disse Fred.

“Ehi, non è schifo! Ho mangiato panino con le panelle!”, gli ricordai, vedendolo doppio.

Owen propose “Forse al parco dell’ospedale ci sarà una fontanella, vediamo”

E così tutti andammo a vedere se nell’ingresso pubblico avevano una fontanella per bere e pulirsi occasionalmente da lì.

Paul stava cercando alla meglio quantomeno di levare l’odore fortissimo, quando accadde.

“Ehi ragazzi! Cos’è stato?”, chiesi.

“Che stai dicendo?”, mi chiese Owen.

“C’è qualcuno che respira qui intorno”, precisai.

“Non dire minchiate come al solito! È il vento che fruscia fra le fronde!”, mi spiegò Mark, come al solito il più razionale possibile.

“No Mark, l’ho sentito veramente!”

“Col cazzo, avanti, ti aiuto a vomitare. Non vorrei compissi altri omicidi per questa notte!”, si offrì Mark.

“Tu ridi, ma guarda che questi pantaloni…”

“Ho capito, basta adesso. Steven, sei ubriaco e la mente ti fa giocare brutti scherzi. Non c’è nessuno qua, vedi?” detto questo, Paul mi fece vedere tutta l’aera circostante.

Ma io non mi convinsi “No, guardate che non mi sbaglio, c’è qualcuno che respira e io l’ho sentito! Magari si sta avvicinando! Secondo me, vale la pena aspettare e vedere chi è! Magari è uno spirito!”

“Spirito di questo cazzo ciondolante! Steven, i manicomi hanno chiuso, altrimenti ti avrei raccomandato personalmente”, disse Mark.

Se ne andarono, ma io rimasi davanti la fontanella ad attendere, ed ecco che si rifece sentire quella brutta eco, così diversa dal rumore delle foglie che d’altro canto conoscevo bene, visto che davanti casa mia c’è un albero.

“Ragazzi, stavolta dovete averlo sentito”, dissi, fermandoli, anche a costo di essere insultato.

“No Steven, è solo la tua…”, ma ecco che Mark venne interrotto.

“Visto? Chi è l’ubriaco adesso, eh? Eheheh”, mi presi la rivincita su di lui.

“Ok, lo ammetto, forse c’è qualcosa di strano in queste piante, ma da qui a dire che c’è un fantasma ce ne passa” Mark era sempre stronzo e non voleva ammettere la sconfitta, ma purtroppo per lui trovai degli alleati in Owen, che disse “Non lo so Mark, secondo me vale la pena aspettare” e in Paul, che aggiunse “E poi lo sai anche tu: non è raro che questi posti siano infestati”

Mark chiese a Fred “Tu da che parte stai?”

Fred rispose “Dalla parte dei miei pantaloni, l’unica vera vittima di questa faccenda”

Io insistetti “Non fare il coglione e prendi una fottuta posizione”

Fred allora si arrese e disse “Sto dalla parte di Mark, c’è una possibilità su un milione che giusto giusto questa sera ci sia uno spettro a venirci a prendere”.

Beh, come si dice, le ultime parole famose colpiscono ancora, perché non appena Fred completò quella frase un uomo con la testa abbassata e vestito solo di una tunica bianca lunga eppure non mossa dal vento stava in piedi con il braccio sinistro appoggiato al ramo dell’albero dietro la fontanella.

Io mi spaventai “Oh porca Eva! È qui!”

Owen disse “Chi cazzo è questo? È venuto a prendere le nostre anime?”

Quello alzò la testa bianca e solcata da numerose ferite e disse ad occhi spalancati ed eterei dai quali non potevi togliere lo sguardo “Buona sera. Vi va di venire con me? Devo farvi vedere una cosa”

Mark scosse la testa deciso “No, col cazzo! Tu non esisti!”

Ma Paul disse “Io invece voglio andarci, se deve farci vedere una cosa … che sia una bella tipa?”

Fred s’intromise “O magari un paio di pantaloni nuovi!”

Io annuì “Certo. Questo tizio ci sta proponendo l’occasione della nostra vita, e poi le abbiamo provate tutte per testare il nostro coraggio! Questa notte proverà chi di noi ha abbastanza palle! O forse ti mancano, Mark?”, col senno di poi, non so se era l’alcool a farmi parlare o queste cose le pensavo veramente.

 Mark si arrese, non poteva perdere la faccia, e così seguimmo il tizio che sorrise, lasciando cadere uno degli incisivi a terra.

   
 
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