Storie originali > Soprannaturale
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Autore: verichan    13/06/2012    0 recensioni
Le vicende di vari personaggi si intrecciano sullo sfondo della misteriosa città di Anderville.
Genere: Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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CATHERINE


«No, amore. Sì, sono a dieci minuti da casa. A casa ti racconto. Va bene. Ti amo anch'io. Tesoro mi farai prendere una multa.»

Rise mentre salutava per la centesima volta il marito. Avrebbe dovuto comprarsi uno di quegli aggeggi auricolari ma Catherine e la tecnologia non erano mai andati d'accordo; tuttavia la multa della settimana scorsa l'aveva convinta ad ascoltare le lamentele di Norman: sabato pomeriggio la famiglia l'avrebbe dedicato allo shopping al centro commerciale. Tanto ci dovevano andare comunque, voleva comprare ai bambini dei nuovi cappottini e a Norman delle scarpe eleganti per il matrimonio di Juliette. Non vedeva l'ora di vederlo tirato a lucido.

Azionò il comando della porta automatica del garage e una volta entrata in casa trovò il marito in mutande, canottiera e vestaglia ad attenderla in cucina. Gli sorrise e lui le rispose con una smorfia assonnata sorseggiando del caffè. Povero Norman, si sentiva veramente in colpa a vederlo così preoccupato ogni volta che faceva tardi. Gli diede un bacio a stampo sulla bocca e andò a cambiarsi, passando dalla camera dei gemelli per controllare fosse tutto a posto. Tornò in cucina, in pigiama, e si sedette al tavolo con lui che le porse una camomilla.

«Grazie, tesoro.»

«“Grazie” non basterà a placare la mia furia.»

«L'unica furia che vedo sta nei tuoi capelli, amore.»

«Sei crudele. Insultare l'acconciatura delle due del mattino di tuo marito.»

«È per questo che mi ami.» risero.

«Com'è andata?»

«Mh. Non bene come speravo. Le prove sono poche e le persone con cui viene a contatto mi sanno solo dire che è stato uno sballo e che lo rifarebbero cento volte. Credo si sia accorta di me.»

«Beh, finora ci è costata solo una multa da 320 euro.» fece sarcastico. «Pensi sia pericolosa?» chiese serio.

«Non lo so. Non ne sono certa.» ponderò sorseggiando la camomilla. «Non ci sono state vittime, non ancora, ma è probabile che la motivazione sia il non farsi scoprire, piuttosto che una reale gentilezza d'animo.»

Norman le prese la mano, a disagio. Catherine sapeva già cosa stava per dire.

«Norman... è il mio lavoro. Ne abbiamo già parlato.» disse in tono conciliante.

Norman annuì e mosse le spalle come per scrollarsi di dosso brutti pensieri. Amava molto sua moglie, eppure, alle volte, sembrava che lei amasse di più il suo... impiego.

«So che sei in grado di badare a te stessa. Fai volare cose e tutto il resto del kung-fu mentale che c'è nei film.» Catherine lo guardò amabilmente di sbieco. «Però sarei più tranquillo sapendoti con un collega, magari uno della sezione operativa.»

«Amore, la sezione investigativa non va affatto d'accordo con quella operativa; i nostri capi sono come cane e gatto. E comunque gli operativi entrano in azione solo in caso di pericolo accertato, non in base a supposizioni.»

«Un collega della tua sezione, allora.»

«Norman, non siamo poliziotti che lavorano in coppia. Le creature soprannaturali potrebbero spaventarsi e interpretare in modo sbagliato.»

«Anche i mariti si spaventano, sai.»

«Lo so, Norman. Lo so.»

«Vorrei che la smettessi con questo lavoro.» Non gliel'aveva mai espresso così apertamente, e Catherine ci rimase male. «Vorrei che gestissi il negozio insieme a me. Ma» aggiunse prima che lei potesse interromperlo, «so quanto ci tieni ad essere un osservatore.»

«Grazie, Norman.»

«Non ringraziarmi. Mi hai promesso che a quarantacinque anni avresti smesso e tanto mi faccio bastare.»

L'atmosfera si era tinta di una nota angosciata e Catherine se ne dispiacque.

Misero a lavare le tazze e una volta a letto il pensiero vagò su mille binari. Da una parte c'era la misteriosa ragazza con chissà quali capacità, dall'altra Norman che temeva di perdere la moglie e la madre dei suoi figli così come Catherine aveva perso i genitori. Norman comprendeva quanto fosse importante per lei seguire le loro orme, e giustamente si preoccupava le notti che rientrava a casa tardi per seguire creature non umane. Non era facile condurre una vita del genere, tuttavia si reputava fortunata: c'erano colleghi che non avevano il coraggio di rivelare il loro vero lavoro ai famigliari, mentre lei aveva deciso di avere fiducia in Norman. Era stato complicato all'inizio, ma il loro matrimonio aveva retto bene per altri undici anni fino ad oggi; ogni volta che il marito sentiva puzza di bruciato tirava fuori la promessa e la questione finiva lì. I bambini ne sapevano poco, a cinque anni non è bene essere consapevoli di verità troppo pesanti. Grazie al cielo Catherine non aveva mai riportato ferite gravi, e quelle che si procurava erano opportunamente trattate con medicazioni magiche al Talamasca.

Eppure ultimamente percepiva che le preoccupazioni di Norman erano aumentate. Non sapeva perché, se fosse lei a immaginarsi le cose, o se fossero i bambini a dare pensiero a Norman e renderlo più nervoso per la sua incolumità. Aveva perso la madre in giovane età e questo gli aveva lasciato un segno nel cuore. Una ferita che si era lentamente riaperta a causa della rivelazione di Catherine. Forse doveva solo lasciar stare. Tra due mesi ci sarebbe stato il suo compleanno, quarantanni, ancora cinque prima di dare le dimissioni al reparto investigativo, come gli aveva promesso. Si forzò di dirsi ingenuamente che cinque anni volavano in fretta, che non sarebbe successo nulla di brutto, e che finalmente non ci sarebbero più state chiamate nel bel mezzo della notte.

Il problema era che sapeva le sarebbero mancati quegli squilli di telefono.





Note dell'autore:
Basta, basta, non ce la faccio proprio @.@ La mia fase gotica con creature soprannaturali m'è passata, credo, e mi sa che per questo 2012 non aprirò più questo file di open office XD
Spero comunque che vi siano piaciuti questi pochi capitoli ^^
  
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