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Autore: dada    01/01/2007    7 recensioni
Dopo pranzo, Harry passò a prendere i suoi libri in sala comune, ma quando il suo sguardo si posò sul suo letto, notò una piccola busta bianca poggiata sulle coperte e prendendola lesse che era per lui, ma quando sbirciò il nome del mittente per poco non svenne, e la aprì con mani tremanti.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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La guerra era finita, già da un anno ormai, e Voldemort era stato sconfitto, Harry era caduto in coma e si era risvegliato proprio il giorno in cui un altro lieto avvenimento avveniva: la scuola di Hogwarts aveva riaperto

La guerra era finita, già da un anno ormai, e Voldemort era stato sconfitto, Harry era caduto in coma e si era risvegliato proprio il giorno in cui un altro lieto avvenimento avveniva: la scuola di Hogwarts aveva riaperto! Dopo vari lavori di ristrutturazione e molti soldi da versare la scuola accoglieva di nuovo moltitudini di nuovi studenti, dando la possibilità a chi non l’aveva avuta di finire la scuola. Fu per questo motivo che Harry, Ron, Hermione, Ginny, Neville e tutti gli altri, anche se alcuni avevano già ben 19 anni, ancora frequentavano. La scuola era risorta più bella di prima, la preside era la professoressa Mc Granitt, la Sprite, Vitious e tutti gli altri ancora insegnavano ed erano felici di farlo, Lumacorno aveva preso stabilmente il posto di insegnante di Pozioni e Capo della casa di Serpeverde. Ovunque c’era aria di festa, la tranquillità avvolgeva e scaldava ogni cuore, la pace risplendeva come la più fulgida delle stelle.

 

Si era ormai a metà anno, Harry si era rimesso del tutto e si aggirava felice tra i corridoi della scuola, contento di non doverla ancora lasciare come era stato costretto a fare in precedenza, Hogwarts era sempre stata la sua vera casa, anche prima della Tana, dove pure aveva passato molto tempo. Qui aveva pianto, riso, gridato ed esultato, combattuto e studiato, solo quello era il teatro della sua vita, fino a quel momento, anche se la guerra l’aveva spesso portato altrove.

 

Finalmente, tutto era tornato alla normalità, e il Bambino Sopravvissuto guardava indietro, a tutte le morti e le ferite, e scorreva con le mani le cicatrici del corpo e con la mente quelle dell’anima, e pensava, forse un po’ pazzamente, che ne era valsa la pena, per arrivare a questo. Guardando i tanti giovani maghetti che si affollavano in sala grande per l’ora di pranzo non potè che convincersene pensando che nessuno di loro avrebbe mai patito ciò che era toccato a lui.

 

Si sedette a tavola e iniziò a mangiare con calma, conversando amabilmente con tutti, scambiando di tanto in tanto occhiate di intesa con i suoi migliori amici Ron e Hermione, quell’imbranato di Neville, quel pazzo di Seamus, la sua fidanzata Ginny…tutto col cuore più leggero, anche se con più ricordi brutti che belli, almeno, finora. Per tutti era come se avessero iniziato a vivere davvero solo da quel momento, da quando Voldemort aveva esalato il suo ultimo respiro.

 

Dopo pranzo, Harry passò a prendere i suoi libri in sala comune, ma quando il suo sguardo si posò sul suo letto, notò una piccola busta bianca poggiata sulle coperte e prendendola lesse che era per lui, ma quando sbirciò il nome del mittente per poco non svenne, e la aprì con mani tremanti.

 

Per Harry Potter da Albus Silente.

Caro Harry,

se stai leggendo questa mia vuol dire che io non sono più. Ma se stai leggendo questa mia, probabilmente vuol dire anche che il Signore Oscuro è più vicino a me che a te, poiché ha cessato di vivere.

Ti chiederai come sia possibile che questa lettera ti sia arrivata, come è possibile che ci sia scritto ciò…bhe, in guerra niente è mai certo, sapevo che

avrei potuto lasciare questo mondo da un momento all’altro, e non mi andava di andarmene senza salutarti. Prima di tutto, voglio congratularmi con te, sono certo che tu ce l’abbia fatta, e aveva sempre saputo che ci saresti riuscito. In secondo luogo, vorrei chiederti di non avercela troppo con me se quella sera ho deciso di mio spontanea volontà di lasciarti. Il perché spero ti sia chiaro: tu valevi molto di più di me, io ormai ero debole, e poi non potevo lasciare che il professor Piton morisse per il Voto Infrangibile. So che ora lo odierai di più, per quanto io possa dire o fare lui per te rimarrà sempre colui che ti ha fatto perdere i tuoi genitori e soprattutto me, ma sappi che noi vecchi siamo piuttosto cocciuti Harry, io avevo deciso di fidarmi di lui, e così ho fatto, sopportandone le conseguenze.

C’è una cosa che voglio dirti ancora, molto più importante di tutte queste chiacchiere, prima o poi si deve pur morire Harry, che importa come e quando? Importa piuttosto ciò che abbiamo fatto nel tempo che abbiamo avuto prima!

Perciò ascoltami, ascolta la confessione di un povero vecchio che non è più…

Ti voglio bene.

Non pretendo che tu mi ricambi allo stesso modo Harry, perché io ti voglio bene come ad un figlio, e so che non potrò mai prendere il posto di James nel tuo cuore, per quanto tu non l’abbia mai conosciuto.

Ti voglio bene.

Non l’ho mai rivelato, ma pensavo fosse alquanto ovvio, visto che non mi è pesato morire per te.

Ti voglio bene.

Per questo ho capito quando era venuto il momento di lasciarti, perché ormai, anche se a te non sembra, ti avevo dato tutto ciò che potevo, non c’era davvero altro che potevo insegnarti, su Tom Riddle e Lord Voldemort ti avevo detto tutto quanto c’era da sapere, e quella notte nella grotta il mio affetto per te ha raggiunto l’apice, culminando nel momento in cui ti ho immobilizzato, sulla torre; ti ho dato un’altra ragione per la quale combattere, e altro amore con il quale proteggerti.

Ti voglio bene.

Te ne vorrò sempre come un figlio. Voglio dirti grazie per come mi hai sempre difeso durante il secondo e il sesto anno, ti sono riconoscente.

Ricordami Harry, ricordati di colui che ha portato nel suo cuore tanto affetto per te, e io non sarò mai morto.

Ti voglio bene.

Albus Silente.

 

Appena finito di leggerla, Harry ripiegò con cura la lettere e la posò lontano da sé per evitare di bagnare con le copiose lacrime che stava versando.

Come aveva potuto Silente scrivergli se era morto? Perché adesso?

Non gli importava.

Gli importava solo di aver saputo quelle cose che il Preside gli aveva taciuto quando era in vita.

Gli importava di aver capito che nella vita, qualcuno come un padre l’aveva avuto anche lui.

Gli importava di essersi reso conto che quel vecchio in realtà non gli doveva alcuna spiegazione, perché l’amore non ne richiede, e che se a volte l’aveva odiato per averlo lasciato in quel momento, ora provava qualcosa di ben diverso; a volte aveva odiato anche se stesso perché tutti coloro che amava sembravano destinati a lasciarlo morendo, ma ora la sua anima poteva avere pace.

Si volto verso la finestra e guardando il cielo mormorò un flebile ma chiaro…-Anch’io ti voglio bene-.

 

 

 

Tre anni dopo, Harry fu svegliato dal rumore della sua civetta che beccava il vetro. Ginny si agitò al suo fianco, nel letto.

-Harry amore, apri tu-

-Tranquilla ci penso io.-

Aperta la finestra, prese la lettera che Edvige gli porgeva, e la aprì ancora assonnato.

Era di Hermione.

Poche righe e la fotocopia di una pagina di un libro.

 

Caro Harry,

finalmente sono riuscita a dare una risposta alla tua domanda di tanto tempo fa,

con affetto

Hermione.

 

Poche righe davvero. Harry lesse la fotocopia.

 

Littera ad amatum

 

La “littera ad amatum” è una lettera che una persona scrive e che sarà recapitata al destinatario dopo la morte del mittente.

L’incantesimo per produrla è molto difficile da eseguire e conosciuto da pochi. Solo un grande mago può riuscire a produrre una lettere di questo tipo, ma non basta la bravura: la lettera viene recapitata solo se il mittente e il destinatario sono uniti da un sentimento di profondissimo e vero affetto.

 

Harry si avvicinò alla sua scrivania e aprì un cassetto chiuso a chiave, la lettera era ancora lì, l’avrebbe conservata per sempre, perché in qualche modo, era lettera di un padre a suo figlio.

 

 

  
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