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Autore: MrBadGuy    14/06/2012    2 recensioni
Sequel di Made in Hell.
Troverete tutte le informazioni nelle NdA alla fine del capitolo!
Buona lettura!
MrB.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Deacon, Nuovo personaggio, Roger Taylor
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Come ti senti?” chiese per la terza volta la biondina, afferrando la mano di Dorothy, sdraiata sul lettino dell’ospedale, “Ti fa male?”
“Ancora?! Sto bene e no, non mi fa male”, alcune volte Anthea si preoccupava fin troppo per la sua amica, che aveva bisogno di tutto tranne che di compassione… Forse.
Offesa, la ragazza seduta sullo sgabello incrociò le braccia, stupita di quanto si sentisse ferita in quel momento.
Entrò David e sorrise alle due amiche innervosite, “L’operazione è andata bene, non sentirai dolore; il massimo che potresti avere sarebbero delle piccole perdite di sangue, niente di più”, fece una pausa, “Per il resto dipende da te”.
Essere trattata come una psicolabile o una deficiente, erano due cose che a Dorothy non piacevano, cosa sotto intendeva l’albino con quel “Per il resto dipende da te”?
Aveva forse pensato che non sarebbe stata in grado di fronteggiare la situazione? Perché avrebbe sbagliato: lei poteva farcela e come, con o senza Anthea, con o senza Roger, con o senza medici.
Forse era lei che si stava creando troppi film mentali.
Dorothy non era preoccupata per nulla delle cose su cui il Dottor Bowie la stava rassicurando, quindi si prese la libertà di non ascoltarlo e poco dopo di interromperlo, irritandolo leggermente  “Quand’è che potrò uscire da qui?”, l’idea che Roger la cercasse senza trovarla, o peggio, che potesse scoprire qualcosa, la mandava fuori di testa,
“Penso che domani mattina andrà bene” il dottore appuntò la data di entrata e della futura uscita della paziente sulla cartella clinica.
Era passata anche questa, “Ah, ricordati che fra venti giorni devi fare un test di gravidanza, per sicurezza”.
Le ragazze si ritrovarono di nuovo da sole, “Hai fame?”
“Oddio Anthea, oggi lo vedi John? Perché non anticipi l’appuntamento con lui?”, in quel momento, la moretta aveva bisogno di stare da sola, di prendere un po’ di respiro.
Offesa la più piccola delle due raccolse la sua borsa dal pavimento, “Va bene, chiamami, come al solito, quando hai bisogno” e poi lasciò la clinica passando per il portone principale, situato sulla stessa facciata della finestra di Dorothy, che poté vedere la folta chioma bionda allontanarsi, ben distinta fra le altre.
All’improvviso si sentì mancare, si sdraiò di nuovo sul letto che aveva abbandonato per affacciarsi; non riusciva a capire se si sentiva in colpa per aver ucciso un futuro essere vivente o per aver trattato male una delle persone che più si era più interessata a lei.
O forse, più di tutte le altre motivazioni, era per Roger che navigava nella sua beata ignoranza; lui era stato fortunato ad avere il ruolo più facile, in tutto quel casino, a lei era capitato quello più arduo.
Nessuna impresa, nella vita, l’avrebbe resa più provata di quell’aborto, di quella perdita.
Per un attimo pensò al viso dai tratti malinconici di Tim e si sentì rassicurata, ciò, di riflesso, la preoccupò ancor di più.
Sebbene fosse praticamente estate, il freddo era più che penetrante e insopportabile, questo ad Anthea proprio non piaceva, soprattutto perché aveva il vizio di vestirti molto leggera in quel periodo dell’anno; di tornare a casa non ne aveva voglia, Kensington era piuttosto lontana dal bar in cui si era data appuntamento con John, quindi decise di andare direttamente da lui.
Aveva promesso al suo fidanzato che non sarebbe mai andata a casa sua da sola, perché, a sentirlo, sembrava che la strada fosse frequentata da tipacci, che a lui non dicevano mai niente, ma ogni bella ragazza che passava per di lì veniva esaminata accuratamente e poi giudicata.
John non si infastidiva più di tanto quando la sua ragazza veniva guardata, il problema si creava nel momento in cui qualcuno le urlava dietro qualcosa, o fischiava, o, addirittura, si avvicinava un po’ troppo.
Avrebbe preso tutti i pugni del mondo a patto che la sua piccola non fosse toccata, ma ora lui non c’era.
“Ciao bellezza!” si sentì chiamare Anthea, che si girò di scatto per mandare a quel paese chiunque l’avesse chiamata in quel modo, ma poi si rese conto che era un ragazzo che aveva salutato la sua fidanzata, che, probabilmente, aveva appena incontrato.
John l’aveva mandata in paranoia, infatti, per come l’aveva detto lui, durante la strada che si doveva percorrere per andare a casa sua, si potevano incontratre “maniaci sessuali, drogati e violentissimi ubriachi”.
Insomma, una vasta scelta di gente per bene.

 
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Salve!
Premetto che mi sono sentita molto combattuta su questo capitolo, ma dopo un po' di lavoro mi sono decisa a postarlo.
Che dire, ovviamente il titolo è preso da una canzone che è molto cara e me e Cath: Let Me Live.
Ogni volta diciamo che vorremmo usarla come titolo di un qualche capitolo, ma non la mettiamo mai...
Comunque, io vi prometto che nel prossimo capitolo le danze cominceranno a movimentarsi, e anche tanto!
Per il momento, spero che questo capitolo vi sia piaciuto.
Ovviamente, fatemi sapere la vostra!
Grazie a tutti, "Spero di aver passato l'audizione", cit. (Chi la capisce ha la mia stima).
MrB. 


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