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Autore: roselline    13/06/2012    3 recensioni
Questa è una Rose/Scorpius. E' la mia prima fanfiction, quindi avanti con le critiche.
Poi, la sua attenzione fu catturata dalla bacchetta dai mille disegni, abbandonata sul tavolo della Sala. Guardò i due che erano diventati ormai rossi in viso per tutte le parole che si stavano dicendo e si alzò piano, in modo da non attirare la loro attenzione. Prese di soppiatto la bacchetta e uscì in giardino. Sorrise e iniziò a saltellare sull’erba umida. Poi però, agitando la bacchetta più di una volta, successe qualcosa
Genere: Comico, Fantasy, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Rose Weasley, Scorpius Malfoy, Un po' tutti | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Per quanto Rose cercasse di ricordare, non le era mai capitato che il suo compleanno coincidesse con le vacanze pasquali che avrebbe preso da lì a qualche giorno. Probabilmente, l'unica nota positiva di quella cosa era che sarebbe stata a casa, rilassandosi un po' di più e, soprattutto non avrebbe visto per almeno una settimana il biondo platinato che continuava a corteggiarla.

Sì, non nasconde che a lei fa piacere ricevere tutte quelle attenzioni, ma era anche estenuante. Ogni mattina trovava una rosa poggiata sul suo comodino, e nell'arco della giornata lo incontrava sulle centomila volte. In alcuni casi accompagnato da Albus, in altri da solo. Iniziava a pensare che James, per la prima volta, era stato ingannato da un Serpeverde: ha sempre pensato che Malfoy potesse aver rubato (o Albus lo aveva fatto, dipende dai punti di vista) la Mappa del Malandrino dal primogenito di casa Potter... e non sarebbe stato un bello spettacolo se egli lo avrebbe scoperto. Però sì, Rose pensava che potesse avere quella, o peggio ancora qualche complice posizionato nel castello in punti strategici che gli diceva dove andava o dove poteva incontrarla.

Era molto estenuata da questo suo comportamento, quindi passare le vacanze pasquali a casa sua era, diciamo, una sorta di relax. Anche se, comunque, doveva continuare a studiare, e in tutto questo il suo corpo si rifiutava di dare una mano alla rossa.

« A proposito. Sono voci di corridoio, o tu e Scorpius vi state frequentando? » Maximillian, che era appena tornato da uno scaffale dopo aver preso un libro da leggere, le aveva posto la domanda sedendosi con nonchalance sulla sedia di fronte all'amica, mentre iniziava a sfogliare il libro con poco interesse. Di tutta risposta, lei lo guardò dapprima intensamente, e poi fece scivolare la sua testa sul foglio di pergamena su cui stava scrivendo i suoi cinquanta centimetri per Divinazione. Sospirò, chiudendo gli occhi e respirando l'odore di quella carta, che in un certo senso la faceva rilassare... manco fosse una sigaretta!

« Non ci stiamo frequentando. » Rispose, infine, rialzando la sua schiena e mettersi composta, continuando a scrivere. Strizzò un attimo gli occhi per trovare un sinonimo che suonasse bene con il periodo che stava scrivendo, ma Maximillian continuò a parlare.

« Suvvia, non è mica una cosa brutta se tu e lui vi state frequentando. Io la vedo una cosa normale. Due persone che si piacciono possono provare ad uscire assieme. Non fare quella che ha vergogna di dire la verità. »

« Guarda da che pulpito viene la predica. Da quel ragazzo che aveva paura di farsi avanti con Tristine, e solo Merlino sapeva il motivo. » Rispose subito Rose, riuscendo a trovare una parola che potesse andare e continuare il suo tema sui Presagi.

Maximillian fece un piccolo risolino e tornò a leggere il suo libro, scuotendo la testa.
« Per questo tutt'oggi ringrazio una rossa con le lentigini. Perchè senza le sue minacce su un suo possibile piede diretto al mio deretano a strisce Argento-Verde, oggi non starei con Tristine. Ma, se posso, vorrei darti qualche consiglio, mia adorata Rossa – scandì per bene l'ultima parola – Scorpius di solito è sempre stato un tipo difficile, però evidentemente tu gli interessi. Quindi, fai bene a fargli buttare il sangue in questo modo, ma devi dimostrargli anche tu qualcosa, sennò lui penserà che sta facendo queste cose per niente, e giorno dopo giorno perderà l'interesse e si allontanerà di nuovo. Quindi, alza il tuo bel didietro e dimostragli qualcosa. »

Per tutto il discorso Rose si mise a guardarlo, cambiando molto spesso varie espressioni: da un “io non prendo in giro la gente” a “se lo merita in un certo qual modo” ed, infine, ad un “stai scherzando, vero?” Non che lei non lo voleva fare, ma il problema era che lei non sapeva cosa fare. Non ha mai dimostrato ad un ragazzo che gli piaceva (se ve lo state chiedendo, sì, alla fine Rose inizia ad avere un certo interesse verso quel tipo troppo biondo).

Restò a guardare il suo amico per qualche secondo, per poi sbuffare, sventolando una mano con non curanza.
« Fammi finire il tema Maximillian. Devo consegnarlo domani e non è da me arrivare all'ultimo minuto. » Cercò di chiudere il discorso in quel modo... Rose non doveva consegnare il suo tema domani, per niente, ma riuscì a far stare zitto Maximillian per tutto il tempo in cui entrambi erano stati in biblioteca.


**


Era arrivato finalmente l'ultimo giorno al castello, prima delle vacanze pasquali, e Rose non era mai stata così felice come lo era quella mattina. Tutte le lezioni erano state sospese per gli studenti e professori che dovevano preparare le valigie per l'indomani e partire per poter tornare a casa. Sì, la rossa era molto felice. Anche perchè non avrebbe visto quel muso scuro della Serpeverde che ogni volta che passava la guardava male... la notizia che lei e Scorpius si stavano “frequentando” aveva girovagato per il castello, scatenando la gelosia di qualsiasi ragazza che popolava la struttura e la rabbia di James.

« Come hai potuto farmi questo, eh cuginetta? Ora... cioè... come... » James che balbettava era un caso assurdo. E di certo non l'aveva presa bene, anche perchè da vero Grifondoro qual'era odiava i Serpeverde più del fatto che Al, qualche giorno prima che la notizia si diffondesse, gli aveva fatto uno scherzo con i fiocchi.

« James, calmati per Merlino! Non ti sto facendo proprio niente. Non ci sto uscendo con il biondo platinato, e la notizia è stata diffusa da una Serpeverde, Caroline, che è gelosa di me ed è arrabbiata che Malfoy l'abbia lasciata e ha combinato le due cose, usa un po' il cervello! Lo so che non lo sai fare, ma provaci diamine! » Rose non si era mai arrabbiata in quindici anni della sua esistenza. Però quelle voci cattive fatte a posta per le persone che non avevano niente di meglio da fare che spettegolare, le iniziavano a dare sui nervi. Così lasciò la Sala Grande per dirigersi a grandi passi e veloci nell'aula di Difesa Contro le Arti Oscure, in cui l'aspettava Zio Neville, che di tanto in tanto l'aiutava con gli incantesimi. Appena entrò sbattè la porta e gettò con poca eleganza il suo zaino sul primo tavolo che aveva adocchiato.

« Scusa il ritardo Zio. » Disse sospirando e passandosi una mano tra i capelli boccolosi. Lo zio la guardò un po' stranito per poi sorridere e scuotere la testa.

« Okay, allora, riprendi il tuo zaino che oggi ti porto in un'aula in cui non possiamo né essere disturbati né essere trovati. » Le disse e la ragazza si accigliò, prendendo immediatamente la sua roba e correre fuori per raggiungere il suo parente/insegnante che era già uscito velocemente da lì. Salirono le scale fino ad arrivare al settimo piano e la fece fermare in un punto, mentre lui iniziò ad andare avanti e indietro. La ragazza notò l'arazzo di Barnaba il Babbeo e si accigliò. Lì non c'era nessuna porta, ora che ci faceva caso... e perchè lo zio andava avanti e indietro? Se lo stava chiedendo più volte, fin quando una porta apparì davanti ai suoi occhi e lei rimase esterrefatta. Si avvicinò cauta e poi toccò il materiale di cui era fatta, con le sue rifiniture e tutto il resto.

« C-come... » Cercò una spiegazione, ma Neville scosse la testa, aprendo la porta e facendola entrare. Si trovarono una stanza ben riscaldata, con il camino e il fuoco al suo interno che scoppiettava. C'erano delle poltrone e proprio di fronte a loro un enorme spazio al centro della stanza.

« Questa è la Stanza delle Necessità. Viene in tuo aiuto quando ne hai più bisogno. Si mostrò a me, i tuoi genitori, i tuoi zii... insomma, tutti quelli che conosci e che fanno parte della tua famiglia, ai tempi in cui la Umbridge ci perseguitava e non ci lasciava fare incantesimi. » Disse, con un bel sorriso, mentre si guardava attorno.

« Delle volte mi viene da pensare, sai? Ne avete passate davvero tante... era divertente a quei tempi? » Chiese la Rossa, mentre posava il suo zaino su una poltrona. Nel frattempo, Neville mise una mano sotto il mento e assunse un'aria pensierosa.

« Più o meno sì. Dipende però dai momenti. Insomma, ci sono stati tempi molto bui, però alla fine siamo riusciti a risollevarci. Dovevamo comunque, in un modo o nell'altro, con tutti i danni che ci erano stati recati – Fece una pausa e poi continuò – Okay! Allora, oggi ci eserciteremo sull'Expecto Patronum. » Rose sgranò gli occhi e si avvicinò di più a lui.

« No, aspetta! Un momento! Io non so fare un normale e semplice Incantesimo di Sparizione, vorresti farmi fare un Incanto Patronus? » Chiese tutta agitata. Neville sorrise e le fece un occhiolino. Prese la sua bacchetta e pronunciando la formula molto tranquillamente un fiotto argentato uscì dalla sua bacchetta, mentre iniziava a prendere forma...


**


La rossa, primogenita di casa Weasley, si gettò sul letto stremata. Era ormai mezzanotte passata quando finalmente aveva toccato il suolo morbido e caldo del suo letto. Suo zio Neville l'aveva ridotta allo stremo delle forze con i suoi continui incitamenti e le sue continue istruzioni su come invocare un perfetto Patronus.

Probabilmente non ho ancora un ricordo felice davvero potente che sappia farmi invocare il mio Incanto Patronus. Aveva pensato più volte, quella sera, Rose. Fortunatamente aveva preparato la valigia molto prima, dato il suo entusiasmo per la partenza e soprattutto per il ritorno a casa.


Guardò per un attimo fuori la finestra, pensando che in questi giorni di vacanza doveva spassarsela con i suoi cugini e soprattutto con Al.


**


Aveva premeditato tutto. Che sarebbe tornata a casa, con i soliti genitori, i soliti parenti e la solita casa con i soliti calzini che metteva per camminare scalza... ma mai che i suoi genitori avevano comprato un erede del povero Grattastinchi, deceduto un paio di anni fa. A dire il vero, non credevano nemmeno che potesse morire quel gatto... quando Hermione lo aveva preso non era del tutto giovane, e lei aveva tredici anni. Era vissuto ventisette anni, quindi era bello che vecchiotto ma aveva tirato comunque le cuoia. E comunque, sì, avevano un nuovo animale domestico perchè a detta di Ron, Hermione si sentiva sola adesso che entrambi i suoi figli erano a Hogwarts a studiare. Il problema più grande però era che questo gatto (chiamato Grattastinchi II, che bella fantasia!) non era poi tanto uguale a quello precedente. Era sì della stessa razza e mezzo Kneazle anche lui, ma era nero, con delle strane striature bianche sul pelo... più che un gatto, a detta di Rose, sembrava una zembra con la pelliccia e spelacchiata. Non era poi tanto fastidioso da tenere in casa, quel gatto però amava rompere la rossa mentre studiava o apriva un libro quando era rilassata sul divano.

Quindi potete immaginare come erano stati disastrosi i primi giorni per lei, che non riusciva a rilassarsi per davvero. E mancava solo un giorno al suo compleanno, per di più, e tutti si comportavano come se lei non esistesse. I genitori lavoravano fino alla sera al Ministero della Magia, quindi non poteva interagire con loro. Andava a casa di Al, e trovava lui o a scrivere tutto concentrato lettere a non sapeva chi, o lo trovava che litigava con James, che era sempre spaparanzato sul divano. Rose aveva anche immaginato lui diventare un tutt'uno con la stoffa di esso, dato che lo trovava sempre lì ad ogni sua visita. Poi c'era Lily, che da un po' di tempo ignorava la cugina, facendole solo qualche gesto per salutarla. A detta della rossa, era particolarmente strano da parte sua, ma era troppo occupata a deprimersi per la non attenzione che le riservavano i cugini.
Poi c'erano Fred e Roxanne, che non erano né a casa loro, né al negozio dallo Zio George. Si era recata anche lì, e prima di essere sollevata da terra e fare quattro giri assieme a lui, aveva constatato che non c'era nessuno che conosceva con cui passare un po' di tempo. Così, perdendo le speranze, capì che quella era la prima di tante giornate che doveva passare da sola, se i suoi cugini non avessero finito di ingnorarla.


E fu così che arrivò anche il giorno del suo compleanno. Si svegliò sorridente, la ragazza, e dopo aver cercato le sue pantofole infinitamente, decise che era meglio camminare scalza. Scese le scale e iniziò a cercare per la casa i suoi genitori, trovando al loro posto solo un biglietto di carta ben in vista sul frigorifero.

Io e tuo padre siamo dovuti uscire presto, scusaci. Il Ministero ci ha mandati un messaggio questa mattina e non abbiamo fatto in tempo a salutarti. Le cose da mangiare sono in frigo, lo sai. Ci vediamo questa sera. Buona giornata, ti vogliamo bene.

Mamma e Papà.


P.S.: tuo fratello è andato da Lily.

Sospirò, sedendosi alla tavola e leggendo quel biglietto pià di cento volte. Non c'erano né indizi che le dicevano “Buon compleanno tesoro” né niente di niente. Eppure i suoi genitori non si erano mai dimenticati del suo compleanno, perchè oggi doveva essere diverso? Parliamoci chiaro, a Rose non interessava per davvero ricevere gli auguri per il suo compleanno, ma si aspettava che quel giorno speciale lo avrebbe passato con i componenti della sua famiglia.

« Che dici Grattastinchi, andiamo a vedere se i cugini oggi sono liberi? » Chiese al gatto, che stava cercando di arrampicarsi sul pantalone del pigiama della ragazza. Lo prese in braccio e lo portò in camera sua, poggiandolo sul letto. Cercò qualcosa di semplice da mettersi e dopo aver finito sia di prepararsi che le poche faccende di casa che aveva da fare, prese in braccio Grattastinchi e uscì di casa, dirigendosi a casa Potter.

« E, porco Merlino, muoviti Fred! » La voce di James rimbombava dentro e fuori casa... ma soprattutto nelle orecchie di Rose, dato che lui aveva urlato mentre apriva la porta. Voltandosi a guardare chi era, si pietrificò per un attimo, guardandola negli occhi intensamente.

« Ciao James! Posso stare con te? » Chiese lei, mettendo meglio Grattastinchi nelle sue braccia. Ci fu un attimo interminabile in cui James continuò a fissarla assente. La casa, da cui prima veniva un gran baccano, era diventata misteriosamente silenziosa.

« James...? Posso? » Chiese di nuovo la Rossa, ma James chiuse un po' di più la porta, e fece una strana smorfia.

« Mi dispiace Rose, ma siamo occupati. » Furono le uniche parole che James riuscì a mettere insieme. Di tutta risposta la cugina s'incupì, e abbassò lo sguardo sul gatto che avvea in braccio, e senza dire alcunchè se ne andò, non ascoltando per niente i richiami del cugino.

« Sai cosa facciamo ora Grattastinchi? Andiamo a trovare i nonni al cimitero, a Zio Sirius e poi andiamo da Zio Fred. » Disse, stringendo a sé il gatto.

La sua famiglia abitava sì su una collina, ma era una collina non molto distante da Godric's Hallow, quindi dal cimitero in cui i genitori di Harry erano sepolti. E lì non c'erano solo loro (che lei chiamava nonni), ma anche Sirius, che lei reputava come uno zio, e Fred. Quando tornava dalla Germania per le vacanze faceva molte visite a loro. Lei si preoccupava del fatto che loro potessero pensare che qualcuno li abbia dimenticati, ma non era così, per niente. C'era una nipote che loro non avevano mai conosciuto di persona che continuava a prendersi cura del loro ricordo.
Arrivò al cimitero, e vi entrò, lasciando che Grattastinchi scendesse dalle sue braccia e iniziasse a girovagare per quella landa desolata. Come sempre, la rossa iniziò a farsi il giro per le lapidi che venivano prima di quelle dei suoi cari. C'era la signora Grynder, poi Linda, Horell, Zeno, Syria... li sapeva a memoria, e ogni volta che veniva lasciava qualcosa anche a loro. Uno dei pochi incantesimi che riusciva a fare senza pronunciarne le parole era la fioritura di fiori. L'aveva imparato a posta per quando veniva a trovare i suoi nonni e i suoi zii, ma con il tempo aveva imparato anche a dare un piccolo omaggio a coloro che erano stati dimenticati dai loro parenti e amici.

« Ed uno anche a te Liam. » Sussurrò sorridendo, mentre faceva apparire un fascio di rose sulla tomba di un ragazzo ventitrèenne morto circa dieci anni fa. Si rialzò, con il gatto che la seguiva, e arrivò alla lapide di Lily e James Potter.

L'ultimo nemico che sarà sconfitto è la morte.

Adorava quella frase. Non sapeva perchè, ma le dava un senso di tranquillità nell'animo che non riusciva a spiegarlo a parole. Si sedette di fronte alla lapide e prese Grattastinchi, facendolo accoccolare tra le braccia.

« Loro, Grattastinchi, sono i miei nonni. Zio Harry, quando noi eravamo piccoli, ci ha raccontato che erano persone coraggiose, come tutti quelli che lo avevano circondato durante la sua crescita, anche se purtroppo lui non ha mai avuto modo di conoscerli, ma sa che sono sempre accanto a lui. » Prese una pausa, spostando lo sguardo dal gatto alla pietra, leggendo i nomi di entrambi. Prese la bacchetta, poi, e come aveva fatto per tutti fece apparire un fascio di fiori bello grande, posizionandolo al centro. Fissò la lapide per un'ultima volta e si alzò, lasciando che il gatto nero con le strane striature gironzolasse lì intorno.

Camminò per un po' e fece la stessa cosa con Sirius, solo che stette in silenzio, seduta a terra di fronte alla lapide di pietra, mentre Grattastinchi girovagava attorno a un albero. Dopo aver lasciato anche a lui un fascio di fiori, fece la sua ultima visita a Fred, il parente che sentiva più vicino. Non era per mettere in ombra gli altri, ma essendo che i genitori dello zio non le sono proprio parenti, e neanche Sirius lo era, il fratello gemello di George era quello che sentiva più vicino a lei.

« Visto zio? Non mi sono dimenticata di te. » Disse sorridendo, mentre sulle sue gambe incrociate si adagiò il gatto.

« Sai una cosa? Mi fa ancora strana tutta questa cosa del riuscire a sentire... sì lo so zio! E' quello che ho sempre desiderato, ma vorrei vedere te che passi quindici anni della tua vita a non sentire e poi puff... improvvisamente ci riesci. Non è male, ma comunque ha i suoi aspetti negativi. » Sospirò, guardando la lapide ma subito fece una smorfia alzando gli occhi al cielo quando un piccolo venticello iniziò a scompigliargli i capelli ricci.

« Maddai zio! Davvero ti arrabbi per questa frase che ho detto? Dico davvero, lassù le nuvole ti stanno mandando in pappa il cervello eh! » Incrociò le braccia al petto la Rossa, ma il suoi capelli divennero più sconvolti di quello che erano grazie ad un vento che iniziò a tirare più forte di prima.


**


Era ormai quasi mezzanotte quando Rose aveva deciso di tornare a casa. Non era per niente contenta del fatto che i suoi parenti si erano dimenticati del suo compleanno, non proprio per la festività in sé ma perchè voleva solo passare del tempo con le persone che voleva bene... dimenticarsi per un attimo che aveva degli impegi scolastici e che c'era un biondo stalker che continuava a perseguitarla solo per poterla conquistare. A questo proposito, però, non aveva mai pensato. Insomma, se i parenti di entrambi avessero scoperto che si stavano “frequentando” come l'avrebbero presa? Di certo non bene, i Weasley e i Malfoy erano in grande conflittualità da molto tempo... Ci resterebbero male soprattutto i nonni di entrambe le parti.

Camminò per un po', fin quando non si rese conto che era arrivata sulla collina. Si guardò intorno e restò senza parole: c'erano festoni ovunque, candele e striscioni con su scritto “Auguri Rossa”. Non si aspettava di certo una festa a sorpresa, ma appena varcò la soglia di casa la madre le si appicciò addosso, stringendola in un abbraccio prima e poi prenderle il viso tra le mani, guardandola e parlando in modo sconnesso e veloce. Rose, in quel momento realizzò una seconda cosa: non sentiva. Non sentiva più le voci, il baccano e tutto quello che in quei pochi mesi veloci aveva imparato ad ascoltare. La primogenita si accigliò per un attimo e poi cambiò la sua espressione in una molto triste, mentre la madre continuava a chiederle dov'era stata, cosa aveva fatto e perchè non era a casa, ma vedendo l'espressione triste della figlia, si immoblilizzò un momento e continuò a guardare i suoi occhi, che adesso stavano diventando lucidi.

“Mi senti cara?”







NdA: ODDIO! Scusatemiscusatemiscusatemi! Sì lo so, sono in un terribile ritardo... un mese e tre giorni! Sì lo so, la colpa è mia ma cercate di compiadirmi. Esattamente tra una settimana dovrò fare un esame di Stato, sono in pena perchè per la tesina ho sì e no due argomenti, e dovrei anche inizarmi a documentare per le possibili tracce in modo da studiare e saper qualcosa su cui scrivere alla prima prova. Mi dispiace, dico davvero! Ho anche poca ispirazione (anche per questo mi sto riducendo all'ultimo momento con la tesina) quindi mi scuso anche per il capitolo, che credo sia piccolo, e forse per la poca consistenza che ha. Ringrazio comunque le due anime che hanno recensito e le centotrentatrè che hanno letto il capitolo precedente.
Vorrei richiamare l'attenzione, infine, su una sola parola: "RECENSITE", vorrei tanto il parere non solo dei soliti, ma anche di alcuni (non dico tutti) che leggono la mia storia. Grazie mille per l'attenzione e per la pazienza che avete <3
-M

 

   
 
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