Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Eriok    14/06/2012    2 recensioni
Una storia su Hermione, Harry e Ron come non si sono mai visti. Bontà d'animo, indecisione e rabbia governeranno ognuno di questi personaggi. Un nuovo individuo nella scuola, importante per la prima, un avversario e un nemico odiato per il secondo e terzo. Conosciamo veramente questo trio?
La scuola, per loro, non è ancora finita. Devono concludere gli anni persi a Hogwarts, tornando sui libri. La magia trabocca, in questa storia, ma non tutta dalle bacchette. Esistono individui che la magia la fanno esplodere dalle mani.
Genere: Fluff, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Il trio protagonista, Mangiamorte, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da VII libro alternativo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

3.

 

Sapeva che era vietato uscire dal dormitorio, ma con sguardo sicuro osservò i vuoti corridoi per scivolare sicuro su per le scale, immobili, nel loro sonno di pietra. Persino la Signora Grassa russava sonoramente, spezzando quel ronzio dei quadri che dormivano, non accorgendosi del ragazzo che sfuggiva dal guscio caldo della sua tana, correndo. Correndo col cuore che batte, che spinge e cade, versandosi negli arti e mente come latte nel petrolio.

Sapeva dove andare, dove sfuggire, dove intrufolarsi, come un’astuta volpe che conosce le scorciatoie del suo bosco. Arrivò alla torre di Astronomia, in centro una raffigurazione del sistema planetario fermo, in ferro, cigolante per il freddo e per il vento che come bava di fili invisibili si attaccava alla pelle del giovane col fiatone. Indossava i suoi vestiti, sempre troppo lisi, sempre troppo consunti, sempre troppo larghi. Non sono per lui, mai per niente era per lui, sempre scarti di altri, sempre altri timbri sulla sua pelle.

Osservò il cielo, si stava accendendo, come un piccolo dipinto toccato dalla punta di colore dell’artista. E si colorava di rosso, il sole che arrivava, e la quiete della notte lascia spazio al giorno, spazzata via dal vento, dal colore, e dal rumore. Il cielo stellato si nega a lui con eleganza, svestendosi lentamente come un’amante silenziosa, lasciando che le sue grazie vengano ricoperte dalle membra del suo eterno compagno. La luna, ancora fissata nel blu lo guarda, prima di esser assorbita dall’azzurro. E la notte muta nome.

Andreas, ritornando lentamente verso il dormitorio, ancora nel silenzio si ferma all’ultimo svincolo. Nota Ron, compagno e Prefetto della casa insieme a Hermione, alto nella sua uniforme, stringere una mano a una donna che non è lei. Alza un ciglio, insospettito e prima di entrare lui la bacia appassionatamente. Ghiaccio. Quella non è Hermione, è una donna più bassa, più paffuta, e troppo chiara di capelli per esser lei.

Non si sono accorti di lui, aspetta minuti che scorrono come pece sul vetro e poi rientra, con passo dubbioso, osservando la bava della Signora Grassa colare dal suo labbro, e il russare ritmico della donna prima di avere il coraggio di poggiare la mano sulla porta.

«Ippogrifo.» mormora, non svegliando la donna che semplicemente agita la mano e il vano si apre.

Varcando quella soglia seppe già nel suo cuore che l’odio per Ron era aumentato come la notte, quel giorno. Ma, quella mattina, sapeva che non poteva spezzare il cuore a Lei, no, non poteva. Sorrideva come non mai quando stava con lui, lo notava negli angoli della bocca e degli occhi. C’era un cristallo dello specchio di felicità in quell’angolo. Come portarglielo via?

No, avrebbe parlato con lui, avrebbe chiarito. Doveva sistemare lui le cose per lei. Che almeno la donna del suo cuore fosse felice. Che almeno lei possedesse quel sorriso fatto di sospiri tipico degli amanti.

 

«Ron, ti devo parlare.» parlò Andreas, stretto nel suo mantello, il freddo settembre bussava alle porte della sua pelle, e un vento flebile ricordava l’odore della pioggia che era caduta. Ron,vedendolo uscire dagli spogliatoi del Campo di Quidditch, con i capelli ancora attaccati alla fronte, grugnì, disegnando sul suo volto una faccia scocciata. Lo fissò, fulminandolo con lo sguardo, odio ricambiato.

Andreas si tocca i capelli nervoso, passandoli indietro, mostrando il volto.

«Che vuoi, pulce?» il tono per niente amicale, ma il ragazzo passò sopra al nomignolo, andando subito al punto, diretto come lo era sempre stato.

«Smettila.» gli disse, con tono autoritario. Ron alza un ciglio, cambia peso sui piedi, scocciato, portando la borsa col cambio sulla spalla. Il sorriso sprezzante.

«Cosa dovrei smettere?» chiese, non sapendo su cosa andasse a parare.

«Di tradirla.».

La borsa cade a terra con un tonfo, e la mano di Ron che afferra il suo colletto lo tira verso di lui, portandolo a pochi centimetri dal suo volto. Gli occhi accesi di una furia colorata di odio.

«Di cosa stai parlando, moccioso?!» proruppe, stringendo il maglione e scuotendolo. Andreas rimase impassibile, ma non abbandonò lo sguardo risoluto. A guidare la sua motivazione le vele dell’amore che lentamente si cuciono di filo di coraggio e corde di forza.

«Tu sai cosa. Smettila.» con la mano afferrò quella del rosso, scostandola dalla sua maglia e si staccò, osservandolo dalla sua altezza. Ron colorato di furia fino alle orecchie.

«Non so cosa tu abbia in mente di fare con lei, ma non ti permetterò di ferirla. Non di più di come stai già facendo.» e con quello se ne andò dandogli le spalle, sperando che quel discorso faccia effetto sul rosso, magari facendogli venire quel brivido freddo per la schiena, il filo del rasoio di quando si sta per perdere qualcosa o qualcuno di importante.

Poi sentì un calcio alla schiena, facendolo ruzzolare a terra, Ron sopra di lui a cavalcioni, il pugno stretto, i denti che ghignavano e la furia dei suoi occhi che brillavano prima del suono sordo dei suoi pugni sulla faccia di Andreas.

 

Hermione corre, dirigendosi con passo frettoloso all’infermeria. Varcando le porte, sul primo letto a sinistra c’è Ron, il volto tumefatto e una smorfia di dolore ogni volta che l’infermiera toccava la sua pelle violacea. Poi i suoi occhi colano su di lei come colori a olio.

«Ron, che cosa hai combinato?!» proruppe, avvicinandosi al letto, il ragazzo evitò il suo sguardo e mantenne il muso. I pugni rossi ancora per le botte, ancora stretti. Lei gli passò la mano sopra, ma non si sciolsero, alzò lo sguardo, per cercare di decifrare quel Weasley, e vide i suoi occhi brucianti fissare una cosa oltre le sue spalle. Un letto chiuso dalle tende.

Entrò, domandandosi per quale motivo proprio lui doveva picchiare. Ron era diventato violento in quel periodo, qualche volta aveva toccato anche lei, con qualche schiaffo troppo sonoro nei litigi, ma poi chiedeva sempre scusa. Hermione glielo perdonava. Leggeva nei suoi occhi scuri il chiasso della Guerra che brillava. E spegneva Ron.

Seduto sul letto a torso nudo, gli dava le spalle Andreas. Inorridì. La schiena intera tersa di cicatrici rimarginate, che deformavano la linea dolce che invece la sua pelle dettava. Il giovane si stava rivestendo in fretta, e quando si voltò si colorò di vivo rosso, imbarazzato. Hermione calò lo sguardo, spezzando quel silenzio con la sua voce.

«Cosa è successo?» domandò, mentre il ragazzo scendendo, si scuoteva i pantaloni dai fili d’erba. Aveva uno sguardo spezzato tra il timido e la frustrazione, una faccia tumefatta tanto quanto Ron, nascosta sotto i capelli che cadevano lunghi, gli occhi sfuggenti, le mani tremanti. Non aveva il coraggio di guardarla in faccia, non in quel momento.

Mi ha visto, LE ha viste.

Stava chino, la schiena era stata colpita con forza e pungeva come un’ape al solo movimento. Almeno l’infermiera non le chiese nulla sulla natura delle sue cicatrici e praticò la cura in silenzio.

«Nulla per cui valga la pena rivangare.» disse, si sistemò il mantello e fece per uscire. Fu bloccata dalla mano di lei sul petto.

Tutum, cuore che batte.

Tutum, cuore che sussulta.

«Non l’accetto, come risposta.» proruppe seria, non volendo far finire il discorso così. Andreas, titubante, si fermò, e dopo un minuto di silenzio sorrise. Il suo volto non poteva spegnersi ora. Non ora che forse era riuscito a convincere quello stupido rosso che nessuna donna è niente in confronto a Lei.

«Quando due uomini litigano e finiscono a botte, è un particolare modo per sistemare le cose tra di loro. Non struggerti troppo su questo, Hermione, era solo un modo per avvisarlo.» gustò il suo nome sulla lingua con piacere. Era la prima volta che la chiamava per nome. Fu come miele nella camomilla prima del sonno. La fronte della giovane si corrugò.

«Avvisarlo a proposito di cosa?» chiese, non intuendo, tentando di leggere la risposta nei suoi occhi, celato agli sguardi dai capelli. Andreas si beò lievemente della curiosità nei suoi occhi e aprì le tende, prendendo gentilmente congedo dal suo sguardo, dolce coperta di calore.

«Che non sono una persona che si fa intimorire da due pugni ben assestati.» affermò, mutando il viso, ora molto serio, gli occhi diretti al rosso. Ron all’entrata aspettava che lei uscisse, le braccia incrociate, lo sguardo furioso diretti all’uomo con cui ha fatto a pugni in giardino, fermati da Hagrid.

Si dirige verso l’uscita Andreas, Hermione ancora ferma vicino al letto, osservandolo andare via ancora più confusa. Ron lo guarda, senza perderlo di vista. Il moro si ferma affianco a lui, sussurra due parole e va via, lasciando il volto di Ron ancora più rigido di come lo era prima. Le mani frementi ferme sotto le braccia, non muovendosi.

«I fatti non cambiano niente. Smettila.».

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Eriok