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Autore: Midori_    13/06/2012    2 recensioni
Lei è una serpe che sa solo scavare un antro umido in cui rifugiarsi.
Lui è un grifone che ha perso parte del suo coraggio.
Intorno a loro c'è un mondo stanco e spezzato.
E forse insieme, riusciranno a scrivere qualcosa in quel quaderno bianco che è diventato il loro cuore.
[Dalla Storia: ]
-Fra due sere, ti va …Ti va di venire alla festa della squadra di mia sorella?-
Eccolo il contentino.
L’amaro boccone da ingoiare.
Una festa piena di coraggiosi Grifondoro.
Scosse la testa Pansy. –Non sono una tipa da festa.- rispose solamente.
-E allora che genere di persona sei?-
-Una di quelle che preferisce l’azione o il silenzio alle parole di cortesia.- spiegò mentre apriva la porta.
Ron si bloccò e la fissò stranito. –E’ una risposta strana.-
-E’ la risposta più sincera.-
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Pansy Parkinson, Ron Weasley
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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#Risvegli



Socchiuse gli occhi.
La stanza era appena illuminata dall’alba, risvegliandola.
Uno strano peso le bloccava lo stomaco.
Un peso quasi piacevole e caldo.
Un peso che l’aveva riscaldata, quella notte.
Si stiracchiò, lasciando le sue braccia scorrere sul cuscino.
Strusciando le gambe fra le coperte aggrovigliate.
Sbadigliò a lungo e solo allora aprì del tutto gli occhi.
E l’unico colore che vide fu il rosso.

Rossi erano i suoi capelli.
Rossi la sua leggera barba.
Rossi erano i graffi che ancora marchiavano la sua pelle.

Il suo braccio l’aveva stretta in una strana morsa durante la notte.
Il suo viso addormentato rivolto verso di lei.
Pansy spostò un paio di ciocche che gli coprivano il volto.
-Svegliati … -gli sussurrò. –Svegliati che è tardi.- disse più decisa.
Ma lui non accennava a svegliarsi.
Prese a scuoterlo leggermente finché i suoi occhi non si aprirono lentamente.
E i suoi occhi azzurri la scrutarono con tale intensità che Pansy preferì distogliere lo sguardo.
Una serpe ferita, ecco cos’era.
Ron si mise a sedere e la fissò.
-Buon …Buongiorno.- balbettò mentre si alzava alla ricerca dei jeans e delle magliette gettate via la sera prima lungo la stanza.
Pansy passò più volte la mano fra i capelli cercando di appiattirli.
Doveva essere orribile.
Doveva essere veramente orribile.
Anche lei recuperò la veste e se la infilò.
-Ti faccio un caffè.- disse alzandosi e rabbrividendo per il freddo del pavimento.

-Ti faccio un caffè.-
Non era una domanda, non era una gentile richiesta.
Era un sottile ordine.
E lui la seguì, beandosi della vista del suo corpo.
Della pelle lattea e priva di imperfezioni.
Dei ciuffi scuri che le incorniciavano la nuca.
Delle gambe che camminavano sicure.
Attraversarono un paio di immense stanze, immerse nel buio e nella polvere.
Poi lei aprì una porticina e lo condusse in quella che era una piccola cucina moderna.
Le bastarono un paio di colpi di bacchetta per far rianimare gli oggetti, per accendere il fuoco, per riempire la moka di caldo caffè scuro.
-Vuoi dello zucchero?-
Quella era sicuramente una domanda.
Ron annuì e la ringraziò appena.
Non era a suo agio.
Non era mai andato oltre.
Non aveva mai dormito un’intera notta accanto a un’altra.
Non dopo lei.
Fissò Pansy mentre sistemava due tazzine sul tavolo in cui era seduto.
Guardò il suo cucchiaio riempirsi di zucchero ed affondare nella sua tazza.
Osservò le sue labbra posarsi sulla ceramica della tazza.
E qualcosa di strano lo colpì allo stomaco.
Una specie di certezza.
Una specie di decisione.
Forse, domani sarebbe passato da lei.

Era solo sesso.
Era solo piacere fisico.
Era solo temporaneo.
Questo le diceva quella strana vocina nella sua testa.
Eppure quando lo salutò davanti alla porta di casa, stringendosi addosso la vestaglia, le sue labbra si posarono sulle sue.
Era solo sesso?
Era solo piacere fisico?
Era solo temporaneo?
Sentì la sua mano cingerle il fianco con gentilezza.
Sentì la consistenza ruvida della giacca sulla sua pelle.
Sentì il suo saluto, soffiato sul suo orecchio.
Sentì il distacco come doloroso e angoscioso.
E lo vide andare via.
Si toccò distratta la bocca, lì c’era ancora il suo sapore.
Sapore di caffè.
Sapore di breve separazione.
Sapore di risveglio.






[Dedicato a Luna-Kiraeteru]


   
 
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